Come un iceberg

da Camminiamo Insieme - anno 20, n.43 del 29/6/2003

 

Mi fermo ad osservare i manifesti con il programma della Festa Patronale con una certa soddisfazione che mi porta a raccontare alcune cose.

Non ci sono più i volti delle scorse edizioni, ora la presentazione è offerta dalle facce delle nostre statue di pregevole fattura seicentesca, che finalmente restaurate, torneranno al loro posto come a memoria d'uomo.

Avverto l'interesse, la sorpresa, l'emozione di tanti che partecipano vivamente a questi recuperi e percepisco farsi strada un senso di appartenenza a questa comunità che non solo si preoccupa del proprio passato per onorarlo, ma coglie con trepidazione l'urgenza di ridare vita a chi oggi è emarginato e senza possibilità.

Così prima di presentare le statue dei nostri Patroni, eccoli raffigurati su una cartolina a chiedere un euro per ridare speranza ai bambini dell'Iraq e in seconda istanza a ricordarci dell'importanza del restauro della chiesa di S. Pietro in Campagna, la nostra antica parrocchiale.

Dopo il volto dei Patroni, sono programmate tante iniziative che caratterizzano il nostro giugno luinese.

Ritengo che la parrocchia, mentre organizza e propone lungo l'anno delle proprie attività debba vivere la vita della città.

Il fatto cristiano fa' cultura in modo deciso, non solo con dei monumenti ben visibili, ma anche con istituzioni importanti come l'Oratorio, la scuola parrocchiale Maria Ausiliatrice, la Caritas - Porta aperta.

In tante persone che non sono praticanti trovo profondi valori che traggono la loro origine dal messaggio cristiano: la premura verso il creato, la giustizia e la pace, la fraternità e la non violenza, la collaborazione e il volontariato, l'amore per il prossimo e il perdono.

Non è certo mia intenzione distribuire etichette o rivendicare appartenenze, voglio solo sottolineare quella frase di Cristo: " Il vento soffia dove vuole, uno lo sente, ma non può dire da dove viene e dove va': lo stesso avviene con chiunque è nato dallo Spirito."

Questo fare cultura mi piace: è l'incontro dell'uomo con l'uomo; è quel vivere per l'altro e non solo per se '; è quel "togliersi il pane di bocca " per lasciare un segno nei secoli; è quel dare tempo ed energie per offrire un futuro meno da estranei, disorientati, spaesati, indifferenti e più da cittadini solidali, orientati, disponibili e accoglienti.

Per me questo è fare cultura, è incidere, è fare mentalità, è produrre presenze significative, è offrire possibilità e occasioni per crescere, è stare nella vita dei ragazzi non come richiamo carico di suggestioni che deludono, ma con un volto propositivo.

Non è dequalificante riappropriarci del volto popolare, ma è fatto stupendo perché il grande risultato è proprio nell'essere popolo.

Quando piccoli e giovani, adulti e anziani, uomini e donne convergono e si sentono bene insieme sia p ir una processione che per un concorso canoro o per altro, stiamo vivendo come popolo e non come massa perché siamo artefici del nostro ritrovarci e del fatto che ci unisce.

Come in un iceberg c'è una massa visibile ed una ben più ampia nascosta, così è la vita di questo popolo che si vede nel momento "eccezionale", ma vive il suo quotidiano con una rara e viva dedizione nascosta, ma non per questo meno presente ed efficace.

don giorgio

Archivio


Torna alla pagina iniziale