NOTIZIE STORICHE

SULLA CHIESA ANTICA DI SAN PIETRO

IN SAN PIER DI CANNE

 

La chiesa del territorio di S. Pietro di Chiavari, detto poi di Canne, ha una storia millenaria. Certamente esisteva prima del 1000, poiché se ne parla (vedi memorie di Chiavari di A. Busco) in relazione al ritrovamento del quadretto miracoloso della Madonna dell’Olivo, avvenuto nell’anno 936.  All’epoca dell’apparizione di detto quadretto, infatti, la Parrocchia di San Pier di Canne comprendeva Bacezza e arrivava fino al mare con le zone delle Saline e degli Scogli.

 

Garibaldi nella sua “Storia di Chiavari” scrive che nei primordi del secolo XVI fu riedificata ed ampliata la chiesa di S. Pietro, che esisteva già da oltre tre secoli. In questa chiesa (demolita dopo due secoli per dar luogo all’attuale) erano custoditi pregiati affreschi di Teramo Piaggio di Zoagli, che l’arricchì anche di un trittico di grande valore artistico, rappresentante Maria Santissima in mezzo a S. Rocco e a S. Sebastiano.

 L’attuale chiesa antica di San Pier di Canne fu riedificata ed ultimata nel 1718, essendo Parroco don Giambattista Monteverde.

Si ignora il nome di chi la ideò, né si sa in quale spazio di tempo fu costruita.

 I documenti dell’archivio parrocchiale la descrivono ad una sola navata, larga m. 6.50 oltre l’incavatura di quattro altari laterali, lunga m. 15 oltre sette metri di coro e presbiterio, di ben proporzionata altezza, con la volta slanciata ad arco perfetto.

Si menzionano due porte: una laterale a nord e quella principale di fronte al coro, che è rivolto a sud-est. Davanti a quest’ultima si apre un piccolo piazzale che, mediante due brevi scalinate, si allaccia con l’antichissima strada per Chiavari e Leivi.

Nel 1718 la chiesa aveva cinque altari: il maggiore, l’altare della Madonna del Rosario, l’altare di San Pantaleo, quello di S. Caterina e S. Lucia e infine quello dedicato a S. Carlo Borromeo.

 

Nel 1806 dal soppresso Convento dei Cappuccini di Bacezza fu trasferita nella chiesa di San Pietro l’artistica statua dell’ Immacolata, sistemandola sull’altare in cui prima si venerava San Carlo Borromeo.

 

Nel 1811 si adornò la chiesa delle quattro statue di gesso, rappresentanti gli Evangelisti, che si trovano in nicchie predisposte.

 

Da una relazione fatta all’Arcivescovo di Genova dal Parroco Bancalari, risulta che nel 1832 vi era già l’altare maggiore in marmo bianco finissimo, con pregiate policrome intarsiature nel palio e nei gradini, di rara bellezza e gusto artistico (stile del 600).   Il coro, tutto in noce e con figure mitologiche tra uno specchio e l’altro in rilievo e qualche grazioso putto nello stallo del centro, è opera d’arte di molto pregio.

 

Nel 1846-47 venne realizzato il pavimento di marmo a quadretti bianco e bardiglio e lo zoccolo alto un metro in lastre di marmo intorno ai muri perimetrali.

 

Nel 1868 si dotò la chiesa di un grandioso e magnifico organo di dodici registri, costruito dalla Ditta Serassi di Bergamo.

 

Negli anni 1895-96 si eseguirono nel presbiterio le artistiche decorazioni con stucchi, indorature ed affreschi.  Gli stucchi furono opera di Cesare Grossi, le pitture in affresco, rappresentanti il martirio e la gloria di San Pietro, del pittore Nazzareno Venturini di Siena (discepolo del Franchi) e le indorature di Luigi Gatti.

 

Nel 1901 furono eseguite le pregiate e ricche decorazioni e indorature del cornicione, le lesene, la nicchia di San Pietro e due grandiosi affreschi nel sancta sanctorum del sopra citato Venturini. Questi ultimi rappresentano la guarigione miracolosa dello storpio operata da San Pietro e la liberazione dell’Apostolo dal carcere tramite l’Angelo.

Si dotò inoltre il presbiterio di un pavimento in marmi policromi, di bellissimo effetto.

 

Nel 1903 si internò di circa due metri la Cappella dell’ Immacolata, erigendo in essa un magnifico altare di marmo finissimo, nel centro del quale, in ampia nicchia, si collocò la bellissima statua dell’Immacolata.  Il disegno dell’altare, che arieggia in qualche punto il Duomo di Orvieto, è del pittore Venturini, il quale eseguì in questa Cappella pregevoli decorazioni ed affreschi.

 Nel 1961 si sostituirono i drappeggi dipinti dell’abside con vetrate istoriate, intonate alla struttura e ai fregi ornamentali della chiesa, realizzate dalla Ditta Albertella di Genova e raffiguranti l’una la Madonna Immacolata e l’altra San Pietro.

 

Negli anni tra il 1994 e il 1999 si costruì la nuova chiesa, mantenendo l’antica completamente e rispettandola nella sua conformazione. Così la vecchia costruzione diventò elemento integrante del nuovo, pur mantenendo ognuno, vecchio e nuovo, autonoma dignità.

Il nuovo corpo, articolato in forma triconca, è dotato di ben 160 mq di vetrate istoriate, opera di Giovanni Job, che sono un apparato figurativo unico e che hanno, oltre alla funzione decorativa, una importante funzione didattica nell’ambito religioso, come nelle chiese paleocristiane, sia classiche sia bizantine.