"Le torri di Babele"
II TAPPA
Introduzione
Sulla carta e sulle parole impegno primario assunto dai G"8" a Genova, incontro nei giorni 20, 21 e 22, è stato quello di garantire la sicurezza alimentare ai paesi poveri e anche a quelli in via di sviluppo, ma come si sa fra i dire e il fare cè di mezzo il mare Non è che le organizzazioni che si avvalgono di varie forme di finanziamento per andare incontro ai bisogni più elementari di quei popoli, abbiano fatto molto meglio. I presupposti che minacciano la pace sono più che mai vivi; è la gente che muore! Il terrorismo sempre più estremo e sofisticato, alle armi contundenti e cruente si aggiungono quelle chimiche, più silenziose e più minacciose per lincolumità delle persone, di un numero sempre più grande di figli di Dio (cfr. nella rubrica Attualità del nostro sito "E lecito uccidere?".
Linsegnamento sociale della Chiesa cade nel vuoto più buio? La Chiesa piange i suoi figli più piccoli. Non solo; piange anche i loro carnefici. Eppure non dispera e non si arrende! Diversamente rimarrebbe muta. Invece parla; parla le parole del Vangelo. Combatte una guerra pacifica e spirituale sul campo di battaglia della missione, tesa a cercare e trovare la pecorella smarrita, la dramma perduta, fiduciosa nellattesa del ritorno del figlio pentito che cerca e trova misericordia (cfr. Lc 15). Per questo la Chiesa, spesso anche in modo accorato, parla, ammonisce, dà speranza I suoi Pastori, i padri alzano il dito ammonitore, ma benedicente, che indica il cammino da percorrere. Così il Santo Padre Giovanni Paolo II ha indirizzato un messaggio seguente, di cui riportiamo un breve stralcio, allAssemblea partecipante al Vertice Mondiale sullAlimentazione, tenutosi a Roma dal 10 al 13 giugno 2002: "Il precedente Vertice del 1996 aveva già attestato che la fame e la malnutrizione non sono fenomeni soltanto naturali o strutturali di determinate aree geografiche, ma sono piuttosto come la risultante di una più complessa condizione di sottosviluppo, causata dallinerzia e dallegoismo degli uomini Preoccupanti sono, poi, alcune statistiche, secondo le quali negli ultimi anni, gli aiuti ai Paesi poveri appaiono diminuiti, e non aumentati. Oggi più che mai si impone lurgenza che, nei rapporti internazionali, la solidarietà diventi il criterio ispiratore di ogni forma di cooperazione, nella consapevolezza della distribuzione generale dei beni che Dio creatore ci ha affidato Per questo, la Chiesa cattolica, da sempre sollecita nel promuovere i diritti umani e lo sviluppo integrale dei Popoli, continuerà a sostenere quanti operano perché sia assicurato a tutti il cibo quotidiano. Essa è vicina per intime vocazione ai poveri della terra e auspica il fattivo impegno di tutti perché presto venga risolto questo problema, che è uno dei più gravi dellumanità ".
I buoni propositi del Vertice del 1996 non solo non vengono concretizzati, ma addirittura la situazione, da allora ad oggi, è peggiorata. Non si può dire che nei pochi mesi trascorsi dal G8 ad oggi che le cose vadano diversamente di prima. Anzi il mondo è in crescente agitazione; perché? Manca, in alta percentuale, la volontà politica di mutare una situazione creata da strati più vasti di potenti dellOccidente; finanzieri, industriali e mercanti darmi sempre più ricchi. E un mondo che risponde, servendosi di specchietti per le allodole quali la carità non carità, per attrarre nella rete a maglie sempre più strette un numero sempre crescente di persone povera, facile da sfruttare perché in possesso solo di una grande e atavica fame e di suolo e sottosuolo ricchissimo da cui non sono in grado di trarre beneficio a causa dellassoluta mancanza di mezzi economici e tecnologici.
Dal messaggio della Chiesa cattolica che proclama il rispetto della dignità della persona nel quadro dellarmonia del creato alla carità pelosa dellOccidente. "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: <Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?> Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa" (Giacomo 2,14-17).
Lesempio della prima comunità cristiana. "E partecipavano assiduamente alla vita comune, allo spezzare del pane e alle preghiere. Tutti i credenti poi stavano riuniti insieme e avevano tutto in comune; le loro proprietà e i loro beni li vendevano e ne facevano parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno " (Atti degli Apostoli 2,42-45). |
In occasione dellinaugurazione
dellanno accademico dellAnno accademico 2002/2003
dellUniversità di Bologna, Romano Prodi, in
seguito ai fatti dellundici settembre, ha lanciato
al mondo politico dei Paesi industrializzati il seguente
monito: "Ci siamo dimenticati che (oltre alle
tante inadempienze nei confronti dei poveri) esiste il
problema della giustizia nelleconomia. Che cè
un problema di ridistribuzione della ricchezza. Non
possiamo fare lode alla disuguaglianza
Bisogna
ricedere e adeguare gli strumenti politici, intellettuali
ed economici. Quelli che (in atto) abbiamo sono
inadeguati come lo erano in passato". "Non possiamo fare lode alla disuguaglianza Bisogna adeguare gli strumenti politici, intellettuali ed economici". Questa conclusione di Prodi equivale ad un richiamo di questo tipo: "Sarebbe questo il risultato del processo di globalizzazione dal suo inizio, fine anni novanta del secolo scorso ad oggi, agli albori del terzo millennio?". Se la memoria non ci tradisce, il programma iniziale di questo progetto parlava di un processo di graduale attuazione di modelli economici e culturali in favore di tutti i popoli, nessuno escluso, in modo differenziato a seconda dello stato di ritardo sociale legato allarretratezza dei popoli di alcune aree geografiche in particolare. Una reale applicazione di questi provvedimenti avrebbe ridotto sensibilmente lintollerabile squilibrio mondiale, causa di fame, morte, ignoranza culturale letteraria, tecnologica, scientifica. Tale distanza, spesso abissale, fra Paesi ricchi e Paesi poveri, è alla redice di tensioni sociale le cui conseguenze sono le migrazioni di massa, il terrorismo, il razzismo. Purtroppo fra il dire e il fare cè di mezzo il mare. Che progetti del genere vadano in porto dipende dalla più o meno sincera volontà politica. In effetti, stando allattuale situazione internazionale, pare che allimboccatura del porto la nave della speranza si sia fracassata contro il molo. Anzi, forse, cè da pensare che non sia stata centrata volutamente. Non possiamo dare del pessimista a chi, già in partenza, mostrava un certo scetticismo sulla reale evangelicamente doverosa presa di coscienza dei potenti della terra. Verso la fine del 1999, a Seattle (USA), vi furono furiosi scontri tra polizia e manifestanti anti-globalizzazione, che in questa conclusione dei "G8" vedevano nel progetto solo un gesto propagandistico, rivolto al mondo dei credenti onesti, con uno slogan denominato Globalizzazione perché avrebbe avuto la presunta idea di un quasi livellamento mondiale dei popoli poveri con i ricchi della terra. E sotto gli occhi di tutti che la distanza fra questi due mondi si è, invece, accentuata. Loperato dei governi dei Paesi ricchi è sempre più orientato al concentramento dei grandi interessi economici delle multinazionali dellOvest a danno del Sud, specialmente dellAfrica, che mirano esclusivamente alla continua crescita del profitto. Di conseguenza, la Globalizzazione, di per sé strumento di giustizia sociale, che dovrebbe fare da freno al capitalismo sfrenato, che non conoscere o fa finta di non conoscere la carità testimoniata agli uomini dal Figlio di Dio in persona, che invita chi lo vuole seguire di lasciare ogni bene terreno, richiede la necessità di sostenere la necessità di un nuovo mondo, che, secondo le parole di speranza di padre Alex Zanotelli, deve considerarsi già iniziato. A poco serve, sotto laspetto materiale limpegno delle piccole aziende no-profit che, grazie allinstancabile lavoro di giovani volontari, coordinati in larga misura dal M.O.V.I. (Movimento Volontariato Italiano), commercializzano prodotti dellartigianato africano. Tuttavia, il loro sforzo, oltre ad avere un enorme valore cristiano, serve da monito e da sveglia morale per chi detiene i mezzi per fare molto di più. Costoro, che da questi operatori in massima parte giovani (ancora una volta dobbiamo osannare i nostri figli, troppo spesso sottovalutati) ricevono non soltanto un insegnamento etico ma, tante volte, anche di capacità manageriale, dovrebbero mettere nelle loro mani le potenti armi del benessere dei popoli. Queste aziende, non rientrando nei loro statuti lobiettivo profitto, reinvestono gli utili in sempre maggiori forniture di prodotti dei paesi poveri. Il "G8" svoltosi a Genova dal 20 al 22 luglio 2001 ha rinnovato limpegno, fin qui teorico, di garantire la sicurezza alimentare ai Paesi in via di sviluppo. Il titolo di questa IV tappa di Dottrina sociale della Chiesa, che porta il nome di "Le torri di Babele", riassume gli scopi veri dellostentata carità dei ricchi; infatti il colmo dei colmi è che, in realtà, aiuti a parte, la carità pelosa dellOccidente, con la generosa maschera del basso prezzo rivende ai poveri, dopo averli estratti o ricavati dal loro suolo e dalla loro produzione, trasformati e marchiati, generi alimentari di prima necessità eccedenti le ingorde esigenze dellobesità dei ricchi. E uno stratagemma per costringere il Sud a pagare con prodotti di lusso non solo quanto riceve e accetta per sopravvivere, ma anche le armi (spesso anche obsolete) prodotte dalle industrie occidentali, per uccidersi fra di loro (raramente per motivi religiosi, come vorrebbero far credere i governanti del mondo del benessere; in realtà, più spesso a causa dellesasperazione provocata da siffatte condizioni di vita). In questo modo il mondo industrializzato raggiunge due scopi, fare prosperare la già ricca industria micidiale delle armi e far sì che la bilancia commerciale dei paesi poveri penda sempre in favore di quella dei paesi ricchi, in quanto, non riuscendo a pareggiare i conti, la loro esposizione debitoria nei confronti dei potenti è sempre in crescita e sempre più gravata del continuo aumento degli interessi composti. Ai paesi ricchi non interessa la soddisfazione del credito, ma laumento del debito che terrà sempre più sottomessi i poveri. Questa politica rende più facile lasciare invariato leccessivo frazionamento politico del terzo mondo, impedendo che vada in porto quanto era stato deliberato dalla Conferenza Panafricana del 1963 che con la Carta dellUnità Africana auspicava uno sviluppo organico ed omogeneo che avrebbe creato i presupposti necessari per unindipendenza economica e militare del continente africano. |