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IL PERCHE' DELLA CROCE


E' naturale, al primo impulso, rifiutare la sofferenza. Gesù stesso ha tremato all'idea della sua passione, ma non ha chiesto al Padre che lo liberasse. Ha detto: "l'anima mia è turbata: e che devo dire? 
Padre, Salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora" (Gv 12,87). 
Da quando Gesù ha percorso la via del Calvario, c'è sempre stata una croce sul cammino di chiunque voglia seguirlo. 
"Va' dove vuoi, cerca quanto vuoi, disponi e ordina tutto come ti pare e piace, troverai sempre la Croce. Essa è sempre pronta e ti aspetta dappertutto" (imitazione di Cristo). 
La vita è il tempo della salvezza, dunque anche della prova. Giusto o peccatore, ciascuno deve portare la propria croce. Chi la porta con impazienza si perde. Dice, infatti, Sant'Agostino: "Le stesse pene e sofferenze mandano gli uni in Paradiso, gli altri all'inferno". La croce è una scala misteriosa. Solo chi è sostenuto dalla Fede e dall'Amore raggiunge la vetta. Soffrire senza Fede è "come morire di sete vicino ad una sorgente" (Salvaneschi). 
Soffrire senza amore e un inutile inferno. "La croce nasce dall'amore ed è espressione di amore o non è nulla" (C. Lubrich). 
Tanti pensano che la sofferenza sia un castigo di Dio, un segno dell'abbandono del Padre. Invece è una prova misteriosa del suo amore misericordioso e fedele, un amore che non può mai venire meno. 
"Perché forte è il suo amore e la fedeltà del Signore dura in eterno" (Sal 116.2). 
Proprio nei momenti più difficili della nostra vita, quanto crediamo di essere abbandonati, Dio ci è tanto vicino, più vicino di quanto noi non siamo a noi stessi. 
"Siamo avvolti dal suo amore, portati sulle sue braccia, scritti sul palmo della sua mano, perché noi siamo preziosi per Dio" (Madre Teresa di Calcutta). 
Il Cristiano che soffre sa dunque di non essere solo; nell'ora della prova c'è Lui, il Crocifisso, Colui che ha dato tutto e che per amore: "Porta, sopporta, porta via la nostra angoscia" (K. Barth). 
Per salvarci non è rimasto nel suo Regno; è venuto a soffrire con noi, a condividere, a partecipare, a prendere su di se tutto il nostro dolore; "assumendo la mia umanità, Cristo ha preso pure la mia tristezza" (S. Agostino). 
La croce è una prova ma è soprattutto una testimonianza di amore.
"Essa è come un bagno che rinvigorisce per l'azione" (Blondel) ed "esercita nell'anima quello che l'aratro fa nella terra; la ferisce, la rivolta, ma nello stesso tempo le dona vita, vigore, fecondità" (Sacchetti). 
Il Crocifisso ci insegna: "solo nella croce c'è vita, salvezza, risurrezione".
 

Niki D'Asta ci ha lasciato a soli 25 anni

La tua gioia di vivere
è la nostra forza.
La tua amicizia 
è il nostro conforto.
La tua bontà
è la nostra serenità.

Ricordo di Madre Pierina


Quando nel febbraio di quest'anno ho appreso da Padre Damiano il grave stato di salute in cui versava Madre Pierina, ho voluto scriverle, cercando di farle coraggio e ricordando la profonda amicizia e la stima che ci legava durante gli anni di lavoro svolto insieme all'Oratorio di Favignana.Non so se la mia lettera ha fatto in tempo a riceverla e se la mia testimonianza di solidarietà e di affetto abbia potuto confortarla nei suoi ultimi giorni di vita terrena.
La notizia della scomparsa di una persona così cara turba tutti coloro che l'hanno conosciuta. Come non ricordare il suo dolce e mesto sorriso e la sua instancabile e generosa opera a favore dei piccoli e di quanti avevano bisogno? Personalmente posso affermare che la sua presenza semplice e discreta, ma allo stesso tempo ferma nella fede ed instancabile nell'operosità ha arricchito la mia vita. 
Madre Pierina aveva un cuore veramente materno, dove c'era spazio per tutti, grandi e piccini. Ma soprattutto per i piccoli aveva una attenzione tutta particolare, che si manifestava sia nell'attività dell'Oratorio che in quella di catechismo presso la Chiesa Matrice. 
Si rammaricava soltanto quando si vedeva impotente e limitata nell'agire per fatti esterni alla sua volontà. Senza dubbio per lei l'angustia più grande è stata quella di cominciare a intuire che le forze fisiche e la salute non la sostenevano più nel suo impegno missionario. 
Diceva con il suo accento bresciano: "...non so cosa mi succede! ...non mi capisco più ...sento tanta stanchezza, che mi pare di non farcela più!". 
Questo ultimo tempo della sua vita, lontana dal suo campo di apostolato, l'ha vissuto certamente come un olocausto, offerto generosamente al Signore, che l'ha voluta più vicina alla sua Croce. 
Così con il suo sorriso illuminato dalla fede in Cristo Risorto la veda ora partecipe della gioia dei servi buoni e fedeli. Lei dopo essere salita sul "monte degli amanti", si è seduta a tavola al banchetto dell'Amore Eterno, come diceva Maddalena di Canossa. 
 

Padre Silvano Pescarolo

 

Signore, Padre buono, 
sono tornata a Favignana, 
ma non ho più trovato Madre Pierina. 
Ma... Signore, ho scoperto il tuo grande Amore... 
E ti ringrazio, per questa suora meravigliosa: 
grazie Signore, 
per la fede semplice e forte che ci hai trasmesso, 
grazie, perché ci hai fatto nascere nel cuore, 
la nostalgia di un Dio, 
che per Amore, 
continua ad incarnarsi, 
a vivere ed a morire, per poi risorgere! 
Ma ancora grazie Signore, 
perché per tutti noi, 
hai preparato un luogo 
dove non ci verrà più tolto nessun affetto!

 

Raymonda 


Ho conosciuto Madre Pierina tanti anni fa, non ricordo bene il periodo: è come se fosse stata da sempre in mezzo a noi. Una persona brava e gentile, tanto amata dai bambini e dagli adulti. 
La sua vita in oratorio trascorreva tranquilla e serena. Era una persona premurosa a cui affidare i nostri ragazzi. Ma la sua grande bontà, le sue doti nascoste, mi si rivelarono quando nella mia famiglia, sino ad allora felice, si ebbe un grande dispiacere: mia madre si ammalò gravemente. La sua presenza periodica, ma sempre viva ci dava conforto e speranza. Con poche parole riusciva a portare la serenità nella nostra casa. Poi seppi che anche lei era ammalata e vedevo che era sempre serena, accettava la sua malattia con grande rassegnazione. 
Andava fuori per le cure, poi tornava e continuava la sua vita di sempre, trovando sempre il tempo per andare a visitare i suoi malati (come lei li chiamava). 
L'ultima volta che la vidi fu in occasione del venticinquennale della presenza Canossiana a Favignana. Ci fu grande festa all'oratorio e lei venne. Era provata dalla malattia, ma sempre sorridente. Io sentii che era l'ultima volta che la vedevo e la salutai commosso. Lei come al solito mi chiese di mia madre e della mia famiglia senza nemmeno accennare alla sua malattia, ma sicuramente si accorse di quello che provavo perché mi abbraccio forte dicendomi: "facciamo la volontà di Dio". 
Da quando è morta la ricordo sempre nelle mie preghiere e la sento vicina. So che il suo ricordo rimarrà sempre nel mio cuore e ringrazio il Signore di avermi dato la gioia di averla conosciuta. 
 

Francesco Abellitto