home page  |      step prevnext      | index  | current  |      page prev | next

L'IMPEGNO NELLA VITA DEL CREDENTE

PERCHE' IL GREST A FAVIGNANA

Il credente deve, più di chiunque altro, capire qual è in concreto l'essenza del vivere. Il suo progetto di vita è principalmente quello di conquistare la vita eterna nel regno di Dio. 
Poiché di conquista si parla è chiaro che occorre adoperarsi per arrivare alla meta desiderata. 
Adoperarsi assumendo, innanzitutto, canoni di vita consoni alle difficoltà del percorso da fare, traendo la forza per agire dal patrimonio spirituale che ognuno possiede dentro di sé. 
Arricchire quotidianamente tale patrimonio deve essere, pertanto un costante impegno individuale, nella giusta consapevolezza che soltanto un adeguato bagaglio di risorse può assicurare il successo sperato. 
Vero è che si tratta di un successo che va oltre la nostra esistenza terrena, ma è qui, in questo mondo, che esso si prepara. 
E' in una quotidiana testimonianza di tolleranza, di solidarietà e di amore che si definiscono i contorni spirituali della conquista. 
La spiritualità deve, però, trascendere dal singolo ed investire tutta la società per avere valenza significativa. 
Solo se essa assume, infatti, significato universale, o comunque condivisione largamente generalizzata, possiamo affermare che l'umanità è in cammino sulla strada che porta al regno di Dio. Contribuire alla realizzazione di una società civile fortemente ispirata a questi concetti, deve essere, pertanto, l'impegno sociale per un credente. 


Pietro Torrente

    

Terminato l'anno scolastico non è stato facile organizzare una sana attività estiva per i ragazzi. Occorreva programmare, cercare i collaboratori, coordinare tutte le risorse per poter portare avanti - per un mese intero - le attività ricreative, sportive e culturali delle quali ogni Grest deve farsi carico. 
  

  

Generalmente si pensa a questo tipo di attività con un certo entusiasmo, ma è anche facile a volte lasciarsi scoraggiare dalla immane fatica di guidare, in un periodo particolarmente caldo, un gruppo eterogeneo di ragazzi, spesso fin troppo euforici nel sapersi temporaneamente liberati da una disciplina scolastica. 
Giunge, quindi, il momento in cui ci si chiede: vale la pena promuovere iniziative di tal genere? La risposta sta nella scelta di vivere una determinata spiritualità. La tradizione Canossiana si vale di tale spiritualità che si estrinseca nell'apostolato più attivo svolto in mezzo ai giovani. 
Sarebbe un abdicare alla propria vocazione lasciare tanti giovani in giro per le strade, mentre occorre dare ad essi la gioia di impiegare bene il loro tempo. Occorre che i giovani abbiano la possibilità di sperimentare la bellezza dello stare insieme, del gioco sano, della preghiera, del canto..., il tutto vissuto nell'amicizia, nella serenità, nella condivisione. 
Purtroppo tutti questi valori non sono patrimonio comune in tutte le famiglie e spesso anche la società organizzata sembra distratta ed apatica. 
Ecco perché, nonostante le difficoltà che pur si avvertono in questa iniziativa, anche quest'anno abbiamo voluto realizzare il Grest a Favignana. 
L'abbiamo voluto segnato dalla semplicità, dalla serenità, dalla condivisione... e così è stato! 
La "formula" del Grest è stata quella ormai consolidata: preghiera, riflessione sulla Parola di Dio, giochi, mare e canti in allegria. 
Abbiamo dedicato il Grest di quest'anno alla figura della donna, andando a conoscerne alcune che compaiono nella Scrittura: da Eva a Maria, madre di Gesù, nostra sorella e nostra madre. 
E' stata una interessante ricerca che ci ha arricchiti culturalmente, avendo avuto modo di rivisitare particolari esempi di vita e di fede. 
I ragazzi iscritti quest'anno sono stati oltre novanta. Ragazzi vivaci, ma anche capaci di impegnarsi. 
Molto importante è stata la collaborazione degli animatori e degli assistenti, mentre l'opera delle madri canossiane e la dedizione dei Padri è risultata preziosa. 
Si è andati avanti nel tempo. Altro seme è stato lasciato sul campo nella certezza che il Signore lo farà germogliare nelle coscienze e fruttificare per il bene dell'umanità. 


Francesco Chierico (Canossiano)

  

Come ai tempi di...

Ero in vacanza. Dall'altare e nella preghiera comunitaria del breviario era un continuo martellare per la S. Cresima che doveva essere amministrata nella domenica 11 giugno. 
Fin dal mattino la copiatrice si metteva in movimento per la necessaria preparazione che doveva coinvolgere tutti: cresimandi, padrini e genitori. Ma anche l'ora pomeridiana era propizia per curiosare su queste nuove forme comunitarie, affidate alle iniziative parrocchiali; dopotutto c'è sempre da imparare.

 

 

E così già il lunedì precedente la data fissata per la cresima Padre Carlo, assistito dalla catechista, per un'ora intera tenne ai cresimandi e loro genitori una particolare catechesi sull'importanza della Famiglia (piccola chiesa), della Parrocchia (comunità dei credenti) e della Diocesi (grande famiglia cristiana) nella quale il Vescovo e un successore degli Apostoli. Nessuno mi è sembrato annoiato, stante il carisma dell'educatore e l'ascendente sui giovani della catechista. A Padre Carlo, congratulandomi, feci presente la profondità della istruzione. 
Il martedì seconda seduta, con solo i cresimandi. I soliti ciclostilati... 
Padre Carlo e la catechista di turno fecero una solenne presentazione degli olii posti sull'altare tra fiori, luci e ceri con un'altra ora di istruzione.

Pensavo che la preparazione fosse ultimata, invece la voce robusta e seria di Padre Carlo: "domani vi aspetto per l'assegnazione del posto e per la prova di quello che farà il Vescovo domenica prossima. Nessuno si è ribellato a questo terzo invito. 

E così mercoledì un'altra ora in chiesa. Questa volta a condurre la finta cerimonia c'era il Parroco, Padre Damiano. Meticoloso com'è (da bravo liturgo) non gli sfuggiva niente: il vestito decoroso, lo schiaffetto, l'Amen finale, poi l'intreccio esatto delle mani per la comunione ed altre cose simili. 
Ed io pensavo: "ma che meticolosità da convento; poveri ragazzi questa cresima se la stanno proprio guadagnando!". 
Quando sembrava tutto finito la solita voce roboante: "e domani le confessioni". 
Il giorno dopo eccoli là: preparazione comunitaria al sacramento di perdono... ed in tre sacerdoti ad applicare singolarmente la misericordia di Dio. 
Con l'ausilio di un cartoncino si è accertato che su 41 cresimandi ne mancavano quattro all'appello. 
A cena, commentando le assenze, sembrava una sconfitta pastorale. 
E le confessioni per padrini e genitori? Venerdì, sempre alle ore 17... 
Ma verranno? 
Si dovette accorciare la preparazione comunitaria perché la messe era molta e gli operai erano pochi. Qualcuno, andandosene a motivo della lunga attesa, si riprometteva di compiere il proprio dovere nel giorno successivo. 
Mi è sembrato di rivivere ancora quella situazione felice come ai tempi di quella fede tradizionale, quando bastava lo sbatacchiare festoso delle campane per avere sui banchi della chiesa i cresimandi disposti per più giorni ad essere istruiti per ricevere degnamente il sacramento. 


Padre Serafino