Rubrica di Dottrina Sociale della Chiesa

A cura di Giuseppe Siringo.

 

Carissimi fratelli. Con la ripresa, dopo la pausa estiva, diamo vita ad una nuova serie di contributi formativi. Per questo, animati dalla sapiente guida del nostro nuovo parroco, Don Romano, iniziamo un cammino a tappe sulla DSC (Dottrina Sociale della Chiesa).

La prima tappa è costituita da una premessa chiarificatrice del concetto di DSC e dei suoi fini. Dal contributo successivo, seguirà una lettura a puntate (ma da ora in poi parleremo solo di tappe, per porre l'accento sul desiderio di un vero e proprio - soprattutto grazie alla sapiente illuminazione che scaturisce dai contenuti felici delle omelie domenicali e festive - catecumenato sociale alla luce del Vangelo, con riferimenti anche alla storia socio-politica veterotestamentaria) di una nostra tesi intitolata Le due torri. I lettori percepiranno già il riferimento a quanto accaduto l’undici settembre 2001. La nostra intenzione, tuttavia, non è quella di parlare e riparlare di un argomento che, pur nella sua esecrabilità, è stato tritato e ritritato in modo martellante per fini prevalentemente speculativi, ma di considerare alla scuola della Dottrina Sociale, che scaturisce del Vangelo di Cristo, esplicitazione e culla della giustizia divina che si riflette nell’umano, implicita nella stessa divina Creazione ed evidenziata a partire dall’albero della conoscenza del bene e del male nonché dal primo esecrando gesto dell’uomo, compiuto da Caino su Abele. E leggeremo nelle Parole di Dio Padre sul figlio omicida la condanna della vendetta giacché, per la gioia del diavolo, in una mescolanza di cause ed effetti, accomuna omicidio e vendetta/vendetta e omicidio. E’ un confondersi tra il sopruso e la vittima di esso in uno scambievole demoniaco rapporto. Non ci porremo alla ricerca di una guancia sempre disponibile, ma all’ascolto della giustizia sociale, che è la via giusta verso il Regno, tracciata ed indicata da Gesù, lastricata di verità, carità, amore, perdono, rispetto dell’altro (senza discriminazione di classe, razza, religione), e puntualmente richiamata nei documenti della Chiesa che non sono appannaggio esclusivo dei suoi pastori, ma uno strumento della verità per una lettura di tutti gli uomini di buona volontà; quindi neanche un’esclusiva dei battezzati che, in forza della loro comune investitura sacerdotale, profetica e regale, originata dal battesimo, sono tenuti ad esercitare, testimoniare e proclamare quotidianamente la giustizia quale diritto primario dell’uomo creato nel clima della giustizia divina, diretta verso l’umano.

 

La DSC

E’ idea molto diffusa che la parte spirituale dell’uomo sia un fatto distaccato dalle realtà mondane. La parte spirituale riguarda l’intimo della persona che si preoccupa del suo destino extratemporale, fondato unicamente sul rapporto diretto, ossequioso e più confidenziale di quello di colui che, essendo cosciente del suo stato di peccatore, rimane riguardosamente a debita distanza dall’altare (cfr. Lc 18, 9-14). Egli crede erroneamente in un Creatore che si ritiene gratificato dalla preghiera mirata ad ottenere benefici temporali e dalle offerte, deposte ai piedi dei suoi altari, che non si tradurranno nell’amore, pane per i poveri, e neppure nella carità della riconciliazione, attraverso il perdono umile donato al fratello come atto d’amore verso Dio e verso i fratelli (cfr. Mt 5, 21-25; par.), ma rimarranno nei secoli a fare bella mostra del loro pregio a testimonianza di un gesto di sottomissione solo apparente di genere farisaico, perché privo di umiltà.

Dio, a cui nulla sfugge, per questo si è incarnato nel Figlio suo, facendosi Gesù, salvezza vivente, in modo da dire e testimoniare sulla terra che le parole del Padre non si fermano a Mosè, ma vanno rilette, tradotte, assimilate, ascoltate alla luce delle opere compiute sulla terra, blocco di partenza per il Regno definitivo, nel quale la presenza del Padre farà passare in secondo piano latte e miele.

"La fonte ultima della DSC è la Santissima Trinità. Tutte le cose sono ricapitolate in Cristo, che conferisce loro incoattivamente una forma nuova. <La DSC, scrive Giovanni Paolo II, trova la sua sorgente nella Sacra Scrittura, a cominciare dal Libro della Genesi, e in particolare nel Vangelo e negli scritti apostolici. Essa appartiene fin dall’inizio della Chiesa stessa, alla sua concezione dell’uomo e della vita sociale e, specialmente nella morale sociale elaborata secondo le necessità delle varie epoche" (Laborem exercens n. 3).

<La DSC nasce dal cuore del mistero di salvezza operata da Gesù Cristo e dal suo Vangelo che non ha la pretesa di incapsulare il cristianesimo in involucri filosofici o storici definitivi. La DSC serba la sua carica profetica e critica quando è considerata per quello che veramente è: un atto magisteriale, sapere teorico-pratico di natura teologica che è espressione ed interpretazione costante del legame intrinseco e inscindibile tra mistero di salvezza e storia. Essa chiama i credenti e gli uomini di buona volontà in genere ad esprimere nei confronti dei sistemi sociali un giudizio che non può essere raggiunto in maniera deduttiva dichiarando la difformità o la conformità di un determinato ordinamento sociale rispetto alla giustizia del regno di Dio.

Giovanni Paolo II, ascrivendo la DSC all’ambito della teologia morale, ne ha suggellato e visibilizzato la connaturalità con il cristianesimo, riproponendo quest’ultimo quale lievito delle culture e delle civiltà>. (M. Toso, docente di DSC).

 

L’insegnamento della DSC nelle Encicliche

Dalla Rerum Novarum alla Centesimus annus

 

L’insegnamento sociale della Chiesa vuole essere la continuazione storica del messaggio del messaggio religioso e sociale di Cristo: "Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: - Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio… Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione – (Lc 6,20-24). Da duemila anni il cristianesimo rinnova questo messaggio , con le parole e con i fatti, adeguandolo alle diverse circostanze storiche. Fin dall’inizio il messaggio cristiano, messaggio di Dio all’uomo, è stato anche programma di rinnovamento sociale.

<Il problema sociale è, in realtà, antico come l’uomo. Le più antiche si richiamano tutte ad una fonte religiosa. Dalle leggi di Mosè alle legislazioni greche e romane, alle norme di vita elaborate dai saggi d’oriente e d’occidente, ogni convivenza comunitaria grande o piccola mette insieme religione e giustizia. Queste prime formulazioni sociali stanno a coronamento della grande rivoluzione agricola iniziata intorno all’8000 a,C., che determina la prima grande esplosione urbanistica della storia, la formazione dei primi concentramenti umani, l’edificazione delle prime organizzazioni statali. E’ una giustizia sociale troppo rigorosa fino alla ferocia (legge del taglione), ma è anche un primo tentativo di dare a ciascuno il suo.

Questo tipo di ordinamento sociale diventa sempre più oppressivo. Nasce allora il grande movimento profetico del VI secolo a.C. Giustizia e religione diventano collegate in modo sempre più stretto. Risuonano allora i messaggi spirituali di Confucio in Cina, di Buddha in India, di Zarathustra in Persia, dei profeti di Palestina (cfr. Amos 4,1-3; 5,7-15; 8,4-6. Primo Isaia 10,1-4. Michea 1,1-5; 3,9-12. Geremia 9,1-8. Daniele 7), dei sofisti in genere e di Socrate in Grecia, in particolare. Quando arriva il cristianesimo si verifica un autentico rovesciamento. Il problema non è più solo la pace fra gli uomini e le divinità, ma il nuovo messaggio religioso e sociale va alla radice dell’uomo stesso e scopre la fonte della giustizia nell’atteggiamento più profondo dell’anima. La povertà proclamata da Cristo è l’uomo che finalmente impara a servire e perciò realizza ogni giustizia.

L’insegnamento sociale della Chiesa vuole essere la continuazione storica del messaggio religioso e sociale di Cristo. In un primo momento si tratta di trasformare dal di dentro una società fondata sull’ordinamento economico e sociale dello schiavismo. Gli scritti apostolici, i documenti dei papi e dei vescovi, le opere dei Padri della Chiesa non sono certo incitamenti alla ribellione, alla distruzione violenta dell’ordine esistente. Eppure, con la forza della persuasione, nonostante difficoltà quasi insormontabili, un mondo nuovo nasce e si afferma sulle rovine di quello antico, salvandone l’essenziale e conservandolo per il futuro. L’insegnamento sociale della Chiesa, interpretato e giudicato adeguatamente nel contesto storico degli avvenimenti che lo hanno determinato, non pretende tuttavia d’essere infallibile d’essere infallibile. Vuole essere una profezia sul presente degli uomini, alla luce dei segni dei tempi e del Vangelo. Vuole rinnovare, meglio che può, il messaggio di Cristo, adattandolo alle diverse situazioni storiche. Nasce dall’amore di Cristo ed è una testimonianza di amore per l’uomo.> (Introduzione alle Encicliche sociali. Dalla Rerum Novarum alla Centesimus annus).