E LECITO UCCIDERE?
Caino uccise Abele, ma Dio non uccise Caino!
La pace è immagine ed
effetto della pace di Cristo che promana dal Padre
Per questo dobbiamo rinunciare alla violenza nella difesa dei
nostri diritti
(cfr. G.S. - Chiesa e mondo moderno 1589; 1591-).
Putin si scusa!
"Non avevamo scelta! La Russia non può lasciarsi vincere dal terrorismo!". La Russia ha vinto! Circa sessanta guerriglieri, il 100% dei penetrati con la minaccia delle armi nel maggiore teatro di Mosca, sono stati uccisi dalle forze armate russe con luso di un potente gas asfissiante di nuova formula. Inevitabilmente anche gli oltre settecento spettatori presenti, prigionieri dei terroristi, sono stati investiti dal gas che ne ha uccisi oltre un centinaio; di questi, una trentina, giunti vivi in ospedale, sono deceduti successivamente, per due cause: la potenza venefica del mezzo chimico adoperato e il mancato utilizzo del suo antidoto, per evitare che questo avrebbe potuto mettere a nudo il segreto militare che copre la formula del micidiale prodotto. A questo punto una domanda è dobbligo: come mai lincidenza percentuale degli spettatori deceduti ammonta al 14% del loro numero complessivo contro quella degli assalitori, il cui ammontare è del 100%? Per tutti loro la morte sarebbe avvenuta istantaneamente, senza dare il tempo, anche ad un solo, di abbozzare un sia pur minimo tentativo di reazione. E se invece alcuni di loro, solo storditi dal gas, fossero stati vittime di una esecuzione sommaria dopo che gli spettatori salvatisi erano stati fatti uscire dal teatro e vuoi anche perché in stato di shock, non sarebbero stati in grado di testimoniare quanto accaduto in seguito agli ultimi sviluppi della loro avventura? Una simile eventualità ci ricorda quanto accaduto in Germania quindici o venti anni fa. Durante unazione di guerriglia, otto terroristi furono arrestati. Poche ore dopo i corpi di tutti otto furono trovati nelle rispettive celle, suicidatisi impiccandosi spinti da un tacito accordo telepatico. Per terra, nel teatro di Mosca, però, sono rimasti qualche decina in più di cento innocenti, vittime effettive di un gas potentissimo; come dimostra il fatto che per almeno una trentina circa fra coloro che in un primo tempo erano sopravvissuti fu un susseguirsi di decessi a causa degli effetti ritardati del gas. Molto probabilmente sarebbero potuto essere salvati se fossero stati trattati con un antidoto, sicuramente esistente. Nessun governo, infatti, produrrebbe per scopi bellici un veleno micidiale senza premunirsi contro i danni che accidentalmente o per una sottrazione da parte del nemico potrebbero ricadere sugli stessi detentori del mezzo chimico bellico. Sicuramente non è stato fatto uso dellantidoto, perché questo avrebbe potuto mettere a nudo il segreto della formula del micidiale gas.. Il mondo è diviso fra sostenitori della necessità dei capi militari o del capo dello Stato Russo di decidere di usare un sistema capace di provocare la morte di colpevoli, sia pure con la quasi matematica certezza del coinvolgimento di un certo numero dinnocenti, per evitare una strage di dimensioni molto più ampie anche al di fuori del teatro; e fra sostenitori di una maggiore arrendevolezza del potere dello Stato davanti alle gravi e ingiustificate richieste dei terroristi. Anche se come cristiani affermiamo, convinti, gli insegnamenti del Vangelo, riconosciamo la nostra piccolezza, di fronte ad un argomento tanto delicato fino al punto di coinvolgere nel dubbio sopra descritto persino molti cristiani cattolici e non cattolici sui quali non spetta di certo a noi esprimere un giudizio sul loro modo di vivere la grazia battesimale, che, in ogni caso, non è soggetta a perdere la sua indiscutibile efficacia. Il problema dei contrastanti pareri sulluso di mezzi di coercizione cruenti è tuttaltro che nuovo; e non si limita ai soli atti di guerra. Anche fra le pene previste dai codici penali di molti Paesi, alcuni tra i più evoluti del mondo in fatto culturale, ma non di certo morale, si annovera purtroppo la condanna capitale. A nulla vale evidenziare ai legislatori di queste nazioni che gravissimi misfatti continuano ad essere commessi senza che lo spauracchio della punizione mortale sortisca gli effetti sperati per evitare il loro ripetersi (cfr. CCC 2266 e 2267). Non è minimamente accettabile, salvo che nei casi di legittima difesa personale o di terzi o, in caso di guerra, di gruppo. Anche in questi casi, tuttavia, non è sempre inevitabile che un indispensabile ricorso alla forza scada in gesti di violenza cruenti. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che il ricorso alla forza, talvolta anche accompagnata dalla violenza, in extremis può essere considerato lecito quando unica risorsa per difendere la vita propria, soprattutto perché di proprietà del suo Creatore, e Dio non può essere derubato, o, con le stesse motivazioni, quella di altri innocenti. Cè, dunque, un diritto che si identifica con un dovere, che può anche amplificarsi qualora chi si difende è responsabile di altre creature umane come quelle che formano una famiglia o una comunità di più vaste dimensioni. Al di fuori di grave condizione di necessità dobbiamo tenere ben presenti le dichiarazioni di Gesù in occasione del suo discorso della montagna: "Avete inteso che fu detto agli antichi: -Non uccidere, chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio-. Ma io vi dico: chiunque si adira col proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio" e proibisce lira, lodio, la vendetta e "Ancora di più: se uno ti colpisce alla guancia destra, svolgili anche la sinistra. Io invece vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi come sui buoni e fa piovere sui giusti come sugli empi" (Matteo 5,21-22. 39. 44-45; cfr. CCC nn. 2258-2262). Di conseguenza la legittima difesa e la guerra (quando richiesta dalla necessità di legittima difesa) non autorizzano a togliere la vita ad un fratello in Dio, perché buoni e cattivi, siamo tutti sue creature. Chi infligge al suo aggressore un colpo mortale che potrebbe essere evitato, in quanto non estremamente necessario per evitare che il tentativo di difesa della propria incolumità diventi vano, si rende colpevole di omicidio (cfr. CCC 2263 - 2265). Anche i codici di diritto penale di alcune Nazioni, fanno menzione del fatto che, ove possibile, anche nei casi di legittima difesa, bisogna tentare di arrecare il minor danno fisico possibile al colpevole di qualsiasi tipo di reato a danno di chi è costretto ad avvalersi di questo diritto. Ancora una volta, ritenendo necessario e doveroso ricorrere allinsegnamento dottrinale e sociale della Chiesa, che si fonda sulla Parola dellAntico e del Nuovo Testamento, citiamo il Santo Padre Giovanni Paolo II che introduce il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, redatto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e pubblicato attraverso la Libreria Editrice Vaticana nel 1992, con queste parole: "Custodire il deposito della fede è la missione che il Signore ha affidato alla sua Chiesa e che essa compie in ogni tempo Il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva come intenzione e finalità di mettere in luce la missione pastorale ed apostolica della Chiesa, e di condurre tutti gli uomini, facendo risplendere la verità del Vangelo, a cercare ed accogliere lamore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza. Al Concilio il Papa Giovanni XXIII aveva assegnato come compito principale di meglio custodire e presentare il prezioso deposito della dottrina cristiana, per renderlo più accessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini di buona volontà Con laiuto di Dio i Padri conciliari hanno potuto elaborare un considerevole complesso di esposizioni dottrinali e di direttive pastorali offerte a tutta la Chiesa per quel - rinnovamento di pensieri, di attività, di costumi e di forza morale, di gaudio e di speranza, che è stato lo scopo stesso del Concilio (Paolo VI, Discorso di chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 8 dicembre 1965). In questo spirito, il 25 gennaio 1985, ho convocato unAssemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Concilio. Scopo di questa assemblea era di celebrare le grazie e i frutti dello spirito del Vaticano II, di approfondirne linsegnamento per meglio aderire ad esso e di promuoverne la conoscenza e lapplicazione. In questa circostanza i Padri sinodali hanno affermato: - Moltissimi hanno espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale La presentazione della dottrina deve essere biblica e liturgica Possa la luce della vera fede liberare lumanità dallignoranza e dalla schiavitù del peccato per condurla alla sola libertà degna di questo nome (cf. Giovanni 8,32): quella della vita di Gesù Cristo sotto la guida dello Spirito Santo, quaggiù e nel Regno dei cieli, nella pienezza della beatitudine della visione di Dio faccia a faccia (cf. 1 Corinzi 13,12; 2 Corinzi 5,6-8)". Il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2258, apre la sua approfondita esposizione catechetica sul quinto comandamento, Non uccidere (Esodo 20,13); Non è giusto far morire linnocente e il giusto (Es. 23,7) citando listruzione <Dominum vitae> della "Congregazione per la Dottrina della Fede" che recita: "La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta lazione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente". Unerrata interpretazione dei contenuti di questo discorso potrebbe fare cadere qualcuno nellerrore che venga scagionato chi toglie la vita al colpevole di un delitto grave; la qual cosa equivarrebbe allautorizzazione dellapplicazione della pena di morte. No! Dio solo può emettere giudizi di condanna su ciò che Egli stesso ha creato con le sue mani, anche in considerazione che la collera e la cupidigia sono conseguenze del peccato originale. Egli, tuttavia, nella sua eterna misericordia, non uccide il fratricida Caino; gli dà una possibilità di riabilitazione; ben inteso non unapprovazione per il male commesso ai danni di Abele, colpevole solo di rendersi, attraverso il suo amore verso Dio, a Lui gradito: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello" (Genesi 4,10-11). Potremmo se mai azzardare che Abele potrebbe essere considerato un simbolo anticipatorio dellagnello pasquale che, il cui sacrificio viene ricompensato con limmediata presenza nel Regni del Padre e Caino una raffigurazione dellAdamo caduto nel peccato primordiale e che viene sottoposto a dura prova redentrice dato che il Padre è colui che Gesù ci fa conoscere attraverso la parabola del figliuol prodigo. E la Chiesa, che è Madre e Maestra, ci chiama a metterci in ascolto della voce dei Padri Conciliari del Vaticano II, il cui documento Gudium et Spes (Chiesa e mondo moderno) recita: "La pace non è la semplice assenza della guerra, ne può ridursi al solo rendere stabile lequilibrio delle forze contrastanti, né è effetto di una dispotica dominazione, ma essa, con tutta esattezza, deve essere opera della giustizia. E il frutto dellordine impresso nellumana società dal suo Fondatore e che dee essere attuato dagli uomini che esprimono una giustizia sempre più perfetta. Poiché, infatti, il bene comune del genere umano è regolato, sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma è soggetto, con il progresso del tempo a continue variazioni, per cui la pace non è mai qualcosa di stabilmente raggiunto, ma è un edificio da costruirsi continuamente E tale pace non si può ottenere sulla terra se non è stabilito il bene della persona". "Le ingiustizie , gli eccessivi squilibri di carattere economico o sociale tra gli uomini e le nazioni, minacciano incessantemente la pace e causano le guerre. Tutto quanto si fa per eliminare questi disordini contribuisce a costruire la pace e ad evitare la guerra" (CCC n. 2317). (Solo) in tal modo la pace è frutto anche dellamore, il quale va oltre quanto può assicurare la semplice giustizia. La pace terrena (infatti), che nasce dallamore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo, che promana dal Padre, al quale, il Figlio incarnato, per mezzo della croce, ha riconciliato tutti gli uomini, stabilendo lunità di tutti in - un solo popolo e in un solo corpo -, diffondendo nel cuore degli uomini l Spirito damore (G.S. 1587 1590). Mossi dal medesimo Spirito, noi non possiamo non lodare coloro che rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità" (G.S. 1591). Abbiamo sottolineato alcuni punti che richiedono una riflessione, perché rientrano nel vasto e complesso quadro della giustizia:
LEnciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII riconosce alla Pace un ruolo privilegiato nellordine stabilito da Dio nella Creazione. Il documento, nellIntroduzione, mette in risalto due fasi rivelatrici delleconomia della salvezza sulle quali si fonda il principio della Pace fra tutti gli uomini in parallelo con la Pace di Cristo, unico Ponte verso la Pace del Regno del Padre: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Giovanni 14,27): a) lordine nelluniverso; b) lordine negli esseri umani.
Il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli non può essere regolato che per mezzo della forza. "Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle ingiustizie che provocano la guerra e che, a sua volta la guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la bontà divina ci liberi dallantica schiavitù della guerra" (CCC n. 2307). La storia insegna che il male è penetrato nel cuore delluomo fin dalle sue origini. Satana, che etimologicamente vuol dire anche "colui che mette discordia fra due", opera continuativamente il disordine fra i popoli. La guerra, quindi, è profondamente radicata nel mondo, ma nel progetto divino la storia del mondo è, soprattutto, inserita nella storia della salvezza. Cristo Signore, al quale il Padre ha dato ogni potere in cielo e in terra (cfr. Colossesi 1,15), infatti, è venuto fra gli uomini per fondare la Chiesa, segno della sua costante presenza spirituale in mezzo agli uomini che si concretizza nelle specie consacrate e nel rinnovo del suo atto eucaristico redentivo, compiuto una sola volta per tutte, ma celebrabile e celebrato, cioè non ricordato attraverso un simbolismo di quanto memorizzato, ma attraverso il memoriale, che vuol dire rivivere nella realtà del presente il mistero pasquale di Cristo Gesù, annullando il tempo trascorso dalla sua Passione, Morte e Risurrezione. Egli, Figlio del Dio Trino e Uno, con Cristo e con lo Spirito Santo, fattosi Figlio delluomo subisce volontariamente, per obbedienza al Padre e per amore del riscatto dei fratelli terreni, non figli naturali di Dio come lui, ma Sue creature, tutti e nessuno escluso, eredi del peccato del loro progenitore, la violenza cruenta di quegli uomini che non hanno accettato la sua fondamentale essenza divina. La Chiesa, essendo erede della missione di salvezza di tutta lumanità, composta di credenti e non credenti, dunque, non può restare chiusa fra le mura del tempio, perché la fede non è una questione privata di pochi fedeli, ma pubblica, perché non si può separare la religione e la vita mondana; non si può contrapporre la Chiesa e il mondo; la Chiesa anzi è creata per servire il mondo perché sempre più si sviluppi in esso il Regno di Dio, felice epilogo della storia della salvezza. Per questo la Chiesa non sinteressa solo dei beni eterni, ma anche del benessere delluomo nelle diverse sfere di cultura, come sono richieste dai tempi (cfr. Mater et magistra, 4, di Giovanni XXIII, 1961, sugli sviluppi più recenti della questione sociale alla luce della dottrina cristiana). Tutti gli uomini, cittadini e governanti devono tenere conto di questa cura della Chiesa per i suoi figli e "sono tenuti a adoperarsi per evitare le guerre una volta esaurite le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa; sempre, però, dopo una rigorosa considerazione di carattere morale delle strette condizioni che giustifichino una legittima difesa con la forza militare" (CCC 2308 e 2309). "La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale nei conflitti armati. Né per il fatto che una guerra è disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto. Si devono rispettare e trattare con umanità i non combattenti, i soldati feriti e i prigionieri. Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali sono dei crimini. Non basta unobbedienza cieca a scusare coloro che le attuano. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come un peccato mortale. Gli esecutori dordine sono moralmente in obbligo di fare resistenza agli ordini che comandano un genocidio. Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere aree geografiche e urbane e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro lumanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato" (CCC 2312; 2313; 2314). Conclusione Non abbiamo la pretesa di trarne e daltra parte il nostro lavoro sè limitato ad alcune considerazioni di carattere personale e a qualche commento quasi esegetico delle affermazioni del Magistero Chiesa. Sono i Padri, dunque, che le hanno tratte, mentre noi ci siamo limitati a tentare di mostrare quei frutti che, con laiuto dello Spirito, siamo stati capaci di raccogliere dal seminato delle loro parole. Da essi abbiamo ricavato il convincimento che, anche se ogni occasione è utile per offrire qualche nozione di morale teologico sociale, quasi sicuramente alcun luogo è più adatto della parrocchia per impiantare nelle coscienze individuali e comunitarie i principi morali che sono alla base della crescita di una società più coesa con il Regno celeste. B.S. |