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settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

 

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Sport: vince chi ancora si diverte
di Francesco Zanotti
Chi grida allo scandalo si potrebbe anche considerare un ipocrita. Non vogliamo essere troppo severi, ma dopo lo "stracciamento" di vesti seguito al blitz dei Nas al Giro ciclistico d'Italia occorre una seria riflessione. Non è più possibile che il giorno prima si stia tutti in piedi ad applaudire i campioni dello sport per imprese impossibili, e poi il giorno dopo si punti il dito contro chi è stato scoperto con le mani nel sacco. Dove erano quelli che condannano l'assunzione di sostanze proibite quando certi atleti compivano prestazioni al di sopra delle possibilità umane? Certe medie stratosferiche al Giro con tappe da far paura, coi passi dolomitici del Fedaia e del Pordoi dopo centinaia di chilometri sono percorribili al di sopra dei 30 all'ora? E' possibile migliorare ogni anno i tempi e le performances?
Non vogliamo condannare sommariamente né giustificare niente e nessuno, sia ben chiaro. Far finta di nulla, però, ci pare lavarsene le mani. Come si fa a non vedere certi fisici incredibili frutto di intrugli e di chissà quale altra stregoneria? Forse è più facile, e più comodo, non capire? Come fa un atleta ad essere un bidone fino al giorno prima e poi esplodere all'improvviso? Può essere solo questione di allenamento? Può essere solo il cambio del manager? Oppure c'è dell'altro?
Non vogliamo di certo gettare la croce addosso a nessuno. Vogliamo tentare di fare un po' di chiarezza e vogliamo capire cosa sta accadendo. Oggi la questione economica domina tutto, sport compreso. Questo è abbastanza evidente e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Per vincere, e di conseguenza per far soldi, si è disposti a tutto, come ha ammesso anche Dario Frigo, licenziato in tronco per aver assunto sostanze proibite, nel suo disperato tentativo di vincere il Giro. Chi non vince non è nessuno, questo è il messaggio che ci bombarda e condiziona ogni azione umana, sport compreso, ovviamente.
Ma non è solo questione di soldi, siamo sinceri. E non è solo questione di grandi professionisti o di miliardi che corrono a go go. Guadiamoci attorno. Facciamo un bell'esame di coscienza. Cosa insegniamo ai nostri figli? Cosa conta quando vanno in piscina o danno i primi calci al pallone? Quale spirito inculchiamo in loro? Cosa conta quando si gareggia? Lo sport è una bellissima similitudine della vita e può essere un grande maestro.
Ciascuno di noi è sempre in gara con se stesso. In ogni istante della vita siamo chiamati a dare il meglio di noi, proprio come quando siamo su un campo di calcio o in bicicletta. Ma cosa c'entrano le fiale per non sentire il dolore o le pasticche per correre sempre più forte con la sfida con se stessi? Quale valore può avere quella vittoria frutto di alchimie di laboratorio? Chi potrà mai godersi fino in fondo un successo conquistato con l'inganno? E cosa accadrà domani per aver abusato oggi del proprio corpo e averlo sfruttato oltre il consentito?
Qualcuno arrischia ancora che "l'importante è partecipare". Forse è un po' riduttivo. "Vince chi ancora si diverte" ci piace di più, come abbiamo sentito da un giovane parroco cesenate, e fa comprendere il salto di qualità che occorre compiere. E si diverte chi mette tutto se stesso, chi cerca una soddisfazione in più, chi, a costo di tanti sacrifici, raggiunge mete insperate, senza trucchi e senza inganni. E poi chi sta con gli amici, chi condivide dolori e fatiche, chi esce più uomo da una sconfitta o da una delusione. Questo dovrebbe essere lo sport oggi. Sport che è anche divertimento, nel senso più sano della parola. E questo vale per tutti. Sui campi di serie A, lungo le strade di Giro e Tour, sui nostri campi di provincia e di parrocchia.
Anno XXXIV
n. 23
15 giugno 2001

 

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dal 25 marzo al 30 settembre 2001