- Segue
un ricordo di P. Marcolini tratto da "Marcolinamente", periodico
del centro studi e ricerche << Padre Ottorino Marcolini >>,
anno X n° 20 1998
Padre Marcolini
ventanni dopo...
- Il grande
realizzatore in campo sociale
-
- Lanno
scorso abbiamo ricordato in modo degno la figura del Padre, in occasione
del centenario della nascita. Questanno ricorre il ventesimo
anniversario della sua morte. Il Padre, infatti, mori il 23 Novembre
1978 in seguito alle ferite riportate nel corso di un incidente stradale
occorsogli proprio allinterno dun suo amatissimo villaggio.
Uno dei tanti ai quali ha legato il suo nome di pioniere e apostolo
della famiglia. Ma qui, ora, e per questa circostanza mi piace ricordare
il padre, soprattutto a riguardo vostro, di giovani e studenti aperti
alle sfide del futuro, come EDUCATORE.
- Infatti,
e nessuno lo può negare, padre Marcolini fu educatore: allOratorio
della Pace, come prete filippino, impegnato nelle lezioni di dottrina
cristiana pomeridiane della domenica; con gli studenti delle
scuole bresciane presso le quali teneva 1ora di religione;
con gli animosi che lo seguivano nelle sue escursioni sulle montagne
di casa; con gli alpini sul fronte russo; - con i deportati
militari nei lager nazisti; con i giovani sbandi
delle celebri B.I.M. le Bande Irregolari Marcoliniane che lui adunava
nei campeggi estivi e invernali nelle valli lombarde o trentine; -
educatore infine con i progettisti, gli operatori, gli amici sostenitori
de La Famiglia la grande Impresa che ha rea1izzato migliaia
di alloggi in tutta Italia. Alla base della sua solida difesa delleducazione
cristiana padre Marcolini confermava apertamente il bisogno
di Dio. Sono sue le parole che ancora permangono vive e forti
nel nostro animo di discepoli: «Sono convinto che la serenità della
vita, la tranquillità della coscienza, il contatto con la natura danno
in abbondanza quella gioia di vivere che gli uomini inutilmente cercano
altrove. Abbiamo tutti BISOGNO DI DIO. Più del pane che mangiamo,
più dellacqua che beviamo, più dellaria che respiriamo».
Ai reduci dei lager nazisti, pochi giorni prima della sua morte, rivolgendo
loro un particolare saluto, tra 1altro ebbe a dire: «Dobbiamo
tornare allo spirito che unisce, dimenticando ciò che divide. E
essenziale che nessuno più abbia a soffrire la fame e la paura. Paura
e fame che noi abbiamo conosciuto, nelle loro tragiche realtà, dietro
il reticolato dei lager nazisti di prigionie. Dobbiamo ritrovarci,
stare insieme, volerci bene». Quella di oggi e unoccasione specialissima
per ricordare il Padre, animatore e protagonista dapostolato
nei campi di concentramento. Lo stesso artista che ha offerto il meglio
della sua arte facendo memoria dun esperienza comune, ha subito
la prigionia in terra tedesca ed e con grande animo che gli esprimiamo
la nostra calda e affettuosa riconoscenza per il gesto che lo onora
in nome dellarte e dellamore fraterno. Ma, come dallopera
darte si irradia il ricordo del Padre, così dalle testimonianze
di chi 1ha incontrato in quel tremendo periodo che traiamo qui
stesso un tributo di gratitudine alla sua memoria.
- La prima
e dello scrittore MARIO RIGONI STERN: «Un giorno venne a celebrare
la messa nella nostra baracca. Nel silenzio vastissimo, le sentinelle
vigilavano con le armi puntate. Vedete disse il Padre al Vangelo
noi siamo qui circondati da reticolati, con una fame da lupi,
prigionieri di quelli che fino a ieri erano i nostri alleati, e insieme
ai prigionieri russi che fino a ieri erano i nostri amici. Da mesi
non abbiamo notizie da casa e malgrado tutto ci sentiamo spiritualmente
più liberi di quei soldati che da lassù ci puntano le armi contro...
Dopo di che lesse il discorso della montagna, delle Beatitudini...
Beati coloro che soffrono che saranno consolati».
- Lalpino
ANGELO BOSIO di Camignone, gli fu fedele sacrista allestendo
in prigionia 1altarino con la messa. Ricorda: << Il Padre
rifiuto di rimanere con gli ufficiali per seguire la nostra stessa
sorte, per stare con i suoi alpini. Girava per le baracche a confortare,
a far coraggio, ad aiutare tutti a sopportare, a vincere la disperazione.
Come noi, anche lui rifiuto la adesione alla Repubblichina di Salo
e la collaborazione con i fascisti e i nazisti e rimase nel lager
fino alla liberazione».
- Lartigliere
LUIGI BERTOLETTI lo incontro a Praga, sfuggito allArmata Rossa.
«Come mi riconobbe, padre Marcolini, si prese subito cura di me e
in soli sette giorni mi mise in condizione di rimpatriare. Un gesto
di carità che non dimenticherò mai». Il geniere ITALO PRESEGLIO ricorda:
«Per seppellire un sergente bresciano morto in prigionia, volle che
fossero soldati bresciani ad accompagnare il compagno allestrema
dimora. Cosi fui scelto per la triste incombenza. Padre Marcolini
ha rappresentato per me una ragione di vita, un punto di riferimento
per trarre forza e volontà di sopravvivenza».
- Lalpino
GIACOMO MORANDINI di Bienno: «In mezzo alla bolgia del lager padre
Marcolini con la sua personalità sovrasta tutti. E infaticabile: gira
continuamente in mezzo a noi, sorride, incoraggia, rimprovera se necessario,
cerca di tenere alto il morale che manco a dirlo sta sotto zero. E
rimasto con noi per seguire la nostra stessa sorte. Un vero padre,
un autentico educatore».
- Il trentino
CARLO ZALTIERI: «Rifiutai la sigaretta che mi aveva offerto, dopo
un terribile bombardamento. Non fumo, dissi. Prendila lo stesso, la
cambierai per pane... E preziosa per gli scambi. Lo so, ma mi vergognerei
per tutta la vita se approfittassi duna sigaretta per privare
dello scarso pane quotidiano un compagno. In dialetto mi disse: Te
set en brao scet!».
- E si
potrebbe continuare... Il motto che commuove e rafforza 1animo
a ricordo perenne campeggia nei nostri cuori e nelle nostre menti:
NON DIMENTICARE. No, non si può dimenticare. E lo stesso motto che,
come doverosa promessa, ripetiamo qui, ora, e per sempre, riguardo
al Padre. La sua nobile meritoria figura dapostolo e di padre
non e da dimenticare.
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- Lino
Monchirieri
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