Il villaggio Marcolini:
Una casa per la Famiglia

 

P. Ottorino Marcolini era nato nel bresciano nel 1897. Fu cappellano militare apprezzato da molti giovani ai quali dedico buona parte della sua vita. Durante l’ultima guerra fu prigioniero in un grande lager nazista. Al ritorno si preoccupo della sistemazione di tanti reduci sbandati, senza casa e senza prospettive. Comincio così la sua grande Opera di "costruttore". Fino alla morte, avvenuta nel 1978 in seguito ad incidente stradale, si occupo di una iniziativa di grande rilievo sociale, la cooperativa "La Famiglia". In una trentina d’anni ha edificato oltre 20.000 alloggi per altrettante famiglie.


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Paolo VI benedisce la prima pietra  di un
villaggio della "Famiglia"tenuta tra le mani
da P. Marcolini.

Arrivò anche a Legnano, grazie alla mediazione dell’allora Card. Montini, che nella Diocesi di Milano aveva avviato iniziative simili. La realizzazione del "Villaggio Marcolini" ha portato nella nostra zona un considerevole nuovo insediamento tra le preesistenti comunità di Ponzella e S. Bernardino. Con il tempo e con pazienza si sono dovute studiare diverse soluzioni per dotare il quartiere di nuove strutture e servizi. Subito è sorta la Parrocchia, poco dopo è iniziata la costruzione delle Scuole: la Materna parrocchiale, le Elementari "Toscanini", il distaccamento delle Medie "Dante Alighieri". In seguito è stata aperta la farmacia e l’edicola, sono comparse le prime cassette postali: anche questa estrema periferia cominciava a far parte della città di Legnano.

Si costituì poi il Gruppo di Quartiere con l’esigenza di presentare ai responsabili della pubblica amministrazione le richieste di migliorie e infrastrutture dei nuovi residenti. Non tutte le istanze furono prontamente esaudite. Nelle varie assemblee di quartiere sono sempre state prese posizioni decise contro lo snaturamento urbanistico della zona e si e sempre caldeggiata la prosecuzione di nuovi insediamenti accessibili ai lavoratori e rispettosi dell’ambiente, come il nostro Villaggio dimostra. L’opera iniziata da P. Marcolini è tuttora attiva tramite il Centro "La Famiglia" di Brescia, struttura ideata e creata dallo stesso sacerdote, con lo scopo di progettare e realizzare case confortevoli a costo contenuto e a condizioni vantaggiose, grazie alla formula cooperativistica.

Oscar Tessari


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Un Villaggio realizzato da "La Famiglia"

 

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Cerimonia per il XXV° anno di fondazione del Villaggio San Paolo,
presieduta dal parroco Don Luigi Poretti e dal presidente della cooperativa
"La Famiglia - Villaggio San Paolo" Oscar Tessari (Settembre 1995)

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La stele commemorativa

 

Segue un ricordo di P. Marcolini tratto da "Marcolinamente", periodico del centro studi e ricerche << Padre Ottorino Marcolini >>, anno X n° 20 1998

Padre Marcolini vent’anni dopo...

Il grande realizzatore in campo sociale
 
L’anno scorso abbiamo ricordato in modo degno la figura del Padre, in occasione del centenario della nascita. Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della sua morte. Il Padre, infatti, mori il 23 Novembre 1978 in seguito alle ferite riportate nel corso di un incidente stradale occorsogli proprio all’interno d’un suo amatissimo ’villaggio’. Uno dei tanti ai quali ha legato il suo nome di pioniere e apostolo della famiglia. Ma qui, ora, e per questa circostanza mi piace ricordare il padre, soprattutto a riguardo vostro, di giovani e studenti aperti alle sfide del futuro, come EDUCATORE.
Infatti, e nessuno lo può negare, padre Marcolini fu educatore: – all’Oratorio della Pace, come prete filippino, impegnato nelle lezioni di dottrina cristiana pomeridiane della domenica; – con gli studenti delle scuole bresciane presso le quali teneva 1’ora di religione; – con gli animosi che lo seguivano nelle sue escursioni sulle montagne di casa; – con gli alpini sul fronte russo; - con i deportati militari nei lager nazisti; – con i giovani ’sbandi’ delle celebri B.I.M. le Bande Irregolari Marcoliniane che lui adunava nei campeggi estivi e invernali nelle valli lombarde o trentine; - educatore infine con i progettisti, gli operatori, gli amici sostenitori de ’La Famiglia’ la grande Impresa che ha rea1izzato migliaia di alloggi in tutta Italia. Alla base della sua solida difesa dell’educazione cristiana padre Marcolini confermava apertamente il ’bisogno di Dio’. Sono sue le parole che ancora permangono vive e forti nel nostro animo di discepoli: «Sono convinto che la serenità della vita, la tranquillità della coscienza, il contatto con la natura danno in abbondanza quella gioia di vivere che gli uomini inutilmente cercano altrove. Abbiamo tutti BISOGNO DI DIO. Più del pane che mangiamo, più dell’acqua che beviamo, più dell’aria che respiriamo». Ai reduci dei lager nazisti, pochi giorni prima della sua morte, rivolgendo loro un particolare saluto, tra 1’altro ebbe a dire: «Dobbiamo tornare allo spirito che unisce, dimenticando ciò che divide. E’ essenziale che nessuno più abbia a soffrire la fame e la paura. Paura e fame che noi abbiamo conosciuto, nelle loro tragiche realtà, dietro il reticolato dei lager nazisti di prigionie. Dobbiamo ritrovarci, stare insieme, volerci bene». Quella di oggi e un’occasione specialissima per ricordare il Padre, animatore e protagonista d’apostolato nei campi di concentramento. Lo stesso artista che ha offerto il meglio della sua arte facendo memoria d’un esperienza comune, ha subito la prigionia in terra tedesca ed e con grande animo che gli esprimiamo la nostra calda e affettuosa riconoscenza per il gesto che lo onora in nome dell’arte e dell’amore fraterno. Ma, come dall’opera d’arte si irradia il ricordo del Padre, così dalle testimonianze di chi 1’ha incontrato in quel tremendo periodo che traiamo qui stesso un tributo di gratitudine alla sua memoria.
La prima e dello scrittore MARIO RIGONI STERN: «Un giorno venne a celebrare la messa nella nostra baracca. Nel silenzio vastissimo, le sentinelle vigilavano con le armi puntate. Vedete – disse il Padre al Vangelo – noi siamo qui circondati da reticolati, con una fame da lupi, prigionieri di quelli che fino a ieri erano i nostri alleati, e insieme ai prigionieri russi che fino a ieri erano i nostri amici. Da mesi non abbiamo notizie da casa e malgrado tutto ci sentiamo spiritualmente più liberi di quei soldati che da lassù ci puntano le armi contro... Dopo di che lesse il discorso della montagna, delle Beatitudini... Beati coloro che soffrono che saranno consolati».
L’alpino ANGELO BOSIO di Camignone, gli fu fedele ’sacrista’ allestendo in prigionia 1’altarino con la messa. Ricorda: << Il Padre rifiuto di rimanere con gli ufficiali per seguire la nostra stessa sorte, per stare con i suoi alpini. Girava per le baracche a confortare, a far coraggio, ad aiutare tutti a sopportare, a vincere la disperazione. Come noi, anche lui rifiuto la adesione alla Repubblichina di Salo e la collaborazione con i fascisti e i nazisti e rimase nel lager fino alla liberazione».
L’artigliere LUIGI BERTOLETTI lo incontro a Praga, sfuggito all’Armata Rossa. «Come mi riconobbe, padre Marcolini, si prese subito cura di me e in soli sette giorni mi mise in condizione di rimpatriare. Un gesto di carità che non dimenticherò mai». Il geniere ITALO PRESEGLIO ricorda: «Per seppellire un sergente bresciano morto in prigionia, volle che fossero soldati bresciani ad accompagnare il compagno all’estrema dimora. Cosi fui scelto per la triste incombenza. Padre Marcolini ha rappresentato per me una ragione di vita, un punto di riferimento per trarre forza e volontà di sopravvivenza».
L’alpino GIACOMO MORANDINI di Bienno: «In mezzo alla bolgia del lager padre Marcolini con la sua personalità sovrasta tutti. E infaticabile: gira continuamente in mezzo a noi, sorride, incoraggia, rimprovera se necessario, cerca di tenere alto il morale che manco a dirlo sta sotto zero. E rimasto con noi per seguire la nostra stessa sorte. Un vero padre, un autentico educatore».
Il trentino CARLO ZALTIERI: «Rifiutai la sigaretta che mi aveva offerto, dopo un terribile bombardamento. Non fumo, dissi. Prendila lo stesso, la cambierai per pane... E preziosa per gli scambi. Lo so, ma mi vergognerei per tutta la vita se approfittassi d’una sigaretta per privare dello scarso pane quotidiano un compagno. In dialetto mi disse: ’Te set en brao scet!’».
E si potrebbe continuare... Il motto che commuove e rafforza 1’animo a ricordo perenne campeggia nei nostri cuori e nelle nostre menti: NON DIMENTICARE. No, non si può dimenticare. E lo stesso motto che, come doverosa promessa, ripetiamo qui, ora, e per sempre, riguardo al Padre. La sua nobile meritoria figura d’apostolo e di padre non e da dimenticare.
 
Lino Monchirieri