A tu per tu con la morte

da Camminiamo Insieme - anno 21, n.2 del 7 settembre 2003

 

Sono le 16.00, nel parco della Scuola Materna sto strappando con rabbia un rampicante che prospera, in tanta siccità, a spese di un povero cespuglio di azalea che ha ormai terminato la sua esistenza.

Il cellulare mi chiama con una terribile notizia; hanno recuperato sulla spiaggia di Maccagno un giovane annegato.

E' don Claudio a parlarmi, da quel tratto di lago già tristemente nominato per altre morti.

Corro al pronto soccorso e trovo Gianluca steso immobile, freddo, cianotico sul lettino. Prego con un groppo, vorrei che il segno di croce, tracciato dalla mia mano desse calore a quella fronte gelida.

Capisco la forza della vita e ne avverto la terribile fragilità: portiamo un tesoro in vasi di argilla. Mi blocco davanti alla disperazione della mamma che urla: non può essere vero. Non trovo parole, solo la forza di accompagnarla accanto al figlio, mentre le labbra cercano l'Ave Maria per un sollievo in questo a tu per tu che non conosce l'esito atteso.

Raccolgo spezzoni di frasi buttate con rabbia a reclamare una sicurezza che, anche dopo altre tragiche morti, non conosce soluzione.

Lo sguardo incontra i giovani amici che piangono e uno tra le lacrime mi chiede se ho benedetto Gianluca; sto con le loro lacrime, mentre mi parlano di una frequenza che risale ai tempi della Scuola Materna.

Celebro la messa a San Giuseppe e i flash si moltiplicano nella mia mente, mentre le parole non riescono a far tacere un cuore turbato.

Trovo don Claudio frastornato dai tempi interminabili di una doverosa inchiesta. Mi ripete i fatti di pochi istanti, seguiti dall'attesa dei soccorsi. Nel suo cuore Gianluca è ancora vivo, e non gli par vero di ascoltare la notizia della sua morte. Caro don, mi hai dette che tieni aperto l'Oratorio in questi pomeriggi di agosto per accogliere e far sentire che questa può essere una seconda casa. Ora Gianluca ti da una mano a tenere aperte le porte, ma soprattutto il cuore che continuerà ad avere generosa premura per rendere sempre più desiderato l'incontro tra ragazzi in Oratorio.

E' ormai tardi quando la voce di don Mauro mi arriva dal telefono, carica di sgomento, mentre ricorda il Gianluca chierichetto Non riesco a stare con i miei pensieri nè con il buon Dio, mi ritrovo a far correre su un foglio bianco la matita quasi a cercare di placare un'ansia che mi inquieta.

Vorrei andare oltre per stare verificare una vita che non conosce tramonto, per incontrare una pienezza che mi sfugge: non si può terminare a sedici anni.

L'indomani mi sveglio con un senso di vuoto e di assenza: una persona è sempre un dono anche se la incontri saltuariamente e ci scambi un saluto. E' come se nel respiro mancasse un soffio, se nel cielo si fosse spenta una stella o al giorno fosse tolto un raggio di sole. E poi la percezione di un futuro bloccato in un giorno e negato a soddisfazioni e gioie, paure e dolori.

In questa incompiutezza si fa strada forte e sicuro Gesù risurrezione e vita.

A dispetto di ogni fatalità e sfortuna c'è Lui che non abbandona al nulla chi gli è stato affidato.

Questa è la sfida cristiana che chiede la compagnia della fede, si apre sull'orizzonte di un'altra vita e rassicura che la grazia e l'amore di Cristo sono più forti della morte

don giorgio

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