UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO


   I primi documenti storici che riguardano la Chiesa matrice di S. Andrea e il territorio di Favaro risalgono a circa il 1200. Ora, tutti quelli che si sono interessati della storia di Favaro non hanno potuto far a meno di notare una curiosa anomalia. In genere le città e i paesi hanno un duomo e un palazzo comunale, o più semplicemente una chiesa e un municipio che prospettano sulla stessa piazza, o comunque nelle vicinanze. A Favaro no: la chiesa matrice e la sede comunale distano circa un chilometro.
   Il vecchio parroco di S. Andrea, don Romano Lazzarato (1928-1964), amava spesso ricordare la questione, già sentita in modo vivo anche dai suoi predecessori. Tanto è vero che già verso gli anni 1850- 1870, quando gli arcipreti don Giuseppe Frasson, don Giuseppe Foffano e don Sebastiano Bellinato si ponevano il problema della ricostruzione della canonica, del campanile e della precedente chiesa (ormai fatiscente), si era pensato alla possibilità di riedificare il tutto vicino al municipio e alla piazza del paese.
   Sembra che all’arciprete Frasson fosse stato offerta, per innalzare la chiesa, la terra all’inizio di Via Gobbi, subito a destra per chi entra dalla piazza, dove fino a qualche tempo fa era situato il negozio e la proprietà dei signori Rossetto ed ora si vede un moderno stabile restaurato di recente. Ma il progetto non si realizzò e il Frasson avrebbe concluso solo nel 1868: “Allora il campanile nuovo lo faccio qua !” (vicino alla Chiesa di S. Andrea).
   Lo stesso don Romano, dotato di una felice vena poetica, aveva dedicato all’argomento una composizione in versi in cui la piazza e il municipio da un lato e la chiesa e il campanile dall’altro rivaleggiavano con vari motivi su chi rivestisse maggior importanza nel paese.
   Guardando le più antiche mappe del territorio di Favaro, si nota come la “via pubblica ”che proveniva da Carpenedo in prossimità dell’attuale Piazza Pastrello girava a sinistra di novanta gradi, ma non trovava alcun incrocio: infatti l’attuale Via Triestina è segnata tardivamente e come un viottolo di campagna (Via Spigariola) e l’attuale Via Gobbi per Campalto risulta ancora più recente.
   Un incrocio viario abbastanza importante esisteva invece un chilometro più avanti verso Dese: la “via pubblica ”,che continuava per tale località, trovava a destra l’altra via verso Dese (attuale Ca’ Colombara)e sulla sinistra la via verso il Colmello di S. Nicolò del Bosco, Ca’ Sagredo e il Terraglio (attuale Ca’ Solaro).
   E difatti lì era ubicata la vecchia Chiesa di S. Andrea. Il Comune di Favaro, sorto il 1° gennaio 1819, trovò una situazione viaria ed abitativa in parte modificata.
   Inoltre nella zona non esistevano edifici di pregio che potessero offrire una adeguata collocazione alla nuova istituzione comunale: il territorio di Favaro era stato in gran parte e per molto tempo in possesso di vari ordini religiosi con i loro “conventi di campagna”; e ancora, non c’erano vie di comunicazione dirette con Venezia, come ad esempio il Brenta e il Terraglio (che indussero infatti molti patrizi veneziani a edificare là le loro prestigiose ville). Per cui il nuovo comune si trovò costretto ad utilizzare come propria sede all’inizio una stanza appartenente al signor Giacomo Dri, detto Indri e acquistò poi un ex oratorio (dedicato a S. Caterina Vergine e Martire) in stato rovinoso, che si deliberò di restaurare (1827-1828).
   Si poneva infine il problema di trovare una collocazione più baricentrica rispetto all’intero territorio comunale,che comprendeva oltre a Favaro, anche Dese, Tessera, Terzo, Campalto e Campalton. Furono queste probabilmente le ragioni che portarono il comune di Favaro a collocare la propria sede nella posizione che ancora adesso sostanzialmente occupa (pur con le ulteriori acquisizioni di terreno e le nuove costruzioni effettuate nel 1868-1873 e il successivo ampliamento e ristrutturazione del 1930). Si consolidò così la situazione: chiesa e campanile da una parte; piazza e municipio dall’altra.