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IX TAPPA
PACE GUERRA - TERRORISMO
I continui ed accorati appelli del Vicario di Cristo, per la pace sono una scontata lettura delle parole damore nel Vangelo sociale di Gesù che va sotto il nome di "Beatitudini".
Questi appelli del Santo Padre trasudano del timore che la lotta fra potere e schiavitù, fra voglia di riscatto e terrorismo rompano gli equilibri che tanti anni di promozione ecumenica sembrano abbiano condotto allincontro e ad una comunione di principi di fratellanza e di giustizia nella morale di base delle diverse religioni.
Fosche nubi si affacciano allorizzonte rosso di fiamme e di sangue in seguito alle parole del vice di Saddam che parla di guerra santa.
E molto grave che ne parli un politico-militare di scuola islamica, dove lIslamismo, che pure è monoteista, deve compiere ancora un lungo cammino chiarificatore dei contenuti della fede. E di gran lunga più esecrabile che molti cristiani, più o meno potenti, siano il motore di presupposti che provocano il perdurare di una mentalità ignorante tendente a risolvere ogni tipo dincomprensione nel sangue.
E necessario a questo punto una lettura della Bibbia in questa direzione, come ha fatto il Papa nelludienza del 2 Aprile 2003.
Giovanni Paolo II si rifà allinno dIsaia che invita a "cantare un canto nuovo" (cfr. Is 42,10) che si apre allorizzonte della libertà, quale svolta radicale nella storia di un popolo che ha conosciuto loppressione e il soggiorno in terra straniera (esilio babilonese) (cfr. Salmo 136). La "novità", prosegue il Papa, ha spesso nella Bibbia il sapore di una realtà perfetta e definitiva. E quasi il sorgere di unera di pienezza salvifica che sigilla la storia travagliata dellumanità.
Anche il cantico di Mosè dipinge il Signore durante la traversata del Mar Rosso come un "prode in guerra", pronto a stendere la sua destra potente e ad atterrire i nemici (cfr. Es. 15,3-8) Cantava il Salmista: "Nelloppressione vieni in nostro aiuto perché vana è la salvezza delluomo" (Sal 59,13).
Le guerre di cui parla la Bibbia mettono in evidenza lesistenza del peccato che, in forza della libertà concessa dal Creatore alluomo, nelle sue forme temporali calpesta il diritto e la giustizia e non presenta, per tanto, una liceità da imitare; unattenuante o addirittura una scusante che giustifica ogni intervento armato al di fuori della legittima difesa.
Ogni offesa richiede la misericordia del perdono, il pentimento e la richiesta di perdono, laccettazione del perdono. Dio nella sua misericordia è generoso e giusto: dà al suo popolo una patria, ma questo la deve conquistare (cfr. Es 23,27-33).
Alla luce di ciò la vita combattiva dIsraele, che vede talvolta liniziativa e lintervento divino, trova la sua collocazione nella causa religiosa (cfr. Numeri 21,21-35; Deuteronomio 2,26 3,17; Giosuè 6 12; Numeri 31; Giudici 3 12; Samuele 11. 18; 28 30; 2 Samuele 5; 8; 10). Israele appare come laraldo di Dio in terra; il suo re è il luogotenente di Jahve nella storia.
Lardore della fede esige prodezze militari, sostenute dalla certezza dellaiuto divino e della speranza di una vittoria ad un tempo politica e religiosa (cfr. Salmo 2; 45, 4ss; 60,7-14; 110).
Forte sarà, però, la tentazione di confondere la causa di Dio con la prosperità temporale. Grave e delittuoso è il ricorso alla violenza per appropriazione dei beni altrui, per possedere più ricchezza e dominio dogni altro nel mondo come è ormai prassi di tutte le guerre dei nostri tempi.
La sua presenza nella Sacra Scrittura ha lo scopo di Rivelare lesperienza impegnativa dellumanità nella ricerca della salvezza attraverso la lotta spirituale tra Dio e satana. Il fine è la pace acquistata attraverso il combattimento cruento che si consuma sulla Croce del Figlio ingiustamente perseguitato dai sudditi umani del demonio.
Dio, fin dalle origini, è personalmente in lotta contro le forze malvagie che si oppongono ai suoi disegni ed interviene con la sua azione sovrana per affermare la sua padronanza sugli avvenimenti. Al tempo della schiavitù del suo popolo in Egitto, Egli interviene e lo libera colpendo con prodigi dogni specie (cfr. Esodo 3,20).
I combattimenti dIsraele non hanno come fine ultimo il trionfo temporale. Dio vuole che si stabilisca un regno di prosperità e di giustizia, secondo la sua "Legge". Dio colpisce il suo popolo peccatore inviando gli invasori incaricati di castigarli, come fa con le potenze pagane (cfr. Isaia 1,4-9; Geremia 4,5. 5,17; 6; Is 5,26-30).
Attraverso questi avvenimenti terribili Israele comprende che la guerra è fondamentalmente un male; conseguenza dellodio fratricida fra i figli di Dio (cfr. Genesi 4); essa non sparirà fino a quando il peccato non scomparirà dal mondo (cfr. Ezechiele 39,9ss; Salmo 46,10) per cedere il posto alla salvezza autentica alla quale Israele deve aspirare.
Con questo concetto vediamo ancora guerre. I pagani assaliranno militalmente Gerusalemme. Non si tratta di una visione come quella mondana, ma di una concezione apocalittica nella quale "Il Signore radunerà tutte le genti contro Gerusalemme per la battaglia ma il Signore uscirà e combatterà contro qulle nazioni, come quando combattè nel giorno della battaglia e il Signore sarà il re di tutta la terra e ci sarà soltanto il Signore, e soltanto il suo nome non vi sarà più sterminio e Gerusalemme se ne starà tranquilla e sicura" (Zaccaria 14, 1-11).
Gerusalemme si trova davanti ad una prospettiva superriore a quella delle guerre temporali. Dio sostiene i giusti della storia ponendo termine in terra ad ogni iniquità, preludendo al "regno di Dio in terra" (cfr. Isaia 59,15-20; 63,1-6; Salmo 35,1ss; Sapienza 5, 17-23) nel combattimento che si concluderà con il giudizio finale che vedrà i giusti godere della pace eterna. Daniele 12,1ss; Sap. 4,7; 5,15s).
Quello che nellAT appare come un Dio che talvolta tace e che spesso, per unerrata esegesi, può apparire come un imsuperabile "politico" ed un terribile "militare" nel NT assume in Gesù, sua incarnazione terrena, la reale consistenza escatologica essenziale leggibile nel netto rifiuto di Gesù contro qualsiasi forma di violenza (Matteo 26,52; Giovanni 18,11) che prova la spiritualità pura, scevra dalla visione violenta del mondo, della lotta della Divinità contro satana ed il male che lui impersonifica e propugna nel mondo.
La Chiesa, corpo mistico di Cristo, istituita da Gesù, è ovviamente, come il suo Fondatore e suo Capo, sia gerarchicamente sia fisicamente parlando, segno sensibile, secondo lo scopo e la natura del NT, della missione escatologica a lei affidata in continuità di quella di Gesù Cristo, dopo la sua ascensione al regno del Padre.
La guerra dunque, non rientra nel suo progetto.
Cè, tuttavia, il suo indispensabile intervento teologico morale attraverso la sua Dottrina Sociale e i documenti del suo Magistero.
Primi fra tutti, gli interventi omiletici, epistolari, sinodali, i messaggi del Vicario di Cristo in terra, il Papa, nelle sue encicliche, nei discorsi, nelle omelie, nelle udienze ecc.
Il fine escatologico non può essere separato dal contesto sociale di base. Per questo la Chiesa non si serve di armi temporali, ma di quelle che Gesù le ha lasciato in eredità: le virtù cristiane (1 Tessalonicesi 5,8; Efesini 6,11. 11-37) e la fede in Cristo per vincere il maligno nel mondo (1Giovanni 2,14; 4,4; 5,4s).
Gesù, agnello pasquale, la cui croce fu preparazione della sua gloriosa risurrezione (Apocalisse 11,11. 15-18), attraverso la morte, fu vincitore di satana. Parimenti i suoi attraverso il loro martirio (Apocalisse 11,12; 14,1-5).
La tradizione storica, giuntaci attraverso le parole della Bibbia, ci comunica che ad ogni inizio danno i re "scendevano in campo" (2 Samuele 11,1).
Con lavanzare della civiltà i governanti firmavano trattati di pace perpetua che venivano poi regolarmente rotti.
Lesperienza dei nostri giorni non è diversa. Le varie alleanze come quella Atlantica, la Nato, lONU reggono finché i Paesi aderenti trovano la loro convenienza, poi diventano carte scritte da buttare nel cestino dei rifiuti. Il recente fallimento dellONU è legato non al ventilato insuccesso del ritrovamento di armi proibite irachene ma al fatto che questo istituto fungeva da cuscinetto del pericolo nucleare di uno scontro USA Unione Sovietica, mentre questa era esistente. Frantumatosi, fortunatamente, il pericolo comunista di questa Unione, lunica nazione detentrice della maggior parte del potere militare ed economico del mondo è rimasta gli USA e lONU serve solo fino a quando può essere utile alle maggiori potenze del mondo.
Lesperienza dIsraele ora esaltante ora crudele come oggi, inserita nel disegno di Dio, va inserita nella lotta fra il bene ed il male in vista della vittoria del bene, fine ultimo del "Piano della salvezza".
In questottica la Chiesa ha il diritto ed il dovere di difendere i valori sociali che scaturiscono dal Vangelo di Gesù Cristo, del quale è custode, a difesa della libertà, dei diritti e dei doveri, della giustizia, delle responsabilità cui luomo è chiamato come individuo e come membro della società, come credente, come cristiano, come esercente il potere umanitario, politico, militare. Tutto questo in un contesto di esaltazione e rispetto della persona umana che trova la sua origine ed il suo scopo nella pace (cfr. "Pacem in terris", di Giovanni XXIII).
La Chiesa, di conseguenza, interviene quando nelle azioni degli uomini intravede il propellente malefico del "demonio" che, con linganno, frappone ostacoli sulla via che conduce al regno di Dio.
La Chiesa fa sentire la sua voce in favore della pace e redarguisce i nemici di questa.
Questo non vuol dire che la Chiesa rimane indifferente davanti alle persecuzioni dei più deboli. Essa, in extrema ratio, riconosce la necessità del combattimento nei casi di leggittima difesa, cioè quando il perseguitato si oppone con ogni mezzo a sua disposizione contro chi attenta alla pace e alla propria incolumità (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri 2263-2267 e da 2302 a 2317).
In realtà le guerre nella Bibbia hanno lo scopo di testimoniare che certi lunghi silenzi di Dio, quasi che la storia sia lasciata in mano ai perversi e il Signore rimanga indifferente e impassibile, sono solo apparenti.
In realtà, quel tacere sfocia in una reazione simile a quella di una partoriente che saffanna, sbuffa e urla. Entrato in scena, il Signore parla e le sue parole veementi (cfr. Is 42,14-16)intrecciano giudizio e salvezza. E il giudizio definitivo sul male, raffigurato con immagini di aridità, distruzione, deserto (cfr. v. 15) che ha come meta un risultato vivo e fecondo.
Infatti, il Signore fa sorgere un mondo nuovo, unera di libertà e di salvezza. A chi era cieco vengono aperti gli occhi perché goda della luce che sfolgora. Il cammino si fa agile e la speranza fiorisce (cfr. v. 16), rendendo possibile continuare a confidare in Dio e nel suo futuro di pace e di felicità.
Scoprire, con gli occhi della fede, questa presenza divina nello spazio e nel tempo, ma anche in noi stessi, è sorgente di speranza e fiducia, anche quando il nostro cuore è turbato e scosso "come si agitano i rami del bosco per il vento" (Is 7,2).
Il Signore, dunque, nelle immagini di guerra della Bibbia, entra in scena, non indossando lelmo e larmatura, ma larma dinsuperabile potenza dellamore, piuttosto che la spada, e giudicherà "il mondo con giustizia e con verità tutte le genti" (Sal 95,13).
In realtà il risvolto cruento delle guerre bibliche anticipa, il sangue di Colui che fu mandato dal Padre per farsi carico dei peccati e delle sofferenze dellumanità.
Siamo ben lontani dalle immagini atroci che ogni ora ci invia la TV nelle quali, molto raramente il sangue è quello di coloro che ordinano: "armiamoci e partite". Costoro dovrebbero quanto meno fare compagnia per qualche giorno ai reporter che si espongono al pericolo per adempiere al dovere dellinformazione.
Questa lettura, che ci mostra come la guerra nella Bibbia ha lo scopo di mettere in risalto lintervento divino in favore della giustizia, il cui traguardo è la pace escatologica, evidenzia che la pace vera si libera delle sue limitazioni terrene: "Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della gistizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza. Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri " (Isaia 32,16-18). "I governanti del popolo saranno pace e giustizia" (Isaia 60,17). E il risvolto escatologico si fa più chiaro nella riflessione sapienziale: "Grande pace per coloro che amano la tua legge " (Sal 119,165); "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio Agli occhi degli insensati essi sembrano morti ma sono nella pace" (Sapienza 3,1ss).
La speranza dei profeti e dei sapienti si concretizza nella vittoria di Gesù Cristo sulla morte passando per il sacrificio. Attraverso la Croce, la pace che gli angeli hanno annunziato giunge agli uomini che Dio ama (cfr. Luca 2,14). Ma Gerusalemme non vuole accogliere questo messaggio (Lc 19,42).
I nemici del cristianesimo non accettano lidea di un re che rinuncia al potere per la salvezza del suo popolo.
I dittatori come Saddam, non disponibili ad abbandonare il loro prestigio ed i loro rubinetti doro per evitare alla sua gente un bagno di sangue, sono gli anti Cristo in perdente, ma perenne lotta contro il re che cavalca un asinello per risorgere e fare risorgere il suo popolo al bene eterno, attraverso la sua "Passione".
La reazione contro lesecrabile attentato alle due Torri può anche essere considerata una occasione da cogliere al volo per stendere la lunga mano del potere mondiale sui Paesi medio - orientali, orientali ed africani?
E' impensabile, infatti, che una Potenza intelligente come quella stetunitense non si renda conto che il terrorismo non si combatte con la guerra ma con leguaglianza sociale. La vittoria sullIraq scaturirà in recrudescenze terroristiche, perché mai certi popoli accetteranno convinti al cento per cento di essere governati dallOccidente.
Ancora è tuttaltro che conclusa la cruenta missione militare in Iraq che già si paventa un nuovo conflitto in Siria. E dopo?...
La soluzione tristemente logica per sconfiggere il terrorismo, forse, però, solo quello contro le nazioni dellOccidente, sarebbe quella di combattere, sconfiggere e colonizzare tutti i Paesi aleati di Saddam, di Billaden o di qualche altro dittatore, ma questo comporterebbe uno spargimento di sangue innocente maggiore di quello presente.
Oltre tutto è poco probabile che gli USA, non nuovi in questo genere dimprese (vedi invasione della Sicilia nel 1943, porto per lintera Italia ed il resto dellEuropa alleata della Germania), non abbia usato, attraverso la CIA, i potenti mezzi della mafia per mettere fuori causa il dittatore iracheno.
Ripetiamo: il terrorismo non si debella con la guerra, ma con la giustizia sociale.
"Beati gli operatori di pace" (Matteo 5,9. Le Beatitudini). Coloro che operano il diritto e la giustizia sono le colonne luminose che procurano la "Beata visione della pace". Essi non costituiscono una fragile torre di Babele ma il gigantesco, incrollabile osservatorio dal quale è possibile contemplare la "Gerualemme celeste" (Apocalisse 21,2).