VISITA
GUIDATA DELLA CHIESA
La
facciata della chiesa ha un aspetto piuttosto semplice, a doppio spiovente,
mossa soltanto dalla finestra quadrilobata e dal fregio in pietra di
Promontorio, collocato sopra la porta centrale, che raffigura lo stemma di Monte
Oliveto – tre monti sormontati da una croce e due rami d’ulivo – San
Gerolamo e San Benedetto ai lati.
La
prima cappella a destra dell’ingresso è dedicata a Santa Francesca Romana,
fondatrice delle Terziarie Olivetane. La lastra tombale datata 1619 sulla parete
di destra ricorda l’edificazione ad opera della famiglia Spinola e fonda
l’ipotesi di datazione del palliotto al periodo 1620-30 .
Uscendo dalla porta laterale di destra si accede al Chiostro minore dell'Abbazia (quello maggiore è di proprietà dell'Ospedale Gaslini ed è quindi visitabile solo previo accordo con la Direzione dell'Istituto). In esso troviamo affreschi di Nicolò Corso, purtroppo molti dei quali in precario stato di conservazione in quanto soggetti alle intemperie, tra cui quello raffigurante San Gerolamo penitente nel deserto.
Procedendo
verso il transetto, una tela di grandi dimensioni con la Resurrezione di Cristo,
riferibile ad ambito genovese, decora la parete destra del transetto, su quella
sinistra, è posta invece la lapide commemorativa del vescovo Alfonso Pecha
in caratteri gotici, si giunge quindi alla cappella di San Gerolamo (prima metà
del XVI secolo, gentilizia degli Spinola), sormontata da cupola a sesto rialzato
con lanternino e decorata dalla tela con San Gerolamo flagellato dagli angeli
(Stefano Maria Legnani).
A
destra sopra il sarcofago, è collocata la tela di Orazio De Ferrari con la
Lactatio di San Bernardo, il santo che nel 1625 fu dichiarato protettore di
Genova.
L’altare
è composto per assemblaggio di elementi di diversa epoca e provenienza. Per il
palliotto si è supposto possa trattarsi del sarcofago commissionato a Michele
d’Aria e Gerolamo Viscardo da Agostino e Giovanni Adorno nel 1497. I rilievi
raffigurano Virtù entro nicchie inquadrate da archi a pieno centro retti da
eleganti pilastrini decorati, Giustizia al centro, Carità e Prudenza ai lati,
Temperanza sul fianco sinistro, il tabernacolo a forma di tempietto
cupolato a due ordini, in tarsie di marmo policromo, datato1645.
La
grande nicchia centrale che si apre tra le colonne che reggono l’architrave
ospita la statua marmorea della Vergine Immacolata, mentre in quelle laterali,
di minori dimensioni, trovano posto quelle di Santa Francesca Romana e di San
Bernardo Tolomei, tutte opera di Emilio Dellacasa (XX secolo). Sulle porte sono
collocate le statue marmoree di Santa Barbara (XV secolo) e di San Giovanni
Battista (XVII).
Le
pareti sono ornate da quattro tele di grandi dimensioni: a destra San Leonardo
di Limoges fa liberare Boemondo di Giulio Benso, databile entro il terzo
decennio del XVII secolo, San Leonardo di Limoges fa scaturire una fonte
di Giovanni Andrea De Ferrari; a sinistra, SantSant’Antonio e anime del
Purgatorio, di ambito genovese del Seicento, e un’Adorazione dei Magi riferita
all’ambito di Luca Cambiaso.
Gli
stalli lignei del coro furono realizzati nel 1845 su finanziamento del Re Carlo
Alberto di Savoia.
La
ex cappella di Santa Chiara a sinistra del presbiterio, è tradizionalmente
identificata con quella che gli Olivetani eressero tra 1475 e il 1478. In essa
è ospitato un originale crocifisso ligneo con le braccia articolate, che
probabilmente in passato veniva deposto dalla croce il Venerdì Santo e venerato
come immagine del Cristo morto, previa la rotazione delle braccia in modo che
diventassero parallele al corpo.
Segue
la cappella di San Nicola di Bari (1649), ornata di una pala di ambito veneto
del XVII secolo con Miracolo del Santo sull’altare e sulla parete sinistra, la
Madonna del Rosario con San Domenico e San Francesco d’Assisi attribuita a
Giovanni Battista Parodi (Genova 1674 – Milano 1730).
Da
qui si accede all’ampio vano rettangolare, noto come cappella di Santa Croce
(1490), gentilizia da Passano, o sala capitolare, che oggi custodisce alcune
interessanti opere: sull’altare Natività di Cristo, opera giovanile di
Bernardo Castello; sulla parete destra, Scene del Giudizio Universale (secolo
XVIII) ,San Bernardo riceve dal Bambino in braccio alla Vergine le chiavi della
città di Genova, che reca la firma di Luciano Borzone, San Giovanni Battista,
Santa Elisabetta e la Madonna in Gloria (ignoto del secolo XVIII-XIX), San
Pietro e l’angelo; sulla parete sinistra : Caduta di Cristo sulla via del
Calvario, affresco di Paolo Gerolamo Piola, Giudizio Universale (secolo
XVIII), Estasi di San Francesco confortato dagli angeli.
Il
successivo altare di Nostra Signora delle Grazie, eretto da Cosma Damiano
Giustiniani nella prima metà del ‘500 e rinnovato nel 1600 da Lorenzo Sauli,
custodisce la tardo trecentesco di produzione ligure raffigurante la Madonna
delle Grazie, detta anche Madonna del Cardellino.
L’altare
del Crocefisso ligneo (fine ‘400) reca nei pilastri gli affreschi di Nicolò
Corso con i Santi Lorenzo e Sebastiano.
Conclude
la visita la cappella del Beato Bernardo Tolomei (1612, gentilizio Spinola),
dedicata al fondatore nel 1313 dell’ordine degli Olivetani. L’ancona con la
Visione del Beato e monaci è opera di Giovanni Battista Paggi; incerta
l’attribuzione della Ascensione di Cristo sulla parete destra mentre le due
tele lunettate con Sogno di San Giuseppe e Riposo nella fuga d’Egitto, in
alto, furono realizzate da Domenico Guidobono tra la fine del XVII secolo e gli
inizi di quello successivo. Al centro è collocato il piccolo battistero con gli
sportelli di Adelina Zandrino, sormontato dalla statua del Battista, opera della
stessa Zandrino.
Di
Adelina Zandrino sono anche le tavole della Via Crucis. Sulle pareti della
chiesa sono state trasferite le lapidi tombali ricuperate dal pavimento, durante
interventi del 1933.