Quest'Oratorio nacque edicoletta a un crocevia in aperta campagna, qual era allora questa zona, sopra un fondo di diretto dominio del Benefizio sotto il titolo e invocazione dei Santi Giovanni e Biagio eretto ed esistente nella Cattedrale di Lucca (1); ed edicoletta rimase almeno fino all'anno del Signore 1653.
La prima attestazione dell'esistenza dell'edicoletta si trova in una mappa del 1648, disegnata da un certo Paulo
Natalini, pubblico agnimensore.
In data 24 Aprile 1653 la mappa fu inserita nel contratto d'allivellazione del fondo ai rogiti del Notaro Ser
Iacopo Motroni, dove l'edicola è chiamata Maggine murata e coperta.
Da quanto tempo l'edicoletta esistesse non ci è dato saperlo: non se ne trova notizia. In un contratto d'allivellazione del medesimo fondo ai rogiti del Notaro Ser Acconcio Nuccorini del 21 Maggio 1493 non c'è accenno a questa Maggine, ragion per cui, facendo leva sull'argomento del silenzio, notoriamente non mai prova di certezza assoluta, si può presumere che l'edicola sia stata costruita in un anno posteriore a tale contratto.
Dopo il 1653 il nobile lucchese Sig. Andrea Orsucci ingrandi l'edicoletta a sue spese e ne fece una Cappella (2).
Con suo Breve del 18 Gennaio 1673 il Cardinale Girolamo Bonvisi, Vescovo di Lucca, dietro richiesta del suddetto nobile lucchese Sig. Andrea Orsucci, dichiarò la Cappella pubblico Oratorio e concesse licenza di celebrarvi Sante Messe in perpetuo, eccetto le feste più solenni e, nelle domeniche, dopo la Messa parrocchiale di S.Leonardo e col consenso del parroco.
Dal l673 si salta al 1757, per trovare un altro Documento. 22 anni dopo sarebbe stata fondata la parrocchia di S. Marco fuori le Mura. Cosa fosse accaduto nel frattempo è facile immaginarlo; e senz'aver paura di discostarci dalla verità.
La gente della Contrada di S. Iacopo rimasta tagliata fuori dalle mura (3) accorreva a Messa a quest'Oratorio sempre più numerosa (4) e non vi capiva più. Da prima si pensò che sarebbe stato bene se fosse stato costruito più grande. Poi nacque l'idea che si poteva ingrandire. Poi prese corpo la convinzione che si doveva ingrandire. E quindi parla, chiedi, insisti, contatta e discuti! Alla fine si giunse a una conclusione.
Il 24 Febbraio 1757 dunque la Comunità della contrada di S. Iacopo, a cui allora apparteneva la gente di questa zona, si riunì in assemblea e decretò l'acquisto del terreno occorrente, la designazione dei deputati a perfezionare il negozio e l'impegno a sostenere la spesa congiuntamente ai deputati (5).
I quattro deputati: Giovanni di Sebastiano d'Arsina, Giulio di Domenico Catelli, Giovanni di Francesco Martini e il Caporale Chilardo Ghilardi s'impegnarono personalmente a garantire il pagamento, perchè appartenevano al gruppo degli interessati.
Caporale a quell'epoca doveva essere un grado importante. Prova ne sia che Caporale è scritto colla C maiuscola e, a differenza degli altri tre, di Ghilardo Ghilardi è taciuta iuta la paternità.
Il suddetto decreto della Comunità della Contrada di S.Iacopo fu debitamente sottoposto e regolarmente approvato e confermato dagli Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Anziani della Serenissima Repubblica Lucchese.
E i deputati entro 30 giorni portarono a perfezione il negozio.
I termini si trovano nel contratto ai rogiti del Notaro Ser Giovanni Battista Cristofani del 26Marzo 1757.
Eccoli.
Acquisto di braccia 6 in profondità di terreno a ponente della Chiesina della SS. Vergine del Rosario esistente sopra i beni di diretto dominio del Benefizio o
Cappellania sotto il titolo e invocazione dei SS. Giovanni e Biagio eretto ed esistente nella Cattedrale di Lucca con la permissione d'alzare un braccio di detta Chiesina e di potersi a tal fine giovare dei materiali dei casalini con tetto di embrici e tieguli e con solaro di taule e d'altre fabbriche in via di rovina, distanti pertiche 13, 3/IO a mezzogiorno dell'Oratorio.
Prezzo dell'acquisto: rendita annua di due candele di once 4 ciascuna di cera bianca lavorata, 'ma al Rettore del Benefizio per li tempi e una ai livellari o, in mancanza della resa delle candele, di lire 2 e soldi IO a ognun dei sopraddetti. Il quale canone di Lire Cinque di bolognini - pari a lire italiane
3,73-fu affrancato dal Comune di Lucca nell'interesse dei sezionisti mediante il pagamento di £. 50,00 da dividersi in parti uguali fra l'ente avente diretto dominio e i livellari, con atto del Notaro su Eugenio Lucchesi del 25 Giugno 1829.
Nell'atto del 25 Giugno 1829 c'è una particolarità. Questa zona è chiamata S. Iacopetto, dizione mai riscontrata né prima né poi.
Esattamente 7 mesi dopo il mandato, i quattro deputati della Contrada si presentarono nell'assemblea in Chiesa di S. Iacopo e dichiararono che i lavori d'ingrandimento della Chiesina erano terminati, che c'era un debito di scudi 70 presi in prestito per finire di pagare chi aveva eseguito i lavori e quindi chiedevano un contributo volontario secondo le possibilità di ciascuno. Fu aperta una sottoscrizione e il debito fu estinto (6)
La parte di cui fu ingrandito l'oratorio è poco più di quella attualmente occupata dal presbiterio.Dopo la fondazione della parrocchia di S. Marco fuori le Mura, avvenuta il 4 Marzo 1779, la gente frequentò la Chiesa parrocchiale, a due passi da qui, ma l'attaccamento alla Chiesina e la devozione alla Madonna non scemarono. Anzi si estesero a tutta la parrocchia.
In Chiesina venivano celebrate Sante Messe a data fissa la seconda domenica d'Ottobre, per festeggiare la Madonna del Rosario, e il 25 Luglio per S. Iacopo e saltuariamente dietro richiesta di persone devote.
Nel 1817 fu fatta una campana. Sulla campana c'era l'immagine di Cristo crocifisso
con ai lati la Madonna Addolorata e S. Giovanni.
Sotto l'immagine, l'iscrizione: Populus S. lacobi a Tumba elaemosynis fecit A. D.
MDCCCXVII - Antonius Benigni fudit.
Nel 1853 a Lucca scoppiò un'epidemia di colera. I cornacchioli si rivolsero fiduciosi alla Madonna. Gli scettici ne possono pensare quel che loro aggrada: il fatto sta che nei paesi vicini il morbo infierì e fece gran messe di vittime, mentre qui ne rimasero del tutto immuni.
Negli anni successivi al 1853 si riscontrano cinque cose, alcune certo conseguenza l'una dell'altra, come la prima venne in conseguenza dello scampato pericolo.
La seconda è che nel 1856 (tre anni dopo lo scampato pericolo) la Chiesina tu dotata d'un'altra campana, più grossa di quella del 1817.
Sulla campana c'era l'immagine della Madonna del Rosario. Sotto l'immagine, l'iscrizione: Populus
S. Iacobi a Tumba elaemosynis fecit - Dominicus et Laurentius nepos Lera Anno MDCCCLVI - Regina Sacratissimi Rosarii ora pro
nobis.
La terza è che un gruppo d'uomini s'adunava qui a cantare l'Ufficio della Madonna. S'ignora quando iniziarono e quando smisero. L'unica data certa è il 1887, incisa sulla
Della quarta tutto è certo. Nacque dal gruppo che s'adunava qui a cantare l'Ufficio della Madonna. Dalla preghiera sgorga sempre la spinta a fare il bene e la forza per farlo. Fu fondata ufficialmente il giorno 1 Maggio 1891(7). Esiste ancora. E la Società di Mutuo Soccorso di S. Iacopo alla Tomba. Ad altri il compito di fame la storia.
La quinta... La quinta è un lumicino in notte tenebrosa. Furono eseguite opere murarie. È certo.
Ma questo avvenne in seguito al movimento di preghilera e d'opere di carità che aveva il suo centro in
Chiesina? I sezionisti pagarono di tasca propria o sollecitarono ed ebbero contributi da altri? Quali
furono propriamente le opere? In quale anno furono eseguite? Si può tirare a cogliere: dare una risposta precisa non è possibile.
Riporto quel che dice il Senatore Ferdinando Martini in proposito.
Verso il 1892 i sezionasti provvidero ad una più decorosa sistemazione dell 'Oratorio e del campanile, che venne ad avere l'attuale forma graziosissima e ben proporzionata.
Di fronte al muro del silenzio non è possibile dire di più. La storia è storia e non s'inventa (8).
E, già che ho cominciato, continuo: riporto un altro passo pari pari del Martini.
Nel 1928 per l'interessamento dell 'allora Parroco di S. Marco Mons. Pietro Tocchini
l'oratorio fu restaurato, ché ne aveva bisogno. Furono tolte una parte delle cadenti cornici e decorazioni a stucco,
vi fu sostituito il vecchio pavimento in laterizio con l 'altro di mattonelle di cemento e fatto 1 'altare di marmo appoggiandolo al muro, mentre
prima ne ero distaccato, e vi fu aggiunta una costruzione a ponente, che fa insieme da Sacrestia e da coro. Il terreno dove fu costruito delle
dimensioni di m 3,30 di profondità per m 5,15 di larghezza fu concesso gratuitamente
dal compianto Angelo Martini, che fu della Chiesina per tanti anni custode,
sogrestano e campanaro, con atto del Not.Giulio Zappelli del 10 Febbraio 1928 di N0 5870.
Il 29 Gennaio 1943 le due campane, che avevano sempre chiamato ad adunanze d'amore e di vita, furono requisite per farne strumenti di terrore e di morte.
Appena finita la guerra, Mons. Giuseppe Casali, mio predecessore, insieme a Ferdinando Martini,
operaro di S. Marco, s'adoperò a raccogliere i fondi in parrocchia, per far di nuovo le
campane.
E furono fatte: sono lassù in Campanile. Tullio Lera le fuse nel Settembre del 1945.
Le benedì Don Paolino Sebastiani, allora Curato di 5. Marco e adesso cornacchiolo 1974.
All'interno infiltrazioni d'umidità avevano reso friabile giro giro tutto l'intonaco in basso. Si sgretolava da
sé. Figuriamoci a toccarlo!
In presbiterio il pavimento di piastrelle di cemento, posto in opera nel 1928 in sostituzione di quello in laterizio, era logoro e sconnesso. L'altare di marmo s'era staccato dal muro. Urgeva rimediare.
Alle figlie di Ceccottino e a Giuseppina Catelli, il compito di reperire i fondi.
A Elio Catelli, l'incarico d'eseguire i lavori.
E scrosta!
E impermeabilizza!
E intonaca!
Volli il pavimento del presbiterio in cotto d'Impruneta e, per allinearmi alla materia del portale, il gradino prospiciente l'aula in pietra serena. Naturalmente prima fu consolidato il piano di posa.
Volli l'altare staccato dal muro com'era una volta e come vuole la liturgia.
D'usare il vecchio altare, neanche ragionarne. Marmo pessimo. E trattato male. Allora,
perché il nuovo armonizzasse col pavimento, mi decisi per una base di cotto; e,
perché armonizzasse col gradino e col portale, mi decisi per una mensa d'arenaria. Il ciborio tu incassato nel muro. Il pavimento della sagrestia rimase
più in basso d'un gradino rispetto al presbiterio. Com'era prima e com'è l'aula.
La finestra sopra la porta fu tappata in due volte. La prima volta, quando furono chiuse le porte laterali e aperta quella centrale, vi fu lasciato un occhio in alto. Il
vuoto fu riempito con mattoni messi male dentro la struttura anteriore, murata ad arte. I mattoni del riempimento sono materiale di recupero come quelli con cui furono rialzate le colonne sui fianchi. Anche dal rialzo delle colonne si
può vedere quanto il muratore del 600 lavorasse meglio di quello del 700. Il materiale usato per tappare la
finestra getta luce sull'epoca dell'apertura della porta centrale. Non vi e dubbio che
indichi il 1757.
La seconda volta, quando furono fatti i cornicioni all'interno, tu tappato anche l'occhio, usando quei sassi di fiume a forma di pane.
Le due finestre sui fianchi della Chiesina, che nel 600 erano in basso e davano luce ai cristiani pellegrini sulla terra nel 700 furono tappate e ne furono fatte altre due lassù in alto, perpendicolari a quelle tappate e, almeno all'esterno, della stessa grandezza e della stessa forma.
Il campanile e' la parte di cui meno si sa.
Non si sa da chi fu progettato.
Non si sa quando fu iniziato.
Non si sa se e quante volte fu rialzato.
Non si sa quando fu terminato.
Questo si sa, perché si vede: è un gioiello.
Quel muro grezzo ingabbiato in pietra di Guamo lavorata a perfezione!
Quei cotti modellati con arte, fatti su misura e disposti con gusto! In tutta la fabbrica non si trova un palmo stonato.
Ma torniamo al Senatore Ferdinando Martini. Dice: Gli abitanti di S. Iacopo alla Tomba e specialmente quelli delle Cornacchie, hanno sempre avuto in altissimo onore la Madonna venerata nel detto Oratorio e non hanno mai badato a spese per rendere sempre più grande e decoroso l edificio e la loro cara Madonna hanno fatto sempre partecipe delle loro gioie e dei loro affanni ed a lei non sono mai ricorsi invano sia nelle private come nelle pubbliche calamità
NOTE
(1) Cf atti notarili citati ai paragrafi 2, 3,10.
(2) Che l'ingrandimento fu fatto per iniziativa e a spese d'Andrea Orsucci è scritto nel Breve del Card. Girolamo Bonvisi. Cf. paragrafo seguente.
(3) Il lavoro delle mura fu ordinato nel 1504 ed ultimato il 1650. Il 7 Maggio 1504 il Consiglio perenne elesse 6 cittadini con il compito provvidendi et ordinando ut nostra civitas cum suis burgis muratis et non muratis muniri et fortificari debeat
(4) Non ci si figuri che la gente di questa zona potesse entrare in città per porta Elisa! Porta Elisa fu aperta dalla sorella di Napoleone Bonaparte. Colle mura del 600 rimasero aperte solo tre porte. L'unica porta che dava sull'attuale territorio di S. Marco era quella del Giannotti.(5) Lucca, Archivio di Stato, Statuti di Comunità soggette, ms. 43, cc. 79-go e 84-85.
(6) Vedi nota 5.
(7) Lapide in fondo alla Chiesina.(8) Esaminiamo il faticoso lavoro del Senatore Ferdinando Martini di f.m. Prima copia. Manoscritta. Inchiostro nero.
Verso il ... i sezionisti nuovamente provvidero ad ornare con cornici e capitelli a gesso la Chiesina e la munirono
di un graziosissimo e ben proporzionato
campaniletto.
Seconda copia. Dattiloscritta.
Verso il... i sezionisti provvidero ad una più decorosa sistemazione dell 'Oratorio e Io arricchirono di un graziosissimo e ben proporzionato
campaniletto.
In questa copia nuovamente non compare. Forse question di stile.
Ornare con cornici e capitelli a gesso non c'è più. Al loro posto c'è una più decorosa sistemazione. Le cornici e i capitelli di gesso dovevano essere anteriori. Lo fa pensare fra l'altro che
nel 1928, come dice il Martini, una parte delle cadenti cornici e decorazioni a stucco furono tolte.
Troppo presto sarebbero diventate cadenti!
Al posto di la Chiesina c'è dell 'Oratorio. li cambiamento della in dell'
è richiesto dalla grammatica.
Munirono è sostituito da arricchirono. Senz'altro, question di stile.
Prima limatura alla seconda copia. A penna. inchiostro nero.
Cancellazione di e lo arricchirono di un... campaniletto. Le parole cancellate son sostituite da
e del campanile che venne ad avere una forma.
Graziosissimo e proporzionato con un colpo di penna all'o finale son resi graziosissima e proporzionata.
Pertanto, leggendo il periodo tutto di seguito, si ha, Verso il.. i sezionisti provvidero ad una più decorosa sistemazione dell 'Oratorio e del campanile che venne ad avere una forma graziosissima e ben proporzionata.
Dunque il Martini è giunto alla conclusione che i sezionisti non arricchirono
l'Oratorio del campaniletto, ma gli dettero una più decorosa sistemazione?
Parrebbe di sì. Se non che colla medesima penna e il medesimo inchiostro fa
un bel "?"in margine al dattiloscritto così riveduto e corretto.
Perché?
Le campane avevano già la loro sede nel campanile adiacente alla Chiesina, costruito non si sa quando, oppure l'avevano in cellette di un muro sovrastante il tetto in facciata o in altra parte dell'Oratorio, come se ne vedono tanti, di cui però non c'è traccia?
Seconda limatura e completamente della seconda copia. A lapis. Al posto dei puntini, I
1892 (?)
Cancellazione delle parole scritte a penna una forma e delle parole dattiloscritte e corrette a penna
graziosissima e ben proporzionata, che vengono sostituite con l'attuale forma graziosissima e ben proporzionata.
L'interrogativo in margine fatto a penna e a inchiostro nero resta: non è cancellato: il Senatore non ha raggiunto la
certezza.
Comunque il periodo passa nella terra e definitiva copia così come risulta dopo questa seconda
limatura. Meno l'interrogativo fra parentesi dopo 1892.
Mons. Giuseppe Milani, 15 ottobre 1979.