corriere cesenate
settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

Anno XXXIV - n. 6
16 febbraio 2001


Un inno al Battista e una lezione di catechesi nello stile della Biblia Pauperorum
LA NUOVA PORTA IN BRONZO DELLA CATTEDRALE DI CESENA

La sensibilità del vescovo Lino Caravaglia e la disponibilità della Banca di Cesena, hanno consentito di aggiungere un segno alla storia dell'iconografia della Chiesa di Cesena-Sarsina. Nel linguaggio proprio dell'arte contemporanea, ma con un costante riferimento culturale e stilistico alla "tradizione", il maestro Ilario Fioravanti ha potuto così interpretare, con originalità e rara sensibilità, il tema proposto che possiamo sintetizzare in questo modo: il Battista, vita e messaggio cristiano.

La "storia" umana di questo protagonista del cristianesimo, si sviluppa nel corso del tempo, superando i confini della sua vita terrena. Il bronzo, sapientemente animato dalle mani dell'artista, permette di partecipare a questa l'avventura" attraverso una lettura letterale e sirnbolica.. Con un procedimento che è tipico di tutta l'arte cristiana, la porta offre diverse possibilità interpretativi, cominciando dalla più semplice: quella didattico esplicativa.

La vita del Battista si dipana nelle otto formelle laterali che delimitano le due grandi ante apribili, con al centro l'incontro tra il Cristo e Giovanni. Reggono l'immaginario architrave sul quale sono posti i quattro evangelisti a fiancheggiare la crocifissione e la lunetta superiore con la Madonna e i Santi Vicinio e Mauro, patroni della diocesi di Cesena-Sarsina.

Ogni formella introduce un momento della vita del Battista a cominciare dalla nascita annunciata dall'angelo Zaccaria e conclusa, in alto a destra, con la morte di Giovanni. Il profeta muore per aver denunciato la corruzione di un potente della terra. Lui che vive nel deserto, è attento agli eventi sociali della sua gente e non esita a denunciare il cornportamento corrotto di Erode anche se questo gli costerà la vita. Le otto formelle che raccontano la vita terrena del Battista, fungono da lesene all'architrave sul quale i quattro evangelisti, aggettanti sul bronzo, fiancheggiano la crocifissione "spiegata" da Giovanni che, recuperando una didattica medievale, introduce l'evento cardine del cristianesimo, con un "fumetto" inciso nel bronzo: 'Illum oportet crescere me autem minui". In alto. sorretta dall'ideale architrave ove la crocifissione separa e sintetizza la storia del Battista alla storia della Chiesa militante, è raffigurata la Madonna fiancheggiata dai santi Mauro e Vicinio, protettori della diocesi. Maria prima e, subito dopo, gli apostoli e i loro successori, custodiscono e trasmettono la buona novella agli uomini di buona volontà.

Questa via nuova si caratterizza anche per il diverso uso del bronzo. Le sculture si liberano dal fondo nel quale sono ancora confuse nelle storie del Battista. Una "liberazione" dalla materia già annunciata agli evangelisti dal rigido profilo, ma vittoriosi sul bronzo, ormai solo sfondo al quale però sono ancora legati.

La Madonna e i due santi della diocesi vivono in maniera autonoma, non più legati alla materia che è solo proscenio per una storia ormai adulta e in perenne divenire. La scultura della Madonna è certamente tra le figure meglio riuscite e probabilmente più riflettuta. Lo testimoniano anche i disegni preparatori e la possibilità di attingere alla grande tradizione mariana della diocesi che, in Cattedrale, custodisce la Madonna del Popolo, una delle immagini più venerate e meglio ornate dell'intera Chiesa locale.

Di quella antica pittura la scultura di Fioravanti mantiene il sentore, ma dalle sue mani è uscita un'immagine rinnovata, di immediata comprensione eppure ermetica, del tutto nuova pur nel solco di un'antica e sentita tradizione.

L'immagine frontale del disegno si anima nel bronzo e Maria vibra di vita interiore sapientemente conferita dalle mani dell'artista, che ha saputo bloccare la scultura nel suo divenire, fissando per l'eternità la poesia di un momento. La sintesi dell'opera è costituita dalle due ante centrali che, anche la loro posizione, rappresentano il punto di riferimento ideale e strutturale della porta. In esse è raffigurato l'incontro tra il Cristo e Giovanni.

Qui l'evento rappresentato supera il racconto evangelico e le due figure, che costituiscono le maniglie della porta, sono pregne di valori semantici. Potendo seguire l'evolversi della rappresentazione dal bozzetto ai disegni, alla scena finale, cogliamo la maturazione del pensiero dell'artista, affascinato e forse anche intimidito da questo incontro. Le figure fuse, sono aggettanti sulla pelle del bronzo ove il vento del deserto fa vibrare la sabbia e scuote, con la sua forza, il sicuro cammino di alcuni cammelli. In basso il fiume Giordano scorre, increspato dall'invisibile brezza che percuote e rende vivo lo sfondo.

Il fiume idealmente congiunge la formella in basso a sinistra, ove è raffigurato Giovanni che rigenera alla vita - con il battesimo - i giudei e a destra, lo stesso Giovanni che battezza il Cristo.

L'acqua del Giordano e il deserto sono due estremi della vita ricongiunti dalle salvifiche figure del Cristo e Giovanni che, divenute maniglie della grande porta, sono destinati ad essere impugnati chiunque intenda varcare la soglia di bronzo che immette nella "Casa del Padre".

Franco Faranda


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