Saremo giudicati sull'amore

da Camminiamo Insieme - anno 21, n.11 del 9 novembre 2003

 

Con tutta l'acqua di cui è ricco il nostro territorio, con tutta l'opera di persuasione da compiere nei confronti dei luinesi del 1400, pochi e poveri, per costruire il santuario del Carmine, mi sono chiesto più volte perché il beato Giacomino sia raffigurato nel nostro santuario con in mano un recipiente. Sarà una lettura interessata o uno spunto comodo per introdurre la giornata della Caritas, sta di fatto che mi pare di vedere quel Santo uomo offrire un bicchiere d'acqua fresca al viandante o agli operai impiegati nella costruzione. E' Gesù stesso a presentare come degna di particolare benedizione l'acqua offerta all'assetato. La sottolineatura "resca", tipica del Vangelo di Matteo, dice stima e premura nei confronti di un estraneo per il quale occorre correre al pozzo o alla fontana ad attingere perché l'acqua conservata nen anrora in casa non dice premura per l'ospite. Di fronte a mali e problemi, infermità e violenze, solitudini e incapacità che segnano il vivere sociale, il gesto di attenzione premurosa può risultare ricco di calore, ma non risolutivo. Proprio questo calore di prossimità scegliamo per il nostro farci prossimo a chi è nel bisogno. La vicinanza ad una persona non è solo motivata da una momentanea necessità, ma soprattutto dalla sua umanità che chiede partecipazione e condivisione. Sosto sul volto dì tante persone che da più o meno tempo hanno scelto di visitare gli infermi, accogliere gli stranieri, sostenere i poveri. Compiono questi gesti di premura e stima sia individualmente che come Gruppo Caritas. La riconoscenza per questa presenza organizzata o individuale è enorme, ma ci deve spingere ad operare in continuità, raccogliendo la buona testimonianza. In Consiglio Pastorale si è affrontato questa benefica e importante presenza, precisando particolari interventi che si pongono al servizio di queste necessità. La nostra Caritas Porta Aperta rivolge a tutti l'invito a dare tempo, energie, capacità, vicinanza a chi è nella prova. Tante volte raccolgo la sofferta solitudine nel cercare la soluzione ad un problema di salute, lavorativo o di inserimento familiare. Manifestare al sacerdote una prova è già uno sfogo, è difficile però rientrare in se stessi e accorgersi che il problema di oggi è stato il problema di altri, quando il proprio orizzonte non era oscurato dalle presenti difficoltà.

La necessità ha il potere di bloccare una vita per trovare la soluzione e così si entra in una nuova e obbligata pianificazione della giornata.

Programmare nella settimana il tempo della gratuità è la scelta di uno che legge la vita di Gesù e impara da questo stare con misericordia e bontà, prontezza e solidarietà, perdono e comprensione, sostegno e incoraggiamento, fiducia e stima accanto al prossimo in difficoltà.

Voglio non solo auspicare questi atteggiamenti in chi già opera a favore di chi ha bisogno, ma l'auspicio coinvolge tutti in un'opera che chiede energia, capacità e tempo.

Se ci inseriamo in una cordata di solidarietà, avremo a nostra volta una vicinanza e, al termine della vita, ci sarà chi si ricorderà di noi e ci presenterà al Signore, quando saremo giudicati sull'amore.

don giorgio

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