Le scritte del Giudizio Universale nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Castignano
P. Antonio Salvi OFM Capp.
Impiegato “Lettere latine” della Segreteria di Stato – Città del Vaticano

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Castignano, in provincia di Ascoli Piceno, presenta attualmente una configurazione architettonica sostanzialmente risalente al Cinquecento, ma talune parti di essa sono più antiche, assegnate addirittura al secolo XI. Nella parete destra all'interno della chiesa e possibile scorgere parte di dipinto di un giudizio universale, che risulta notevolmente danneggiato, perché ivi fu collocato un altare di epoca sei-settecentesca, dedicato a S. Giuseppe, e fu aperta una nicchia nella parte centrale della rappresentazione.

Il dipinto nella parte di destra raffigura scene di dannati, mentre nel lato sinistro presenta una torre notevolmente deteriorata. Nella parte superiore troneggia la figura di Cristo giudice sotto cui è ben visibile la croce con i simboli della passione1.

Questa opera è stata analizzata dal punto di vista stilistico ed estetico dagli storici dell'arte e viene accomunata a un giudizio universale, presente in C. Maria in Piano a Loreto Aprutino2. In questa sede vengono prese in esame le varie scritte, che per lo più fungevano come didascalie alle scene ivi rappresentate. L' impianto compositivo è più complesso in paragone con rappresentazioni similari3.

La scrittura è una gotica minuscola, che ricorda le forme librarie proprie di taluni codici liturgici del Quattrocento. Le scritte sono considerevolmente danneggiate o evanide. Tuttavia si tenterà una lettura per quanto possibile significativa e corretta.

Nel lato inferiore rimane parte di una scena che si raccorda con il primo canto del Purgatorio di Dante, nel quale viene descritto l'incontro del poeta e Virgilio con Catone. Tra le due figure situate nella barca si nota appena una traccia di lettere, di cui non è possibile trarre un significato plausibile:

[---] inviate (?)  [---]
ve [---] que- (?)
sto eroe

Catone, assiso su un seggiolone, protende l'indice della destra verso i due naviganti e nella sinistra sorregge un cartiglio dove è scritto (fig. 8):

Cato
iusti-
tia(r)i(us)pur-
gat-
orii
4

Va osservata la lineetta ondulata come nota tironiana per r in iustitiarius. Le due r di purgatorii sono a forma di 3.

Per le sue funzioni Catone viene indicato, non espressamente da Dante ma dai commentatori, come ministro di Dio o guardiano del Purgatorio5.

 

Sopra la figura di Catone

Omo
ecco arri-
vato ch'en-
tri

Alle spalle dello stesso Catone si riesce ad individuare solo qualche traccia della scritta:

[---]  (et)  q(ui)  remittent [---]  a(n)imas
[---]  adpo[---] no(n)  du(m)  [---]

Un trattino orizzontale e un segno a forma di 3 indicano le due nasali finali di non dum. La s di animas è rotonda, mentre nelle altre scritte superstiti è sempre allungata.

Questo testo forse voleva indicare l'introduzione delle anime non ancora giudicate al cospetto di Catone,  visto in qualità di giudice.

Vi sono poi varie scene che mostrano i dannati nei diversi contesti peccaminosi.

Nella parte inferiore, sopra l'immagine di un defunto che esce dal sepolcro:

[---t]avernaro

            Il tratto di sinistra è completamente danneggiato, ma l’immagine dovrebbe far riferimento al supplizio degli osti disonesti.5 bis

A destra della precedente figura fig. 10:

L'omo ch(e) fa v(er)go-
gna alla molg
[e] (?)

Sopra la scritta precedente:

Chi caccia li termini

I1 testo probabilmente fa riferimento a coloro che spostano i termini di confine, cercando di estendere fraudolentemente la loro proprietà. Di questo reato si occupa anche la rubrica LXIII del libro III degli statuti di Ascoli6.

 

Accanto alla precedente locuzione:

Alchindi (?)

Pare di leggere con una certa probabilità questo nome, che è una latinizzazione o italianizzazione del naturalista e filosofo arabo Ja'qû ibn Ishâk ibn Sabbâ al-Kindi7, vissuto nel IX secolo.  Talune opinioni ritenute eretiche giustificano la presenza di questa figura di studioso arabo nell'inferno. Egidio Romano dedica un intero capitolo alla enumerazione dei suoi errori8. Non di rado nei "giudizi universali" venivano collocati nell'inferno filosofi dalle idee errate o in generale eretici.

Nell'estremità di destra del dipinto:

Dracone che [---]

Accanto alla precedente rappresentazione nel lato sinistro si intravvede una figura femminile che sorregge uno specchio:

Vanagloria

Questo peccato viene evidenziato dai vari "Confessionali" medievali, dove si mette l'accento sull'eccessiva ricercatezza della moda femminile, che provoca alla lussuria9.

Nella parte superiore un gruppo di dannati ghermiti da demoni:

A lu tartaro l'abitazione
te festi

Sopra è la figura di un demonio nelle sembianze di un toro dalle cui orecchie escono fiamme di fuoco:

Astaroto

Questa figura è riconducibile al biblico Aštarôt, che è connesso con il culto di Astarte10. Nel medioevo questo termine viene assunto nel significato generico di demonio. Nel Morgante del Pulci, indicato nella forma Astarotte, è ritenuto un diavolo esperto di teologia e filosofia, pronto a prestare i suoi servigill.

Accanto alla figura precedente:

Kataro

Questa  scritta  non  è  posta  sotto  una  figura  bene determinata. In questo caso verosimilmente non si fa riferimento ad una persona specifica, ma a chi ha seguito il movimento ereticale dei catari oppure in generale a fautori di dottrine eretiche. Va ricordato che la setta dei catari si radicò particolarmente nel sud della   Francia e nell'Italia settentrionale e che risulta attiva e documentata fino a primi anni del Quattrocento.

 

Al di sopra un gruppo di dannati con la schiena curva:

Merciaro

Questi dannati vengono puniti per gli eccessi perpetrati nell'attività mercantile. I peccati in questa professione potevano abbracciare molteplici aspetti, come lucro immoderato, accordo con altri mercanti per aumentare il costo dei prodotti, vendita della merce ad un prezzo maggiorato, vendita di articoli rubati, non osservanza dei giorni festivi.

 

Segue poi la teoria delle anime che si avviano ad attraversare il ponte del purgatorio (fig. 13):

Chi da lu ponte passa nella lumera (?)nassce (!)

La u in nesso con il tratto verticale della p di ponte, così pure po nello stesso termine. La lettura lumera non è sicura, anche perché il dipinto in quel punto presenta una frattura e un restauro, a quanto pare antico e non eseguito correttamente.

Doppia s in nassce.

I1 ponte dall'arcata sottilissima ("pons subtilis")12 e punteggiata da aculei è un elemento ricorrente nella letteratura visionaria medievale, in particolare nella visione di Esdral3, di Alberico14, di Turchi11o15,  Tugdalol6, nel pellegrinaggio al purgatorio di S. Patriziol7. Da esso infatti precipita – come afferma Gregorio di Tours - chi non fu fedele nell'esercizio della sua missione18.


     Del ponte rimane una tenue traccia nella parte sinistra. Le anime che scendono vengono sorrette ad un angelo:

Angnel (us) (!)

Seraffin

Le prime lettere non sono chiaramente visibili. Ma pare di scorgere an di Angnelus in nesso. Abbreviazione ad apostrofo in questo stesso termine.

Un  frammento  consistente  del  dipinto  concerne  la

"psicostasia" delle anime. L'arcangelo S. Michele rivestito della dalmatica è intento a pesare le anime19. Secondo un'iconografia abituale due figurine, di cui quella di destra accovacciata, sono nei piatti della bilancia20. Non di rado in un piatto figurava una b (= bonum), nell'altro una m (= malum).


    Accanto alla parte terminale di sinistra dell'arcata del ponte:

chi [--]

lod [--]

cha

 

Sopra la figurina di destra posta nel piatto della bilancia:

Mich[ael]


Sotto la figura di s. Michele, in una fascia di colore

biancastro (fig. 11):

[A(n)i(m)e (?) ite] i(n) purgatoriu(m)
[ubi m]eli(us) (?) purgate pec-
cata vestra et demu(m) ad

[ga] uden(dum)  c(um)  eis int(ra)te

Questo testo in taluni punti è notevolmente danneggiato, pertanto la lettura va considerata con una certa cautela. Ma la parte centrale sembra piuttosto sicura. In ogni caso il testo fa riferimento alla purificazione dei peccati nel purgatorio prima dell'ingresso nel paradiso21.

Immediatamente al di sotto è dipinto:

Agnel(us) Rafael

Questo arcangelo è raffigurato in veste di scriba.

Nel dipinto sono chiaramente visibili i consueti strumenti scrittori, la "penna" e il "cultellus"22. Probabilmente  la  funzione dell'angelo è quella di registrare il nome delle anime negli elenchi di coloro che sono tenuti alla purificazione.  La relazione di Raffaele con la sorte delle anime e con il giudizio divino è reperibile negli apocrifi23.


     Nella raffigurazione di una roccia, posta sotto l'immagine di un esser mostruoso, corredato di corna ed ali di drago, rimangono poche lettere:

[---]ita che [---]


     Alla sommità dell' intera rappresentazione è situata la "maiestas Domini". A sinistra del Redentore è visibile la teoria di quattro gruppi di figure che parrebbero angeliche. La prima di esse sorregge un vessillo, che, desinente con una croce, è superstite solo nell'ultima raffigurazione. In esso si intravede traccia di scrittura del tutto indecifrabile:

[---] te [---]
decrevit (?) [---]


Nel lato inferiore del Cristo due angeli buccinatori:

Nel cartiglio dell'angelo di destra, ma alla sinistra del Salvatore, secondo il vangelo di Matteo, è scritto (fig. 6):

Ite maledicti
in ingiem (!) eternu(m)24

  Nel  cartiglio  gravemente  danneggiato  dell'angelo di sinistra, ma a destra del Redentore, è possibile scorgere parte di una tenuissima traccia di scrittura, che probabilmente diceva (fig. 5) :

[Venite benedicti
percipite regnum]25


      Alla sommità della tromba sorretta dall'angelo precedente è figurato un cartiglio dove si legge:

Surgite mortui venite
ad iuditium


      Nella parte terminale del dipinto vi e un banda di color ocra, lunga m. 3,13 e alta 4,7-5 cm. In essa rimane qualche traccia di quello che doveva essere il testo più importante dell'intera opera, in cui venivano indicati il promotore, il pittore e la data della raffigurazione (figg. 1-4):

[---] Cole Trisiclii d(e) Castign(ano) (?) [---] suor(um)
mortuor(um) [---] die XV[--- ? mensis] octob(ri)s p(er) man(us) mag(ist)ri Anto(n)uctii  (?) [---  s]ub  an(n)o MCCCCX [---]

Un largo tratto iniziale della scritta è andato perduto. Probabilmente essa doveva esordire con l'espressione consueta: hoc opus factum fuit tempore oppure con hoc opus fecit fieri. In questo secondo caso Cole non sarebbe il promotore del dipinto, bensi il patronimico. Inoltre in raffigurazioni di tal genere è consueta la menzione dei congiunti defunti, in suffragio dei quali viene fatta eseguire l'opera.

 

 

Graffiti

 Singolari anche i graffiti che segnalano varie eclissi di sole o di luna (fig. 15):

1539 die 18 aprilis fuit eclipsis solis

In quel giorno vi fu realmente un'eclisse totale di sole, ben visibile soprattutto in Calabria e Basilicata26:

1485 die 16 martii oscuratus fuit sol i(n) maiori parte

Quest'eclisse fu veramente totale nel Nord Europa27. Dal punto di vista linguistico si noti altresì la forma maiori per maiore, propria del periodo umanistico,

1505 die 15 [au]gucti obscurata luna [fuit ---] ubique

Veramente l'eclicse totale di luna avvenne nella sera del 14 agosto con inizio alle ore 18,22 e si protrasse fino alle 21,4628

Dalle numerose scritte che illustravano il Giudizio Universale, anche se estremamente danneggiate, emerge la ricchezza teologica e spirituale che caratterizzava questo dipinto, fatto eseguire da un benefattore, ma con un intento didascalico, teso ad ammonire tutta la comunità ecclesiale.

 

 


1[Christus] in manu etenim patris, quasi statera mire libraminis factus [...]: SANCTI GREGORII MAGNI Moralium  libri, PL, 75, col. 767. Cf. anche PH. VERDIER, Les staurothèques mosanes et leur iconographie du Jugement dernier, in Cahiers de     civilisation médiévale, XVI (1973), p. 118.

2 Cf. F. FERRARI,  I1 grande affresco in Loreto Aprutino: capolavoro d'arte antica, Loreto Aprutino 1900; G. RASETTI, I1 giudizio universale in arte e la pittura medievale abruzzese, Pescara 1935, pp. 121-128;  S. DELL'ORSO, Considerazioni intorno agli affreschi della chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino, in BolIettino d ' arte, 49 (1988) , pp. 63 - 82 ; E. MARIGHETTO, Santa Maria in Piano in Loreto Aprutino (PE), Loreto Aprutino 1996. Si veda specialmente D. FERRIANI , I Giudizi Universali di Castignano e di Loreto Aprutino: iconografie a confronto, in Atti del Convegno di Studi: Immagini della memoria storica, a. V, Montalto Marche 1999, pp.13-43.

3 Cf.  Les justices de 1'Au-delà.  Les représentations de l'enfer en France et en Italie (XlIe-XVe siècle), a cura di J. BASCHET, Rome 1993  (Bibliothèque des Écoles Françaises d'Athènes et de Rome, 279).

4 D. FERRIANI, I Giudizi Universali di Castignano e di Loreto Aprutino, p. 34, interpreta bene questo cartiglio. Solo iustitiarius sembra preferibile a iusticiarius. Infatti si scorge il tratto finale dell'asta  del1a t intersecato dal tratto orizzontale. D' altra parte 1' autore di questi testi ha una preferenza per la forma affricata dentale anzichè palatale, come ad es. iuditium invece di iudcium.

5 M. FUBINI, Catone 1'Uticense, in Enciclopedia dantesca, I, pp. 876-882; M. CASELLA,  Figura simbolica di Catone,  in Studi Danteschi 28 (1949), pp. 183-195.

     5 bis Una rappresentazione del tutto analoga fu osservata da Giulio Gabrielli, il quale ci da conto di alcuni frammenti di un dipinto probabilmente molto simile a questo di Castignano e rinvenuto nel 1903 al momento della “trasformazione del Parlatorio ai Cappuccini”: Ascoli P., Bibl. Com., G. Gabrielli, Taccuino 18, ff. 5r-6r.

6 Statuti di Ascoli Piceno, a cura di G. BRESCHI - U. VIGNUZZI, I, Ascoli Piceno 1999, p.  329.  I1 titolo della rubrica:  "De la pena di chi trahesse overo mutasse term(in)i et de chi guastasse li limite".

 

7 Cf. G.C. ANAWATI, Al-Kindi, in Lexikon des Millelalters, V, coll. 1155-1156; J. JOLIVET- R. RASHED, Al-Kindi, in Dictionary of scientific Biography, Supplement I, pp. 261-267.

8  GILES OF ROME, Errores Philosophorum, a cura di J. KOCH e J.D. RIEDEL, Milwaukee 1944, pp. 46-58.

9  Cf .  Confessionale  in  vulgari  sermone  editum  per venerabi1em P. D. ANTONINUM Archiepiscopum Florentiae ordinis Praedicatorum: BAV, Inc. IV, 654, ff. 17v-19v. La segnalazione dello stesso peccato è rilevabile nell'affresco absidale di S.Pietro di  Montebuono:  P. D' ACHILLE,  Didascalie e 'istorie' quattrocentesche nel Lazio, in "Visibile Parlare": le scritture esposte nei volgari italiani dal medioevo al rinascimento, a cura di C. CIOCIOLA, Napoli 1997, p. 230.


10 Cf.  Dictionary of deities and demons in  the Bible,  a cura
di K. VAN DER TOORN - B. BECKING - P.W. VAN DER HORST, Leiden - Boston - Köln 1999, pp. 109, 114.


11 Cf. L. PULCI, Il Morgante, a cura di G.B. WESTON, Bari 1930, ad indicem. 
In XXVI, 89, a Roncisvalle Astarotte insieme a
Scuarciaferro sta sul campanile della chiesa "per ciuffar di quelle anime pagane / come sparviero tra ramo e ramo aspetta"
Si Veda anche E.A. Lebano, I miracoli di Roncisvalle e la presunta
ortodossia del diavolo-teologo Astarotte nel Morgante di Luigi Pulci, in Italica, 46 (1969), pp. 120-134. Si veda anche La passione dei Revello, a cura di A. CORNAGLIOTTI, Torino 1976, p.68.

12 Cf. I.P. CULIANU,  "Pons subtilis". Storia e significato di un simbolo, in Aevum, LIII (1979), pp. 301-312. Cf. anche P. DINZELBACHER, Die Jenseitsbrücke im Mittelalter, (dissertazione), Wien, 1973.

13 G.  MERCATI,  Anecdota apocrypha Latina. Una "visio" ed una "revelatio" d'Esdra con un decreto di Clemente Romano, in G.MERCATI, Note di Letteratura biblica e cristiana antica, Roma 1901 a(Studi e Testi, 5), pp. 70-73.


14  La  visione di Alberico, a cura di A. MIRRA, in Miscellanea
Cassinese, 11 (1932), p. 34.


15  Visio  Thurkilli, a cura di P.G. SCHMIDT, Leipzig 1978, p. 12.


     16 Cf. I viaggiatori del paradiso. Mistici, visionari, sognatori alla ricerca dell'Aldilà prima di Dante a cura di G. TARDIOLA, Firenze 1993, p. 189. La visione di Tugdalo viene riferita anche nella Bibliothecae mundi seu speculi maioris Vincentii Burgundi praesulis Bellovacensis ordinis Praedicatorum, theologi ac doctoris eximii tomus quartus, qui Speculum Historiale inscribitur, cura et opera THEOLOGORUM BENEDICTINORUM COLLEGII VEDASTINI IN ALMA ACADEMIA DUACENSI, Duacii 1624, pp. 1127- 1133.


17  Cf. P. DE WILDEI Les pèlegrinages au purgatoire de  saint
Patrice en Irlande, in Serta devota, in memoriam Guillelmi Lourdaux, pars post., Leuven 1995, pp. 401-449.


18 GREGORII TURONENSISI Historia Francorum, a cura di W. ARNDT,in MGH, Scriptorec Rerum Merovingicarum, I, pars I, p. 169.


     19 Cf. Visio s. Pauli. Ein Beitrag zur Vision Litteratur, a cura di H. BRANDES, Halle 1885, p. 70, dove si sostiene che le anime  "traduntur S. Michaeli post obitum vite [...] et suscipiuntur ab his senioribus"

20  Cf. L. KÜPPERSI, Michael, Munster 1970, p. 75.


21  Questa  è  la  dottrina  comune  nel  medioevo: cf. ad  es.
Nicolaus de Aquavilla: "Quidam intrant in paradisum [...] quidam intrant in purgatorium, ut isti qui non sunt in vita ista plene de peccatis suic purgati": BAV, Vat. lat. 1251, f. 74vb.


22 Cf. ad es. un'immagine molto simile nel ms.
R 17.1, f 283v, originario di Canterbury: Heinrich der Löwe und seine Zeit, a cura di J. LUCKHHARDT e F. NIEHOFF, München 1995, p. 337. Si veda anche A. D'HAENENS, Écrire, un couteau dans la main gauche. Un aspect de la physiologie de l'ècriture occidentale aux XIe et XIIe siècle,  in Clio et son regard: mélanges d'histoire,  d'histoire de l'art et d'archéologie offerts à Jaques Stiennon à I'occacion de ses vingt-cinq ans d'enseignement a 1'Université de Liège, Liège 1982, pp. 129-141.

23  Cf. 1 Enoch, 22, 3;  Gk Apoc. Ezra, 6,1-2.

24  Cf.  Mt. 25,41.

            25   Cf. Mt.25,34.

26 J. FR. SCHROETER, Spezieller Kanon der zentralen Sonnen- und Mondfinsternisse, Welche innerhalb des Zeitraums Von 600 bis 1800 n. Chr. in Europa sichtbar waren, Oslo 1923, p. 58.

27 Ivi, P. 142.

    28 Ivi, P. 272.