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Parrocchia N.S. della Neve

Pratolungo di Gavi

 

 

STORIA E ARTE

 

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LA STORIA

La vallata di Pratolungo, oggi    La valle di Pratolungo si incunea allungata tra basse colline a circa 3 km. da Gavi, del cui comune fa parte.

    La valle anticamente era coperta da una palude; le abitazioni sorgevano sulle colline o sui loro pendii e le vie di comunicazione percorrevano le colline di cresta con stradicciole tortuose, faticose ma suggestive.

    Prima della bonifica allora, ed ancora per alcuni secoli, la parrocchiale era costituita dalla chiesa oggi dedicata alla Madonna delle Grazie.

    Solo nel corso del Dodicesimo secolo, sembra (le fonti discordano in alcuni particolari), i Frati Agostiniani di Valle idearono ed aprirono, con l'aiuto di gente del luogo, un varco sul lato nord del Forte di Gavi per far defluire l'acqua del torrente Neirone, e la palude, così bonificata, offrì nuovi campi molto fertili ai contadini della zona.

    Sorse così la chiesetta di S. Salvatore a Pratolungo Inferiore, sita nel pieno della vallata soggetta alla bonifica. Dai documenti risulta che essa ebbe cura d'anime (cioè divenne parrocchia) anteriormente all'11 giugno 1196, data nella quale passa alle dipendenze dell'abate di Precipiano.

    Per alcuni secoli Pratolungo ebbe allora due parrocchie.

    Dopo il 1387 la chiesa di S. Salvatore, detta in dialetto «San Silvano» non ebbe più cura d'anime; come cappella campestre, l'arcivescovo di Genova Pileo de Marini il 15 febbraio 1410 la assegnò a Giovanni Retiliario come rettore.

    Il 31 gennaio 1414 lo stesso Arcivescovo, a causa della prolungata assenza del rettore, l'assegnò a Giacomo Venzano, arciprete di Gavi; il 4 agosto 1457 venne unita a Sottovalle, insieme a Rigoroso, e ancora unita ad essa la trovò mons. Bossio, visitatore apostolico, nel 1582.

 

La chiesa parrocchiale di N.S. della Neve    Gli uomini di Pratolungo superiore e inferiore, pare nel 1604, innalzarono una chiesa centrale tra i due Pratolungo che, staccata da Rigoroso, cominciò a fungere da unica parrocchia. Essa, per distinguerla dalle altre due, fu chiamata «la Nuova». Di lì, forse per similitudine di vocaboli che in dialetto suonano abbastanza simili (nœva - neive), forse per influsso della non lontana città di Novi Ligure, nacque il titolo di «Madonna della Neve».

    Il primo parroco dei due Pratolungo, staccati da Rigoroso e da Gavi, fu prete Ambrogio Riccardi, eletto il 23 maggio 1608.

    La nuova chiesa venne progressivamente completata ed abbellita con grandi sacrifici dagli abitanti che vivevano di agricoltura e di allevamento.

    Il campanile fu costruito verso il 1700; poco dopo il 1850 la chiesa fu munita di volta reale.

    La parrocchia fu eretta in prevostura da mons. Andrea Charvaz il 13 ottobre 1862.

 

Il campanile del Santuario di N.S. delle Grazie, a Pratolungo Superiore    La chiesa di Pratolungo Superiore, persa nel 1608 la parrocchialità, divenne Santuario. Fu più volte ristrutturata con varie aggiunte. Il campanile è infatti del 1901 e le campane furono acquistate nel 1909. Nel 1930 fu costruita la sacrestia sul fianco destro del santuario, e pochi anni dopo furono acquistate le statue della Madonna, di San Marco e di San Sebastiano.

    Nel 1996 si è provveduto all'adeguamento liturgico del presbiterio, con la costruzione del nuovo altare marmoreo rivolto al popolo.

 

La chiesetta di «Mater Salvatoris», conosciuta in dialetto come «San Silvano»    Molto diversa invece fu la storia di «San Silvano». Abbandonata e trascurata, col tempo crollò il tetto mentre i muri subirono gravi danni e, sconsacrata, fu rifugio a lucertole, a bisce e… ai ragazzi di allora che vi giocavano a nascondino sotto i travi pericolanti e i coppi in bilico del tetto sfondato.

    Nel 1950 circa fu demolita, ma venne mantenuto il muro di destra (che prima faceva parte della facciata con le finestre ad arcate) e fu costruita l'attuale chiesetta.

    Più tardi vi venne trasferita la statua della Madonna del Rosario, che già si trovava nella chiesa parrocchiale.

    Le pareti, imbiancate a calce, furono ornate da numerosi quadri, dono della Marchesa delle Colombare, che però, essendo in carta, si rovinarono per l'umidità.

 

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L'ARTE

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