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settimanale della Diocesi di
Cesena-Sarsina |
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Ripartire da Emmaus
di Piero
Altieri
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Una data importante sta per scandire il calendario liturgico che ritma le celebrazioni e la vita delle comunità cristiane di Romagna: lunedì 23 luglio la festa di S. Apollinare.
E' il dies natalis, il giorno del martirio del vescovo Apollinare che, venuto dall'Oriente (siamo agli inizi del III secolo), approdato nel porto ravennate di Classe, ha portato l'annuncio dei Vangelo a quanti abitavano questa nostra terra che poi avrebbe preso il nome di Romagna.
La calura dell'estate, le preoccupazioni delle ferie ed altro ancora che si abbattono quotidianamente sulle nostre spalle, animando spesso amaramente la cronaca dei nostri
giorni, potrebbero, forse, appannare lo sguardo e indurci a sorvolare... quasi un giorno come tanti altri! Eppure! Celebrare la festa di colui che è stato proclamato patrono della nostra Regione, significa risalire alle radici più profonde e quindi più feconde della nostra fede, agli inizi del nostro cammino cristiano.
Celebriamo, quest'anno, la festa dei Vescovo e martire S. Apollinare già introdotti nel III millennio, dopo l'esperienza stupenda del Grande Giubileo dei 2000, affrontando le sfide che ci stanno davanti e che incombono sul nostro tempo, in questo mondo dove i "potenti" della terra sembrano privilegiare la globalizzazione dell'economia e della finanza più che la globalizzazione della solidarietà. Come allora, nel pieno successo (così appariva!) del progetto globalizzante (universale!) costruito e imposto dall'Impero di Roma, la forza dirompente del Vangelo seppe dare un nuovo volto, un volto più umano, ad un mondo definito dai princìpi del paganesimo, così sarà -
spes contra spem - anche ai nostri giorni, nonostante una cultura e progetti che sembrano ispirarsi ad un nuovo paganesimo trionfante.
Nonostante la gravissima censura (ieri con la forza crudele delle ideologie al potere, oggi con forme più subdole ma non meno efficaci) che tenta di rimuovere l'identità profon- da che ci definisce, che ha definito la
nostra storia con l'energia forgiante della fede, la fede annunciata e testimoniata agli inizi dal vescovo Apollinare, possiamo e dobbiamo rinnovare il nostro servizio alla missione del Vangelo. Un servizio che coinvolge ciascuno e tutti insieme nella stupenda compagnia della Chiesa, dove le vocazioni e i carismi, nuovi e antichi, devono essere adeguatamente valorizzati, in una tensione missionaria che ti fa vivere con gioia anche i giorni della sofferenza e della incomprensione.
Quasi agli inizi della grande impresa del Sinodo, dopo essere stati pellegrini al Santuario mariano dell'Incarnazione a Loreto, siamo andati in pellegrinaggio (e la pioggia non ci fermò) al sepolcro di S. Apollinare; e fu un ritornare alle radici e fu la grazia di contemplare il volto trasfigurato del Signore Gesù nell'abside della Basilica di Classe, guidati dal Vescovo e pastore Apollinare.
Mentre annoto queste riflessioni sento riecheggiare la lettera che il vescovo Lino ci ha indirizzato a conclusione della Visita pastorale "Ripartire da Emmaus", mantenendo lo sguardo fisso sul Signore Risorto, come la sera della prima Pasqua, ed ancora pagine sapienti della lettera che papa Giovanni Paolo Il ci ha affidato per continuare a vivere e testimoniare la grazia del Giubileo, la
Novo Millennio ineunte che come viatico deve accompagnarci ogni giorno nel vivere ciascuno la sua vocazione, nell'adesione di tutti alla missione della nuova Evangelizzazione, potendo contare, ogni giorno e sempre, nella luce della Bibbia, nella forza dell'Eucaristia. |
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