Vedere, guardare, osservare

da Camminiamo Insieme - anno 20, n.45 del 13/7/2003

 

Con il passare degli anni mi pare di conoscere poco il Vangelo o meglio, buona parte la posseggo a memoria, quanto al comprenderlo, a sentirlo vero e vivo è un'altra cosa, mi spiego.

Ho scritto che, a memoria d'uomo, le statue dei nostri Patroni erano collocate sull'altare, ma questa "memoria è di alcuni, la maggior parte ha dimenticato, pur avendo frequentato per anni la chiesa, non hanno osservato.

Proprio ai ragazzi dell'Oratorio spiego che c'è una grande grazia da chiedere al Signore, quella di vedere, guardare, osservare insomma spalancare gli occhi.

Non mi preoccupa che l'evangelista Marco si diffonda nel racconto di miracoli nei confronti di indemoniati, storpi, paralizzati, lebbrosi e ciechi.

Questa ripetizione non solo dice misericordia, cioè amore, per chi era nella miseria, ma richiama anche noi oggi a prendere in considerazione la nostra miseria, magari quella di avere occhi e non vedere.

Ho aiutato i ragazzi a guardare le varie raffigurazioni dei nostri Patroni, presenti in chiesa, li ho accompagnati con alcune spiegazioni, ho suscitato la curiosità che fa cercare, ho colto interesse e forse è nato anche un senso di appartenenza.

Due nonni portano in chiesa il nipotino di forse tre anni. Li incrocio mentre suggeriscono il segno di croce e una preghiera per guidarlo poi alla scoperta dell'interno. Il nonno indica il maestoso organo e la balconata dove lui canta con la corale nelle solennità.

Certamente servono le aule scolastiche, ma occorre insegnare a vedere: il creato che qui si esprime con particolare fascino, le testimonianze lasciate da chi ci ha preceduto, il vivere quotidiano con i suoi ritmi e riti.

I ragazzi sono vittime di una vita ridotta a cronaca come per le partite di calcio con emozioni, urla, tensioni: fanatismi, compagnie, campioni, e poi via in attesa di un'altra cronaca, se no è noia.

Eppure questi ragazzi, che ho davanti a me in questo momento hanno voglia di vedere, di essere accompagnati, presi per mano, dì ascoltare una parola che illustra, spiega e propone uno sguardo sulla vita.

Una persona, piena di amarezza, mi partecipa che, nonostante il rosario quotidiano, sente Dio lontano.

Dal racconto colgo che anche lei è altrove, su ciò che non torna, sul fallimento di un'educazione, su un atteso e mancato risultato.

Vede solo questa situazione che diventa tutto.

Cancellando ogni altro sguardo sulla vita, ha finito per eliminare anche Dio.

Le suggerisco di dire il suo rosario quotidiano con davanti un'immagine particolarmente cara di Gesù o della Madonna, di stare di fronte ad un fiore, ad un bambino, ad un episodio del passato, ad un'azione buona, ad una persona amica e accorgersi che c'è tanto da guardare e alla fine non sentirà Dio lontano, ma presente nella sua opera.

Non si esce dai guai della vita con il tocco di una bacchetta magica, ma iniziando dalla guarigione del nostro sguardo.

Ci sono purtroppo situazioni e persone che tentano di riportarci con i classici piedi per terra, di ridurre gli orizzonti, di spegnere la speranza, di ridimensionare le mete, di banalizzare la fede, di rendere meschino il cuore ma con insistenza chiediamo sempre a Gesù di guarire il nostro sguardo:

"Signore fa che io veda."

don giorgio

Archivio


Torna alla pagina iniziale