LA PARROCCHIA NEL NUOVO CONTESTO URBANO

La selva di gru che aveva accompagnato la tumultuosa espansione di Cesano per più di vent’anni, all’approssimarsi degli anni ’80 si è progressivamente diradata, fin quasi a scomparire.

Il paesaggio però ne è rimasto radicalmente modificato. Se basta allontanarsi di poco, verso la cascina Nuova  o verso Muggiano e Cusago per ritrovare i campi intorno a nuclei abitativi come quelli di Assiano o della Guascona, che nel rinnovarsi hanno sostanzialmente mantenuto le dimensioni antiche, nel centro di Cesano e nelle aree che affiancano la nuova statale Vigevanese i ricordi della lunga storia agricola sono sempre più labili: qualche  cortile in via Dante e nel vicolo Cortuccio, i ruderi di cascina Luisa, a volte una statua o qualche tratto di muratura come nella zona dove sorgeva  l’oratorio di s. Carlo, o soltanto dei nomi, come la Monaca dove scorreva l’omonimo fontanile o Tessera, per il quartiere e il centro sociale  sorto sul luogo della vecchia cascina.

Sta di fatto che Cesano appare sempre più integrata nella vasta area metropolitana che si è sviluppata intorno a Milano, che del resto in più punti dei suoi confini non mostra soluzione di continuità rispetto a quello che in anni non troppo lontani era un paese separato dalla città da chilometri di campagna.

Eppure non si può dire che si tratti semplicemente di periferia urbana. La sostanziale stabilizzazione degli abitanti insieme con la valorizzazione dell’autonomia amministrativa e della partecipazione dei cittadini vi ha in effetti portato una possibilità di ricerca della qualità urbanistica, che la fame di case aveva costretto in precedenza a lasciare in secondo piano.

Un momento simbolo può essere identificato nell’inaugurazione del parco Pertini nel 1987: non una costruzione, ma un luogo aperto con tanto verde, posto tra l’altro in una zona di collegamento tra il centro e i quartieri.

Ad esso sono seguiti interventi che hanno mostrato evidente interesse da un lato alla strutturazione di servizi e di spazi aperti, dall’altro a riannodare il filo della memoria.

Vanno in questo senso l’intitolazione del centro sportivo al ciclista Bruno Cereda e quella dell’area a verde attrezzato di Boscoquattro ad Augusto Rancilio, il figlio del costruttore del quartiere Giardino ( morto in giovane età il primo, ucciso dopo che era stato rapito il secondo), avvenuta nel 1998.

Diversi edifici del centro storico hanno avuto ristrutturazioni radicali. Se l’antica casa Pertusati con l’annessa corte del fabbro è stata praticamente rasa al suolo prima di essere ricostruita con forme analoghe nella muratura esterna, dato l’uso totalmente privato cui era destinata, l’istituto Sacra Famiglia sta ora recuperando per forme di residenza assistita il corpo principale della villa Sormani, mantenendone alcuni elementi essenziali. L’intervento forse più interessante, pur nei tempi lunghi con cui è stato realizzato, si è avuto sulla villa Marazzi, con la relativa corte del fittavolo: su una parte di essa la proprietà privata ha costruito normali appartamenti; il corpo storicamente più significativo con i suoi portici, soffitti e scalone, è stato invece acquisito alla proprietà pubblica, che ne ha salvaguardato le strutture essenziali per collocarvi la biblioteca e un centro di servizi. La Villa è stata inaugurata il 6 settembre 1998.

Anche la fontana, collocata da poco sull’area del vecchio municipio abbattuto, risponde al desiderio di un luogo aperto nel cuore della città: se non una grande piazza, almeno, per ora, una “piazzetta”...

Tipica di Cesano è stata ed è poi la diffusione dell’associazionismo e del volontariato: dalle società sportive, ai gruppi che sviluppano un hobby, un interesse culturale, un impegno   sociale. Ne esce una serie di proposte, spesso arricchite da altre programmate dall’Amministrazione Comunale, con l’intento di coinvolgere i ragazzi, come gli adulti e gli anziani, e che in qualche caso danno origine a iniziative di più ampio richiamo come la Maratona internazionale, le stagioni teatrali, i concerti... o anche a forti momenti di solidarietà, come è accaduto con l’accoglienza di un gruppo di bambini della Bielorussia [1].

Lavoro e commercio si collocano a loro volta tra l’attrattiva di Milano e il non semplice tentativo di valorizzare le risorse locali. In proposito molti si chiedono se allo sviluppo dei supermercati e in generale della grande distribuzione, specie lungo la Vigevanese, non si possa accompagnare il mantenimento della vitalità di iniziative e imprese più modeste e pur così importanti per render vive le strade della città.

In questo ribollire di novità si sono francamente stemperate le differenze legate alle regioni di provenienza: lo stesso raccogliersi in gruppi a denominazione regionale va piuttosto acquistando il carattere di stimolo all’approfondimento della conoscenza reciproca. Un’ulteriore riprova se ne ha e se ne avrà nel modo di porsi nei confronti dell’immigrazione più recente di origine non italiana, ancora modesta, ma non più solo sporadica.

Né questo sentirsi in sintonia con la propria città potrà dirsi completo, se non coinvolgerà il superamento di quegli atteggiamenti di irrisione delle regole e di sopraffazione, che sembra tanto difficile estirpare con la sola repressione.

La chiesa locale in una società per molti versi secolarizzata

Che anche a Cesano comunità religiosa e comunità civile abbiano da tempo cessato di coincidere è un dato di fatto, del resto comune a tutta la realtà urbana in cui Cesano è ormai pienamente inserita. A evitare conclusioni frettolose e magari preconcette occorrerebbe tuttavia un approfondito supplemento d’analisi, per il quale non si possono qui offrire che i primi, timidi spunti.

Va intanto rilevata, pur nelle sue dimensioni numericamente delimitate, la presenza di comunità cristiane non cattoliche, dei testimoni di Geova, e, pur se assai rara, quella di persone di religione ebraica. Tra i cosiddetti extracomunitari molti professano l’islamismo ( ma non si deve dimenticare che anche tra questi nuovi immigrati non pochi sono cattolici); mentre qua e là può affiorare l’interesse per le religioni orientali. Si tratta di un rivolo sottile rispetto alla visibilità dominante della comunità cattolica, ma pur sempre di una prima, embrionale forma di pluralismo religioso [2].

Per altro la stessa comunità cattolica si trova a sua volta sottoposta al fenomeno di assai più ampia portata, comunemente noto come secolarizzazione. Nei suoi bilanci spirituali l’attuale parroco di s. Giovanni Battista, don Lino Maggioni, ne parla utilizzando l’espressione di “cristianesimo anagrafico”.

Ancor oggi, in effetti, viene battezzato secondo la religione cattolica ben più del 90% dei nuovi nati e, all’altro estremo della vita, sono rarissimi i funerali che non vengono celebrati con rito religioso.

E’ invece più consistente la percentuale dei matrimoni con la sola cerimonia civile: negli ultimi anni, all’incirca, uno ogni quattro celebrati in chiesa.

I dati precipitano se si fa riferimento agli altri indicatori che gli arcivescovi chiedevano di segnalare nelle visite pastorali del passato: la Comunione pasquale e la Messa festiva. Per quest’ultima la frequenza degli adulti non arriva al 15% [iii]. Se poi si dovesse valutare, ancora per gli adulti, la partecipazione alla catechesi (spesso richiamata dal Concilio di Trento al Novecento come ovvio complemento della Messa, ma per la quale già mons. Pogliani annotava la scarsa partecipazione degli uomini), si scenderebbe a percentuali da piccolo gruppo.

Ovviamente questo elenco, quasi per cerchi via via più ristretti, si riferisce a comportamenti osservabili secondo una prospettiva sociologica e non va inteso in nessun modo come metro per una misura della fede: resta piuttosto un indice della tendenza a considerare la fede stessa.in riferimento alla coscienza individuale; il che, se ha contribuito al superamento di formalismi puramente esteriori, sembra oggi condurre a trascurarne l’essenziale dimensione ecclesiale.

Il fenomeno appare ancor più accentuato, quando si tratta di atteggiamenti di carattere etico, rispetto ai quali la valorizzazione quasi gelosa della libertà di scelta secondo coscienza, sembra sfiorare il rifiuto del confronto con la verità a cui le norme morali aspirano a richiamarsi; mentre d’altro lato appare più apprezzabile la tolleranza, più o meno rispettosa, per la maggior varietà possibile di comportamenti.

Ci si addentra qui in temi che toccano la sfera più profonda delle libertà personali, per le quali è particolarmente acuta la sensibilità odierna. Ancora una volta sulla linea tradizionale dei questionari per le visite pastorali, si può ascoltare dal parroco una valutazione rispetto a grandi temi, per le quali appare meno evidente la capacità di questa comunità, pur sempre di battezzati, di testimoniare anche pubblicamente il proprio cristianesimo.

Egli suggerisce intanto di valutare quanto l’attenzione per le persone riesca a prevalere su quella per le cose, con la conseguenza, ad esempio, di evitare la solitudine agli anziani o di promuovere la solidarietà; quanto il cedimento della famiglia non implichi responsabilità più vaste di quelle dei soli coniugi; quanto la sensibilità per il dolore e i problemi dell’altro possa intrecciarsi con il proprio legittimo desiderio di comodità e successi.

Il Consiglio pastorale, nel programma che accompagnerà la chiesa locale oltre il duemila, ha suggerito una focalizzazione da un lato sulla famiglia, di cui va riscoperto il senso cristiano di Chiesa domestica, dall’altro sui giovani e la loro formazione, così da valorizzarne le risorse - i “carismi” secondo il linguaggio ecclesiale - che corrono altrimenti il rischio di essere sprecate o soffocate.

A questo proposito costituisce una specifica ricchezza la varietà dei gruppi nei quali la comunità di s. Giovanni Battista si esprime. Alcuni si propongono in modo più evidente alla città: si pensi al servizio costituito dall’Oratorio, con le varie iniziative;  alla Polisportiva; alle strutture già citate nel capitolo precedente (Città Viva, Casa alpina); alla fama raggiunta dal gruppo corale Musica Laudantes, con i suoi dischi e i suoi concerti; all’impegno più specifico e discreto della Caritas, del Centro di ascolto, del Centro di solidarietà. Altri hanno compiti più tipicamente ecclesiali: si pensi alla catechesi che coinvolge nella preparazione ai Sacramenti dell’Eucaristia e della Cresima (ma poi anche del Matrimonio) la grandissima maggioranza dei bambini e delle loro famiglie; si pensi alla Liturgia, alle Missioni, ai Movimenti quali Comunione e Liberazione o Fede e Luce (quest’ultimo più direttamente coinvolto nel tema dell’handicap), all’Azione Cattolica e, infine,  ai molti che si prestano per un volontariato più o meno oscuro.

Né l’elenco può essere esaustivo: la comunità ecclesiale di s. Giovanni Battista sa bene che il buon volere, il grande dono di Dio agli uomini, non si esprime solo nella parrocchia, ma trova il suo ambito nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella vita civica, nella stessa relazione tra persone.

Si ritrova qui il tema del rapportarsi della Chiesa locale a tutta la comunità civile. A questo proposito due momenti, quasi due pellegrinaggi, ci sembra siano stati particolarmente significativi. Il primo cammino, dalla comunità alla Chiesa, é quello che tantissimi hanno fatto per veder di persona gli scavi di s. Giovanni Battista e che  ha portato a interrogarsi su una testimonianza che non interessava semplicemente una storia, ma una storia di fede. Il secondo, quasi in direzione opposta, dalla chiesa alla comunità, é quello della Festa Patronale che, per una scelta precisa fatta negli ultimi anni, é andata coinvolgendo sempre di più le realtà culturali e associative locali, e, soprattutto, i quartieri del paese; il tutto in una crescente collaborazione con le istituzioni locali. La storia della chiesa di S. Giovanni, del resto, non può essere letta, in una prospettiva cristiana, se non come la storia di un popolo e di un tempio, il cui senso si ritrova nel paradigma costituito dalla storia sacra narrata dalla Bibbia. Da un suo libro ( il primo libro dei Re) la liturgia propone come prima lettura per la Messa della Dedicazione la preghiera posta sulle labbra di Salomone al termine della costruzione del grande tempio di Gerusalemme: “ E’ proprio vero  che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio...Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona” ( 1 Re,8). A questa preghiera il cristiano può accostare la parola di Gesù ( in Giovanni 7, nella grande Festa ebraica delle Capanne): “ Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura ‘fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno’ ”.




[1] Una documentazione dei progetti e delle realizzazioni si può avere sfogliando la stampa locale. In particolare: “Cesano Notizie”, il periodico a cura dell’Amministrazione comunale, è giunto nel 1998 all’anno ottavo; altre testate si occupano più in generale del sud-ovest milanese; il decano rispetto a questo tipo di pubblicazioni risulta essere “L’Incontro”, uscito con il primo numero nel dicembre 1964: sorto in ambiente parrocchiale e poi divenuto autonomo, pur con mezzi limitati, continua a essere specificamente incentrato su Cesano.

L’informazione religiosa è ovviamente proposta soprattutto dalle parrocchie: tra esse s. Giovanni Battista stampa quasi mensilmente “In Cammino” dal 1983 e lo distribuisce a tutte le famiglie.

[2] Le comunità cristiane si ritrovano regolarmente per il culto. Per diversi anni si è avuta la presenza della comunità dei Fratelli Samaritani, di rito orientale (che ora si è trasferita), con una cappella dedicata a s. Stefano, benedetta nel 1974 dal metropolita Eusebio Santo Pace: cfr. APC, Cart. 20. Fasc. 3.

[3] Il dato è stato valutato in occasione delle votazioni per i rinnovi del Consiglio Pastorale.