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Settimana XXXIV del T.O. Cristo Re anno A
 

Lectio

MT 25, 31-41 IL GIUDIZIO FINALE

DAL VANGELO SECONDO MATTEO.

(In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:) [31]Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
[32]E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33]e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
[34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
[35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
[37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
[38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
[39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
[40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: OGNI VOLTA CHE AVETE FATTO QUESTE COSE A UNO SOLO DI QUESTI MIEI FRATELLI PIÙ PICCOLI, L'AVETE FATTO A ME.
[41]Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli[42]Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
[43]ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
[44]Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
[45]Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
[46]E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna>>

Prima: Parabola dei talenti
Dopo: Il ciclo della Passione Morte e Risurrezione di Gesù

Passi paralleli: Daniele 7, 9-15

Riferimenti biblici: Siracide 7, 32-36; Proverbi 19,17

Il contesto
La scena del giudizio universale conclude questa parte del vangelo di Matteo (aggiungendo anche da vss 42 a 46 "la parabola del maggiordomo"), additando come meta della vigile ed operosa attesa cristiana, il possesso del Regno preparato sin dall'origine del mondo (vs 34).
Dobbiamo anche ricordare che questo brano è proprio di Matteo.
Il brano in questione non è una parabola piuttosto è una rappresentazione scenica del giudizio finale, giocata su chi sta alla destra e chi alla sinistra del Re. Per i due gruppi esiste una sentenza opposta "venite a me" e "via da me", perché "mi avete" oppure "non mi avete".
"Ciò che avete o non avete fatto ai più piccoli l'avete fatto o non fatto a me"!
Il giudizio che il re compirà su di noi nel futuro è il solito che noi oggi compiamo su i più piccoli, in realtà siamo noi a giudicarci accogliendolo o non accogliendolo nel povero. Il giudizio di Dio si apre a noi in tutta la sua realtà: siamo noi stessi a scrivere ciò che lui un giorno leggerà (cfr il libro di Daniele al cap 7 vs 9-15).
Siamo giudicati in base a ciò che facciamo all'altro, in ogni altro noi troviamo l'Altro, perché il secondo comandamento è uguale al primo "ama il prossimo tuo..", il Signore stesso si è fatto nostro prossimo ed è sempre con noi, sotto il segno del figlio dell'uomo, sotto il segno del povero e del sofferente, sotto il segno del crocifisso, che ha il volto dei poveri della terra.
Accoglierlo significa accogliere o meno la salvezza!
Il messaggio universale che ne possiamo realizzare è che ogni uomo è giudicato in base al suo amore per il piccolo e il debole. L'amore per l'ultimo è amore per Dio e viceversa.
L'amore infatti è premio a se stesso perché è la gioia di una relazione, e la relazione suppone sempre l'altro, l'amore per il prossimo può essere un imperativo categorico, ma solo se si tengono presenti tre cose: dietro un imperativo c'è la voce di uno che parla, l'amore suppone sempre un'alterità, uno ama solo se e nella misura in cui è amato.
Il comandamento di amare il più piccolo è certamente il fondamento più ampio possibile di un agire che porti alla comunione tra gli uomini. Gesù pone effettivamente un criterio di azione che va al di là di ogni steccato religioso. Il linguaggio dell'amore è il più universale.
È chiaro che questo brano si rivolge al lettore cristiano: il suo essere benedetto o maledetto dipende dal suo amore, dato o negato, ai fratelli nel bisogno, nei quali il Signore viene a visitarlo.
Come tutto il discorso escatologico, anche il giudizio finale, ci rimanda dal futuro al presente.
L'etica, il modo di agire, si fonda sull'escatologia. L'uomo è tale perché agisce ragionevolmente, per un fine che desidera. Questa è la meta verso cui tende, senza la quale non va da nessuna parte, altrimenti il suo agire si riduce ad un agitarsi insensato, spinto dalla necessità e privo di libertà. Il fine dell'uomo è diventare come Dio.

Esegesi:
Vs 31 Quando: la venuta del Figlio dell'uomo non sarà una meteora, è la meta del cammino affidato alla nostra responsabilità.
Vs 32 Separerà…: il giudizio è una separazione, compiuta in base al comando dell'amore. Non c'è altra distinzione tra gli uomini.
Le pecore e i capri: non è chiaro perchè ci sia separazione tra capri e pecore, almeno che non si intenda per pecore gli animali minuti che devono ancora vivere e crescere e con capri i capretti già destinati al macello.
Vs 34 Il Re: nell'antico testamento la potestà di giudicare è prerogativa di Jahvè-Re, Cristo nella sua qualità di giudice è chiamato re e siede sul trono di gloria.
Venite benedetti: è la sentenza, la salvezza è venire verso Gesù, il figlio, per partecipare della sua stessa benedizione del Padre. Dio ci ha creati fin dall'origine per essere figli nel Figlio, eredi della sua stessa vita.
Preparato per voi: la salvezza non è il frutto del caso o del capriccio, essa segue un piano preordinato, i cui inizi coincidono con la stessa origine del mondo.
Vs 35 Poiché ebbi fame: il motivo della sentenza è che ci siamo comportati da fratelli verso il Figlio: lui è il povero, al quale è data la beatitudine del Regno. Accogliere il povero è accogliere il re della gloria. Le opere di misericordia corporali sono il metro del giudizio. Il crocifisso è il più piccolo dei nostri fratelli, che si è fatto ultimo di tutti.
Vs 40 Lo avete fatto a me: i fratelli più piccoli, quelli che stanno vicino a lui e con i quali si identifica, sono quelli come lui: gli affamati e gli assetati, gli esclusi e i nudi, i malati e i carcerati. Sono innanzitutto i discepoli stessi, che hanno esposto la loro vita per il Signore e si sono fatti piccoli come lui. Accogliendo questi, accogliamo lui.
Vs 41 Andatevene: è la sentenza di condanna: la perdizione è la lontananza da lui, il Figlio, che stabiliamo noi stessi nel momento presente. Lontani da lui siamo lontani da noi stessi. Se i primi sono benedetti del Padre, questi non sono maledetti da lui, ma da se stessi. Il Padre pone tutti nella benedizione del Figlio. Chi si allontana da lui, rifiutando il fratello, esce dalla benedizione.
Vs 44 Quando ti vedemmo: giusti ed empi fanno la stessa domanda così che il lettore si possa identificare con l'uno o con l'altro, imparando in anticipo la lezione.
Vs 46 Castigo eterno e vita eterna: il nostro destino eterno si gioca nella capacità di vedere e amare il Signore negli ultimi. Tutto è nelle nostre mani - anche il Signore, come tutti i piccoli.

Meditatio
Ripeti mentalmente: "OGNI VOLTA CHE AVETE FATTO QUESTE COSE A UNO SOLO DI QUESTI MIEI FRATELLI PIÙ PICCOLI, L'AVETE FATTO A ME "

Oratio
Signore Gesù, tu che operi per me un giudizio di salvezza, aiutami a vivere in modo da poter godere per sempre la gioia della tua amicizia.

Contemplatio
È il momento di lasciarmi amare dal Signore.

Actio
Questa settimana come posso riconoscere Gesù presente nei miei fratelli?

 
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