L’ANTICA CHIESA BATTESIMALE

In latino si usava il termine “pagi” per indicare i paesi delle campagne : “pagani” erano così, semplicemente, coloro che si erano stabiliti in questi paesi per coltivare i campi e, più in generale, tutti quelli che abitavano in campagna. Per i raffinati abitanti della città questa parola assunse anche una certa sfumatura di disprezzo, quasi a sottolineare la grossolanità delle abitudini dei campagnoli.

Con la diffusione del cristianesimo il termine passò a indicare coloro che ancora non si erano convertiti alla nuova fede, forse con riferimento alla difficoltà maggiore che questa ebbe a farsi accettare dai contadini dei villaggi.

Il cristianesimo da Milano ai paesi di campagna

In effetti anche nella nostra area la predicazione cristiana riguardò in primo luogo Milano. La tradizione ne fa risalire gli inizi addirittura a s. Barnaba, così da fondare su un personaggio vicino al gruppo degli apostoli le origini della chiesa milanese.        

In ogni caso nel III secolo erano già presenti a Milano gruppi cristiani significativi., legati a un vescovo, che celebravano l’eucarestia, veneravano i martiri, caratterizzavano in senso cristiano le sepolture.      

Dopo l’editto di Costantino, emanato nel 313 proprio a Milano allora capitale dell’impero  d’occidente, questa comunità poté dotarsi di grandi edifici per il culto pubblico. S. Ambrogio, vescovo dal 374 al 397, ricorda che l’area dell’attuale Duomo era già il centro religioso della città, con le sue basiliche, fra cui spiccava la “Nova”, così chiamata per distinguerla dall’antica basilica Vetus. La lotta contro gli ariani riportò al culto cattolico anche la più periferica basilica Porziana e s. Ambrogio stesso cinse la città con quattro chiese ai quattro punti cardinali. Tre di esse esistono ancora oggi, sia pure in altra forma : s. Ambrogio, s. Nazaro, che ha conservato la significativa pianta a croce, s. Simpliciano.        

Alla pluralità delle chiese, tuttavia, s. Ambrogio fece corrispondere la centralità del battistero.

Gli scavi sotto il Duomo hanno riportato alla luce l’antico battistero di s. Stefano, nel quale fu forse battezzato lo stesso s. Ambrogio. Fu lui poi a promuovere la costruzione di un nuovo grande battistero ( i resti sono visibili sotto il sagrato della Cattedrale), che doveva accogliere i catecumeni di tutta la città, così che la comunità cristiana apparisse strettamente legata al vescovo, fin dal suo costituirsi. Il rito si svolgeva suggestivamente per immersione, sembra con una posizione orizzontale, a indicare la sepoltura dell’uomo vecchio e il sorgere dell’uomo nuovo.        

Che cosa giungeva di queste iniziative a un villaggio pagano, come era Cesano Boscone ? Le testimonianze antiche su s. Ambrogio ricordano il suo impegno anche per altre città, ma non offrono riferimenti espliciti per i paesi delle campagne.         

Vi è tuttavia uno scritto del vescovo di Trento, Vigilio, che può essere indicativo. Egli aveva chiesto ad Ambrogio dei missionari da inviare nella Val di Non e da Milano partirono tre chierici, Sisinio, Martirio e Alessandro. L’iniziativa ebbe esito drammatico, perché i missionari si scontrarono con le popolazioni locali, che li uccisero. I tre chierici, i cui corpi furono riportati a Milano, presso il nuovo vescovo Simpliciano, furono venerati come martiri.         

In effetti la cristianizzazione delle campagne va probabilmente pensata come iniziativa missionaria delle chiese episcopali. Per la nostra zona si deve perciò pensare a chierici che da Milano si recavano nei paesi per predicarvi il cristianesimo.         

I primi luoghi nei quali si fermarono furono le stazioni romane o comunque luoghi posti in passaggi significativi delle vie di comunicazione. Il sorgere di edifici per il culto anche nelle campagne è legato da un lato a questa iniziativa, dall’altro al venir meno della facilità di rapporto con la città, quando Milano nel V secolo non fu più capitale e le comunicazioni divennero più problematiche a causa dello sfaldarsi dell’impero occidentale e dei passaggi di popolazioni barbariche. Così molti proprietari terrieri trasferirono in campagna la loro residenza e favorirono la conversione al cristianesimo dei cittadini che erano loro servi [1]. In diversi casi i primi edifici cristiani delle campagne furono proprio piccole chiese con funzione battesimale, che accoglievano i neofiti anche per la celebrazione eucaristica. Il loro radicamento nel territorio poté dirsi compiuto quando intorno a tali chiese si creò un clero stabile. Facilmente poi il crescere delle conversioni portò alla realizzazione di ambienti più ampi, nei quali spesso il battistero era collocato in una costruzione distinta rispetto a quella più specificamente riservata all’altare per l’eucaristia, celebrata con la partecipazione di tutti i battezzati. In epoca longobarda, per altro, l’autonomia delle chiese rurali si rese di fatto più forte, anche perché il vescovo Onorato nel 569 si trasferì a Genova, allora in territorio imperiale, e solo nel 642 Milano riebbe con s. Giovanni Buono la presenza dell’arcivescovo.

Il battesimo a Cesano Boscone

Già si supponeva che una vicenda simile avesse interessato la chiesa di Cesano Boscone, perché furono poi proprio queste chiese battesimali a diventare a loro volta matrici di altre chiese rurali e i paesi vicini a Cesano hanno avuto il loro riferimento appunto nella chiesa di s. Giovanni Battista, come è attestato dai documenti d’epoca medievale.

Lo scavo archeologico iniziato nel 1995 ha offerto una sorprendente conferma di questo generico quadro d’insieme.        

Sull’area già utilizzata come luogo sacro e come necropoli in epoca romana, è infatti emerso il perimetro di massima di una chiesa antica. Questa era costituita da un’aula di forma rettangolare, che occupava circa un quarto della chiesa attuale, nella zona di sud-est.        

All’estremità est si è notato l’attacco di un’abside e l’impronta di una balaustrina, che va pensata come divisorio tra la zona della celebrazione (il presbiterio) e la navata dei fedeli.        

Ai fianchi del presbiterio si aprivano dei piccoli vani simmetrici, di forma quasi quadrata, collegati alla chiesa. L’insieme assume così la forma di una pianta a T, una forma della quale si ha un esempio ben studiato, che può aiutare a capire lo scavo di Cesano, nella chiesa bresciana di S. Salvatore [2]. Per Cesano, comunque, il vano a nord è quello che presenta i resti più consistenti ed è probabile che abbia avuto a un certo punto funzione funeraria, perché interessato da sepolture, che sembrano in fase con esso.       

L’aula principale si allunga poi verso occidente in uno spazio ulteriore. Non è strano trovare due edifici così affiancati : simili doppie strutture venivano create per separare dalla chiesa vera e propria un edificio antistante,  al quale erano ammessi i catecumeni, che si preparavano al battesimo.

Queste, in ogni caso, le conclusioni proposte da Ceresa Mori e Righetto nel già citato pannello esplicativo:

“La chiesa paleocristiana-altomedievale (fase I)”

L’edificio più antico, di dimensioni decisamente inferiori rispetto alla chiesa attuale, era a navata unica, presumibilmente absidata, preceduto a ovest da un atrio. A nord e a sud del presbiterio, in posizione simmetrica, erano situati due vani collegati alla chiesa: quello a nord sembra aver avuto funzione prevalentemente funeraria. L’abside era divisa dalla navata tramite una transenna di cui resta solo l’impronta in negativo. Il pavimento era in cocciopesto rossastro, una specie di conglomerato di malta molto tenace contenente frammenti di mattone e con una preparazione in ciottoli di fiume; nei muri perimetrali erano spesso reimpiegati frammenti architettonici romani a ulteriore testimonianza della presenza in quest’area di un consistente insediamento romano”.

Alla traccia del perimetro di questa antica chiesa lo scavo ha inoltre permesso di affiancare l’emergere di una struttura non perfettamente definita, immediatamente addossata al braccio laterale nord. Essa è stata interpretata dalle archeologhe, grazie anche al ritrovamento dei resti di tubature in piombo per l’acqua, come una vasca battesimale, che potrebbe essere già in fase con la chiesa descritta sopra.

Così, in proposito, il testo di Ceresa Mori e Righetto:

“ I battisteri.

La chiesa ha avuto fin dalle origini funzione sia cimiteriale che battesimale; sono state infatti rinvenute, nell’area immediatamente a nord dell’edificio più antico, alcune strutture - per altro molto frammentarie - appartenenti a fonti battesimali di cui sono state individuate almeno tre fasi d’uso. Purtroppo una serie di interventi ha completamente compromesso le relazioni stratigrafiche delle strutture con la chiesa, rendendo problematica la loro cronologia. Il battistero più antico potrebbe essere già in fase con la prima chiesa; di esso sono stati rinvenuti il fondo della vasca battesimale ad immersione e le tubature in piombo per l’acqua, sia in entrata che in uscita; quella in entrata proveniva dalla zona dell’abside della chiesa attuale, dove è attestata la presenza di un’antica polla naturale, chiamata popolarmente s. Giovanni oggi purtroppo non più visibile”.

Si tornerà nel prossimo capitolo sugli altri due battisteri, così come si avrà occasione di parlare della “polla d’acqua”, ancora visibile internamente alla chiesa negli anni del card. Federigo Borromeo e all’esterno dell’abside fino a pochi decenni or sono.

Va intanto rilevato come l’interpretazione d’insieme dello scavo propone la pianta essenziale di una chiesa battesimale. L’edificio principale, costruito a forma di croce, è il luogo della celebrazione eucaristica ed è rivolto a oriente, secondo il simbolismo diffuso che vedeva nel sorgere del sole un segno di Cristo. Questa chiesa presenta anteriormente un atrio e ha un proprio battistero, sia pure in una connessione non perfettamente definita con il braccio sinistro della chiesa a croce e in una relazione cronologica con la stessa che rimane problematica.

Neppure per la chiesa, del resto, è semplice definire con precisione l’epoca di costruzione. Le archeologhe suggeriscono il periodo piuttosto ampio compreso tra il VI e l’VIII secolo: “ Per questa chiesa più antica è stata proposta una datazione tra il VI e l’VIII secolo, basata sia sulla tipologia delle strutture, sia su una tradizione che vuole la chiesa di s. Giovanni Battista fondata dalla regina longobarda Teodolinda.

Dagli strati immediatamente precedenti questo primo edificio provengono alcune monete romane databili al IV sec. D.C., che costituisce pertanto il termine post quem per la chiesa più antica”.

A loro volta gli storici osservano che i paesi più vicini a Milano in genere non furono tra i primi ad avere un proprio battistero e un clero stabile. Anche la dedicazione a s. Giovanni Battista fa pensare all’epoca longobarda, mentre le primissime chiese battesimali erano piuttosto dedicate a s. Vittore o a s. Stefano.   

La tradizione che attribuisce la fondazione della chiesa di Cesano alla regina longobarda Teodolinda è ben nota nel paese; ma di essa si trova testimonianza scritta solo in documenti molto più recenti, come ricorda il prevosto Giacomo Opicelli in una sua relazione del 22 febbraio 1685 : “… per essere cosa antichissima, come dicono dono della regina Teodolinda, che fece fabricar la chiesa, non se ne ritrova altra mentione che nella visita fatta dalla s. Memoria del Card. Federigo Borromeo l’anno 1605” [3].

Un’indicazione ulteriore si avrebbe da uno studio più accurato dei reperti emersi nel corso degli scavi effettuati alla fine del secolo scorso per la costruzione della chiesa attuale “…elmi, speroni dorati, medaglie e, particolarmente interessante, una necropoli. Fu proprio l’esame della disposizione degli scheletri, sistemati in linee parallele, e non sparsi senza un ordine preciso com’era in uso presso i romani e i celti, a permettere di riportare le sepolture all’epoca della dominazione longobarda” [4]. Le notizie riferite da don Caldirola sul ritrovamento di un “guerriero” in una tomba sotto le colonne che reggevano l’organo vanno collocate in questo contesto.         

Così, con tutte le cautele del caso, lo scavo del 1995 e i ritrovamenti precedenti permettono di ricongiungersi se non altro al periodo storico a cui la tradizione fa riferimento e cioè al fatto che nel VI-VIII secolo gli abitanti di Cesano e delle vicinanze ricevevano il battesimo nella chiesa di s. Giovanni Battista.


 



[1]Per una ricostruzione della complessa vicenda cfr. Marco SANNAZZARO, La cristianizzazione delle aree rurali della Lombardia (IV-VI sec.), I.S.U. - Università cattolica, Milano 1990.

[2] Per la ricostruzione della planimetria di s. Salvatore si veda Gian Pietro BROGIOLO, Trasformazioni urbanistiche nella Brescia longobarda, in Gian Carlo MENIS ( a cura di), Italia longobarda, ed. Marsilio, Venezia 1991, pp. 101-117.

[3] APC, cart. 6, fasc. 2a

[4] Cfr. AA.VV., La Lombardia paese per paese, ed. Bonechi, Firenze 1985, vol. III, Cesano Boscone. Osservazioni analoghe propone Giuseppe Moreno VAZZOLER nel Dizionario della Chiesa Ambrosiana, vol. II, Milano 1988.