DICONO DI MAL DI SCHIENA

I Dicono di Mal di Schiena nascono in maniera del tutto informale e provvisoria nell’Aprile 1998, in buona compagnia del batterista e maestro di flauto traverso Ruben Gardella. Nel Giugno 1998 il gruppo, ancora senza nome, entra in letargo e, al risveglio (Marzo 1999), riprende l’attività con un nuovo tamburino: il “benarrivatoMarco Moschetti.

lDa quel periodo in avanti, i Dicono di Mal di Schiena si impegnano in un serio lavoro di scrittura ed arrangiamento di brani di propria produzione che assumono un taglio sempre più curioso.

lL’estate 1999 permette ai Dicono di Mal di Schiena di calcare i palchi delle grandi feste popolari di provincia trovando un pubblico a tratti entusiasta a tratti disgustato ma sempre e comunque sorprendentemente insospettito e disorientato.

lIl periodo invernale infine ha impegnato i Dicono di Mal di Schiena nella registrazione del loro prim°cidi: sei brani che ben rappresentano, ingenuità tecniche a parte, quanto fatto fino ad oggi. I pezzi incisi sono un’appetitosa porzione del repertorio del gruppo, repertorio in costante evoluzione qualitativa e quantitativa.

lDurante il 2000, i Dicono di mal di schiena si sono esibiti in diverse occasioni prendendo parte con successo a concorsi quali il “Cantiere Sonoro 2000” (finalisti e conseguentemente inclusi nella relativa compilation che uscirà nel 2001) e il “Music in Progress” (solo terzi classificati nonostante un tumulto popolare susseguente alla proclamazione del podio).

 

lUna classificazione del genere musicale dei Dicono di Mal di Schiena è stata per mesi difficoltosa (come difficoltoso è stato il parto del nome) fino a quando fu coniata dall’alto la definizione di liscio metallizzato che bene sintetizza le svariate influenze dovute alle diverse provenienze musicali dei membri del gruppo.
 
lVincenzo Alghisio (1974) e Sabine Gatti (1978) sono gli ideatori del gruppo e provengono da diverse esperienze grunge. Vincenzo è stato il bassista dei Sabbioni: trio fondato con Umberto e Ugo Bellodi e attivo a metà anni’90 costituendo l’embrione primordiale dei Dicono di Mal di Schiena. Sabine Gatti ha cantato per diversi complessi tra cui la punk-band tutta al femminile delle Plugs e i Marlin Phoenix.
lUmberto Bellodi (1977), chitarra e voce del gruppo, ha preso parte alle situazioni più svariate: dal Gruppo di Musica Estemporanea (orchestra di improvvisazione musicale diretta dal jazzista Enzo Rocco) alle collaborazioni con il Teatro Itinerante di Cremona per il quale ha scritto e suonato in scena le musiche di diversi spettacoli.
lFilippo Riboni (1978), chitarrista di ottima tecnica proveniente dalla scuola di Massimo Zucca (ex Wild Breed e St.James Gate), ha un passato e un presente parallelo da chitarrista di cover-bands. Ha collaborato con gruppi di grande esperienza live come i Full Rock e suona tuttora con gli 0373.
lMarco Moschetti (1974), batterista del gruppo, ha suonato per diversi anni nella rock-band dei Darsana partecipando a numerose edizioni del “Rock Targato Italia”. Inoltre è stato il batterista dei Krosmos, rinomato complesso etno-rock lombardo.
lFrancesco Guerini (1978) è il sesto elemento dei Dicono di Mal di Schiena; è stato chitarrista e principale compositore dei Darsana e ha partecipato a The Wall Tribute, progetto impegnativo che ha recuperato il “The Wall” dei Pink Floyd riproponendolo dal vivo durante il 1999, anno del ventennale dalla pubblicazione. Cura i suoni e l’effettistica dei Dicono di Mal di Schiena principalmente nelle esibizioni live.

 

lI testi delle canzoni dei Dicono di Mal di Schiena sono il vero collante tra le diverse tendenze musicali degli elementi del gruppo. Pur non essendo di immediata comprensione, non sono mai nonsense e si sviluppano pressoché costantemente a partire dai più pittoreschi personaggi di quartiere o da frammenti di quotidianità.
 

Contatti:

Umberto Bellodi: Tel.0373-31707
Vincenzo Alghisio: Tel.0373-30224
Marco Moschetti: Tel.0373-450286
 E-mail: uybello@tin.it

 

Fastidiosòdio (sono un pessimo elemento)
(Testo: Umberto Bellodi)

La mosca l’ha respinto nel nulla
L’amo scalare spinto nel nulla
Intra vortici colorati in bianco
 un cancello scalpita alla mia pressione
Battendo sul selciato la mia rabbia sfugge dalle dita dei piedi
E il tonfo ricarica la mia testa pesante
Grugnito intralcia la respirazione
 cadenzata ormai riduce
 a stomachevole il pasto delle dodici
Brusca frenata prude nelle orecchie interferendo con il mare sintetizzato di conchiglia
Fischio
 sottilissimo, ultrasonante, mi impedisce di trovare la frequenza nella testa
Mi impedisce di trovare la frequenza nella testa
Ma il rombo del sole si sforza di penetrare
 la nube e di perforare
 e dona apatia ed odio sociale
Fischio
Mi impedisce di trovare la frequenza nella testa
 

 

Fastidiosòdio (sono un pessimo elemento)
Parafrasi e note al testo
Il testo e la musica di questo brano hanno due origini distinte nonostante facciano capo allo stesso autore.
La musica (Sono un pessimo elemento) risale al Marzo 1997 e fu composta da Umberto Bellodi in occasione della bocciatura all’esame di guida per il conseguimento della patente B. Il testo (Fastidiosòdio) è stato scritto un anno più tardi durante uno snervante viaggio sul terrificante autobus Locale Crema-Milano su cui l’autore salì a causa di un clamoroso ed irreversibile errore di valutazione dovendosi recare all’Università degli Studi. Il Locale Crema-Milano è tristemente famoso per gli innumerevoli paesi dell’Interland che attraversa, impiegando sulla distanza di 40Km lo strabiliante tempo di un’ora e venticinque minuti contro i 45-50 minuti del Diretto. Testo e musica furono riuniti e arrangiati nell’Aprile1998.
 Fastidiosòdio è una parola inventata derivante dalla crasi di diversi termini: fastidio, fastidioso, odio, Dio, parole-chiave per la descrizione dell’allucinante esperienza del viaggio sul locale.
 L-A-M-O-S-C-A-L-(h)-A-R-E-S-P-I-N-T-O-N-E-L-N-U-L-L-A All’inizio della stesura del testo, il proposito dell’autore era quello di far passare il tempo cercando insiemi di lettere che, raggruppate diversamente, potessero dare origine a più frasi di senso compiuto…essendo il compito troppo arduo, i primi due versi della canzone sono gli unici ottenuti con questo sistema e sono stati orgogliosamente conservati.    
 Vortici colorati in bianco Rappresentano le ripetitive post-post-neo-barocche inferiate bianche dei cancelli di Spino d’Adda, a metà strada tra Crema e Milano.
 Il tonfo E’il termine più gentile possibile per la descrizione del rivoltante transito dell’autobus sugli innumerevoli dossi artificiali.
 Testa pesante Immancabile auto-citazione.
 Grugnito intralcia la respirazione cadenzata L’autore, in quell’occasione, era persino tartassato da un fastidioso raffreddore e dal temibile “naso chiuso”.
 Mare sintetizzato di conchiglia In una situazione allucinante come quella di questo drammatico viaggio, il romanticismo di questa definizione è vero e proprio eroismo che descrive così il fruscio che percepisce l’orecchio sfiorando il vetro lercio dell’autobus.
 Ma il rombo del sole si sforza…odio sociale E’ una  poetica descrizione meteorologica del tempo variabile; l’annotazione letterario-scientifica sfocia in uno sfogo soffocato dall’ansia.
 In breve: il Locale Crema-Milano è all’origine del malessere esistenziale dell’uomo, e scusate se è poco.

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