DSC

VI Tappa

La "Globalizzazione"

Globalizzazione. Una parola magica? Sotto questa definizione, che dà l’impressione che il solo pronunciarla possa sortire effetti benefici (quasi qualcosa che ricorda la fiabesca Apriti sesamo), adottata per esprimere la situazione economica mondiale dopo la caduta del muro di Berlino (1989), si nasconde l’intento di accrescere il divario già esistente fra il Mondo occidentale ad economia prevalentemente liberale; il secondo Mondo, quello dell’area comunista, a economia rigidamente organizzata; il terzo Mondo, i Paesi teoricamente definiti in via di sviluppo, ma nella vera essenza a economia variamente dipendente; e un quarto Mondo, quello dell’area dei Paesi estremamente poveri. Questa maggiore discriminazione è causa inevitabile di ingiustizie sempre nuove e sorgente di nuove forme di colonialismo più controllabile ed efficiente, per i potenti che dispongono di mezzi atti a prendere decisioni e realizzarle in tempo reale? (Cfr. A. Luciani, "Catechismo Sociale Cristiano").

Aggiungerei l’esistenza di un quinto Mondo situato all’interno dei Paesi industrializzati, quello dei poveri, degli zingari, dei barboni, degli immigrati clandestini sfruttati anche nel corpo, di ogni genere di disperati, di padri di famiglia senza lavoro che scelgono la via del suicidio anche per i propri familiari. E’ un quinto Mondo che possiamo scoprire anche in

Paesi in vetta alla graduatoria dei potenti, come gli USA e la CEE; un quinto Mondo di

vittime del disinteresse di quelli che non hanno una concezione etica del profitto e sono i

più devoti adoratori del dio denaro.

Se tutti i Paesi poveri, in obbedienza quanto auspicato dalla sopra citata Carta dell’unità africana del 1963, piuttosto che, come spesso accade, combattersi per motivi religiosi e di confine, facessero lega potrebbero costringere Golia a non commettere soprusi.

Non vogliamo leggere, per forza, aspetti negativi in un processo che potrebbe di per sé contenere buoni propositi come l’edificazione di una "convivialità delle differenze in un mondo nel quale a tutti è stata offerta la possibilità di partecipare al banchetto" (Tonino Bello Vescovo di Molfetta), ma il fatto è che dietro di esso si nasconde un infernale meccanismo che permette al 20% della popolazione mondiale di vivere più che bene a danno dell’80% che conosce solo fame, mancanza di cultura, malattie, odio tribale, schiavitù.

A Genova è stato confermato il preesistente impegno di aiuti ai Paesi poveri, per garantire la sicurezza alimentare, nella misura globale dello 0,70% commisurato ad una percentuale sul PLN (Prodotto Nazionale Lordo) dei singoli Paesi industrializzati, secondo libera decisione dei loro governi. In realtà l’esborso complessivo medio non supera lo 0,22%. Non certo per colpa di Paesi come la Danimarca che con l’1% del suo PNL è uno dei maggiori donatori, ma a causa di quelli, anche più ricchi, ma meno generosi, che non hanno consentito il superamento complessivo dello 0,25%; fra questi ultimi purtroppo annoveriamo l’Italia con un misero 0,15%. E dire che nel nostro Paese a fronte di una certa fascia di povertà o basso reddito, esistono consumi e svaghi legati a sport, spettacoli, automobili e barche, sontuosi chalet e ville megagalattiche, tutta roba da miliardari.

Oltre tutto, gli aiuti dei ricchi ai poveri giungono sempre a buon fine? Lungo la strada, per non parlare dei luoghi di partenza, incontrano storie di sprechi e corruzioni. Molto spesso finiscono spesi in armi o nelle tasche di qualche dittatore che se la gode, anche nei paesi del Nord, e accresce il suo potere locale sia su i suoi sudditi sia nei confronti degli stessi Paesi industrializzati che vogliono investire speculativamente nel Sud. Spesso sono gli stessi dittatori ad accendere la miccia di azioni terroristiche, per via di qualche affare sul quale i governi e gli industriali del Nord pretendevano d’imporre la propria volontà o, addirittura, di sottrarlo. Gli esecutori materiali delle azioni violente vengono facilmente reperiti dai mandanti fra i più disperati che sono cresciuti sotto il regime dei potenti.

"Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, poiché essi erediteranno la terra".

Oggi si parla tanto di globalizzazione………..

Ma i governanti della terra fino a che punto sono in buona fede quando parlano di questo progetto?

GLOBALIZZAZIONE

E’ un’espressione che riempie la bocca. In realtà sono pochi quelli che ci capiscono qualcosa. Ammetterlo sembrerebbe un’affermazione da ignoranti. Ci sono pochi eletti che spiegano il suo significato ad ascoltatori attoniti che sperano di capirci qualcosa, anche per appropriarsi di tanta cultura. Emeriti oratori spiegano che questa parola magica è la quinta essenza della giustizia e dell’ingegno dell’animo generoso dei potenti che hanno in mano le sorti del mondo, tesa ad accelerare e uniformare lo sviluppo di tutti i paesi della terra.

Sembra di sentire riecheggiare le parole della biblica Sapienza:

"Amate la giustizia, voi che governate la terra,

rettamente pensate al Signore…

I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio;

La sapienza non entra in un’anima che opera il male…

Lo Spirito del Signore riempie l’universo

E, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.

Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste,

la sapienza di Dio non lo risparmierà" (Sap 1,1-8).

Giovanni Paolo II nel suo "Messaggio per la giornata della Pace del 1° gennaio 1998", ha scritto: "I vasti movimenti geo–politici succedutisi dopo il 1989 sono stati accompagnati da vere rivoluzioni nel campo sociale ed economico. La globalizzazione dell’economia e della finanza è ormai una realtà e sempre più chiaramente si vanno raccogliendo gli effetti dei rapidi progressi legati alle tecnologie informatiche. Siamo alle soglie di una nuova era, che porta con sé grandi speranze e inquietanti interrogativi. Quali saranno le conseguenze dei cambiamenti in atto? Potranno- tutti – trarre un vantaggio da un mercato globale? Avranno – tutti – la possibilità di godere della pace? Le relazioni tra gli Stati saranno più eque, oppure le competizioni economiche e le rivalità fra popoli e nazioni condurranno l’umanità verso una situazione di instabilità ancora maggiore?".

Queste ultime parole del Messaggio del Santo Padre richiamano alla memoria gli interventi di Geremia, e anche di altri profeti nella storia veterotestamentaria, nonché parole e opere di Gesù descritte nel Vangelo, che a buon diritto può anche essere definito un documento sociale che non si ferma alla denuncia, ma istruisce sui passi da compiere in ogni tempo secondo i segni dei tempi nel cammino della Speranza. Il maestro è il Messia stesso in persona: "nel corso della propria attività pubblica, Gesù ha sempre rifiutato, senza compromessi, qualsiasi coinvolgimento politico, da qualsiasi parte esso venisse, e ha rifiutato egli stesso l’impiego di mezzi politici. L’ultima conseguenza di questo modo di procedere è la morte di Gesù Cristo in Croce. E nonostante ciò, la predica di Gesù non è apolitica. Gesù non è stato un rivoluzionario sociale; e tuttavia la sua predicazione, e quindi il regno di Dio annunciato e vissuto, sono di per sé anche un evento politicamente rilevante" (T. Herr, La DSC).

"In verità la Sacra Scrittura non propone una dottrina sulla vita politica. Tuttavia, se si dovesse scegliere un testo caratteristico sul rapporto religione – politica, forse il più adeguato sarebbe la controversia del tributo a Cesare (cfr. Mt 22,15-21 e par.). E’ chiaro che i nemici di Gesù non cercano un chiarimento del problema, ma piuttosto di mettere in difficoltà colui che afferma d’essere il Figlio di Dio. La risposta del Signore si colloca su un piano diverso ed è carica di valori etico – dottrinali.

Oggi si parla tanto di globalizzazione………..

Ma i governanti della terra fino a che punto sono in buona fede quando parlano di questo progetto?

GLOBALIZZAZIONE

E’ un’espressione che riempie la bocca. In realtà sono pochi quelli che ci capiscono qualcosa. Ammetterlo sembrerebbe un’affermazione da ignoranti. Ci sono pochi eletti che spiegano il suo significato ad ascoltatori attoniti che sperano di capirci qualcosa, anche per appropriarsi di tanta cultura. Emeriti oratori spiegano che questa parola magica è la quinta essenza della giustizia e dell’ingegno dell’animo generoso dei potenti che hanno in mano le sorti del mondo, tesa ad accelerare e uniformare lo sviluppo di tutti i paesi della terra.

Sembra di sentire riecheggiare le parole della biblica Sapienza:

"Amate la giustizia, voi che governate la terra,

rettamente pensate al Signore…

I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio;

La sapienza non entra in un’anima che opera il male…

Lo Spirito del Signore riempie l’universo

E, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.

Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste,

la sapienza di Dio non lo risparmierà" (Sap 1,1-8).

Giovanni Paolo II nel suo "Messaggio per la giornata della Pace del 1° gennaio 1998", ha scritto: "I vasti movimenti geo–politici succedutisi dopo il 1989 sono stati accompagnati da vere rivoluzioni nel campo sociale ed economico. La globalizzazione dell’economia e della finanza è ormai una realtà e sempre più chiaramente si vanno raccogliendo gli effetti dei rapidi progressi legati alle tecnologie informatiche. Siamo alle soglie di una nuova era, che porta con sé grandi speranze e inquietanti interrogativi. Quali saranno le conseguenze dei cambiamenti in atto? Potranno- tutti – trarre un vantaggio da un mercato globale? Avranno – tutti – la possibilità di godere della pace? Le relazioni tra gli Stati saranno più eque, oppure le competizioni economiche e le rivalità fra popoli e nazioni condurranno l’umanità verso una situazione di instabilità ancora maggiore?".

Queste ultime parole del Messaggio del Santo Padre richiamano alla memoria gli interventi di Geremia, e anche di altri profeti nella storia veterotestamentaria, nonché parole e opere di Gesù descritte nel Vangelo, che a buon diritto può anche essere definito un documento sociale che non si ferma alla denuncia, ma istruisce sui passi da compiere in ogni tempo secondo i segni dei tempi nel cammino della Speranza. Il maestro è il Messia stesso in persona: "nel corso della propria attività pubblica, Gesù ha sempre rifiutato, senza compromessi, qualsiasi coinvolgimento politico, da qualsiasi parte esso venisse, e ha rifiutato egli stesso l’impiego di mezzi politici. L’ultima conseguenza di questo modo di procedere è la morte di Gesù Cristo in Croce. E nonostante ciò, la predica di Gesù non è apolitica. Gesù non è stato un rivoluzionario sociale; e tuttavia la sua predicazione, e quindi il regno di Dio annunciato e vissuto, sono di per sé anche un evento politicamente rilevante" (T. Herr, La DSC).

"In verità la Sacra Scrittura non propone una dottrina sulla vita politica. Tuttavia, se si dovesse scegliere un testo caratteristico sul rapporto religione – politica, forse il più adeguato sarebbe la controversia del tributo a Cesare (cfr. Mt 22,15-21 e par.). E’ chiaro che i nemici di Gesù non cercano un chiarimento del problema, ma piuttosto di mettere in difficoltà colui che afferma d’essere il Figlio di Dio. La risposta del Signore si colloca su un piano diverso ed è carica di valori etico – dottrinali.

Giovanni Paolo II, commentando questo brano del Vangelo, ha detto: - con la sua risposta Gesù offre l’indicazione di una linea di comportamento valida non solo per la situazione storica del momento, ma anche per il nostro tempo e per tutte le epoche." (Prof. D. E. Colom).

Lo sguardo di Cristo corre fino alla fine dei tempi. Per questo la Chiesa, continuatrice della sua missione sulla terra, prosegue in questo ammaestramento mediante la Dottrina Sociale.