La chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Castignano, in provincia
di Ascoli Piceno, presenta attualmente una configurazione
architettonica sostanzialmente risalente al Cinquecento, ma talune
parti di essa sono più antiche, assegnate addirittura al secolo XI.
Nella parete destra all'interno della chiesa e possibile scorgere
parte di dipinto di un giudizio universale, che
risulta notevolmente danneggiato, perché ivi fu collocato un
altare di epoca sei-settecentesca, dedicato a S. Giuseppe, e fu aperta
una nicchia nella parte centrale della rappresentazione. Il dipinto nella parte di destra raffigura scene di dannati,
mentre nel lato sinistro presenta una torre notevolmente deteriorata.
Nella parte superiore troneggia la figura di Cristo giudice sotto cui
è ben visibile la croce con i simboli della passione1. Questa opera è stata analizzata dal punto di vista stilistico ed estetico
dagli storici dell'arte e viene accomunata a un giudizio universale,
presente in C. Maria in Piano a Loreto Aprutino2. In questa
sede vengono prese in esame le varie scritte, che per lo più
fungevano come didascalie alle scene ivi rappresentate. L' impianto
compositivo è più complesso in paragone con rappresentazioni
similari3. La scrittura è una gotica minuscola, che ricorda le forme librarie
proprie di taluni codici liturgici del Quattrocento. Le scritte sono
considerevolmente danneggiate o evanide. Tuttavia si tenterà una
lettura per quanto possibile significativa e corretta. Nel
lato inferiore rimane parte di una scena che si raccorda con il primo
canto del Purgatorio di Dante, nel quale viene descritto l'incontro
del poeta e Virgilio con Catone. Tra le due figure situate nella barca
si nota appena una traccia di lettere, di cui non è possibile trarre
un significato plausibile: [---] inviate
(?) [---] Catone, assiso su un seggiolone,
protende l'indice della destra verso i due naviganti e nella
sinistra sorregge un cartiglio dove è scritto (fig. 8): Cato Va osservata la lineetta ondulata come
nota tironiana per r in iustitiarius. Le due r di
purgatorii sono a forma di 3. Per le sue
funzioni Catone viene indicato, non espressamente da Dante ma dai
commentatori, come ministro di Dio o guardiano del
Purgatorio5. Sopra
la figura di Catone Omo Alle spalle dello
stesso Catone si riesce ad individuare solo qualche
traccia della scritta: [---]
(et) q(ui)
remittent [---] a(n)imas Un trattino orizzontale e un segno a forma di 3 indicano le due nasali finali di non dum. La s di animas è rotonda, mentre nelle altre scritte superstiti è sempre allungata. Questo testo forse voleva indicare l'introduzione delle anime non ancora giudicate al cospetto di Catone, visto in qualità di giudice. Vi sono poi varie scene che mostrano i dannati nei diversi contesti peccaminosi. Nella parte inferiore, sopra l'immagine
di un defunto che esce dal
sepolcro: [---t]avernaro
Il tratto di sinistra è completamente danneggiato, ma
l’immagine dovrebbe far riferimento al supplizio degli osti
disonesti.5 bis A
destra della precedente figura fig. 10: L'omo ch(e) fa v(er)go- Sopra
la scritta precedente: Chi
caccia li termini I1
testo probabilmente fa riferimento a coloro che spostano i termini di
confine, cercando di estendere fraudolentemente la loro proprietà. Di
questo reato si occupa anche la rubrica LXIII del libro III degli
statuti di Ascoli6. Accanto
alla precedente locuzione: Alchindi (?) Pare di leggere
con una certa probabilità questo nome, che è una latinizzazione o
italianizzazione del naturalista e filosofo arabo Ja'qû ibn Ishâk
ibn Sabbâ al-Kindi7, vissuto nel IX secolo.
Talune opinioni ritenute eretiche giustificano la presenza di
questa figura di studioso arabo nell'inferno. Egidio Romano dedica un
intero capitolo alla enumerazione dei suoi errori8. Non
di rado nei "giudizi universali" venivano collocati
nell'inferno filosofi dalle idee errate o in generale eretici. Nell'estremità di
destra del dipinto: Dracone
che [---] Accanto alla
precedente rappresentazione nel lato sinistro si intravvede una figura
femminile che sorregge uno specchio: Vanagloria
Questo peccato
viene evidenziato dai vari "Confessionali" medievali, dove
si mette l'accento sull'eccessiva ricercatezza della moda femminile,
che provoca alla lussuria9. Nella
parte superiore un gruppo di dannati ghermiti da demoni: A
lu tartaro l'abitazione Sopra
è la figura di un demonio nelle sembianze di un toro dalle cui
orecchie escono fiamme di fuoco: Astaroto Questa figura è riconducibile al
biblico Aštarôt, che è connesso con il culto di
Astarte10. Nel medioevo questo termine viene assunto nel
significato generico di demonio. Nel Morgante del Pulci,
indicato nella forma Astarotte, è ritenuto un diavolo
esperto di teologia e filosofia, pronto a prestare i suoi servigill. Accanto alla figura precedente: Kataro Questa
scritta non
è posta
sotto una
figura bene
determinata. In questo caso verosimilmente non si fa riferimento ad
una persona specifica, ma a chi ha seguito il movimento ereticale dei
catari oppure in generale a fautori di dottrine eretiche. Va ricordato
che la setta dei catari si radicò particolarmente nel sud della
Francia e nell'Italia settentrionale e che risulta attiva e
documentata fino a primi anni del Quattrocento. Al
di sopra un gruppo di dannati con la schiena curva: Merciaro Questi dannati
vengono puniti per gli eccessi perpetrati nell'attività mercantile. I
peccati in questa professione potevano abbracciare molteplici aspetti,
come lucro immoderato, accordo con altri mercanti per aumentare il
costo dei prodotti, vendita della merce ad un prezzo maggiorato,
vendita di articoli rubati, non osservanza dei giorni festivi. Segue poi la
teoria delle anime che si avviano ad attraversare il ponte del
purgatorio (fig. 13): Chi
da lu ponte passa nella lumera (?)nassce (!) La
u in nesso con il tratto verticale della p di
ponte, così pure po nello stesso termine.
La lettura lumera non è sicura, anche perché il
dipinto in quel punto presenta una frattura e un restauro, a quanto
pare antico e non eseguito correttamente. Doppia
s in nassce. I1 ponte
dall'arcata sottilissima ("pons subtilis")12 e
punteggiata da aculei è un elemento ricorrente nella letteratura
visionaria medievale, in particolare nella visione di Esdral3,
di Alberico14, di Turchi11o15,
Tugdalol6, nel pellegrinaggio al purgatorio di S.
Patriziol7. Da esso infatti precipita – come afferma
Gregorio di Tours - chi non fu fedele nell'esercizio della sua
missione18.
Angnel
(us) (!) Seraffin Le
prime lettere non sono chiaramente visibili. Ma pare di scorgere an
di Angnelus in nesso. Abbreviazione ad apostrofo
in questo stesso termine. Un
frammento consistente
del dipinto
concerne la "psicostasia"
delle anime. L'arcangelo S. Michele rivestito della dalmatica è
intento a pesare le anime19. Secondo un'iconografia
abituale due figurine, di cui quella di destra accovacciata, sono nei
piatti della bilancia20. Non di rado in un piatto figurava
una b (= bonum), nell'altro una m (= malum).
chi
[--] lod
[--] cha Sopra la
figurina di destra posta nel piatto della bilancia: Mich[ael]
biancastro
(fig. 11): [A(n)i(m)e
(?) ite] i(n)
purgatoriu(m) [ga]
uden(dum) c(um)
eis
int(ra)te Questo testo in
taluni punti è notevolmente danneggiato, pertanto la lettura va
considerata con una certa cautela. Ma la parte centrale sembra
piuttosto sicura. In ogni caso il testo fa riferimento alla
purificazione dei peccati nel purgatorio prima dell'ingresso nel
paradiso21. Immediatamente
al di sotto è dipinto: Agnel(us)
Rafael Questo
arcangelo è raffigurato in veste di scriba. Nel dipinto sono chiaramente
visibili i consueti strumenti scrittori, la "penna" e il
"cultellus"22. Probabilmente
la funzione
dell'angelo è quella di registrare il nome delle anime negli elenchi
di coloro che sono tenuti alla purificazione.
La relazione di Raffaele con la sorte delle anime e con il
giudizio divino è reperibile negli apocrifi23.
[---]ita
che [---]
[---]
te [---]
Nel
cartiglio dell'angelo di destra, ma alla sinistra del Salvatore,
secondo il vangelo di Matteo, è scritto (fig. 6): Ite
maledicti
Nel
cartiglio gravemente
danneggiato dell'angelo
di sinistra, ma a destra del Redentore, è possibile scorgere parte di
una tenuissima traccia di scrittura, che probabilmente diceva (fig. 5)
: [Venite
benedicti
Surgite
mortui venite
[---]
Cole Trisiclii d(e) Castign(ano) (?) [---]
suor(um) Un largo tratto
iniziale della scritta è andato perduto. Probabilmente essa doveva
esordire con l'espressione consueta: hoc
opus factum fuit tempore oppure
con hoc opus fecit fieri. In questo secondo caso Cole
non sarebbe il promotore del
dipinto, bensi il patronimico. Inoltre in raffigurazioni di tal genere
è consueta la menzione dei congiunti defunti, in suffragio dei quali
viene fatta eseguire l'opera. Graffiti Singolari anche i graffiti che segnalano varie eclissi di sole o di luna (fig. 15): 1539
die 18 aprilis
fuit
eclipsis solis In quel giorno vi fu realmente un'eclisse totale di sole, ben visibile soprattutto in Calabria e Basilicata26: 1485
die 16 martii oscuratus
fuit
sol i(n) maiori parte Quest'eclisse
fu veramente totale nel Nord Europa27. Dal punto di vista
linguistico si noti altresì la forma maiori per maiore,
propria del periodo umanistico, 1505
die 15 [au]gucti obscurata
luna
[fuit ---]
ubique Veramente l'eclicse totale di luna avvenne nella sera del 14 agosto con inizio alle ore 18,22 e si protrasse fino alle 21,4628 Dalle
numerose scritte che illustravano il Giudizio Universale, anche se
estremamente danneggiate, emerge la ricchezza teologica e spirituale
che caratterizzava questo dipinto,
fatto eseguire da un benefattore, ma con un intento didascalico, teso
ad ammonire tutta la comunità ecclesiale.
1[Christus]
in manu etenim patris, quasi statera mire libraminis factus
[...]: SANCTI GREGORII MAGNI Moralium
libri, PL, 75, col. 767. Cf. anche PH. VERDIER, Les staurothèques mosanes et leur iconographie
du Jugement dernier, in Cahiers de
civilisation médiévale, XVI (1973), p. 118. 2 Cf. F. FERRARI, I1 grande affresco in Loreto Aprutino: capolavoro d'arte antica, Loreto Aprutino 1900; G. RASETTI, I1 giudizio universale in arte e la pittura medievale abruzzese, Pescara 1935, pp. 121-128; S. DELL'ORSO, Considerazioni intorno agli affreschi della chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino, in BolIettino d ' arte, 49 (1988) , pp. 63 - 82 ; E. MARIGHETTO, Santa Maria in Piano in Loreto Aprutino (PE), Loreto Aprutino 1996. Si veda specialmente D. FERRIANI , I Giudizi Universali di Castignano e di Loreto Aprutino: iconografie a confronto, in Atti del Convegno di Studi: Immagini della memoria storica, a. V, Montalto Marche 1999, pp.13-43. 3 Cf. Les
justices de 1'Au-delà. Les
représentations de l'enfer en France et en Italie (XlIe-XVe siècle),
a cura di J. BASCHET, Rome 1993
(Bibliothèque des Écoles Françaises d'Athènes
et de Rome, 279). 4 D. FERRIANI, I Giudizi Universali di Castignano e di Loreto Aprutino, p. 34, interpreta bene questo cartiglio. Solo iustitiarius sembra preferibile a iusticiarius. Infatti si scorge il tratto finale dell'asta del1a t intersecato dal tratto orizzontale. D' altra parte 1' autore di questi testi ha una preferenza per la forma affricata dentale anzichè palatale, come ad es. iuditium invece di iudcium. 5
M. FUBINI, Catone 1'Uticense, in Enciclopedia dantesca, I,
pp. 876-882;
M. CASELLA, Figura
simbolica di Catone, in
Studi Danteschi
28
(1949), pp. 183-195. 6 Statuti di
Ascoli Piceno, a cura di G. BRESCHI - U. VIGNUZZI, I,
Ascoli Piceno 1999, p. 329.
I1 titolo della rubrica: "De
la pena di chi trahesse overo mutasse term(in)i et de chi guastasse li
limite". 7 Cf. G.C. ANAWATI, Al-Kindi, in Lexikon
des Millelalters, V, coll.
1155-1156; J.
JOLIVET- R. RASHED, Al-Kindi, in Dictionary of scientific
Biography, Supplement I, pp. 261-267. 8
GILES
OF ROME, Errores Philosophorum, a cura di J. KOCH e J.D.
RIEDEL,
Milwaukee 1944, pp. 46-58. 9 Cf . Confessionale
in vulgari
sermone editum
per venerabi1em
P. D. ANTONINUM Archiepiscopum Florentiae
ordinis Praedicatorum: BAV,
Inc. IV, 654, ff.
17v-19v. La
segnalazione dello
stesso peccato è rilevabile nell'affresco absidale di S.Pietro di
Montebuono: P. D'
ACHILLE, Didascalie
e 'istorie' quattrocentesche nel Lazio, in
"Visibile Parlare": le scritture esposte nei volgari italiani dal
medioevo al rinascimento, a cura di C.
CIOCIOLA, Napoli 1997, p. 230.
12 Cf. I.P. CULIANU, "Pons
subtilis". Storia e
significato di un simbolo, in
Aevum, LIII (1979), pp. 301-312. Cf. anche P. DINZELBACHER, Die Jenseitsbrücke im Mittelalter, (dissertazione),
Wien, 1973. 13 G.
MERCATI, Anecdota
apocrypha Latina. Una "visio" ed una "revelatio" d'Esdra con un
decreto di Clemente Romano, in G.MERCATI, Note di Letteratura
biblica e cristiana antica, Roma 1901 a(Studi e Testi, 5),
pp. 70-73.
20 Cf. L. KÜPPERSI,
Michael, Munster 1970, p. 75.
23
Cf. 1 Enoch, 22, 3; Gk
Apoc. Ezra, 6,1-2. 24 Cf.
Mt. 25,41. 25 Cf. Mt.25,34. 26 J. FR. SCHROETER, Spezieller Kanon der zentralen
Sonnen- und Mondfinsternisse,
Welche innerhalb des Zeitraums Von 600 bis 1800 n. Chr. in
Europa sichtbar waren, Oslo 1923, p.
58. 27 Ivi, P.
142.
28 Ivi, P.
272.
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