corriere cesenate
settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

Anno XXXIV - n. 8
2 marzo 2001


Organizzato dal Cral Carisp un convegno sulla medicina
FARMACIE AFFOLLATE COME IL SUPERMARKET
Occorre accertare la precarietà della salute umana

Auto, orologi, telefonino, abbigliamento: sembrava questa la frontiera del consumismo. E invece no, o almeno, non solo. Al giorno d’oggi è sempre più di moda il ‘consumismo medico’. Appuntamenti settimanali con il medico di base, esami in ospedale, visite specialistiche, spesa di medicinali più frequente di quella al supermarket: ma fino a che punto si tratta di reali necessità e dove inizia il condizionamento psicologico? Questo è stato solo uno dei tanti temi trattati nel convegno “La medicina impossibile e quella sostenibile” organizzato venerdì scorso dal Cral-Cassa di Risparmio di Cesena. E il discorso del consumismo medico è stato affrontato da Enzo Pretolani, cardiologo di fama e presidente del comitato etico di Cesena. “Al giorno d’oggi chi non fa almeno una Tac l’anno – ha spiegato Pretolani – si sente un disgraziato. Sembra che gli esami medici siano affrontati come una moda. In realtà si tratta di paure psicologiche, paura della malattia che si cerca di esorcizzare inflazionando cartelle mediche e ricette in farmacia”.

E scrutando i dati relativi alla spesa medica nazionale nel 1999 si rimane allibiti, o quasi. Mille miliardi per gli antinfiammatori, 154 miliardi per l’eritropoietina (la famosa Epo, ndr), 102 miliardi per l’ormone della crescita, cento miliardi per il Viagra. E nel 2000 la spesa per farmaci è aumentata del 19 per cento rispetto al ’99 toccando quota 19 mila miliardi. “Tante visite saturano le capacità recettive delle strutture – ha continuato Pretolani – e poi ci si lamenta sempre e in ogni caso dei ritardi e delle lunghe liste d’attesa. In realtà le visite veramente necessarie sono molto minori rispetto alle richieste dei pazienti. Ma in fondo ognuno di noi vuole sentirsi tranquillizzato, vuole credere che la medicina fa miracoli e che è in grado di allontanare sempre e in ogni caso le malattie”.

Fiorenzo Facchini, dell’università di Bologna, ha affrontato il rapporto fra medicina, biotecnologie ed etica. “Viviamo immersi in una cultura, in una mentalità, che non accetta i limiti connessi alla condizione umana. Si pensa di poter superare sempre, e ad ogni costo, la condizione umana che è fatta anche di sofferenza e morte. Si fa della salute un bene assoluto, per cui anche ciò che non aiuta il benessere diventa malattia e il suo superamento un diritto. La tutela della salute è un diritto – ha concluso Facchini – e un dovere della persona e della comunità. Essa va ricercata in armonia con altri diritti secondo una gerarchia di valori tenendo presente che non tutti i desideri acquistano il valore di un diritto”.

Cristiano Riciputi


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