Di fronte ai fatti

da Camminiamo Insieme - anno 20, n.35 del 4/5/2003

 

 

 

Da qualche anno il mese di maggio riserva l'amara constatazione del brutto tempo. Fioriscono le azalee e subito sono avvilite dalla pioggia. Le giornate si distendono colme di luce ma possono essere rattristate da neri nuvoloni che sfiorano i tetti. Il vissuto vorrebbe liberarsi dal torpore invernale o dalla stanchezza di aprile per pronunciarsi con slancio in questo ormai affermato tempo primaverile. E' l'ultimo mese di scuola con le inevitabili prove e interrogazioni nel tentativo di scampare a bocciature o a "debiti" più o meno pesanti. Porta con sé anche preoccupazioni per il pagamento delle tasse e finalmente sguardi e programmi sulle vacanze. La festa per le prime comunioni si abbina a quella di anniversari di matrimonio, con la consolazione di tanti anni di amore e fedeltà nella vita familiare. Soprattutto da tempo maggio è dedicato a Maria, la Madre di Gesù e a questo siamo richiamati dai tanti fatti della pietà popolare che da secoli esprime devozione, stima, attenzione, premura, invocazione, riconoscenza, confidenza, bisogno di protezione e sostegno.

Fa male vedere sui muri delle case gli affreschi a soggetto religioso ormai completamente stinti, come la Deposizione in Via Monte Grappa. Rimangono però radiose e simpatiche le piccole cappelle, i quadri, le statue collocati in giardini all'ingresso di case o sotto porticati con la premura di un fiore, il calore di un lume, il pulito di una tovaglia, la riconoscenza per una grazia, l'attaccamento ad una tradizione, il ricordo di una devozione.

Probabilmente il Papa, chiamando il mondo a considerare questo come l'anno del Rosario, è partito dai fatti semplici della sua fanciullezza, dalle difficoltà della sua giovinezza, per proseguire negli anni del ministero sacerdotale ed episcopale, fino al quel 13 maggio del 1981 in cui una pallottola lo ferisce in Piazza S. Pietro. Al Santuario di Fatima ( il 13 maggio è l'anniversario dell'apparizione della Madonna in quel luogo) porta il proiettile, ma soprattutto se stesso, riconoscente per la scampata morte. A ben guardare in questa proposta del Rosario c'è il chiaro invito a leggere anche la nostra vita nella luce di quella di Gesù. La parola mistero non impegna solo Lui, ma anche noi. Mistero non è situazione di buio, ma di luce: è lo stare davanti alla vita per cogliere le profondità, i segni e i significati, le gioie e i dolori, i desideri e le attese, i dubbi e le incertezze con i valori e le speranze. Se questo stare è vigile, attento, stupito e intelligente porta a quella contemplazione che rimane parola astratta e lontana solo per chi non vi ha mai dato tempo.

Scrivo queste note tra una confessione e l'altra, il Sabato Santo mattina, nella chiesa di San Pietro in Campagna mentre le persone passano da un particolare all'altro, seguendo un percorso che propone una lettura dell'ambiente. C'è chi rimane stupito che si possano leggere i misteri del Rosario anche con l'aiuto di affreschi, sculture, quadri e tombe. Eppure da secoli l'impatto tra i fatti di Cristo e quelli dell'uomo arriva a noi attraverso queste testimonianze. Mentre l'artista propone questo incontro, sollecita anche noi a fare altrettanto, componendo il nostro affresco con i momenti di gioia, di luce, di dolore e di attesa della gloria. Riprendendo un'indicazione di Paolo VI, Giovanni Paolo II afferma che la contemplazione è il vero obiettivo del Rosario. Con l'aiuto di Maria è possibile entrare nei fatti di Cristo per rianimare il nostro feriale. Il Rosario diventa allora il momento in cui si riceve una luce da tenere cara e custodire, per poi offrirla a noi stessi e agli altri.

Il nostro ritrovarci al Carmine nelle sere di maggio è occasione propizia per crescere nella fede, aprirci ad una rinnovata speranza di bene, nella certezza che l'amicizia cristiana, incontrata negli Esercizi spirituali e riconosciuta nella Settimana Santa, a poco a poco si affermi anche in noi con l'aiuto di Maria.

don giorgio

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