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Tempo pieno, tempo di libertà

La battaglia sulle elementari non accenna a placarsi. Ma si fonda, occorre dirlo, su una menzogna. Non è vero che il tempo pieno scompare, se non come espressione verbale. La quantità di tempo scuola rimane tale e quale. Non solo, ma è estesa a tutto il sistema. La legge prevede infatti 27 ore di tempo obbligatorio, più tre di "attività opzionali e facoltative", più dieci di "tempo mensa", che le famiglie possono scegliere liberamente, ma che le scuole sono tenute a offrire (e nessuno si è mai sognato di dire "a pagamento"). Totale quaranta, uguale al tempo pieno. In tutte le scuole della Repubblica.
Con libertà. Perché in molte scuole dove il tempo pieno era l´unica opzione la famiglia non aveva alternative. D´ora in poi invece dappertutto si potrà scegliere fra diverse possibilità. In altre situazioni al contrario il tempo pieno non c´era per nulla. Ora tutte le scuole sono tenute a offrire le attività aggiuntive. Tutte le famiglie italiane potranno decidere per ventisette, trenta o quaranta ore.
Anche il lamento sul "ritorno al doposcuola", a una scuola "classista" con le ore aggiuntive di "serie B" non ha senso. Un gruppo di maestre che fino a quest´anno ha offerto una proposta educativa qualificata, articolata su quaranta ore di tempo pieno, la potrà riproporre l´anno prossimo sul nuovo schema orario. Certo, c´è la questione dell´insegnante tutor. Che farà, in una classe, 18 ore. Ne rimangono 22 per il secondo insegnante o 11 a testa per altri due: perché dovrebbero sentirsi "declassati"? In realtà la qualità dell´offerta formativa non dipende dal quadro orario: dipende da cosa gli insegnanti decidono di metterci dentro.
Il problema vero è un altro. L´espressione tempo pieno indica, prima che una quantità di ore, una certa idea di scuola, che vuole "emancipare" gli alunni dai "limiti" e dai "condizionamenti" della famiglia, giudicata per definizione "insufficiente" al compito educativo. Nasce dall´idea che lo Stato sia l´unico soggetto che possa formare le giovani generazioni in modo adeguato. Da questo punto di vista è vero che la legge innova, perché restituisce l´esercizio della responsabilità di educare i figli, stabilita dalla Costituzione, alle famiglie. Per questo la sosteniamo.
 

DIESSE - Didattica e innovazione scolastica

 

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