IL PARROCO

CLERO

I PARROCI DI BUDRIO

SITUAZIONE ATTUALE

 

 

IL PARROCO

 

     "il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercita la cura pastorale di quella comunità sotto l'autorità del vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l'apporto dei fedeli laici, a norma di diritto" [1]

     Il ministero del parroco si attua nell'esercizio del triplice munus di insegnare, santificare e governare.

Munus docendi[2].

     Il parroco ha il dovere di far giungere a tutti i parrocchiani l'annuncio integrale e organico della salvezza, senza privilegiare nessuno e senza escludere nessuno. Importante diventa allora l'attenzione data all'omelia nei giorni festivi, alla catechesi[3], agli esercizi spirituali e alle sacre missioni[4]

Munus sanctificandi

     Viene dato molto risalto ai sacramenti, e tra essi in modo speciale all'Eucarestia "centro dell'assemblea parrocchiale dei fedeli"[5], ma anche alla preghiera personale e familiare e alla partecipazione consapevole e attiva alla vita liturgica da parte dei fedeli, ridimensionando il ruolo onnicomprensivo del parroco nel campo liturgico e riconoscendogli, invece, il compito di moderatore e garante di autenticità, sempre in sintonia con il vescovo[6].

Amministrazione di beni patrimoniali.

 

 Clero

 

     Ormai le parrocchie, soprattutto le più piccole, hanno dovuto rinunciare all'idea di avere un sacerdote a disposizione. Questa situazione è però abbastanza recente, fino a trenta o quaranta anni fa, in tutte le parrocchie, campagna compresa, c'era un sacerdote, spesso si poteva contare anche sull'aiuto di un curato.

 

I sacerdoti di Budrio

 

Elenco parroci che hanno prestato il loro servizio nella parrocchia di Budrio.

 


1172 Pietro

1302 Rodolfo

1320 Ognibene

1346 Franceschino de’Gastaldi

1352 Bastardi Antonio

1412 Ferrari Francesco

1452 Antonio de’Coratici

1463 Della Piazza Marco

1484 Comuncola Filippo

1505 Giovanni de’Nicolosi

1508 Comuncola Sigismondo

1543 Ronzoni Vincenzo

1548 Boncompagni Umberto

1559 Ronzoni Baldassarre di Reggio

1559 Mariani Ercole

1559 Borra Agostino

1569 Menghi Vincenzo

1579 Bagnoli Tiberio

1589 Medici Gio. Maria

1612 Medici Francesco

1648 Paterlini Cesare

1648 Barocchi Orazio

1667 Baracchi Giacomo

1703 Battini Gio. Battista

1711 Soragna Pier Antonio.

1743 Mariani Pietro

1764 Sacchi Gio. Battista

1787 Ferrarini Ottavio

1816 Morandi Paolo

1851 Lusetti Giuseppe

1873 Motti Giovanni

1893 Allai Attilio

1899 Morini Livio

1944 Manfredi Luigi

1945 Ollari Redentore

1955 Cigarini Dario

1979 Grassi Sereno

1980 Montanari Ciro

1993 Varini Agostino

1995 Frigieri Giovanni


 

     Alcuni di questi sacerdoti sono tuttora ricordati dai Budriesi perché ad essi è legata una parte della storia del paese.

 

Don Pietro Mariani

     Istituito Prevosto dal Vescovo Forni il 21 gennaio 1743.

Sotto di lui e a tutte sue spese fu ricostruita la Chiesa.

Morì nel gennaio 1764.

 

Don Luigi Manfredi

     Nominato nell’estate 1944, fu ucciso davanti alla casa canonica la sera del 14 dicembre dello stesso anno.

     Negli archivi della parrocchia ho trovato alcuni suoi scritti: omelie, verbali e anche resoconti molto interessanti. Su di un foglio manoscritto ho poi trovato alcune informazioni circa il suo ingresso nella parrocchia di Budrio. Riporto alcune frasi. “ Non avrei mai creduto di trovarmi di fronte ad una simile grande manifestazione; per questo ringrazio il Signore, o buoni parrocchiani di Budrio, di avermi mandato nella vostra parrocchia, dove spero di poter fare tanto bene (…). Ed ora una parola sui momenti attuali, non ci rimane che pregare fervidamente ed offrire al Signore i nostri voti e sacrifici per affrontare il giorno della cessazione del grande flagello, il giorno della misericordia e della pace, così da poter presto riabbracciare i nostri cari lontani …”

     In un altro scritto così ricorda il suo ingresso a Budrio: “La chiesa fu addobbata elegantemente (…) P. Leino fece un triduo di predicazione (…), fu eseguita la Messa a tre voci di Perosi dalla Schola Cantorum locale (…). Dato il momento tremendo di guerra, non si poté fare il ricevimento solenne, ma dopo la Messa 1° (…) alle 10 vennero i sacerdoti con le confraternite ed associazioni a prendermi in canonica, poi dopo la cerimonia dell’immissione in possesso e dopo il bel discorso di presentazione di Mons. Bonacini, feci il mio discorso -programma- poi cantai messa: la chiesa era stipata”.

     Scrive ancora che erano presenti molti sacerdoti, fra i quali anche don Pessina che sarà assassinato qualche anno dopo.

     Erano momenti difficili per tutta l’Europa, ma don Manfredi mostrò fin dall’inizio un’inaspettata vitalità. Da alcune pagine di un quaderno (mancano le prime due facciate) il nuovo parroco, racconta di aver visitato le famiglie del paese e d’aver colto la necessità di costruire un asilo parrocchiale. Nell’ottobre dello stesso anno convocò la prima adunanza dei Maggiorenti[7] e creò un comitato per la costruzione dell’asilo. Erano momenti difficili e le persone erano pervase da un generale pessimismo. Nella prima adunanza don Manfredi segna ed elenca le difficoltà che i membri del consiglio avanzarono:

 

“Difficoltà:

Non è il momento opportuno …

 Non si può fabbricare …

E se viene una bomba …

E se viene un Governo che li faccia lui …

E se viene la Rivoluzione …

Io ho impegni di famiglia"

 

     Don Manfredi continuò i suoi progetti, ma le cose presero tutt’altra piega.

     Era il 1944: un anno dei più drammatici e agitati per tutta l’Europa, ma anche per l’Italia e per la nostra terra in particolare.

La lotta si andava facendo di giorno in giorno sempre più violenta e la cronaca quotidiana registrava soltanto: sparatorie, bombardamenti, vendette, delitti. Attacchi, agguati, assalti, scontri armati, fucilazioni, arresti, rappresaglie …

     Non di rado le vittime erano anche poveri innocenti dell’una o dell’altra parte. Talora bastava una parola, un sospetto, una calunnia e uno con un colpo di mitra al petto, o impiccato ad un albero, scompariva misteriosamente senza che neppure se ne trovasse mai il cadavere.

     Ben più delle cose, la guerra pareva aver distrutto gli animi, il senso umano e cristiano … Quella sembrava davvero “l’ora Truce dei lupi” l’ora del fratricidio, l’ora di Caino!.

     In quest’atmosfera, tutt’altro che serena, il tre settembre don Manfredi divenne il nuovo parroco di Budrio. (…) La sera del 14 dicembre 1944 verso le 18, una nebbia gelida e densa avvolgeva la vecchia chiesa di Budrio e ogni cosa. Attorno regnava assoluto silenzio. I più erano in casa per la cena o nelle stalle.

     Per il coprifuoco non si poteva azzardarsi ad uscire. Don Manfredi uscì dallo studio, dopo la recita del Breviario, e andò in chiesa per preparare l’altare: l’indomani sarebbe iniziata la santa e Cara Novena di Natale.

     Ad un tratto un nervoso suono di campanello alla porta turbò quel silenzio. Chi poteva mai essere a quell’ora? Senza alcun dubbio e timore, pensando forse di essere chiamato per qualche ammalato o ferito, il parroco aprì la porta … Due ombre ammantellate si fecero sulla porta: “E’ lei don Manfredi?”- chiesero -. Non fece tempo a pronunciare un “si”, che ritronarono tremendi scoppi di mitra e don Manfredi, colpito al petto, con un gemito, cadde riverso a terra.

     Fu udito (dalla perpetua presente all’omicidio) invocare Dio e bisbigliare quasi impercettibilmente: “Perdono”…”[8]

     Una lapide lo ricorda sotto il portico della facciata della Chiesa. Eccone il testo: “Mentre tutte le nostre contrade rosseggiano di sangue fraterno, il prevosto di Budrio don Luigi Manfredi di Castelnovo Sotto che a Villa Minozzo e dovunque si distinse per sacerdotale pietà e carità per tutti, il 14 dicembre 1944 viene vilmente soppresso a 60 anni d’età. Dal terreno cruento pellegrinaggio che hai lasciato col perdono sul labbro ti accolga il Signore nell’interminabile pace del cielo. 14 dic. 1959 – XV anniversario della morte – Beniamino Socche vescovo benedisse”.

     La commemorazione del ventesimo anniversario dell’uccisione, fu voluta da don Cigarini, anche egli scampato più volte ad attentati alla sua vita.

     Don Manfredi è stato ricordato in diverse occasioni, prima con un giornalino pubblicato nel 1964 a lui completamente dedicato, poi con un articolo di un giornale conservato nell’archivio parrocchiale (ma non c’è né intestazione né data) ed infine nel 1995 con un articolo sul bollettino parrocchiale “l’Eco della comunità”.

     Uno dei motivi per cui è ricordato tanto un sacerdote che ha prestato il suo servizio apostolico per soli tre mesi, è da ricercare nella sua morte cruenta. Curiosa è la testimonianza d’alcuni anziani del paese che ricordano quella sera e i giorni del funerale in questo modo: “Lo sparo lo abbiamo sentito tutti, ma nessuno è andato a vedere cosa era successo, c’era il coprifuoco, bisognava stare attenti, altrimenti ci prendevamo una fucilata anche noi. Il giorno dopo hanno portato via subito il prete, nessuno ha detto niente, neppure il curato e poi hanno fatto i funerali a villa Minozzo, lontano da qui”.

     “Ci hanno fatto dire tutte le preghiere da morto in chiesa, poi lo hanno portato con il carro funebre in montagna, ma nessuno si è attentato ad andare al funerale”.

     Sul giornalino del 1964 invece leggiamo: “Seguirono presto i funerali, con la partecipazione di un buon numero di sacerdoti e di fedeli”

 

Don Dario Cigarini

     Ricordato per aver raccolto i progetti di don Manfredi e iniziato i lavori di costruzione di un asilo parrocchiale.

 

Don Ciro Montanari          

     Ha portato a termine i lavori di ristrutturazione della canonica. Si è occupato dei lavori di restauro della chiesa danneggiata dal terremoto del 1986, e del restauro della facciata.

 

Don Amos Barigazzi

     Don Amos non è stato parroco di Budrio, ma la gente del posto lo considera a tutti gli effetti un Budriesi e ama ricordarlo.

     Don Amos nacque a Budrio il 26 marzo 1927, figlio di Braccianti agricoli, quinto di dieci fratelli, a 17 anni i trasferì nella vicina Canolo. A vent’anni entrò in seminario e poi passò agli studi teologici fino alla sua ordinazione. Fu assassinato nel garage della chiesa di Montericco, dove era parroco, la notte del 17 ottobre 1990. Nessuno rivendicò il misfatto e nessuno è stato arrestato, la sua morte rimane ancora un mistero, anche se collegata alla sua attività di cappellano presso l’ospedale psichiatrico Giudiziario. Su di lui è stato scritto anche un libro: “Don Amos martire del nostro tempo" [9].

 

Situazione attuale

     Un fenomeno che esiste oggi e che è risentito ovunque e il notevole calo di vocazioni. Garelli[10], analizzando il problema, afferma che non si tratta ancora di un fenomeno preoccupante, il calo si è registrato, ma possiamo contare su una figura religiosa ogni 290 abitanti. Si tratta si di una presenza rilevante, ma ridimensionata nella significatività dall'età elevata dei parroci e dalla effettiva cattiva distribuzione sul territorio.

     Tale affermazione è facile da comprendere se si analizzano i dati della pagina seguente relativi alla situazione delle diocesi italiane.[11]

 

Budrio, fino all'ottobre del 1993, ha potuto contare sulla presenza fissa di un sacerdote impegnato solo nella cura delle anime del paese. Da quell'anno in poi un solo parroco ha lavorato per un'unità pastorale, prima costituita dalle parrocchie di Fosdondo Canolo e, naturalmente, Budrio. Poi dal 1995 l'unità pastorale fu costituita con la parrocchia di San Prospero, sotto la guida di un altro sacerdote, non più residente a Budrio, bensì a San Prospero.

     Per la prima volta, un parroco non abita nei locali parrocchiali di Budrio.

     Questa situazione non facilita il lavoro del sacerdote. Se la parrocchia ha un parroco residente egli diviene una figura di riferimento, ha maggiori opportunità di conoscere la comunità e d'intrattenere relazioni famigliari con essa. Se invece il parroco deve amministrare più parrocchie, l'aspetto familiare è notevolmente compromesso, egli non è considerato un compaesano, ma uno di passaggio che celebra la messa. Con toni, forse eccessivamente allarmanti, Le Bras riesce a sintetizzare, in poche parole i rischi e i pericoli in cui incorre una parrocchia senza parroco residente: "Il villaggio ignora il giorno e l'ora di uffizi divenuti ormai irregolari, non conosce più il proprio pastore, e le opere decadono. L'irregolarità delle apparizioni del parroco avrà dunque come conseguenza ordinaria l'irregolarità della pratica (..) Un villaggio senza prete residente è destinato all'indifferenza".[12]

 

     Budrio, in questi ultimi anni si è trovato ad affrontare questi tipi di problemi. L'attuale parroco, ben consapevole della situazione, ha espresso, nelle sedute dei consigli parrocchiali, il desiderio di risiedere, almeno per un certo periodo, nella casa parrocchiale paesana. A tale fine, erano iniziati i lavori di ristrutturazione dell'appartamento dove risiedevano i parroci precedenti, tali lavori sono stati fermati in seguito al terremoto del 96, che ha reso inagibile anche la canonica (non per i danni subiti, ma perché troppo vicina alla chiesa che rischiava di crollare e di coinvolgere parte della casa parrocchiale). I lavori sono ripresi nel settembre del 1997.

      Per cercare di superare i problemi che questa situazione crea, l'attuale parroco pone molta fiducia nella collaborazione dei fedeli laici. In tutte le sedute del consiglio pastorale e nelle omelie domenicali, quando le circostanze lo permettono, non manca mai di sottolineare l'importanza di un aiuto consapevole e attivo dei laici.

     A tale proposito, su un bollettino parrocchiale, un missionario di passaggio scrive quanto segue: "Queste piccole comunità soffrono della mancanza di un sacerdote che abbia dimora stabile. Questo aspetto che di per sé può essere negativo, ha un suo risvolto positivo che ho costatato a Budrio: la coscienza da parte dei fedeli di sentirsi Chiesa viva.

     Ecco a Budrio mi è piaciuto essere accolto da una Comunità, piccola chiesa, ma chiesa viva, in cui assume un ruolo rilevante il laico.

     Il sacerdote è allora chiamato ad esercitare il ministero nell'ambito che gli è proprio: quello dell'amministrare i Sacramenti, l'istruzione, la direzione spirituale, ecc.….

     Mentre i fedeli per forza di cose sono stati chiamati a riscoprire la loro vocazione e assumere un ruolo attivo che li pone come pietre vive di questo edificio spirituale che è la Chiesa".[13]



[1]  In Can. 519 del codice di diritto canonico

[2]  In Can. 528 del codice di diritto canonico

[3] In Can. 776 del codice di diritto canonico

[4] In Can.770 del codice di diritto canonico

[5] In can. 528 del codice di diritto canonico

[6] In can 528 del codice di diritto canonico

[7] Ciascuna delle persone che godono di un notevole prestigio economico o politico nell'ambito di una comunità organizzata.

[8] Tratto da un giornalino scritto in occasione del ventesimo anniversario dell'uccisione di don Manfredi.

[9] “Don Amos martire del nostro tempo", di Vincenzo Branchetti, Tecnostampa Edizioni, Reggio Emilia 1993.

[10]  Garelli Franco,  Religioni e Chiese in Italia, Il Mulino, Bologna

[11] Le cifre e i riferimenti istituzionali in "Il Regno", supplemento, n.14 del 15.7.96, pag 204.

I dati fanno riferimento alla situazione italiana aggiornati al 1993

[12] Le Bras, G

1976 La chiesa e il villaggio, Torino, Boringhieri, pp. 138-139

[13]  "L'Eco della Comunità" - N. speciale in occasione delle Missioni al popolo. Novembre 1997, pag.4