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settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

 

prima pagina
Dopo il terrore c'è spazio per la speranza?
di Piero Altieri
Dopo l'11 settembre in molti ci siamo posti l'interrogativo sul "perché". La causa immediata di quanto è avvenuto risiede nel fanatismo di chi ha trasformato la fede religiosa nel sogno allucinante di un dominio violento da imporre al mondo intero in nome del Dio unico. La religione trasformata in ideologia è un pericolo grandissimo, perché in essa la confusione fra il bene e il male diviene totale e anche la barbarie più grande può essere giustificata al servizio di un valore trascendente. Quando poi questa ideologia religiosa si unisce all'uso della tecnologia più avanzata, la miscela che ne risulta è di inaudita violenza.
Dio, però, non è così. Colui che come il l'Islam stesso invoca il misericordioso e il compassionevole non può essere il boia dei suoi figli. E questo è mostrato con chiarezza assoluta dalla rivelazione evangelica del Dio Padre di tutti: è questo Dio fedele che consente di continuare a sperare, nonostante tutto, perfino contro tutto. Perché, allora, questo Dio permette simili atrocità? Perché non ha fermato la mano degli assassini e non ha illuminato il loro cuore di tenebra? E perché non ferma ora le bombe che cadono anche su civili innocenti?
La risposta della fede è una sola: il Dio che può tutto non può togliere ai suoi figli la libertà che ha loro donato. Non per questo egli non soffre di tutto il male che devasta la terra: l'abisso del male cui abbiamo assistito l'11 settembre e il dolore innocente prodotto dal terrorismo e dalla violenza della guerra cui stiamo assistendo ferisce il cuore divino infinitamente più del nostro. Ecco perché il credente avverte il bisogno di fare compagnia a Dio nel suo dolore con la preghiera e il silenzio. Non è una fuga dalle responsabilità, ma è l'atteggiamento più vero e onesto per il cuore di chi crede: è solo da questa fede profonda che può nascere il no a ogni violenza tante volte gridato da Giovanni Paolo II.
La risposta da dare alla sfida della barbarie non può essere la vendetta, che genera solo violenza su violenza: la sola, vera risposta risiede nella giustizia e nel perdono. La giustizia esige anzitutto di accertare rigorosamente la verità sugli eccidi terroristici, su quelli avvenuti e su quelli in corso con l'uso delle sofisticate armi batteriologiche, senza manipolazioni e semplificazioni. Giustizia è poi raggiungere i colpevoli e sottoporli ad un processo giusto. Giustizia è punirli. Non è per già oltre la certezza della giustizia il punire gli innocenti, bombardando inevitabilmente anche popolazioni inermi, colpevoli di essere schiave di un potere fanatico, rendendole irraggiungibili perfino dagli aiuti umanitari? Se è vero, come è vero, che ciò che è in gioco non è la guerra dell'Occidente contro l'Islam, ma l'impegno solidale di tutta l'umanità contro la barbarie, e perciò l'unione di tutti i credenti e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà contro la violenza in ogni sua forma, ciò che bisogna far crescere è l'impegno comune al servizio della giustizia per tutti. Ciò che occorre è un sussulto di responsabilità e, perché no di amore al nemico, che susciti l'impegno più profondo per sradicare le cause diffuse che generano l'odio, e cioè la miseria e l'offesa della dignità dei singoli e dei popoli, dovunque esse vengano perpetrate.
Più impegno per una pace giusta in Terra Santa e nei Balcani varrà più per la causa della pace che migliaia di bombe lanciate su Kabul! E' questa logica diversa che dovremmo tutti imparare, e forse è questo il nome attuale di quel "porgi l'altra guancia" o di quell' "amate i vostri nemici", che noi cristiani non dovremmo stancarci di ripetere e che solo può veramente cambiare il corso della storia. 
Anno XXXIV
n. 39
26 ottobre 2001

 

Il giorno del Signore (foto: Corriere Cesenate)
Il giorno del Signore

 

Gesù speranza dei popoli (foto: Corriere Cesenate)
Veglia missionaria
Gesù speranza dei popoli

 

Futuro è investire sulla famiglia (foto: Corriere Cesenate)
Le famiglie dal Papa
Futuro è investire sulla famiglia

 

"Chiudete le porte alla morte"  (foto: Corriere Cesenate)
Il Patriarca di Gerusalemme
"Chiudete le porte alla morte"

 

Al Liceo della Comunicazione
Inaugurato l'anno scolastico

 

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