Vocazione e missione dei laici
nella Chiesa e nel mondo


Introduzione

         I fedeli laici appartengono a quel popolo di Dio che è raffigurato dagli operai della vigna, di cui parla il Vangelo di Matteo ( 20, 1-16). La vigna è il mondo intero che deve essere trasformato secondo il disegno di Dio, “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).
L’appello del Signore – “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20,7) – non cessa di risuonare da quel lontano giorno nel corso della storia: è rivolto ad ogni uomo che viene in questo mondo.
La chiamata non riguarda soltanto i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose ma si estende a tutti: anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per  il  mondo.
La voce del Signore risuona certamente nell’intimo di ogni cristiano che mediante la fede e i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo-cresima-eucarestia) è configurato a Cristo, è inserito come membro vivo  nella Chiesa ed è soggetto attivo della sua missione di salvezza.
La voce del Signore passa, però, anche attraverso le vicende storiche della Chiesa e dell’umanità.
Ma qual è il volto attuale della “terra” e del “mondo” di cui i cristiani devono essere “sale” e “luce”?
Grande è la diversità delle situazioni e delle problematiche che oggi esistono nel mondo. E’ però possibile rilevare alcune linee di tendenza che emergono nella società in cui viviamo:

 * secolarismo e bisogno religioso;
 * la persona umana: dignità calpestata ed esaltata;
 * conflittualità e pace.

In questo campo è presente e operante la Chiesa: pastori e fedeli, sacerdoti,  religiosi e laici. La Chiesa sa di essere mandata dal Signore a questo mondo come “segno e strumento dell’intima comunione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” . Essa cioè deve annunciare all’umanità, testimoniandola con la vita, la “notizia” antica e sempre nuova che Dio ci ama in Gesù Cristo.
In questo annuncio e in questa testimonianza i fedeli laici hanno un posto originale e insostituibile: per mezzo dei laici la Chiesa di Cristo è resa presente nei più  svariati settori del mondo, come segno e fonte di speranza e di amore
 

1. La dignità dei fedeli laici nella Chiesa-mistero

 L’ immagine della vigna viene usata dalla Bibbia in molti modi e con diversi significati: in particolare  essa serve  ad esprimere il mistero del popolo di Dio che è la Chiesa.
Ed è proprio all’interno della Chiesa come mistero di comunione che si rivela  l’“identità” dei fedeli laici e la loro originale dignità.
Ma chi sono i laici? “Col nome di laici - così leggiamo nella “ Lumen Gentium”-  si intendono tutti i fedeli ad esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, a loro modo, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e per il mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano” .
L’inserimento in Cristo per mezzo della fede e dei sacramenti dell’iniziazione cristiana ( battesimo – confermazione – eucaristia) è la radice prima che origina la nuova condizione del cristiano nel mistero della Chiesa, che sta alla base di tutte le vocazioni e del dinamismo della vita cristiana dei fedeli laici: in Gesù Cristo, morto e risorto, il battezzato diventa una “creatura nuova”, una creatura purificata dal peccato e vivificata dalla grazia.
Ma la comune dignità battesimale assume nel fedele laico una modalità che lo distingue, senza separarlo, dal presbitero, dal religioso e dalla religiosa.
Il concilio Vaticano II ha indicato questa modalità, questa specificità, nell’ indole secolare: “L’indole secolare è propria e peculiare dei laici” . Il mondo cioè  è il luogo della vocazione cristiana dei laici perché esso stesso è destinato a glorificare Dio Padre in Cristo: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole  secondo Dio” .
La spiritualità del laico è una spiritualità di incarnazione. La vocazione dei fedeli laici alla santità, a cui tutti siamo chiamati nella Chiesa, comporta che la vita secondo lo Spirito si  esprima in modo peculiare nel loro inserimento nelle realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene.
 

2. La partecipazione dei fedeli laici alla vita della Chiesa comunione

L’ecclesiologia di comunione è l’idea centrale e fondamentale nei documenti del concilio. Si tratta in sostanza della comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo.
La comunione ecclesiale è perciò un dono, un grande dono dello Spirito Santo, che i fedeli laici sono chiamati ad accogliere e, nello stesso tempo, a vivere con profondo senso di responsabilità. La Chiesa è arricchita da carismi diversi, da ministeri che possono scaturire dal sacramento dell’Ordine (vescovi, presbiteri, diaconi)) oppure dal battesimo, come avviene nei fedeli laici la cui partecipazione  alla vita della Chiesa si realizza nella Chiesa particolare, nella parrocchia, nell’azione della persona singola o di associazioni, gruppi, comunità, movimenti.
In questo modo la vita di comunione ecclesiale diventa un segno per il mondo e una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo. Così la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa missione.
 

3. La corresponsabilità del fedeli laici nella Chiesa-missione

I  laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo.
Ora è nell’evangelizzazione che si concentra e si dispiega l’intera missione della Chiesa. Dall’evangelizzazione la Chiesa viene costruita e plasmata come comunità di fede; più precisamente come comunità di una fede confessata nell’adesione alla Parola di Dio, celebrata nei sacramenti, vissuta nella carità, quale anima dell’esistenza  cristiana.
Accogliendo e annunciando il vangelo nella forza dello Spirito la Chiesa diviene comunità evangelizzata ed evangelizzatrice e proprio per questo si fa serva degli uomini.
Riscoprire e far riscoprire la dignità inviolabile di ogni persona umana costituisce un compito essenziale dei cristiani; anzi, in un certo senso, il compito centrale e unificante del servizio che la Chiesa e, in essa, i fedeli laici sono chiamati a rendere alla famiglia degli uomini. Tra tutte le creature terrene, solo l’uomo è “persona”, soggetto cosciente  e libero e, proprio per questo, “centro e vertice” di tutto quanto esiste sulla terra.
Il riconoscimento effettivo della dignità personale di ogni essere umano esige il rispetto, la difesa e la promozione dei diritti della persona umana. Tra questi il diritto alla vita, quale diritto primo e fontale, il fondamento di tutti gli altri diritti della persona .
Il rispetto della dignità personale, che comporta la difesa e la promozione dei diritti umani, esige poi il riconoscimento della dimensione religiosa dell’uomo.
La prima e originaria espressione della dimensione sociale della persona è la coppia e la famiglia, che costituiscono perciò il primo spazio per l’impegno sociale dei fedeli laici. Culla della vita e dell’amore, nella quale l’uomo “nasce” e “cresce”, la famiglia è la cellula fondamentale della società.
Tutta la Chiesa poi è direttamente chiamata al  servizio della carità. La carità infatti anima e sostiene un’operosa solidarietà, attenta alla totalità dei bisogni dell’essere umano.
E per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la società, i laici non possono non partecipare alla vita politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono rivolte agli uomini di governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico, come pure l’opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo né l’assenteismo dei cristiani nella vita pubblica. In ogni caso nell’esercizio del potere politico è fondamentale lo spirito di servizio.
Il servizio alla società da parte dei fedeli laici trova un suo momento essenziale nella questione economico- sociale. Tra i capisaldi della dottrina sociale della Chiesa sta il principio della destinazione universale dei beni che, nel disegno di Dio, sono offerti a tutti gli uomini come mezzo per lo sviluppo di una vita autenticamente umana. Al servizio di questa destinazione si pone la proprietà privata.
Il servizio alla persona e alla società umana si esprime e si attua attraverso la creazione e la trasmissione della cultura che, specialmente ai nostri giorni, costituisce uno dei più gravi compiti della convivenza umana e dell’evoluzione  sociale. Scrive Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi, l’esortazione apostolica sull’evangelizzazione nel mondo contemporaneo: “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la buona novella. Ma questo incontro non si produrrà se la buona novella non è proclamata”
        La Chiesa è pienamente consapevole dell’urgenza pastorale che alla cultura venga riservata un’attenzione del tutto speciale. Per questo essa sollecita i fedeli laici ad essere presenti, all’insegna del coraggio e della creatività intellettuale, nei posti privilegiati della cultura quali sono il mondo della scuola e dell’università, degli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, i luoghi della creazione artistica  e della riflessione umanistica. La via attualmente privilegiata per la creazione e la trasmissione della cultura sono gli strumenti della comunicazione sociale.
 

4. Buoni amministratori della multiforme grazia di Dio

Secondo la parabola evangelica , il “padrone  di casa” chiama gli operai alla sua vigna nelle diverse ore della giornata. Nel commento a questa pagina del vangelo S. Gregorio Magno interpreta le ore diverse della chiamata rapportandole all’età della vita.
La Christifideles laici riserva un’attenzione particolare ai giovani che il  concilio ha definito “speranza della Chiesa” e Giovanni Paolo II “sentinelle del mattino” in quest’aurora del terzo millennio. I giovani non devono essere considerati semplicemente come l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa ma anche e soprattutto soggetti attivi, protagonisti della nuova evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale.
I bambini ci ricordano che la fecondità missionaria della Chiesa ha la sua radice vivificante non nei mezzi e nei meriti umani ma nel dono assolutamente gratuito di Dio.
Alle persone anziane, spesso ingiustamente ritenute inutili, se non addirittura di insopportabile peso, la Chiesa chiede di continuare la loro missione apostolica e missionaria, non solo possibile e doverosa a quell’età, ma da questa stessa età resa in qualche modo specifica e originale. La Bibbia ama presentare l’anziano come il simbolo della persona ricca di sapienza e di amore di Dio. In questo senso il “dono” dell’anziano potrebbe qualificarsi come quello di essere, nella Chiesa e nella società, il testimone della tradizione di fede, il maestro di vita, l’operatore di carità.
  L’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II su “vocazione e missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo” poi mette in evidenza la condizione e il ruolo della donna che, come l’uomo, è resa partecipe, in forza del battesimo e della cresima, del triplice ufficio di Gesù Cristo sacerdote, re e  profeta e quindi è abilitata e chiamata all’apostolato fondamentale della Chiesa: l’evangelizzazione. E’ perciò e pastoralmente urgente la presenza coordinata degli uomini e delle donne perché sia resa più completa, armonica e ricca la partecipazione dei  laici alla missione salvifica della Chiesa.
Anche i malati sono mandati come operai nella vigna del Signore. Le parole dell’apostolo Paolo devono divenire il loro programma e, prima ancora, sono luce che fa splendere ai loro occhi il significato di grazia della loro stessa situazione: “Completo quello che manca ai patimenti di Cristo sulla mia carne, in favore del suo corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24).
 

5. La formazione del fedeli laici

L’immagine della vite e dei tralci ci rivela un altro aspetto fondamentale della vita e della missione dei fedeli laici: la chiamata a crescere, a maturare in continuità, a portare sempre più frutto.
La formazione dei laici va posta tra le priorità della diocesi e va collocata nei programmi di azione pastorale in modo che tutti gli sforzi della comunità (sacerdoti, laici, religiosi) convergano a questo fine. Essi devono essere formati a quell’unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa e di cittadini della società umana. A questa unità di vita il concilio Vaticano II ha invitato tutti i fedeli  denunciando con forza la gravità della frattura tra fede e vita, tra vangelo e cultura.
Ai fini di una pastorale veramente incisiva ed efficace bisogna curare, anche mettendo in atto opportuni corsi e scuole apposite, come ha fatto la nostra diocesi erigendo la Scuola di Formazione Teologico-Pastorale “S. Alfonso Maria de’ Liguori”, la formazione dei formatori. Formare coloro che a loro volta dovranno formare gli altri battezzati costituisce un’esigenza primaria per assicurare la maturazione nella fede di tutti i fedeli laici.
Di singolare importanza è la coscienza che l’opera formativa, mentre ricorre con intelligenza ai mezzi e ai metodi delle scienze umane, è tanto più efficace quanto più è disponibile all’azione di Dio: solo il tralcio che si lascia potare dal vignaiolo produce più frutto per sé e per gli altri.
 

Conclusione

All’alba del terzo millennio la Chiesa tutta, pastori e fedeli, deve sentire più forte la sua responsabilità di obbedire al comando di Cristo - “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura” ( Mc 16,25) - rinnovando il suo slancio missionario.
La Conferenza Episcopale Italiana sta programmando il nuovo decennio pastorale con orientamenti che intendono mettere in evidenza la dimensione missionaria della Chiesa seguendo le indicazioni del decreto conciliare Ad Gentes: “La Chiesa che vive nel tempo per sua natura è missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il Piano di Dio Padre, deriva la propria origine” .
Si tratta di una grande, impegnativa e magnifica impresa affidata alla Chiesa:  una “nuova” evangelizzazione di cui il mondo attuale ha immenso bisogno.
I fedeli laici devono sentirsi parte viva e responsabile di quest’impresa, chiamati come sono ad annunciare e a vivere il vangelo nel servizio ai valori cristiani e alle esigenze della persona e della società.
 
 

          + Michele De Rosa