Dal Messaggio di Giovanni Paolo II per la giornata mondiale della pace.
da Camminiamo Insieme - anno 21, n.19 del 11 gennaio 2004
Nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° Gennaio
1979 lanciavo già quest'appello: "Per giungere alla pace, educare alla pace
".
Ciò è oggi più urgente che mai, perché gli uomini, di fronte
alle tragedie che continuano ad affliggere l'umanità, sono tentati di cedere
al fatalismo, quasi che la pace sia un ideale irraggiungibile.
La Chiesa, invece, ha sempre insegnato ed insegna ancor oggi
un assioma molto semplice; la pace è possibile. Anzi, la Chiesa non si stanca
di ripetere: la pace è doverosa. Essa va costruita sui quattro pilastri indicati
dal beato Giovanni XXIII nell'Enciclica Pacem in terris, e cioè sulla verità,
la giustizia, l'amore e la libertà. Un dovere, quindi, s'impone a tutti
gli amanti della pace, ed è quello di educare le nuove generazioni a questi
ideali, per preparare un'era migliore per l'intera umanità. Certo, il diritto
è la prima strada da imboccare per giungere alla pace. Ed i popoli debbono
essere educati al rispetto di tale diritto. Non si arriverà però al termine
del cammino, se la giustizia non sarà integrata all'amore. Giustizia e amore
appaiono, a volte, come forze antagoniste. In verità, non sono che le due
facce di una medesima realtà, due dimensioni dell'esistenza umana che devono
vicendevolmente completarsi. E' l'esperienza storica a confermarlo. Essa mostra
come la giustizia non riesca spesso a liberarsi dal rancore, dall'odio e perfino
dalla crudeltà. Da sola la giustizia non basta. Può anzi arrivare a negare
se stessa, se non si apre a quella forza più profonda che è l'amore. E' questo
che, più volte, ho ricordato ai cristiani e a tutte le persone di buona volontà
la necessità del perdono per risolvere i problemi sia dei singoli che dei
popoli.
Non c'è pace senza perdono!
Lo ripeto anche in questa circostanza, avendo davanti agli
occhi, in particolare, la crisi che continua ad imperversare in Palestina
e in Medio Oriente: una soluzione ai gravissimi problemi di cui da troppo
tempo soffrono le popolazioni di quelle regioni non si troverà fino a quando
non ci si deciderà a superare la logica della semplice giustizia per aprirsi
a quella del perdono, iI cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio
entra in rapporto con l'uomo. Ed è ancora l'amore che Egli s'attende come
risposta dall'uomo.
L'amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto
degli esseri umani anche tra loro.
L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana,
estendendosi anche all'ordine internazionale. Solo l'umanità nella quale regni
la "civiltà dell'amore" potrà godere di una pace autentica e duratura.
All'inizio del nuovo anno voglio ricordare alle donne e agli
uomini di ogni lingua, religione e cultura l'antica massima: "Omnia vincit
amor" (l'amore vince tutto).
Sì, cari Fratelli e Sorelle di ogni parte del mondo, alla
fine l'amore vìncerà!
Ciascuno si impegni ad affrettare questa vittoria. E' ad essa
che, in fondo anela il cuore di tutti.