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Primo imperativo: votare
di
Francesco Zanotti
Alla fine siamo arrivati al 13 maggio. Domenica prossima milioni di italiani saranno chiamati alle urne per rieleggere i rappresentanti in Parlamento. Un appuntamento importante a cui nessuno può e deve sottrarsi per partecipare in maniera attiva alla vita del Paese. Un appuntamento per certi versi decisivo, caricato forse di troppi significati, ma pur sempre fondamentale per l'esistenza di una democrazia.
Usciamo da una campagna elettorale deludente. Il dibattito ha assunto spesso i toni delle invettive e nulla più. I contenuti non passano e non vengono quasi mai citati. Si parla di grandi temi e di grandi schieramenti, ma i veri problemi della gente restano sull'uscio di casa. Pochi uomini tentano di spostare milioni di voti solo apparendo nelle trasmissioni televisive. Si è tornati alle battaglie ideologiche proprio quando i muri sono stati abbattuti, ma non si è in grado di proferire parole concrete su temi scottanti come il sistema elettorale e il conflitto d'interessi. E' come se il paese reale e quello legale, di cui abbiamo parlato tante volte anche su queste colonne, continuassero ad ignorarsi. Quasi fossero due mondi separati che si incontrano solo ogni tre o quattro anni nel momento dell'appuntamento con le urne.
La campagna elettorale ha visto i candidati locali fagocitati dai talk show, i famosi programmi Tv che contengono tutto e il contrario di tutto. Tante serate con milioni di telespettatori che pendono dalle labbra di conduttori e politici, bravi soprattutto a far salire l'audience. Una constatazione amara che la dice lunga sul grado di preparazione dei cittadini che dovranno affrontare le schede elettorali.
Non vogliamo sembrare pessimisti, tutt'altro. Siamo altresì convinti che i cittadini sappiano benissimo come comportarsi davanti al voto. Anzi, siamo certi che siano stanchi per come per mesi sono stati trattati, quasi fossero merce di scambio o prede da conquistare, senza ragione e senza cervello. L'elevata percentuale di indecisi che i vari sondaggi ancora segnalano a poche ore dal voto dimostra come uomini e donne stiano meditando su una scelta non affatto scontata. L'importanza della posta in gioco pone più di un interrogativo che in molti risolveranno all'ultimo momento, nel segreto dell'urna.
L'elettorato cosiddetto cattolico si trova ancora una volta sempre più frazionato. Terminata l'epoca del partito unico, i cattolici si vedono costretti a scegliere con chi coabitare in un'eventuale coalizione di governo. Un tempo si dava la delega ai rappresentanti politici; oggi si deve decidere prima del voto. Una responsabilità in più che potrebbe allontanare qualcuno dai seggi, comportamento da rifiutare per chi si deve sentire a pieno titolo partecipe delle sorti del Paese.
Dunque un imperativo esiste: andare a votare. Per il resto lo abbiamo scritto e detto tante volte. Attenzione alle persone e ai valori in cui credono. La tutela per la vita umana in ogni istante della sua esistenza, il rispetto per la famiglia fondata sul matrimonio, la libertà di educazione, la solidarietà, la sussidiarietà sono da sempre i cavalli di battaglia di quanti si professano cattolici e si impegnano in politica. Questo valeva ieri e vale tanto più oggi.

Anno XXXIV
n. 18
11 maggio 2001

 

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