Ricordati di me
da Camminiamo Insieme - anno 20, n.32 del 13/4/2003
E' sempre una grande responsabilità vivere la Settimana Santa.
E' infatti richiesta una risposta all'azione di Cristo che offre la sua vita.
Mi sento interpellato in ogni momento dalla sua Passione, Morte e Risurrezione,
rivissuta nella liturgia perché il Suo Amore mi avvolge, mentre fatico a lasciarlo
agire fino a penetrare con il suo calore anche nell'angolo più indifferente
e restio del mio io. Come pastore di questa chiesa devo parlare a tutti di
questa responsabilità, offrirla, condividerla fino a possederla.
Tre frasi, catturate da persone attente a ciò che accade,
mi hanno fatto bene e potranno giovare magari anche a te.
"Il nostro amore è nato, quando tacendo, ci siamo accorti di
parlare la stessa lingua". Se ripenso al frastuono di tante parole, alla incanzante
serie di pensieri, alla continua progettazione, alla premura che porta sempre
oltre, ai tanti desideri di chiarificazione rimandati, ai propositi di dare
tempo al tempo per risultati che non arrivano, mi ritrovo in un vicolo che
mi allontana dalla strada maestra, dalla via che sei Tu, pronto con premura
e attenzione, disponibilità e stima a ridare vigore ad ogni persona.
Anch'io voglio stare sulla strada con la tensione di tante
persone che un tempo al Tuo passaggio gridavano: "Gesù abbi pietà di me" per
poi stare in silenzio e lasciare agire quell'Amore che guarisce nel profondo.
E' urgente un tacere: orientato alla confessione; pronto all'ascolto di chi
ci è vicino; aperto alla tua Parola; accolto come liberazione dall'af- fanno,
per arrivare a scoprire di aver con Gesù lo stesso linguaggio che, anche se
balbettato, non potrà che farmi e fare del bene.
"Ci sono tante cose che vorrei farmi perdonare". Quante volte
ho percepito questo stato d'animo e, raccogliendo il pianto, mi sono sentito
coinvolto con il dolore di chi soffre per una persona cara defunta. Quel pianto
porta il rammarico per non aver capito, detto, chiesto, risposto, comunicato,
usando parole, gesti, silenzi, sguardi che avrebbero potuto dire qualcosa
di quella forza e urgenza di amore che va oltre lo sbaglio, il difetto, il
tradimento o l'indifferenza. Sul suo cammino Gesù ha trovato Pietro che lo
rinnega e Giuda che lo tradisce. Mentre nel primo si afferma il rammarico
con il pianto, nel secondo oso pensare quel barlume finale di luce che invoca
perdono, cioè: nonostante il pesante tradimento continua a conside- rarmi
e a tenermi presente. Bellezza di un animo che si apre, commosso e convinto
e toglie quel "vorrei" perché sa che il Signore è pronto a riaccogliere e
a dire tutta la sua stima e certezza in una vita nuova. Lui crede più di me
nella possibilità che il mio cuore, a volte ostinato e chiuso, divenga un
cuore capace di vero perdono.
L'ultima frase l'ho colta in tanti corsi per fidanzati e la
posso riassumere così: "dovevamo incontrarci, perché qualcuno ci guidava!"
Mi commuove chi attribuisce l'incontro con le persone della propria vita alla
guida del Signore, sentito come l'Amore che si compiace di far incontrare,
per le strade più strane, due persone che portano con sé un po' di amore da
offrire, condividere. Prova ad accogliere questa certezza: c'è qualcuno che
mi guida. Per il Cireneo e per il centurione, quante volte sarà capitato di
essere passati di là o di organizzare una crocifissione, ma quella volta "qualcuno
ti ha guidati" ad incontrare Gesù che sale il Calvario e che vi muore in croce.
Sentire che il Signore ci guida per incontrare ciò che da vita e salva con
la premura dell'amico, scoperto durante gli Esercizi Spirituali e ora tanto
vicino nella sua Pasqua dì Risurrezione.
E' quindi naturale appropriarmi con grande umiltà di queste
parole del Giovedì Santo:
"Non Ti tradirò come Giuda con un bacio, ma come il ladro
in croce Ti dico: Ricordati di me".