Intervista a… LINA FLORIAN, anni 81


La nuova liturgia

  
Per me la nuova parrocchia ha voluto dire anche il passaggio dalla vecchia alla nuova Liturgia della Messa. L’ho vissuta un po’ come una rivoluzione!
   All’inizio non mi andava tanto bene, ho fatto fatica ad abituarmi. Infatti sono stata una delle ultime a togliermi il velo in chiesa. E non mi piaceva neanche tanto la messa con le chitarre elettriche. Lo dicevano anche altre persone, a quei tempi: “Alla gente viene da muoversi al suono della musica, sembra di essere in una sala da ballo!”.
   Anche le bambine che fanno le “chierichette” sull’altare è stata una sorpresa. Eravamo abituati in altro modo, all’antica. Qualche volta penso che se potessero tornare in vita mio padre e mia madre, direbbero di questa e di altre modernità: ”Mamma mia, che “desvoltada”, el mondo se ga roversà!”.
   Ma poi, piano piano, ho apprezzato tante cose. Avevamo perso i vecchi canti in latino, ma la messa in italiano si capiva molto meglio. E non occorreva più stare digiuni dalla mezzanotte prima di fare la Comunione: una volta non si poteva neanche bere un goccio d’acqua, se no si rompeva il digiuno! Poi si è passati al digiuno di tre ore, infine solo di un’ora : questo mi pare anche troppo, io cerco di essere sempre digiuna da qualche ora.
   Anche alla comunione ricevuta nelle mani mi sono ormai abituata. E pensare che una volta ci facevano mille raccomandazioni: “Attenti a non masticare la particola, attenti che non cada una briciola!”. Sono andata a fare la prima comunione piena di paura!

Il saluto a don Vincenzo

   Conosco don Vincenzo da tanti anni. Mi sono commossa quando è andato in pensione come parroco e c’è stato il saluto in chiesa. L’ho sempre visto come una persona semplice ed umile, alla mano. Fa fatica ad accettare i complimenti.
   Alla cerimonia di saluto c’era mons. Visentin che faceva la predica e ricordava : “In Seminario don Vincenzo non stava molto bene di salute: perciò non correva e non si divertiva tanto, ma studiava, studiava… e così era diventato il più bravo della classe!”. Ma don Vincenzo era imbarazzato per il complimento, e faceva di no con la testa e con le mani.