Note e Approfondimenti

Per coloro che vogliono approfondire le informazioni fornite nella prima parte della guida suggeriamo una serie di percorsi bibliografici e indichiamo le principali fonti di cui ci siamo serviti per la ricostruzione della storia della pieve di Santa Maria.
Il testo completo della guida sará disponibile in una prossima pubblicazione.

1. Una pieve e un ambiente storico:

    Le opere che affrontano la storia generale del territorio di Colognola ai Colli hanno il pregio di offrire al lettore un quadro "completo" dell'ambiente e delle vicende che vanno dalle epoche protostoriche fino ai giorni nostri. Manca, ovviamente, in tali lavori la profondità e la precisione specialistica presente in altre opere.
    Un saggio breve e ancora utile è Sartori G., Colognola ai Colli, Verona 1959 pubblicato nell'edizione di Vita Veronese.
    Dino Coltro ha arricchito il lavoro di Sartori narrando la storia di Colognola in una pubblicazione accattivante anche per l'aspetto tipografico e per la cura delle immagini. In Dino Coltro, Colognola ai Colli, Venezia 1985, alcuni paragrafi sono espressamente dedicati alla Pieve di Santa Maria: si segnala, in modo particolare, la parte su "Società e cultura" che ricorda i riti religiosi e la cultura popolare. Coltro riporta anche alcune composizioni del sacerdote Augusto Milani che nel 1894, sotto lo pseudonimo di Piero dalla Mura, compone versi che riguardano l'inaugurazione del concerto delle cinque campane nuove della Pieve e l'innalzamento del campanile su progetto dell'architetto Raimondo Zampini.

    Per il periodo protostorico:

    L. Salzani, L'età del bronzo e del ferro, in AA.VV, Colognola ai Colli. Studi sul territorio dalla formazione all'età romana, a cura del Centro culturale Giovanni Solinas, Colognola ai Colli 1983.
    F. Zorzi, Preistoria veronese insediamenti e stirpi, in AA.VV. Verona il suo territorio vol. I, pp. 73-153

    Per l'epoca romana:

    L. Franzoni, Colognola romana, in Colognola ai Colli. Studi sul territorio dalla formazione all'età romana, a cura del Centro culturale G. Solinas, Colognola ai Colli 1983.
    Dove passava la via Postumia? Sulle ipotesi di tracciato della via Postumia si possono confrontare le ipotesi di P. Dal Fraccaro, La via Postumia nella Venezia, Pavia 1957; L. Bosio, La via Postumia, in Storie e leggende della terra, Schio 1941. Secondo Fraccaro la via Postumia uscita da San Martino Buon Albergo proseguiva a mezzacosta verso Colognola passando per Cadellara e Decima (quindi molto vicino alla pieve di Santa Maria). De Bon sostiene invece che il tracciato della Postumia passava più a sud lungo l'attuale statale 11.

    Per il Medioevo e l'epoca moderna:

    Nel volume curato da G. Volpato, Il vicariato di Colognola ai colli, Colognola ai Colli 1990, si segnala in particolare il saggio di M. Pasa, Da feudo a jura: il vicariato di Colognola (sec.XIV-XVIII) con ampia appendice documentaria.
    Per un conoscenza dell'ambiente e dell'economia del territorio si rimanda a Varanini Gian Maria, Le campagne veronesi del Quattrocento tra tradizione e innovazione, in AA.VV. Uomini e civiltà agraria in territorio veronese, a cura di G. Borelli Giorgio, tomo I, Verona 1982. In particolare nelle pagine 202-207 l'autore prende in esame un registro di livelli redatto nel 1471 che fa il punto sulla situazione patrimoniale della pieve di s. Maria. Da esso risulta che la chiesa era "discretamente ricca", tra i maggiori proprietari della zona assieme ai Cavalli, ai Nichesola, all'ospedale di S. Giacomo e Lazzaro, al monastero di S. Maria alla Giara e all'ospedale della Domus Pietatis. Varanini mette in evidenza anche la presenza di una moltitudine di proprietari cittadini (ben 38 famiglie) e di 23 enti ecclesiastici. (A.S.VR., S. Nazaro e Celso, reg. 11)

2. Quando nasce la pieve di santa Maria?

Un punto di riferimento classico per gli studi sulla nascita e l'evoluzione delle pievi, pur non riferendosi direttamente alla pieve di santa Maria, è senz'altro il lavoro di G. Forchielli, La pieve rurale. Ricerche sulla costituzione della Chiesa in Italia e particolarmente nel veronese, Roma 1931. Lo sviluppo della pieve nel veronese é ben documentato in A.Castagnetti, Le pievi rurali nell' Italia padana, che ricostruisce le vicende di San Pietro di Legnago. Per una conoscenza generale é d'obbligo la consultazione del volume a cura di G. Borelli, Chiese e monasteri nel territorio veronese, Verona 1981 e in particolare il saggio di E. Rossini, Insediamenti, chiese e monasteri nel territorio di Verona che commenta la bolla di Eugenio III in cui viene nominata la Pieve di Colognola con le sue cappelle, SS Fermo e Rustico, S. Vittore, S. Nicolò, S. Zeno.

E. Rossini sottolinea inoltre l'importanza della titolazione della chiesa come indizio "legato ad un preciso fatto storico… una tendenza devozionale o comunque una scelta che, almeno in origine, si rifaceva alla vita di una singola comunità cristianizzata" (p. 59). Sulla titolazione a Maria scrive pagine molto interessanti A. Benetti, Le pievi pagensi nel Veneto, Verona 1978, che collega la titolazione alla Madre di cristo alla nascita della seconda serie di pievi romane tra il V e il VI secolo. Un esempio di Pieve della Bassa e l'evoluzione della pieve in parrocchia è ampiamente documentato in B. Chiappa, Santo Stefano di Isola della Scala, Verona 1979

3. La pieve di Santa Maria attraverso le visite pastorali

Le visite pastorali sono una delle più importanti fonti di cui si dispone per ricostruire la storia delle chiese locali. L'obbligo della visita per il vescovo fu istituito durante il concilio di Trento (1563) ma le visite pastorali si facevano anche nel Medioevo. ( U. Mazzone- A. Turchini, Le visite pastorali: Analisi di una fonte, Il Mulino, Bologna 1985). Per la diocesi veronesi alcune visite sono state trascritte da benemeriti studiosi ma la maggior parte sono consultabili solo in originale presso l'Archivio della Curia vescovile di Verona (da ora A.C.V.VR). Per la pieve di Santa Maria sono state consultate le seguenti visite (in ordine cronologico): Ermolao Barbaro, Visitationum liber dioecesis veronensis ab anno 1545 ad annum 1460, pp. 97-100, trascrizione di Silvio Tonolli, Verona 1997; Antonio Fasani a cura di, Visite pastorali del vescovo G.M. Giberti 1525-1542, pp. 62, 389, 677-678, 1000-1001, 1330, Vicenza 1989; Luigi Lippomano, Visitationum libri diocesis veronensis annorum 1553 et 1555, pp. 227-231, trascrizioni a cura dell'Archivio storico della Curia diocesana di Verona, Verona 1999; Marco Giustiniani, Visitationes pastorales ecclesiarum civitatis veronensium ab anno 1632 usque ad annum 1650, pp. 17-18, trascrizioni a cura dell'Archivio storico della Curia diocesi di Verona, Verona 1998.

Per le visite pastorali inedite che riguardano la pieve di Santa Maria diamo l'indicazione del Vescovo, della data, del numero di registro e delle pagine: Agostino Valier 1656-1573 reg. XIII, 7;

Agostino Valier 1592-1583 reg. XV, 106; Sebastiano Pisani1657-1659 reg.XXI, 523; Sebastiano Pisani II 1673, reg. XXIX, 9; Gio Francesco Barbarigo 1704-1707, reg. XXXVII, 114; Marco Gradenigo 1719, reg. L, 99; Francesco Trevisani 1731, reg. LV, 28; Niccolò Antonio Giustiniani 1765, reg. LXXVIII, 68; Giovanni Morosini 1777, b. 6/11; Innocenzo Liruti 1816-1819, b. 3-17; Giuseppe Grasser 1839, b. 7/17.

4. Compagnie laicali

Sulla nascita, il ruolo e gli scopi delle confraternite si veda G.G. Meersseman, Ordo fraternitatis. Confraternite e pietà dei laici nel Medioevo, Roma 1977.
Sui rapporti tra confraternite e ecclesiastici e sulla politica della Serenissima si veda G. Barbieri, Religione e religiosità a Verona, in AA.VV. Chiese e monasteri a Verona, Verona, 1980,pp. 323-329 : i podestà veneziani prevedevano nelle loro ordinanze anche il divieto a nobili e cittadini di far parte delle congregazioni, l’eleggibilità delle cariche a scadenza annuale, il rendiconto obbligatorio sulla situazione finanziaria da parte di cassieri e Massari.
Il contrasto tra don Giacomo Toffanetti e Giulio Felisi è riportato in Coltro1985, pp. 51-52.
Nel lavoro di Coltro1985 pp. 75-83 si veda anche la parte sulle varie congregazioni laicali presenti a Colognola.
E' interessante confrontare le confraternite della Pieve con quelle di una chiesa della Bassa Veronese: si veda in proposito B. Chiappa, Santo Stefano di Isola della Scala, Verona 1979.
Le informazioni sulle compagnie laicali e su aspetti del culto sono state tratte dai documenti dell'archivio Parrocchiale di S. Fermo e Rustico a Colognola ai Colli e dalle Visite pastorali citate nella nota 3(A.P.C. buste 1-2-3, libro registri degli testamenti; Vis. past. F. Barbarigo 1707).

5. Aspetti del culto

Per gli aspetti generali legati al culto di Maria si veda la trattazione di R. Laurentin, Compendio di mariologia, Roma 1963.Osservazioni più specifiche sul territorio veronese sono fornita da Benetti A., Le pievi pagensi nel Veneto, Verona 1978 che, oltre al altre preziose informazioni, elenca le belle pievi antiche dedicate a S. Maria lungo la Postumia: Cattedrale di Verona: Santa Maria Assunta; Grezzana-Val Pantena: Santa Maria (già san Martino); Montorio-Val Squaranto: S. Maria Assunta; Mezzane-Val di Mezzane: Santa Maria Assunta; Colognola- Val d'Illasi: Pieve di Santa Maria in Piano (pieve pluripagense); Tregnago-alta Val d'Illasi: Santa Maria Assunta; Montecchia-Val d'Alpone: S. Maria; Montebello-bassa Val del Chiampo: S. Maria Assunta; Chiampo-alta Val del Chiampo: S. Maria Assunta; Montecchio-Val dell'Agno: S. Maria; Vicenza-cattedrale: S. Maria Assunta. Le informazioni sulle processioni in onore di S. Maria sono ricavate dall'Archivio parrocchiale e dalla visita pastorale del Liruti del 1816: Si veda inoltre il già citato lavoro di Coltro a pag. 48 e a pag. 75.
Per conoscenze di santologia e in particolare per l'identificazione dei santi rappresentati negli affreschi mediante i loro attributi è utile la consultazione di Biblioteca Sanctorum a cura dell'Istituto Giovanni XXIII della Università Lateranense, Roma 1965.
Il culto di san Barnaba è una particolarità di santa Maria della Pieve: la consultazione delle ricerche storiche veronesi non ha portato all'individuazione di nessuna chiesa o altare dedicato a san Barnaba. Rimane quindi l'interrogativo: perché la comunità di santa Maria della Pieve ha scelto come protettore san Barnaba e ne ha mantenuto vivo il culto per ben tre secoli?

6. Descrizione della chiesa: l'esterno, l'architettura, gli affreschi e le altre opere

Una prima menzione degli affreschi di Santa Maria della Pieve si trova in L. Simeoni, Guida storico artistica della città e della provincia, Verona 1909 e in Edoardo Arslan, La pittura e la scultura veronese dal secolo VIII al secolo XIII, Milano 1943.
Particolarmente utile e completo è il Catalogo delle opere di Santa Maria della Pieve a cura di Chiara Rigoni che raccoglie quasi un centinaio di schede su affreschi, sculture, lampadari e arredi con datazione, attribuzione, stato di conservazione e bibliografia.
La tesi di laurea di Alessandra Coatti, non pubblicata, affronta sia gli aspetti storici dell'origine e dello sviluppo della di Santa Maria della Pieve sia il profilo artistico degli affreschi. Fondamentali per la ricerca risultano le Visite pastorali tradotte e riportate in appendice. Molto ricca la bibliografia non solo per gli aspetti locali ma anche per una visione generale dei problemi storici.
L'opera di Umberto Tessari, Santa Maria della Pieve, Colognola ai Colli 1984 è di agevole lettura e pregevole soprattutto nella lettura delle opere artistiche della Pieve.
Sulla tecnica degli affreschi: Leone Augusto Rosa, La tecnica della pittura. Dai tempi preistorici a oggi. Milano 1937.
Alcune diversità di opinioni in merito alle lettura degli affreschi e all'attribuzione dei santi dipendono anche dalle nuove informazioni fornite dai recenti restauri. Ad esempio, nell'affresco del primo pilastro, che Rigoni identifica "Santo francescano" e Tessari con Sant’Antonio abate, si possono invece riconoscere gli attributi propri di San Leonardo (le catene e i cerchi). Sul culto e sulle rappresentazioni di san Leonardo si veda Gianfranco Gasparini, I santi Cimbri della lessinia e territori confinanti,

Nuovi affreschi emersi dopo i restauri (non contenuti nel catalogo della Rigoni):

Una Madonna del latte in trono (terzo pilastro sulla sinistra, lato ovest); frammento di Madonna (quarto pilastro sulla sinistra, lato ovest); scena conviviale e regina (?) (parete sinistra, parte finale della navata); frammento di Sant'Antonio abate (sulla parete destra in corrispondenza del secondo pilastro); frammento di affresco con piede immerso dell'acqua (parete destra).

Sulle campane, e i generale sulle arti minori (battisteri, pavimenti, cibori etc.) delle chiese del territorio veronese tratta Luciano Rognini, Le arti minori nelle chiese del territorio, in Chiese e monasteri nel territorio veronese, Verona 1981. Nel saggio citato viene nominato anche Lucius De Rubeis Patavinus (Lucio De Rossi di Padova) autore delle campane settecentesche della pieve di santa Maria.

Ancora sulle campane si veda il catalogo della mostra tenutasi a Verona nel 1979, Fonditori di campane a cura di L. Franzoni, Verona 1979 .

7. La nuova parrocchia

Il diario inedito di don Gaetano Aldegheri racconta la storia della chiesa della Pieve a partire dal 6 gennaio 1912, quando egli fece il suo ingresso come Rettore, fino all'elezione di Giuseppe Carraro a Vescovo di Verona 18 novembre 1959.

In un opuscolo è sintetizzato il discorso di don Gaetano Aldegheri tenuto nel 1952 che ripercorre le tappe fondamentali della nuova parrocchia.

Presso l'Archivio della curia Vescovile è custodita la busta riguardante la parrocchia di santa Maria della Pieve: tra le carte un disegno che riproduce il territorio di Colognola che rientra nella parrocchia di Pieve.