E’ LECITO UCCIDERE?

Caino uccise Abele, ma Dio non uccise Caino!

La pace è immagine ed effetto della pace di Cristo che promana dal Padre…
Per questo dobbiamo rinunciare alla violenza nella difesa dei nostri diritti
(cfr. G.S. - Chiesa e mondo moderno 1589; 1591-).

Putin si scusa!

"Non avevamo scelta! La Russia non può lasciarsi vincere dal terrorismo!".

La Russia ha vinto! Circa sessanta guerriglieri, il 100% dei penetrati con la minaccia delle armi nel maggiore teatro di Mosca, sono stati uccisi dalle forze armate russe con l’uso di un potente gas asfissiante di nuova formula. Inevitabilmente anche gli oltre settecento spettatori presenti, prigionieri dei terroristi, sono stati investiti dal gas che ne ha uccisi oltre un centinaio; di questi, una trentina, giunti vivi in ospedale, sono deceduti successivamente, per due cause: la potenza venefica del mezzo chimico adoperato e il mancato utilizzo del suo antidoto, per evitare che questo avrebbe potuto mettere a nudo il segreto militare che copre la formula del micidiale prodotto.

A questo punto una domanda è d’obbligo: come mai l’incidenza percentuale degli spettatori deceduti ammonta al 14% del loro numero complessivo contro quella degli assalitori, il cui ammontare è del 100%? Per tutti loro la morte sarebbe avvenuta istantaneamente, senza dare il tempo, anche ad un solo, di abbozzare un sia pur minimo tentativo di reazione. E se invece alcuni di loro, solo storditi dal gas, fossero stati vittime di una esecuzione sommaria dopo che gli spettatori salvatisi erano stati fatti uscire dal teatro e vuoi anche perché in stato di shock, non sarebbero stati in grado di testimoniare quanto accaduto in seguito agli ultimi sviluppi della loro avventura? Una simile eventualità ci ricorda quanto accaduto in Germania quindici o venti anni fa. Durante un’azione di guerriglia, otto terroristi furono arrestati. Poche ore dopo i corpi di tutti otto furono trovati nelle rispettive celle, suicidatisi impiccandosi spinti da un tacito accordo telepatico.

Per terra, nel teatro di Mosca, però, sono rimasti qualche decina in più di cento innocenti, vittime effettive di un gas potentissimo; come dimostra il fatto che per almeno una trentina circa fra coloro che in un primo tempo erano sopravvissuti fu un susseguirsi di decessi a causa degli effetti ritardati del gas. Molto probabilmente sarebbero potuto essere salvati se fossero stati trattati con un antidoto, sicuramente esistente. Nessun governo, infatti, produrrebbe per scopi bellici un veleno micidiale senza premunirsi contro i danni che accidentalmente o per una sottrazione da parte del nemico potrebbero ricadere sugli stessi detentori del mezzo chimico bellico. Sicuramente non è stato fatto uso dell’antidoto, perché questo avrebbe potuto mettere a nudo il segreto della formula del micidiale gas..

Il mondo è diviso fra sostenitori della necessità dei capi militari o del capo dello Stato Russo di decidere di usare un sistema capace di provocare la morte di colpevoli, sia pure con la quasi matematica certezza del coinvolgimento di un certo numero d’innocenti, per evitare una strage di dimensioni molto più ampie anche al di fuori del teatro; e fra sostenitori di una maggiore arrendevolezza del potere dello Stato davanti alle gravi e ingiustificate richieste dei terroristi.

Anche se come cristiani affermiamo, convinti, gli insegnamenti del Vangelo, riconosciamo la nostra piccolezza, di fronte ad un argomento tanto delicato fino al punto di coinvolgere nel dubbio sopra descritto persino molti cristiani cattolici e non cattolici sui quali non spetta di certo a noi esprimere un giudizio sul loro modo di vivere la grazia battesimale, che, in ogni caso, non è soggetta a perdere la sua indiscutibile efficacia.

Il problema dei contrastanti pareri sull’uso di mezzi di coercizione cruenti è tutt’altro che nuovo; e non si limita ai soli atti di guerra. Anche fra le pene previste dai codici penali di molti Paesi, alcuni tra i più evoluti del mondo in fatto culturale, ma non di certo morale, si annovera purtroppo la condanna capitale. A nulla vale evidenziare ai legislatori di queste nazioni che gravissimi misfatti continuano ad essere commessi senza che lo spauracchio della punizione mortale sortisca gli effetti sperati per evitare il loro ripetersi (cfr. CCC 2266 e 2267).

Non è minimamente accettabile, salvo che nei casi di legittima difesa personale o di terzi o, in caso di guerra, di gruppo. Anche in questi casi, tuttavia, non è sempre inevitabile che un indispensabile ricorso alla forza scada in gesti di violenza cruenti.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che il ricorso alla forza, talvolta anche accompagnata dalla violenza, in extremis può essere considerato lecito quando unica risorsa per difendere la vita propria, soprattutto perché di proprietà del suo Creatore, e Dio non può essere derubato, o, con le stesse motivazioni, quella di altri innocenti. C’è, dunque, un diritto che si identifica con un dovere, che può anche amplificarsi qualora chi si difende è responsabile di altre creature umane come quelle che formano una famiglia o una comunità di più vaste dimensioni. Al di fuori di grave condizione di necessità dobbiamo tenere ben presenti le dichiarazioni di Gesù in occasione del suo discorso della montagna: "Avete inteso che fu detto agli antichi: -Non uccidere, chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio-. Ma io vi dico: chiunque si adira col proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio" e proibisce l’ira, l’odio, la vendetta e "Ancora di più: … se uno ti colpisce alla guancia destra, svolgili anche la sinistra. Io invece vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi come sui buoni e fa piovere sui giusti come sugli empi" (Matteo 5,21-22. 39. 44-45; cfr. CCC nn. 2258-2262). Di conseguenza la legittima difesa e la guerra (quando richiesta dalla necessità di legittima difesa) non autorizzano a togliere la vita ad un fratello in Dio, perché buoni e cattivi, siamo tutti sue creature. Chi infligge al suo aggressore un colpo mortale che potrebbe essere evitato, in quanto non estremamente necessario per evitare che il tentativo di difesa della propria incolumità diventi vano, si rende colpevole di omicidio (cfr. CCC 2263 - 2265). Anche i codici di diritto penale di alcune Nazioni, fanno menzione del fatto che, ove possibile, anche nei casi di legittima difesa, bisogna tentare di arrecare il minor danno fisico possibile al colpevole di qualsiasi tipo di reato a danno di chi è costretto ad avvalersi di questo diritto.

Ancora una volta, ritenendo necessario e doveroso ricorrere all’insegnamento dottrinale e sociale della Chiesa, che si fonda sulla Parola dell’Antico e del Nuovo Testamento, citiamo il Santo Padre Giovanni Paolo II che introduce il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, redatto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e pubblicato attraverso la Libreria Editrice Vaticana nel 1992, con queste parole:

"Custodire il deposito della fede è la missione che il Signore ha affidato alla sua Chiesa e che essa compie in ogni tempo… Il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva come intenzione e finalità di mettere in luce la missione pastorale ed apostolica della Chiesa, e di condurre tutti gli uomini, facendo risplendere la verità del Vangelo, a cercare ed accogliere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza. Al Concilio il Papa Giovanni XXIII aveva assegnato come compito principale di meglio custodire e presentare il prezioso deposito della dottrina cristiana, per renderlo più accessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini di buona volontà… Con l’aiuto di Dio i Padri conciliari hanno potuto elaborare un considerevole complesso di esposizioni dottrinali e di direttive pastorali offerte a tutta la Chiesa… per quel - rinnovamento di pensieri, di attività, di costumi e di forza morale, di gaudio e di speranza, che è stato lo scopo stesso del Concilio (Paolo VI, Discorso di chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 8 dicembre 1965). In questo spirito, il 25 gennaio 1985, ho convocato un’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Concilio. Scopo di questa assemblea era di celebrare le grazie e i frutti dello spirito del Vaticano II, di approfondirne l’insegnamento per meglio aderire ad esso e di promuoverne la conoscenza e l’applicazione. In questa circostanza i Padri sinodali hanno affermato: - Moltissimi hanno espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale… La presentazione della dottrina deve essere biblica e liturgica… Possa la luce della vera fede liberare l’umanità dall’ignoranza e dalla schiavitù del peccato per condurla alla sola libertà degna di questo nome (cf. Giovanni 8,32): quella della vita di Gesù Cristo sotto la guida dello Spirito Santo, quaggiù e nel Regno dei cieli, nella pienezza della beatitudine della visione di Dio faccia a faccia (cf. 1 Corinzi 13,12; 2 Corinzi 5,6-8)".

Il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2258, apre la sua approfondita esposizione catechetica sul quinto comandamento, Non uccidere (Esodo 20,13); Non è giusto far morire l’innocente e il giusto (Es. 23,7) citando l’istruzione <Dominum vitae> della "Congregazione per la Dottrina della Fede" che recita: "La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente".

Un’errata interpretazione dei contenuti di questo discorso potrebbe fare cadere qualcuno nell’errore che venga scagionato chi toglie la vita al colpevole di un delitto grave; la qual cosa equivarrebbe all’autorizzazione dell’applicazione della pena di morte. No! Dio solo può emettere giudizi di condanna su ciò che Egli stesso ha creato con le sue mani, anche in considerazione che la collera e la cupidigia sono conseguenze del peccato originale. Egli, tuttavia, nella sua eterna misericordia, non uccide il fratricida Caino; gli dà una possibilità di riabilitazione; ben inteso non un’approvazione per il male commesso ai danni di Abele, colpevole solo di rendersi, attraverso il suo amore verso Dio, a Lui gradito: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello" (Genesi 4,10-11). Potremmo se mai azzardare che Abele potrebbe essere considerato un simbolo anticipatorio dell’agnello pasquale che, il cui sacrificio viene ricompensato con l’immediata presenza nel Regni del Padre e Caino una raffigurazione dell’Adamo caduto nel peccato primordiale e che viene sottoposto a dura prova redentrice dato che il Padre è colui che Gesù ci fa conoscere attraverso la parabola del figliuol prodigo.

E la Chiesa, che è Madre e Maestra, ci chiama a metterci in ascolto della voce dei Padri Conciliari del Vaticano II, il cui documento Gudium et Spes (Chiesa e mondo moderno) recita:

"La pace non è la semplice assenza della guerra, ne può ridursi al solo rendere stabile l’equilibrio delle forze contrastanti, né è effetto di una dispotica dominazione, ma essa, con tutta esattezza, deve essere opera della giustizia. E’ il frutto dell’ordine impresso nell’umana società dal suo Fondatore e che dee essere attuato dagli uomini che esprimono una giustizia sempre più perfetta. Poiché, infatti, il bene comune del genere umano è regolato, sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma è soggetto, con il progresso del tempo… a continue variazioni, per cui la pace non è mai qualcosa di stabilmente raggiunto, ma è un edificio da costruirsi continuamente… E tale pace non si può ottenere sulla terra se non è stabilito il bene della persona". "Le ingiustizie , gli eccessivi squilibri di carattere economico o sociale…tra gli uomini e le nazioni, minacciano incessantemente la pace e causano le guerre. Tutto quanto si fa per eliminare questi disordini contribuisce a costruire la pace e ad evitare la guerra" (CCC n. 2317). …(Solo) in tal modo la pace è frutto anche dell’amore, il quale va oltre quanto può assicurare la semplice giustizia. La pace terrena (infatti), che nasce dall’amore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo, che promana dal Padre, al quale, il Figlio incarnato, per mezzo della croce, ha riconciliato tutti gli uomini, stabilendo l’unità di tutti in - un solo popolo e in un solo corpo -, diffondendo nel cuore degli uomini l Spirito d’amore… (G.S. 1587 – 1590). Mossi dal medesimo Spirito, noi non possiamo non lodare coloro che rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità" (G.S. 1591).

Abbiamo sottolineato alcuni punti che richiedono una riflessione, perché rientrano nel vasto e complesso quadro della giustizia:

  1.  
  2. il bene comune del genere umano… è soggetto, con il progresso del tempo… a continue variazioni, per cui la pace non è mai qualcosa di stabilmente raggiunto, ma è un edificio da costruirsi continuamente
  3. Al di fuori dell’amore del prossimo non esiste una formula che garantisce la pace terrena nel tempo, giacché il continuo variare delle condizioni culturali, scientifiche, tecnologiche e ambientali incide nei rapporti fra gli uomini. Allora è indispensabile che l’ingegneria dell’amore si aggiorni ed adegui ai tempi per apportare gli opportuni aggiustamenti e ammodernamenti ai metodi atti al raggiungimento e al mantenimento della pace.
  4. Mezzi di difesa alla portata anche dei più deboli: ci sembra superfluo spiegare di che cosa si tratta. Non si può affrontare un fante con un carro armato come non è lecito, anche per gli effetti indesiderati su persone innocenti e sulla natura fare uso di armi nucleari contro chi dispone so di un fucile e forse anche di una bicicletta.
  5.  
  6. La pace non deve essere effetto di una dispotica dominazione. "L’accumulo delle armi sembra a molti un modo di dissuadere dalla guerra eventuali avversari… La corsa agli armamenti non assicura la pace tra le nazioni (come dimostrano i continui attacchi terroristici dei Paesi più deboli a danno di quelli economicamente e militarmente potenti. E’ moralmente condannabile anche la produzione e il commercio delle armi… La ricerca di interessi privati o collettivi … non può legittimare imprese che fomentano la violenza e i conflitti tra le nazioni e che compromettono l’ordine giuridico internazionale" (CCC 2315 e 2316).
  7.  
  8. "I metodi descritti al punto c), oltre ad essere immorali, sono tutt’altro che utili per un miglioramento dei rapporti internazionali incrinati. L’odio rimane inalterato e, anzi, può accrescersi e farsi più vivo che mai, a sorpresa, alla prima occasione. La giustizia proclamata all’interno delle Beatitudini, infatti, è stata del tutto ignorata o volontariamente omessa. Questo tipo di millantato pacifismo nasconde sicuramente la falsa giustificazione dello scopo di rendersi sempre più agguerriti, con la disponibilità derivante dal potere economico (ottenuto per lo più nel modo che si può leggere nella tesi di DSC "Le torri di Babele"), delle armi più sofisticate che la moderna tecnologia è in grado di produrre e mettere sui mercati di morte.

L’Enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII riconosce alla Pace un ruolo privilegiato nell’ordine stabilito da Dio nella Creazione. Il documento, nell’Introduzione, mette in risalto due fasi rivelatrici dell’economia della salvezza sulle quali si fonda il principio della Pace fra tutti gli uomini in parallelo con la Pace di Cristo, unico Ponte verso la Pace del Regno del Padre: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Giovanni 14,27): a) l’ordine nell’universo; b) l’ordine negli esseri umani.

  1.  
  2. L’ordine nell’universo. "La Pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi. Può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio. I progressi delle scienze e le invenzioni della tecnica attestano come negli esseri e nelle forze che compongono l’universo, regni un ordine stupendo; e attestano pure la grandezza dell’uomo, che scopre tale ordine e crea gli strumenti idonei per impadronirsi di quelle forze e volgerle a suo sevizio. Ma i progressi scientifici e le invenzioni tecniche manifestano innanzi tutto la grandezza infinita di Dio che ha creato l’universo e l’uomo. Ha creato l’universo, profondendo in esso tesori di sapienza e di bontà, come esclama il Salmista: - O Signore, Dio nostro, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra - (Salmo 8,1). -Quanto sono grandi le tue opere , o Signore. Tu hai fatto ogni cosa con sapienza - (Salmo 104, 24). – Hai fatto l’uomo per poco inferiore agli angeli (intelligente e libero)… e lo hai costituito sopra le opere delle tue mani. Hai posto tutte le cose sotto i suoi piedi – (Salmo 8,5-6) -"
  3.  
  4. L’ordine negli esseri umani: "Con l’ordine mirabile dell’universo continua a fare stridente contrasto il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli; quasicché i loro rapporti non possono essere regolati che per mezzo della forza". L’ingiustizia del cattivo esercizio del potere, al contrario di un uso nello spirito di servizio, un ministero voluto da Dio, elargito per mezzo del Suo Spirito elargitore di carismi; la discriminante inequa distribuzione dei beni terreni, più grave quella dei beni di prima necessità, lo sfruttamento dei poveri; l’imposizione di tutto questo mediante l’uso della forza materiale e psicologica, sono i presupposti di reazioni rivendicative altrettanto violente. Una sommatoria di peccati investe i detentori del potere, il loro peccato dell’uso della forza più la colpa del peccato di ritorsione commesso dalle vittime; anche perché spesso dietro un’apparente attenuante si nasconde la vendetta e il tentativo di equiparare la propria forza con quella di chi dispone di maggiori mezzi, dimostrando che la potenza economica armata può essere messa in crisi con l’uso di mezzi impari, ma, pure molto violenti e cruenti. E questo nonostante che: "Il Creatore ha scolpito l’ordine anche nell’essere degli uomini: ordine che la coscienza rivela e ingiunge perentoriamente di seguire: - Essi mostrano scritta nei loro cuori l’0pera della legge, testimone la loro coscienza – (Romani 2,15). Del resto come potrebbe essere diversamente? Ogni opera di Dio è pure un riflesso della sua infinita sapienza: riflesso tanto più luminoso quanto più l’opera è posta in alto nella scala delle perfezioni (cf, Salmo 18,8-11). Una deviazione, nella quale si incorre spesso, sta nel fatto che si ritiene di potere regolare i rapporti di convivenza fra gli esseri umani e le rispettive comunità con le stesse leggi che sono proprie delle forze e degli elementi irrazionali…; quando invece le leggi con cui vanno regolati gli accennati rapporti sono di natura diversa, e vanno cercate là dove Dio le ha scritte, cioè nella natura umana. Sono quelle, infatti, le leggi che indicano chiaramente come gli uomini devono regolare i loro vicendevoli rapporti nella convivenza; e come vanno regolati i rapporti fra i cittadini e le pubbliche autorità all’interno delle singole comunità…". A questa ammonizione di tenere desta l’attenzione alle regole date da Dio agli uomini per il rispetto dell’ordine da Lui stesso stabilito nel quadro del rapporto dell’uomo con l’universo, la Pacem in terris fa seguire l’esposizione del principio fondamentale che "ogni essere umano è persona cioè natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali e inalienabili (cf. Radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1942). Che se poi si considera la dignità della persona umana alla luce della Rivelazione divina, allora essa apparirà incomparabilmente più grande, poiché gli uomini sono stati redenti dal sangue di Cristo, e con la grazia sono divenuti figli e amici di Dio e costituiti eredi della gloria eterna.Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita …anche di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà (cf. enciclica Divini Redemptoris di Pio XI). Ogni essere umano ha diritto al rispetto della sua persona… alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione,… entro i limiti consentiti dall’ordine morale e dal bene comune; e ha diritto all’obiettività nella informazione".
  • "La pace non è la semplice assenza della guerra". Il disordine politico, economico, sociale "rende difficile per un grandissimo numero di uomini la conquista dell’unica realtà necessaria, la salvezza eterna" (Quadragesimo anno, Enciclica sull’instaurazione dell’ordine sociale, di Pio XI in occasione del 40° anniversario della Rerum Novarum; 1931).

    Il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli… non può essere regolato che per mezzo della forza. "Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle ingiustizie che provocano la guerra e che, a sua volta la guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la bontà divina ci liberi dall’antica schiavitù della guerra" (CCC n. 2307). La storia insegna che il male è penetrato nel cuore dell’uomo fin dalle sue origini. Satana, che etimologicamente vuol dire anche "colui che mette discordia fra due", opera continuativamente il disordine fra i popoli. La guerra, quindi, è profondamente radicata nel mondo, ma nel progetto divino la storia del mondo è, soprattutto, inserita nella storia della salvezza. Cristo Signore, al quale il Padre ha dato ogni potere in cielo e in terra (cfr. Colossesi 1,15), infatti, è venuto fra gli uomini per fondare la Chiesa, segno della sua costante presenza spirituale in mezzo agli uomini che si concretizza nelle specie consacrate e nel rinnovo del suo atto eucaristico redentivo, compiuto una sola volta per tutte, ma celebrabile e celebrato, cioè non ricordato attraverso un simbolismo di quanto memorizzato, ma attraverso il memoriale, che vuol dire rivivere nella realtà del presente il mistero pasquale di Cristo Gesù, annullando il tempo trascorso dalla sua Passione, Morte e Risurrezione. Egli, Figlio del Dio Trino e Uno, con Cristo e con lo Spirito Santo, fattosi Figlio dell’uomo subisce volontariamente, per obbedienza al Padre e per amore del riscatto dei fratelli terreni, non figli naturali di Dio come lui, ma Sue creature, tutti e nessuno escluso, eredi del peccato del loro progenitore, la violenza cruenta di quegli uomini che non hanno accettato la sua fondamentale essenza divina. La Chiesa, essendo erede della missione di salvezza di tutta l’umanità, composta di credenti e non credenti, dunque, non può restare chiusa fra le mura del tempio, perché la fede non è una questione privata di pochi fedeli, ma pubblica, perché non si può separare la religione e la vita mondana; non si può contrapporre la Chiesa e il mondo; la Chiesa anzi è creata per servire il mondo perché sempre più si sviluppi in esso il Regno di Dio, felice epilogo della storia della salvezza. Per questo la Chiesa non s’interessa solo dei beni eterni, ma anche del benessere dell’uomo nelle diverse sfere di cultura, come sono richieste dai tempi (cfr. Mater et magistra, 4, di Giovanni XXIII, 1961, sugli sviluppi più recenti della questione sociale alla luce della dottrina cristiana). Tutti gli uomini, cittadini e governanti devono tenere conto di questa cura della Chiesa per i suoi figli e "sono tenuti a adoperarsi per evitare le guerre… una volta esaurite le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa; sempre, però, dopo una rigorosa considerazione di carattere morale delle strette condizioni che giustifichino una legittima difesa con la forza militare" (CCC 2308 e 2309). "La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale nei conflitti armati. Né per il fatto che una guerra è disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto. Si devono rispettare e trattare con umanità i non combattenti, i soldati feriti e i prigionieri. Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali… sono dei crimini. Non basta un’obbedienza cieca a scusare coloro che le attuano. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come un peccato mortale. Gli esecutori d’ordine sono moralmente in obbligo di fare resistenza agli ordini che comandano un genocidio. Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere aree geografiche e urbane e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro l’umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato" (CCC 2312; 2313; 2314).

  • Conclusione

    Non abbiamo la pretesa di trarne e d’altra parte il nostro lavoro s’è limitato ad alcune considerazioni di carattere personale e a qualche commento quasi esegetico delle affermazioni del Magistero Chiesa. Sono i Padri, dunque, che le hanno tratte, mentre noi ci siamo limitati a tentare di mostrare quei frutti che, con l’aiuto dello Spirito, siamo stati capaci di raccogliere dal seminato delle loro parole. Da essi abbiamo ricavato il convincimento che, anche se ogni occasione è utile per offrire qualche nozione di morale teologico – sociale, quasi sicuramente alcun luogo è più adatto della parrocchia per impiantare nelle coscienze individuali e comunitarie i principi morali che sono alla base della crescita di una società più coesa con il Regno celeste.

    B.S.