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Alla maniera di don Oreste Benzi
di Francesco Zanotti

Venerdì della scorsa settimana il Corriere Cesenate è stato protagonista alla Fiera del libro di Torino. Grazie alla presentazione dell'ultimo volume di don Benzi "Cosa fare con questi figli?", di cui parliamo in parte del giornale, che raccoglie parte dei colloqui coi nostri lettori, si è parlato anche di noi. Il protagonista, però, in assoluto, è stato don Oreste che con i suoi ritardi, ma anche le sue intuizioni e i suoi suggerimenti, ha avuto ancora una volta una parola per tutti.
Perché parliamo di don Oreste nell'editoriale? Perché averlo incontrato per l'ennesima volta ci ha riportato all'attenzione certe urgenze di cui a volte rischiamo di dimenticarci. La famiglia, il rapporto genitori-figli, gli ultimi, i drogati, gli emarginati, i bambini, gli abbandonati: situazioni estreme o complesse che sono il pane quotidiano per il prete riminese e che costituiscono parte essenziale di questa nostra società che rischia di scordarsene. 
All'inizio di questa nuova legislatura, e dopo l'abbuffata elettorale, aver ascoltato don Oreste è come aver preso una boccata d'aria fresca. Parole semplici e dirette che vanno ad incidere in ciascuno di noi, senza preamboli e senza mezze misure. Ma, allora, cosa dobbiamo fare? Anche in questi ultimi giorni i giornali si sono riempiti di tragedie familiari, avvenute fra amici, fra fidanzatini, fra amanti. Tutte notizie tragiche che non fanno altro che gettare ombre sull'istituzione-famiglia e aumentare coloro che possono pensare a gesti tanto insensati. Come in un tremendo gioco al ping-pong omicidi e suicidi in serie non finiscono più. Da una città all'altra è uno stillicidio di drammi senza fine. Ed è tornata di estrema attualità anche l'emergenza pedofili che per poco tempo aveva abbandonato le prime pagine dei giornali.
Allora, cosa possiamo fare? Ci penseranno i nuovi politici, molti sentenziano lavandosene le mani. E' così facile? E' così semplice? Possiamo noi fare finta di niente? Don Benzi ci richiama tutti all'ordine, all'impegno in prima persona, nessuno escluso. No, non si può fare finta di niente. Guai a noi. Ciascuno di noi è responsabile, nel suo piccolo, di quel poco o di quel tanto che può fare. Nessuno si può trincerare dietro a un semplicistico "non lo sapevo" oppure "cosa potevo fare di più", o ancora "sono già tanto impegnato". Chi è più impegnato di don Benzi? Eppure lui non manca mai, è il primo ad agire, è sempre in prima linea.
Le leggi sono importanti, ma se non si risolvono i problemi alla radice, se non si tolgono le cause della povertà, cosa potremo avere domani? Se la solidarietà fra le persone non si realizza fra le nostre case, se non ci conosciamo nei nostri paesi o nei nostri condomini, cosa possiamo pretendere da chi ci governa? Che faccia una legge che imponga ai nostri vicini di rispettarci. Che dica ai giovani di non fare tardi la notte? Se non abbiamo proposte credibili da offrire, se non abbiamo modelli autentici da proporre, cosa possiamo aspettarci dalle nuove generazioni? Continueranno ad inseguire chimere come stanno facendo i loro padri. Continueranno a ricercare i piaceri della vita nel successo, nella carriera, nei soldi, nel divertimento.
Istituzioni locali, nazionali, genitori ed educatori, tutti dobbiamo metterci la mano sulla coscienza: qui occorre un'inversione di tendenza nei riguardi della famiglia. Basta col bistrattarla, basta col ghettizzarla. La famiglia ha un ruolo sociale insostituibile e il suo indebolimento è un danno per tutta la società, che piaccia o no. Allora finiamola coi discorsi alla moda che vedono babbi e mamme di serie B rispetto ai single e diciamo una buona volta la verità. Alla maniera di don Benzi.

Anno XXXIV
n. 20
25 maggio 2001

 

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