corriere cesenate
settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

Anno XXXIV - n. 6
16 febbraio 2001


Convegno sulla Bse al Rotary club cesenate
STOP ALL'ALLARME SULLA MUCCA PAZZA

“Troppe falsità e inesattezze nella vicenda mucca pazza”. Questo il messaggio lanciato da Giorgio Poli, direttore dell’Istituto di Microbiologia e Immunologia veterinaria all’Università di Milano, durante l’ultimo incontro conviviale del Rotary Club incentrato sull’emergenza della encefalopatia spongiforme bovina, o morbo della mucca pazza.

“In realtà possiamo affermare che la carne non è mai stata così sicura come adesso, in Italia  - ha spiegato Poli – perché le parti a rischio vengono completamente distrutte. Inoltre, basta ragionare un momento sulla storia della Bse in Italia: ancora non si è trovato nessun caso di malattia sull’uomo. E nei bovini, su 15 mila controlli effettuati solo uno è risultato malato, l’ormai nota vacca 103 dell’allevamento di Ponte Vico. Infine, per maggior sicurezza, si può affermare che anche se si bevesse il latte di una mucca infetta o se ne mangiasse la carne, non ci sarebbe nessun rischio: le parti davvero a rischio, come già detto, hanno vita breve, e nelle altre parti dell’animale la proteina malata della Bse, o prione, non è presente in quantità sufficiente da rappresentare un pericolo per l’uomo”.

Alla serata organizzata dal Rotary Club erano presenti numerosi esponenti del settore agro-alimentare cesenate: Franceso Amadori per il pollame, Ezio Martini per i mangimi, Ubaldo Bocchini per i suini e altri ancora.

Soprattutto Amadori si sarà sentito sollevato dalla esposizione di Poli: “Gli studi effettuati ci hanno permesso di affermare che la trasmissione della Bse da specie a specie non tocca il pollo: è l’unico animale finora studiato che non ha mai recepito il prione. E possiamo ritenere sicura anche la specie suina: su 10 suini, solo 2 si sono ammalati nel momento in cui è stata iniettata una forte quantità di prione direttamente nel cervello: ma è impossibile che in natura avvenga un contatto così alto dell’encefalo dell’animale con una quantità così alta di prioni”.

Infine, una nota polemica verso chi accosta la Bse bovina alla malattia di Creutzfeldt – Jacob, che colpisce una persona su un milione l’anno, fra i 50 e 70 anni. “E’ una grave inesattezza – ha spiegato Poli – considerare la Bse come la variante giovanile della Creutzfedt – Jacob, che invece colpisce solo persone dopo i 50 anni: pur colpendo sostanzialmente allo stesso modo l’encefalo (crea dei “buchi” al suo interno, rendendolo spugnoso fino a farlo pesare un terzo del cervello normale) la Bse è un processo degenerativo a se stante che non ha nulla a che vedere con la Creutzfeldt – Jacob”.

Filippo Cappelli 

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