La Chiesa Arcipretale La Storia La relazione di perizia dell'architetto veneziano Giobatta Meduna di Venezia, eseguita il 16 settembre 1874, informa che l'area della vecchia chiesa con "mq. 255 circa di superficie utile per 700 persone circa" è ormai insufficiente. Inoltre le condizioni statiche del vecchio edificio sono precarie e inadatte a contenere la popolazione sempre più numerosa (oltre 1800 anime). Esclusa la possibilità di restaurare il fabbricato intaccato dal terremoto del 1873, la Fabbriceria di S. Lucia decise (purtroppo) di provvedere alla demolizione della vecchia chiesa e alla costruzione di quella nuova. Alla spesa preventivata di L. 80.686 (quella definitiva fu di L. 99.350, equivalente ad un viaggio in nave in America) si fece fronte chiedendo al comune un assegno di lire 25,000:00 (in realtà il contributo fu di L. 15.000 il 7 maggio 1881 e L. 12,365:23 il 12 luglio 1885, per un totale di L. 27,265:23) e raccogliendo denaro in chiesa oltre alle collette fra la popolazione'. Lo si rileva dal verbale della commissione apposita, formata dal cav. Agostino Ancillotto sindaco, Luigi Ancillotto, Massimiliano Vasilicò, Angelo Merlo e don Bortolomeo Mazzer, parroco dal 1857 al 1910. Il contratto di appalto per la nuova chiesa fu firmato il 19 luglio 1875. 1 lavori furono eseguiti dall'impresa Angelo Furlan da Cappella Maggiore, secondo il progetto dell'architetto Meduna, redatto il 30 marzo 1875.
La nuova Chiesa fu benedetta ed inaugurata l'8 dicembre 1878, festa dell'Immacolata, dal Vescovo di Ceneda Corradino Maria Cavriani (1871-1885), ma consacrata solo il 28 settembre 1907, per mano dei Vescovo mons. Andrea Caron (1908-1912), ausiliario del Vescovo Sigismondo Brandolini-Rota (1885-1908). È di linea architettonica neo-gotica ad una sola ampia navata che poggia su uno zoccolo di pietra a vista. Le pareti, semplicemente imbiancate, evidenziano l'ampiezza e lo slancio verso l'alto dei possenti pilastri sui quali poggiano le crociere dei soffitto. La pianta è a croce latina con pavimentazione in quadroni, originariamente di "pietra viva azzurro-rosa pallido" in seguito sostituiti da marmo. La struttura originaria della chiesa si è venuta via via nel tempo arricchendo di validi contributi artistici sotto la spinta dell'arciprete Morando (Cappellano nel 1907, parroco dal 14 agosto 1910 al 29 maggio 1955), che all'entusiasmo dei mecenate ha saputo unire l'intuito dello scopritore di autentici talenti locali e la saggia "spregiudicatezza" dell'impresario, sempre indebitato ma anche sempre pronto a far fronte alle scadenze.
L'altare maggiore (che sostituì quello poi dedicato a S. Antonio) fu realizzato nel 1913 in marmo bianco dorato su disegno dell'architetto Domenico Rupolo di Caneva, custode ai monumenti di Palazzo Ducale di Venezia e qualche anno dopo, il coro ligneo con massicci stalli ed inginocchiatoi - scolpiti da artisti locali - ne riprenderà lo stile ed i particolari ornamentali. I vecchi altari di stile barocco lavorati in legno con colonne tortili, festoni e putti dorati, vennero trasferiti con qualche modifica nelle due cappelle collaterali al presbiterio. Quello che incornicia la pala di S. Rita, dipinta ad olio da Bruno De Giusti (1944), conserva il tabernacolo in legno naturale intagliato dall'artigiano santalucese Marcon Fioravante (Doro) nel 1945. L'altro altare inquadra l'ancona del Sacro Cuore che consola l'umanità sofferente, dipinto ad olio dei Modolo (1945), autore anche dei dipinti sul soffitto della cappella; lo stesso artista eseguì in seguito i due affreschi ai lati dell'abside (a sinistra la proclamazione del dogma dell'Assunta da parte di Pio XII con l'ossequio della Chiesa, della scienza e dei popolo; a destra il martirio di S. Lucia con la raffigurazione della parabola delle vergini).
L'altare di S. Giuseppe (dono della signora Elisa Ancillotto) è dei 1915, l'anno in cui venne inaugurato anche il battistero, disegnato dal Rupolo. La Madonna del Rosario, originale scultura del prof. Domenico Rupolo fu eseguita nel 1917 su commissione di una contessa spagnola. Mons. Morando la notò in una sua visita allo studio veneziano del Rupolo. Lo scultore gliela cedette, per salvarla dalle incursioni aeree che già avevano provocato diversi danni a Venezia (una copia dell'opera esiste murata all'esterno di un palazzo veneziano in corte S. Polo). Le tele della via Crucis, dipinte da Luigi Da Rios furono le prime opere che ornarono la nuova chiesa di S. Lucia, insieme al monumentale catafalco a tre stradi, di stile goticizzante. La decorazione dell'interno della chiesa (1914) e della facciata è opera dei decoratore locale Luigi Salvadoretti, che vi lavorò sotto la sovrintendenza del Rupolo, coadiuvato dal decoratore Benedetto Zanetti e da altri pittori compaesani. L'arazzo di sfondo all'altare di S. Antonio è opera del Gobbis,di Motta di Livenza.
Il campanile attuale fu progettato dal Rupolo nel 19236. È interessante ricordare che esso sostituì quello andato distrutto durante la guerra dei 1915-18, il quale a sua volta prese il posto dell'antico campanile fatto crollare da un fulmine nel 1795 circa; dopo tale data - ci informa il pievano Sante Bidoli (Relazione al Vescovo. 19 luglio 1815) - la parrocchia di S. Lucia era rimasta priva di campanile per un ventennio. Nel 1924 furono completati i banchi in noce massiccio intagliati. Nel 1928 la chiesa si arricchì dell'acquasantiera in marmo bianco di Carrara, opera del prof. Riccardo Granzotto, definita dai critici "degna dei grandi maestri del Rinascimento". Il sig. Giuseppe Altoè ne fu il mecenate assumendosi generosamente l'onere della spesa (L.13.000). Sul piedistallo della scultura un'iscrizione ricorda. R. Granzotto fecit, G. Altoè solvit... Al prof. Granzotto si deve il disegno del portale in rovere di Slavonia, inaugurato il 23 marzo 1929. Le sculture sono di Fioravante Marcon; la maniglia in ferro battuto di Ruggero Cuzziol e le pitture sulla volta del pronao di Bepi Modolo. Nel 1931 Umberto Feltrin realizzò il pulpito in legno intarsiato. Le gradinate esterne, in pietra di Col S. Martino, risalgono a quest'epoca, come pure i portali laterali. Nel 1932 l'artigiano Pietro Dalla Pace forgiò i "bracciali" in ferro battuto di sostegno delle nuove lampade, mentre Luigi Sartorello ricavò dai bossoli di ottone (delle granate da contraerea e cannoni navali) splendidi vasi ornamentali con decorazioni a sbalzo (vedi Diario..., p. 25). Risale al 15 agosto 1933 l'inaugurazione della nuova scultura di Santa Lucia, opera dei Granzotto scolpita alla Wildt. A distanza di tre anni la statua del Cristo Re venne posta a coronamento dei protiro. L'opera fu realizzata dallo scultore Giuseppe Giordani, su bozzetto del prof. Riccardo Granzotto diventato nel frattempo Fra Claudio. Il presente testo è tratto dal volume
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