Scuola

Lettera di P.Lentulo a Tiberio (31.d.C.)

Eccoti maestà la risposta che desideri.

A Tiberio Cesare salute.

E' Apparso da queste parti un uomo dotato di eccezionale potenza e lo chiamano grande profeta. I suoi discepoli lo appellano Figlio di DIO. Il suo nome è Gesù. In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose prodigiose di questo Cristo che risuscita i morti, guarisce le infermità e fa stupire tutta Gerusalemme con la sua dottrina straordinaria. Egli è di aspetto maestoso, con una spendente fisionomia piena di soavità, talché coloro che lo vedono, lo amano e lo temono ad un tempo.Dicono che il suo viso roseo, con la barba divisa nel mezzo, è di una bellezza incomparabile e che nessuno può fissarlo a lungo per lo splendore dei suoi lineamenti negli occhi cerulei, nei capelli biondo scuri. Egli è simile alla Madre, che è la più bella, mesta figura che si sia mai vista da queste parti. Nei suoi detti recisi, gravi, inoppugnabili, è l'espressione più pura della virtù, è di una grande sapienza che supera di gran lunga quella dei grandi geni. Nel riprendere e rampognare è formidabile, nell'insegnare e ed esortare è mite, amabile ed affascinante. Cammina scalzo e a capo scoperto, ed al vederlo a certa distanza alcuni ridono, ma in sua presenza tremano e stupiscono. Nessuno lo vide mai ridere, ma molti lo videro piangere. Tutti coloro che l'hanno praticato dicono di averne ricevuti benefici e sanità.Però io sono molestato da maligni che dicono che egli sia a danno della tua Maestà, perché afferma pubblicamente che re e sudditi sono uguali davanti a DIO.Comandami in proposito e sarai prontamente obbedito.

Salute.

P. Lentulo