PREFAZIONE

di don Lino Maggioni

 Venni a Cesano una sera di pioggia e freddo.  Era la domenica 28 novembre 1982.

Sedici anni dopo, nella caldissima estate di questo 1998, mi decisi, sulle orme di alcuni miei predecessori, a scrivere il Chronicon, una sorta di diario della vita della nostra parrocchia.

Questo diario mi fece scorrere, come in un film, avvenimenti, volti, iniziative, difficoltà, risultati:  di alcuni di questi ricordi avevo perso perfino la traccia, di altri la memoria era vivissima per la forte emozione che avevano suscitato in me.

Ne ricordo due, in particolare, che interessano questo libro: la prima grande emozione la provai il 26 settembre 1984, verso sera. Arrivò alla canonica l’archivista della Curia, il compianto mons. Eugenio Cazzani, portandomi l’intero archivio della nostra parrocchia che aveva riordinato con cura. L’aveva portato con sé pochi mesi prima: su una vecchia Fiat, dentro poche cassette di frutta (proprio così!) stava tutto il nostro “glorioso” passato. Tornava su un grosso pulmino, ben ordinato in 61 cartelle col loro bravo “regesto” (un indice corredato da brevi note esplicative). In quel momento mi sembrò di aver accolto la voce della nostra storia, pronta ancora a raccontare di sé. Non avremmo questo libro senza  quelle 61 cartelle! L’emozione lasciò il posto a una grande pace nel cuore: avevo compiuto un atto dovuto verso chi mi aveva preceduto!

La seconda emozione la provai, ancora sul far della sera di una domenica di novembre.

Dal Chronicon:  “Era il 12 novembre 1995: la chiesa parrocchiale riapre per un momento i battenti ai fedeli. E’ un’ora commovente: alle 17.00 con una cerimonia semplice il Parroco dà sepoltura ai resti ossei, numerosissimi, ritrovati durante gli scavi. La chiesa e’ colma, presenti i consiglieri del Cons. Pastorale e per gli affari economici parrocchiali; e’ presente anche la signora Sindaca, Bruna Brembilla.

In un silenzio religioso si benedicono i resti, vengono deposti  nel sepolcro sotto l’ altar  maggiore (il vano del fontanile san Giovanni?) e si introduce anche una pergamena ricordo. Il geom. Radici, direttore dei lavori, dà notizie sui ritrovamenti archeologici. Il consigliere Luigi Varini aggiorna sulla situazione finanziaria. I fedeli, infine, salgono sul presbiterio a visitare il sepolcro. Il muratore Samuele Capano, alla presenza dell’impresario il sig. Vincenzo Tarantola, sigilla il tutto definitivamente”.

Questo volume  ci fa sapere che 1300/1400 anni fa questo spazio era già chiesa e, quando vi entriamo,  sentiamo di non essere persone sole, ma un popolo, una Chiesa, uniti a quelli che ci hanno preceduto per secoli.

Chi saprà qualcosa di noi, dei nostri nomi, dei nostri gesti fra 1300/1400 anni? Nessuno. Sappiamo però  con certezza di non essere affidati al caso, ma delle creature generate da Dio Padre, salvate da Dio Figlio e sostenute dallo Spirito Santo di Dio.

“La chiesa da cui veniamo”: non già soltanto la chiesa di mattoni, per quanto antica e, ora, bella più che mai.

La chiesa da cui veniamo é, soprattutto la storia di quel popolo che nel territorio di Cesano Boscone ha per secoli vissuto la sua fede con la sua impronta particolare: il libro che state per leggere ne ha tracciato un quadro vivacissimo.

Questa impronta, questo timbro particolare é stato il continuo scambio chiesa-paese, paese-chiesa. Sta scritto nella Introduzione a questo libro: “I preti hanno camminato tra le case, i campi, le cascine; così come i laici dai loro luoghi di abitazione e lavoro hanno camminato verso la chiesa”. Una chiesa fra la gente, una chiesa per la gente: così é stato Cesano Boscone per molti secoli.

Può essere una traccia, l’indicazione di una pista per il futuro, o, quanto meno, un augurio, pur nelle mutate circostanze storiche: camminiamo insieme!


“Abiterò tra voi, con voi camminerò”

(cfr. Levitico 26,12 e 2 Cor. 6, 16)

Don Lino Maggioni