LA STORIA E LA FEDE

Già gli abitanti pagani della Cesano romana avevano utilizzato l’area su cui oggi sorge s. Giovanni Battista per seppellire i morti e per pregare.

Ben sei, con ogni probabilità, furono poi le chiese che hanno accompagnato sulla stessa area, la storia cristiana di questa comunità. Costruite l’una successivamente all’altra in modo tale che ciascuna di esse inglobava e ampliava la superficie della precedente, le loro tracce sono emerse nello scavo archeologico del 1995, in modo tale che se ne può indicare la successione con sufficiente attendibilità.

La prima piccola chiesa a forma di croce, probabilmente dei secoli VI-VIII, occupava con la sua unica navata solo un quarto dell’attuale superficie di s. Giovanni. Inglobando un atrio antistante, verso i secoli IX-X, si realizzò una seconda chiesa, di lunghezza quasi doppia rispetto alla precedente.

Una possibile terza fase romanica é suggerita dal modo di costruire alcuni muri: ancora se ne possono osservare degli esempi nell’attuale battistero.

In modo molto chiaro lo scavo ha poi riproposto la quarta chiesa, divisa in tre navate da sei pilastri e dotata di tre absidi. Perfettamente riprodotta in una pianta fatta disegnare da s. Carlo Borromeo per la sua visita del 1572, questa chiesa apparve però “vetusta” già al prevosto dell’epoca. Di lunghezza analoga a quella degli edifici più antichi, ne raddoppiava la larghezza.

Nel 1780 le tre absidi furono sostituite dalla struttura a ferro di cavallo, che ancora oggi delimita il coro e il presbiterio.

La chiesa attuale, la sesta, é stata consacrata nel 1899. Abbattuto l’edificio precedente, con esclusione dell’aggiunta del 1780 e di un tratto del muro meridionale, la nuova costruzione ne ha ampliato la superficie, arretrando la facciata di qualche metro verso la piazza.

Alle chiese si sono accompagnati i battisteri: dai più antichi rivelati dallo scavo, alla “cappella” per i battesimi sulla cui sistemazione tante volte si ritorna in occasione delle visite pastorali, all’attuale battistero, ricavato in un locale distinto dalla navata, nel quale appaiono suggestivamente le tracce dei diversi periodi che hanno scandito la lunga storia di s. Giovanni.

Fin dalle origini, poi, la chiesa é stata il luogo dei riti per la morte. Tombe antiche e più recenti ritrovate nello scavo hanno restituito ossa e ossa di tante persone che qui hanno pregato nel passato. I loro resti sono stati riposti in una sorta di piccola cripta sotto l’altare, con preghiera di suffragio.

In questo senso un po’ tutta la memoria del passato tende a mostrarci il legame della chiesa di pietra con la chiesa viva, costituita dai sacerdoti e da tutta la comunità, in unione con il vescovo.

Dopo le prime frammentarie informazioni desunte dall’archeologia e dai documenti medievali, a partire dal secondo Cinquecento si sono potuti osservare alcuni aspetti più specifici della vita di questa comunità, formata da una grande maggioranza di contadini e braccianti, con poche altre persone dedite a modeste attività artigiane e al commercio. In proposito si é preferito soffermarsi su ciò che sembrava più rilevante per la vita quotidiana delle persone comuni, rinunciando a ricerche specifiche sulle vicende dei “signori”, che pur non sono mancati a Cesano ( dai conti Gallarati e Pertusati, - una famiglia quest’ultima nella quale si é distinta la figura della contessa Lucrezia Gaffuri Pertusati - ai fittavoli e proprietari delle ville ora denominate Sormani e Marazzi, alle famiglie Monti e Patellani).

L’intreccio di tale vita quotidiana con l’istituzione ecclesiastica si é rivelata per secoli assai profonda, come forse era scontato.

In primo piano sono così apparsi i sacerdoti, con personalità talvolta di grande spessore, talvolta fin troppo umane, ma soprattutto con la loro vicinanza alla popolazione. Si é così ulteriormente verificata, anche per questa realtà locale, la reciproca connessione tra il ministero pastorale e la vita di ogni giorno. La nascita, il matrimonio, le feste, la morte sono scanditi dalle celebrazioni sacramentali; la riflessione e la stessa (scarsa) istruzione sono strettamente collegate con la predicazione e con le scuole di dottrina cristiana; il modo di rapportarsi con la casa, la famiglia, il lavoro ha un proprio riferimento nella comunità ecclesiale.

I preti hanno camminato tra le case, i campi, le cascine; così come i laici dai loro luoghi di abitazione e lavoro hanno camminato verso la chiesa.

Per Cesano, poi, si é anche trattato di riferirsi a un territorio più vasto. S. Giovanni Battista era la pieve, chiesa matrice di altre chiese nelle località vicine. A questo proposito ci si é anche confrontati con lo strutturarsi e l’evolversi del sistema ecclesiastico, verificando su questo territorio il significato di realtà i cui nomi solo in parte sono ancora di uso comune: dalla pieve alla parrocchia, al vicariato foraneo e al decanato nell’ambito delle istituzioni; ai prevosti, ai canonici, ai cappellani, fino ai parroci e coadiutori, ma anche alle diverse organizzazioni laicali - dalle confraternite del passato ai gruppi di oggi - che hanno concretamente operato nella chiesa locale.

Le vicende degli ultimi decenni sono in parte ancora nel ricordo vivo. Coloro che sono cesanesi da più generazioni ritroveranno forse almeno qualche aspetto del clima che aveva il paese, prima che lo stesso venisse così profondamente modificato.

Per altro verso, soprattutto a partire da queste trasformazioni, anche la comunità che si riconosce come cristiana ha dovuto interrogarsi radicalmente, per l’ampiezza del fenomeno conosciuto come “secolarizzazione”: come testimoniare la propria fede e insieme valorizzare l’autonomia e la varietà delle espressioni di una comunità civile nella quale i credenti possono apparire piccolo nucleo?

Va in ogni caso ricordato che il centro delle vicende che qui si é cercato di ricostruire é essenzialmente la storia religiosa, nella quale l’edificio che siamo abituati a chiamare “chiesa” prende forma e, in certo senso, vita nel suo riferimento a una comunità credente.

A tutti - ai cesanesi di vecchia data e a quelli di recente immigrazione, a coloro che partecipano alla vita della chiesa, come a coloro che se ne sentono lontani - questo testo, che di tale storia intende narrare, si offre, nella sommessa speranza di poter essere accolto con un misto di curiosità e simpatia.

Giancarlo Ballarini

Giancarlo Ballarini