settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina |
Anno XXXIV - n. 4
2 febbraio 2001
Per accompagnare l'Anno della Bibbia un sussidio pastorale
TORNIAMO IN ASCOLTO DELLA PAROLA
Parla don Gildo Manicardi,
docente di Sacra Scrittura nello Stab
La nostra diocesi ha iniziato la grande avventura dell'«Anno della Bibbia». Recentemente la lettera pastorale del vescovo Lino ha proposto le motivazioni che lo devono animare ed alimentare. Il gruppo dell'Apostolato biblico ha messo a disposizione delle nostre comunità un utile sussidio con suggerimenti e strumenti preziosi per dare concretezza pastorale all'Anno della Bibbia. Con questa intervista chiediamo a mons. Gildo Manicardi, preside dello Studio Teologico di Bologna ed insegnante di S. Scrittura, di richiamare alcune riflessioni ed indicazioni che ci consentano di vivere fecondamente questa grazia che ci è donata.
Don
Gildo, innanzitutto: come valuti l'opportunità di questa scelta pastorale fatta
dalla nostra diocesi, tenendo conto anche del richiamo che il Papa ha rivolto
nella lettera “'Novo Millennio ineunte”. al n. 39?
Mi
pare una scelta molto intelligente perché permette di passare dagli avvenimenti
straordinari dell'Anno Santo alla vita ordinaria della Chiesa nella ricerca
della santità, con un riferimento straordinario al dono della Parola di Dio.
E’ una pastorale che si lega chiaramente al cammino che stiamo facendo dopo il
Vaticano Il nel quale la Chiesa cattolica ha fatto una scelta di accesso per
tutti i credenti al rapporto diretto e personale con le Scritture.
Mi ha sorpreso il fatto che la recente lettera apostolica del Santo Padre che fa
il bilancio dopo l'Anno Santo abbia numerosi riferimenti biblici.
Il Papa parla dell'ascolto della Parola e dice così: «Non c'è dubbio che
questo primato della santità e della preghiera non è concepibile, che a
partire da un rinnovato ascolto della Parola di Dio». Fare apostolato biblico
significa impedire che l'elaborazione spirituale dei singoli e delle comunità
sia a ruota libera ma abbia il riferimento autorevole e bonificante delle
scritture stesse. Il rischio, sappiamo, è che la gente chiami parola di Dio la
propria ispirazione personale. Il riferimento alle Scritture toglie da un
soggettivismo che sarebbe molto pericoloso per un'evangelizzazione piena del
nostro tempo.
Una
raccomandazione ai nostri preti...
Direi
che sia il caso di riprendere in mano un testo molto originale della Conferenza
Episcopale italiana “La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata”,
sottotitolo: La Bibbia nella vita della Chiesa.
E’ un documento che ha ormai cinque anni ma che forse è passato inosservato.
In questo documento la Cei molto coraggiosamente tenta di fare un bilancio dei
frutti positivi che l'arrivo della Bibbia con più forza nella Chiesa ha
provocato ma anche con molto coraggio sottolinea aspetti carenti.
Io credo che un sacerdote che vive l'anno della Bibbia nella diocesi di Cesena
potrebbe molto opportunamente rileggere questo documento; valutare i frutti
positivi e gli aspetti carenti sia nella diocesi e in particolare nella sua
comunità.
Quindi la prima raccomandazione è di fare un bilancio di questo rapporto della
Chiesa con la Bibbia in termini oggettivi, uscendo anche qui da impressioni che
potrebbero essere irrimediabilmente soggettive e quindi poco utili per sapere
dove si deve andare, perché quando vogliamo rinnovare il cammino dobbiamo
sempre avere un giro di orizzonte più ampio di quella che è la nostra
impressione immediata.
Ma ai sacerdoti vorrei fare anche un'altra raccomandazione: interessarsi molto
della qualità biblica della propria omelia. L'omelia deve essere comunicativa,
bella, non noiosa, interessante come commento all'attualità ma deve essere
anche biblica. Il sacerdote penso debba essere il più possibile biblico nei
suoi interventi ma non affidare la biblicità della vita della parrocchia
soltanto ai suoi interventi. Bisogna avere il coraggio di far vivere quello che
il Concilio suggerisce nella Dei Verbum: “I fedeli devono avere abbondante
accesso diretto alla Parola di Dio” non per pensare quello che vogliono o per
diffondere private interpretazioni, ma per avere un contatto diretto con la
fonte della Parola che è la Scrittura. Come esiste un contatto diretto nella
comunione eucaristica, esiste un contatto diretto nella lettura della Bibbia,
pregata, pensata e portata nella carità.
In
base anche alla tua esperienza, quali suggerimenti offri alle nostre comunità
ecclesiali?
Il
primo è uno sforzo di tutti perché la liturgia della Parola domenicale diventi
un continuum. Bisognerebbe che le nostre comunità si mettessero in un
atteggiamento di ascolto. Cercando di percepire la proclamazione del Vangelo e
le altre letture come delle chiamate successive che il Signore fa alla comunità
celebrante per condurla lungo il cammino della salvezza. La lettura della
scrittura nell'Eucarestia, che è la lettura più importante che si possa fare
nella Chiesa, in particolare nell'Eucarestia domenicale, deve segnare delle
tappe che io immaginerei volentieri come una scala, tappe sempre più in alto.
Per fare questo non si può partire sempre da zero. Bisognerebbe che la comunità
fosse consapevole di quello che in lei è stato attivato prima per potere
procedere su nuovi orizzonti in quella determinata domenica.
E qui viene il discorso della lectio divina fatta anche dai singoli. Certamente
una famiglia cristiana potrebbe fare una lettura del Vangelo della domenica,
previa alla proclamazione domenicale.
Accanto all'esperienza di lectio divina familiare ci potrebbero essere
esperienze di lectio divina in gruppi. Una forma che io ho sperimentato molto
utile è quella della lectio divina nella coppia di fidanzati che si preparano
seriamente al matrimonio, nella preghiera comune.
Sarebbe anche da favorire quella che si chiama una lettura continua della
Bibbia. Si potrebbero suggerire ai fedeli impegni di leggere nel corso dell'anno
più volte, ad esempio, il Vangelo di Luca, gli Atti degli Apostoli, a piccole
pericopi di cinque-sei righe al giorno con grande attenzione e a forza di
letture e riletture il senso della Parola dovrebbe diventare molto chiaro e
capace di incidersi nella memoria e nella sensibilità delle persone.
Piero Altieri
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