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L’ISOLA CHE C’E’ TRA REALTA’ E UTOPIA

GRANDE SUCCESSO DELLA II EDIZIONE
 

La Casa di Reclusione ed il Comune di Favignana per il secondo anno consecutivo hanno realizzato un ciclo di manifestazioni che hanno visto uscire in permesso premiale e in art. 21 oltre trenta ristretti.
La Mostra permanente dell'Artigianato, la Gara di pesca, la partita di calcio e la rappresentazione teatrale "La Barca di Carta" hanno dato corpo, non solo ad una buona fetta dell'Estate favignanese, ma hanno finalmente dato piena visibilità alla realtà della detenzione proprio nel momento di maggior afflusso turistico.
 


Quanta gente, soprattutto durante le rappresentazioni teatrali tenutesi in Piazza Madrice, si è fermata, dopo lo spettacolo, con gli attori e gli operatori per chiedere notizie, fare i complimenti, sapere come si vive, si lavora, si soffre, si costruisce, all'interno della Casa di Reclusione.
Le parole degli attori, l'agonismo della partita di calcio, i gesti della pesca, le spiegazioni di chi cura la mostra hanno cancellato, nella coscienza della gente che si avvicinava, il reato, e fatto riscoprire le facce, i sentimenti, la normalità di ogni persona detenuta.
 


Questo, infatti, vorrei che fosse il senso vero dell'«Isola che c'è»: far scoprire all'opinione pubblica che dietro ogni reato, ogni fatto sia pur gravissimo, c'è sempre una persona con i suoi sentimenti, le sue emozioni, la sua storia, i suoi affetti, le sue paure; simili a quelli di ognuno di noi, "impastati" con la stessa carne e lo stesso sangue.
Far prendere coscienza che ogni uomo è la sua storia, cioè il frutto di una serie irripetibile e originale di esperienze e di casualità.

 Io stesso, se fossi nato in un disperato quartiere di una qualsiasi periferia urbana di una qualsiasi grande città, sarei il tranquillo impiegato di oggi con una moglie, dei figli sereni, un decoroso stipendio, o mi sarei perduto dietro la povertà, la miseria morale, le difficoltà di un diritto alla vita ogni giorno dolorosamente conquistato? Chi, in coscienza, può rispondere a cuor leggero a questa domanda?
 


E allora, se questo è vero, diventa importante scoprirsi tutti uomini, accomunati da una medesima umanità! Giudicare, quindi, e punire, potrà essere necessario, ma sempre finalizzato a recuperare l'altro, la sua dignità, la sua coscienza.

 


Ringrazio tutti i detenuti partecipanti alle varie manifestazioni per il senso di responsabilità mostrato, per l'entusiasmo che vi hanno infuso, per l'attenzione mostrata alle regole ed alle prescrizioni.
Ringrazio l'Amministrazione comunale ed il Direttore della Casa di Reclusione perché senza il loro assenso tutto sarebbe inutile; nonché tutto il personale Civile e di Polizia che, con il suo lavoro, ha reso possibile tutto ciò. Un grazie particolare a Padre Umberto, nostro Cappellano (nonché parroco di Favignana) vero punto di riferimento e instancabile fautore di speranza.
 

Eugenio

 

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