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DA IL PANTECO - Ottobre 1995

Storia di Piri Reis, capitano turco e uno dei primi compilatori di carte nautiche

di Giulia D'Angelo

Ci sono alcuni appassionati di mare che non conoscono le carte nautiche. E qualche volta, presso la mia libreria "Il Mare", a Roma, vengono delle persone che mi chiedono: "Avete quelle mappe del mare dove ci sono tanti numeretti?". 
Se quel giorno sono più paziente del solito, spiego allo sprovveduto cliente che cos'è una "carta nautica" e a che cosa serve. Quindi gli mostro le varie carte che oggi esistono sul mercato: le "Nauticard", le "Plastiroute", le "Seaway" e quelle tradizionali dell'"Istituto idrografico della Marina", italiana e francese, nonché quelle quasi mitiche dell'Ammiragliato britannico. I navigatori della nostra epoca hanno dunque un'ampia possibilità di scelta per studiarsi il percorso e tracciarsi una rotta da seguire. Non era così nel Cinquecento: a quell'epoca non c'era quasi nulla di scritto e chi navigava si avventurava in mare o per conoscenza diretta della zona oppure per dati orali ricevuti da amici o parenti. 
 


Tra i primi uomini che realizzarono carte nautiche del mondo, ricordiamo il capitano turco, e appassionato cartografo, Piri Reis. L'origine delle sue carte rappresenta un vero enigma per gli esperti moderni e la loro storia è ricca di interessanti teorie che farebbero risalire le informazioni con cui Reis ha costruito le carte fino a diecimila anni prima. 
Ma procediamo con ordine nella storia del cartografo turco. 
Il 9 novembre 1929 il prof. Mazil Edhem scoprì, presso il famoso museo Topkapi, a Istambul, i frammenti di due carte del mondo che si ritenevano scomparse da secoli: erano appunto le carte di Piri Reis. Era già noto il libro di memorie Bahriye, dello stesso autore, dove il capitano turco raccontava dettagliatamente le condizioni e le circostanze in cui realizzò le carte. 
Piri Reis, che viene considerato dai turchi un grande eroe e dai cristiani un pirata, nacque verso la fine del 1400 da una famiglia di grandi marinai e fu un valoroso condottiero; tanto da riportare notevoli successi in tutto il Mediterraneo combattendo contro le flotte cristiane che tentavano, intorno al 1500, di contrastare il predominio navale dell'impero ottomano. 
Reis era anche un uomo colto e intelligente: infatti scrisse nel suo Bahriye una quantità di osservazioni pittoresche e precise sui vari porti del Mediterraneo cinquecentesco. Inserì in questo volume di memorie anche 215 carte e, soprattutto, realizzò due grandi carte del mondo: una nel 1513 e l'altra nel 1528. Per realizzare queste carte, Reis dovette consultare tutte le mappe dell'epoca - circa una ventina - di cui alcune segretissime. 
  


La sua conoscenza del greco, dell'italiano, dello spagnolo e del portoghese, lo aiutò moltissimo a decifrare i documenti in questione. Nel suo volume si legge che aveva tra le mani anche una carta disegnata dal grande Cristoforo Colombo, venuta in suo possesso grazie a un marinaio del celebre navigatore genovese fatto prigioniero da suo zio, Kemal Reis. 
Per capire l'importanza dei fatti concernenti le carte di Piri Reis, è forse bene ricordare che, a quell'epoca, la maggior parte delle particolarità geografiche si trasmettevano oralmente e il segreto era la regola dei marinai, poiché era essenziale per la loro esistenza conservare la padronanza assoluta degli oceani. 
In questa situazione importantissima è l'opera di Reis che, realizzando le sue carte, rese noti veri e propri segreti che hanno un'origine antichissima. 
Fin qui non ci sarebbe nessun enigma. Ma se andiamo avanti nella lettura del testo scopriamo che, parlando di Cristoforo Colombo, Piri Reis dice: "Un infedele, il cui nome era Colombo e che era genovese, fu colui che scoprì le Antille (così era chiamata l'America). Un libro era giunto nelle mani del suddetto Colombo e scoperse che in essa si diceva come alla fine del mare occidentale ci fossero delle coste e delle isole e ogni sorta di metalli e di pietre preziose. Il suddetto Colombo - prosegue Reis - dopo aver studiato a lungo il libro andò a sollecitare i grandi nobili genovesi per chieder loro i mezzi navali necessari per andare per mare alla scoperta di quelle terre.".
Trascrivendo poi il racconto del marinaio che aveva viaggiato con Colombo, Reis scrive: "Gli abitanti di quest'isola, quando si accorsero che la nostra nave non faceva loro alcun male, pescarono del pesce e ce lo portarono con i loro canotti.

Gli spagnoli furono molto contenti e distribuirono loro delle piccole collanine di vetro perché Colombo aveva letto nel suo libro che quelle genti amavano addobbarsi con gli oggettini di paccottiglia.". 
A questo punto viene fuori l'enigma: qual era il libro in possesso di Cristoforo Colombo, che già descriveva gli usi e i costumi degli abitanti dell'America? Secondo Reis, il libro in questione era una raccolta di dati risalenti ad Alessandro Magno. Quindi, per il capitano turco, Colombo sarebbe partito verso le Indie occidentali non tanto per aprire una nuova e più corta strada delle spezie, ma per scoprire un continente di cui sarebbe stato uno dei pochi a conoscere l'esistenza. 
L'enigma non finisce qui. I documenti cartografici di Reis sono estremamente precisi perché, come scrive lui stesso, "anche il minimo errore può rendere una carta inutilizzabile e quindi non c'è nulla in questo libro che non sia basato su fatti precisi e documentati.". 
  


Di tutte le carte elaborate da Reis sono giunti fino a noi soltanto due vasti frammenti che rappresentano la totalità dell'Atlantico e delle terre americane, europee, antartiche e artiche che la circondano. Si tratta di vaste rappresentazioni pergamenacee a colori, miniate e arricchite da numerose illustrazioni. 
Ma torniamo al 1929, quando questi frammenti furono trovati nel Topkapi. Gli scienziati turchi iniziarono a studiarli pensando con nostalgia ai tempi in cui l'impero ottomano aveva raggiunto il suo massimo splendore. In realtà nessuno di loro riuscì a scoprire l'importanza di questi cimeli. Dobbiamo arrivare al 1953, quando un ufficiale della marina turca inviò una copia di queste carte in regalo al direttore dell'Us Navy, per riuscire a saperne di più. Questi affidò il tutto a uno dei più grandi specialisti di cartografia antica: Arlington Mallery, il quale capì subito che si trovava di fronte a documenti di considerevole importanza e quindi si fece aiutare da un gruppo di cartografi molto noti. 
Il primo problema che sorse fu quello di decifrare il sistema di proiezione utilizzato da Reis. Venne così interpellato l'Istituto di Tecnologia del Massachusetts, i cui matematici scoprirono che la superficie della terra era trattata come una serie di piani, giustapposti e orientati ciascuno in modo diverso. Un po' come se l'autore avesse avuto sott'occhio una carta basata sulla trigonometria sferica e non l'avesse capita. Tutto ciò farebbe tecnicamente risalire il misterioso prototipo all'antichità greca; infatti gli scienziati ellenici avevano fatto grandi scoperte in questo settore, ma la scienza sferica emigrò verso l'Oriente e solo molto più tardi venne riscoperta nel mondo occidentale.
  


Dopo la prima trascrizione le carte di Reis rivelarono delle informazioni che oggi ci sembrano impensabili per l'epoca in cui vennero realizzati i documenti. 
Per esempio, nel delta del Rio delle Amazzoni vi figura l'isola di Marajo che fu scoperta nel 1543, mentre le carte di Reis risalgono al 1513. Il tracciato del fiume Atrato nello Yucatan è esatto, eppure non era stato ancora scoperto all'epoca di Reis. Anche le isole Falkland appaiono sulla carta, mentre è noto che furono viste per la prima volta nel 1592. Le Ande vi sono esattamente indicate con i loro lama, quando nessuno in quell'epoca aveva ancora esplorato le Ande e quando si ignorava l'esistenza di questi animali. 
Infine il continente Antartico congiunto all'America è rappresentato con un profilo stranissimo che solo più tardi si riuscì a capire: infatti Reis aveva disegnato il profilo di costa così come appariva prima dell'attuale glaciazione. Questa ipotesi, che poteva apparire stravagante, è stata solo recentemente convalidata, quando nuove tecniche gravimetriche e sismiche sono state usate per misurare lo spessore del ghiaccio che ricopre le terre polari realizzando una carta del rilievo come si presenta sotto l'enorme calotta gelata.
Uno studio comparativo tra i risultati degli studi glaceologici e le carte di Reis permise di affermare che la Groenlandia disegnata dal capitano turco corrisponde alle linee di rilievo scoperte sotto il ghiaccio dalle recenti spedizioni polari francesi dirette da Paul Emil Victor. 
Si può quindi concludere che le conoscenze che servirono a disegnare le carte di Reis risalgono a oltre diecimila anni fa e cioè prima che la Groenlandia e l'Antartide fossero ricoperte dal ghiaccio. Da chi ha appreso queste informazioni Piri Reis? Dai fenici? Oppure dalla grande civiltà scomparsa di Atlantide di cui parla Platone? Rimane ancora un mistero.