home page   rubriche  |  la voce delle Egadi  |  coriandoli delle Egadi


 

Favignana

Dal punto di vista vegetazionale, Favignana - che si presenta generalmente brulla - offre, aspetti di gariga e residui di macchia mediterranea con oleastro, lentisco, carrubo, euphorbia, sommacco. 
Di particolare interesse, inoltre, la rada vegetazione rupestre che annovera, tra le altre, un'interessantissima crucifera, la brassica tnacrocarpa (cavolo marino), endemica esclusiva delle isole Egadi e, con areale più ampio, seseli bocconi (finocchiella). 
La visita di questo ambiente è facilitata dalla presenza di numerose strade pianeggianti, facilmente percorribili anche in bicicletta, e che consentono di effettuare il periplo dell'isola. Da non perdere le escursioni al forte di Santa Caterina, alle numerose Punte ed alle cave della pietra bianca di Favignana, che connotano tutto il versante orientale dell'isola. 
Vere e proprie architetture in negativo, esse segnano profondamente ed in maniera fortemente suggestiva il territorio dell'isola e sono, spesso, anche dei piccoli orti botanici di vegetazione spontanea.

Levanzo

La piccola isola di calcari bianchi cristallini e dalle coste dirupatissime, presenta invece - grazie alla sua natura montuosa e all'antropizzazione bassissima - una flora composta di circa 400 specie comprendenti diverse entità endemiche ivi compresa la brassica macrocarpa. Ulteriori espressioni di vegetazione sono date da macchia alta e bassa, da gariga a base di euphorbia, rosmarinus e di senecio cineraria. Interessantissimi, ancora, i popolamenti rupestri delle pareti a picco sul mare.
L'assenza di strade rotabili non consente l'uso di mezzi motorizzati a Levanzo, ma scoprirne l'ambiente naturale attraverso il trekking è un'esperienza forte e indimenticabile. Alcune piste, peraltro non disagevoli, consentono di raggiungere i luoghi più fortemente suggestivi e di perdersi tra i forti aromi delle erbe selvatiche. Stretti sentieri si dipartono dall'abitato: il primo, che costeggia il versante occidentale di Levanzo, sino alla grotta del Genovese; il secondo che, lambendo le pendici del Pizzo del Monaco, raggiunge la Cala di Tramontana e la Punta Sorci; e infine quello che, lasciato il precedente nei pressi della Cala di Tramontana, raggiunge il capo Grosso. Si tratta di escursioni facili, non impegnative e che necessitano di poche ore di cammino.
 

 


 

Marettimo
 

"La più montuosa, aspra, scoscesa e selvaggia di tutte le isole circum-siciliane" (F. Pratesi), vero gioiello dell'intero arcipelago. Il suo straordinario ambiente vegetale ed animale, determinato da almeno tre fattori principali - la totale montuosità delle rocce calcaree carsiche; la presenza di abbondante acqua sorgiva; l'isolamento, risalente a 600.000 anni fa, che ha consentito la conservazione o la specializzazione di numerose specie vegetali - presenta ben 515 entità botaniche, alcune delle quali estremamente rare e totalmente assenti in Sicilia; numerosi paleo-endemismi; macchia rigogliosissima; consociazioni vegetali uniche al mondo.  Marettimo è un vero e proprio orto botanico su di uno scoglio. 
Mentre la stretta e breve fascia costiera che ospita l'abitato e le immediate pendici orientali della montagna, sono interessate da gariga e, quindi, macchia rigogliosissima a Elichrysum pendulum, Rosmarinuns officinalis, Satureja fruticulosa, Euphorbia dendroides e Bivonae, etc. e, più in alto, da Erica multiflora, Cistus incanus, Ruta chalepensis, Daphne oleifolia - una specie che non esiste in Sicilia - e qualche esemplare di Leccio e Pino d'Aleppo, i dirupi, specie quelli nord-occidentali, si presentano nei loro scoscendimenti verso il mare, ricchi di una vegetazione particolarmente rigogliosa ed importante. Sulle dolomitiche pareti verticali, infatti, la flora assume aspetti eccezionali per la presenza di una consociazione vegetale unica al mondo che, con adattamenti particolari, è riuscita a sopravvivere a tutta una serie di mutazioni. 
 

Sono anzitutto i caratteristici cuscini di Lonicera implexa (Caprifoglio delle rocce); i cespugli rupestri del Bupleurum, della Scabiosa, del Dianthus e molte altre piante spesso endemiche. 
A Marettimo non è possibile circolare con mezzi motorizzati, ed anche qui saranno delle straordinarie escursioni a piedi a far scoprire questo "gioiello" ai visitatori. Quattro le piste più interessanti che si perdono tra la fitta vegetazione dell'isola, che si aprono su paesaggi di straordinaria bellezza e certamente tra i più inusitati per le isole minori siciliane. 
La prima, che lascia l'abitato ad Ovest, raggiunge, a quota 248 m s.l.m., le Case romane e la Chiesa bizantina e, quindi il semaforo, a 500 m s.l.m., attraverso una delle zone più rigogliose dell'isola. 
La seconda che dalle Case romane porta all'aspro Monte Falcone, a 686 m s.l.m. 
La terza che, dipartendosi verso Sud e dopo aver lasciato punta Bassana, piega decisamente verso Nord-Ovest e raggiunge il faro, nei pressi di punta Libeccio, sul versante occidentale di Marettimo, quello più strapiombante e dolomitico. 
La quarta, infine, che snodandosi lungo il verde versante orientale dell'isola, giunge sino al castello della suggestiva punta Troia. Si tratta di escursioni di grandissimo interesse e che offrono l'opportunità di godere appieno di tutte le straordinarie bellezze naturalistiche e paesaggistiche dell'isola. 
 

Fauna

Dal punto di vista faunistico - scomparse molte specie di mammiferi - l'arcipelago riveste notevole importanza per la presenza diurna di avifauna sia migratoria che stanziale. Tra le specie di passaggio, alcune delle quali particolarmente appariscenti, ricordiamo il biancone, il grifone, il capovaccio, la berta, il cormorano, la gru, la cicogna, il pellicano, il cigno, il fenicottero, l'uccello delle tempeste. 

La pelagicità delle Egadi rende le isole adatte alle osservazioni di uccelli legati all'ambiente del mare aperto, come la maestosa sula bassana, maestra di tuffi, e come le berte, maggiore e minore e l'uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus) che scelgono l'arcipelago per la loro nidificazione, così come fa anche il gabbiano reale.
I marangoni dal ciuffo completano il quadro degli uccelli marini facilmente osservabili 

Tra i rapaci si segnalano il falco pellegrino, il rondone maggiore, il barbagianni, il passero solitario, la cappellaccia. 
Inoltre citiamo l'aquila del Bonelli (Hieraaetas fasciatus), che nidifica sulle scoscese dolomie di Marettimo, le albanelle, il biancone, il nibbio, il grillaio, il falco snbbuteo, il falco pellegrino e il gheppio.
Il grande corvo imperiale, dal volo maestoso, costruisce qui il suo nido e le falesie della sempre più "sacra" Marettimo sembra ospitino poi anche i nidi della monachella nera il cui normale areale di nidificazione è limitato alla penisola iberica.

Se si è fortunati (e naturalmente si sceglie, per la visita, il periodo di passa) può capitare di mettere nel proprio "carniere di birdwatcher" un gran numero di specie migratorie, fra cui uccelli splendidi e sicuramente non comunissimi, come cigni, gru, cicogne, fenicotteri, spatole (Platalea leucorodia), mignattai (Plegadis falcinellus), e perfino pellicani. 
Molto più regolarmente, nello stesso periodo, le pozze di scogliera vedono specchiarsi nelle loro acque aironi cenerini e rossi, gambecchi, beccacce (Scolopax rusticola), e beccacini (Gallinago gallinago).

La fauna di Marettimo vanta un interessante endemismo: la lucertola di Marettimo (Podarcis wagleriana marettimensis).  Ricordiamo inoltre il gatto selvatico e la foca monaca (Monaehtcs monachus), che frequentava le centinaia di grotte che traforano la costa. Qualche esemplare erratico è stato avvistato mentre gli ultimi esemplari residenti sono scomparsi verso la fine degli anni '20, sterminati dalle fucilate di "appassionati cacciatori", che, come si legge in una testimonianza dei primi anni del secolo, le sorprendevano, via mare, mentre, nottetempo, dormivano sulle spiaggette interne delle grotte marine. 
Con un po' di fortuna, arrampicandosi lungo le pendici di Monte Falcone è possibile avvistare il muflone e il cinghiale.

Faraglione di Levanzo

Marettimo

Oltre ai maiali selvatici (impropriamente chiamati cinghiali), altri animali domestici inselvatichiti si aggirano più o meno liberamente sull'isola di Marettimo. Sono invece scomparse le capre selvatiche. 
Come loro sono scomparsi dall'arcipelago i cervi, testimoniati dai graffiti e dalle ossa della Grotta del Genovese, ma anche da un toponimo come Portella del Cervo, che ancora connota la sella fra Punta Campana e Punta Grossa, sulla Montagna Grossa di Favignana.
 

      


Tra i rettili segnaliamo il ramarro, le lucertole e il biacco nero (Coluber viridiflavus carbonarius). Meno frequente, ma non impossibile da sorprendere, al tramonto o nelle prime ore del mattino, su qualche muro a secco, è il congilo (Chalcides ocellatus), mentre molto comuni sono i notturni gechi: la tarantola muraiola (Tarantola mauritaniea), e il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus).

Altri migratori sembrano fare delle Egadi uno dei loro punti di riferimento. Sono i tonni. Intorno ad essi, e alla metodologia di pesca collettiva ai loro danni, nota come tonnara, si è costruita e retta, per secoli, gran parte della cultura e dell'economia di Favignana e di Levanzo.