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DEFINIZIONE E DIVISIONE DELLA LOGICA

 

La logica è lo studio del nostro pensiero che ci consente di padroneggiarlo e di effettuare con esso importantissime operazioni.

Oltre alla logica classica, la cui elaborazione è dovuta sostanzialmente ad Aristotele, oggi esiste anche una logica moderna, che è essenzialmente logica simbolica.

La logica simbolica non è una logica rivoluzionaria che si contrappone alla logica classica, ma è un modo nuovo, più tecnico e più completo, di formulare le operazioni della logica. Per capire quali siano le possibilità delle operazioni logiche, la logica simbolica è indubbiamente importante, ma per capire quali sono le proprietà del pensiero e per conoscere le regole a cui esso deve sottostare per procedere correttamente, la logica classica è già sufficiente, anzi in alcuni casi essa presenta sottigliezze eccessive,  che possono essere tranquillamente omesse.'

La logica è l'arte o scienza del ben ragionare. Si dice arte perché, al pari dell'arte, la logica si occupa di cose (i pensieri) che sono il risultato della creatività umana (come gli oggetti artistici), e non di cose che già esistono in se stesse fuori di noi. Ma si dice anche scienza perché è uno studio sistematico delle norme a cui si deve conformare il nostro pensiero, affinché i suoi prodotti siano retti e certi. Avendo la logica come fine la guida delle operazioni intellettive che sono operazioni conoscitive, da un lato può essere considerata come scienza pratica, appunto perché svolge la funzione di guida, mentre da un altro può essere classificata come scienza speculativa, in quanto si occupa delle facoltà conoscitive. Però, più che una vera scienza la logica è una introduzione alla scienza; infatti non è studiata per se stessa, ma per facilitare l'apprendimento delle altre scienze. Più che una scienza la logica è una propedeutica generale a tutte le scienze. Per questo motivo, nonostante la sua difficoltà, essa viene studiata per prima. Poiché tratta della ragione è evidente che la logica non si interessa delle immagini dei sensi, della fantasia e della memoria, ma soltanto del materiale che concorre direttamente al ragionamento, che è costituito dai concetti e dai giudizi. Di qui la triplice ripartizione della logica: logica del concetto, logica del giudizio e logica del ragionamento. A queste tre parti Aristotele ha dedicato tre opere distinte: le Categorie, che trattano dei concetti; il De interpretatione, che studia i giudizi; gli Analitici, che si occupano del ragionamento.

L'oggetto della logica

Precisiamo meglio qual è l'oggetto della logica, è cosa agevole. Stabilire quale sia l'oggetto della logica non infatti, diversamente dalle altre scienze che hanno oggetti reali extramentali, di dominio pubblico, la logica si occupa di realtà mentali: degli atti della nostra mente (concetti, giudizi, ragionamenti) considerati, inoltre, non come entità psichiche, bensì come enti di ragione. E’ un oggetto sfuggevole e impalpabile che è difficile cogliere e localizzare; l'oggetto della logica è il pensiero, ma non l'origine del pensiero, che è l'oggetto della psicologia, e neppure il suo valore che è l'oggetto della gnoseologia, bensì le sue principali espressioni e le regole con cui lo si deve condurre per garantirci la rettitudine della conoscenza. Come dice Kant, “la logica è la scienza delle leggi necessarie del pensiero”.

L'oggetto della logica, è sempre stato detto, è l'ente di ragione (ens rationis). L'ente di ragione si distingue da quello reale perché mentre il secondo gode di una sua esistenza fuori di noi e indipendentemente dal nostro pensiero, per es. la pietra, il cavallo, il cane, il primo non può mai trovarsi nelle cose direttamente e immediatamente, ma solo indirettamente. La logica non si occupa di come è fatto il mondo, ma di come funziona il nostro pensiero: non studia le leggi della natura bensì le leggi del pensiero. Essa si occupa delle idee e dei loro rapporti. Ma non studia le idee in quanto specchio della realtà che, invece, sono dette prime intenzioni e formano l'oggetto della fisica e delle altre scienze naturali e umane. La logica studia le proprietà delle idee: proprietà come l'estensione e la comprensione, la divisione e la definizione, la predicabilità, la classificazione la deduzione ecc. Queste proprietà delle idee sono chiamate "interi. zíoni seconde" (secundae íntentiones). E così l'ente di ragione di cui si occupa la logica sono le seconde intenzioni.Si dice anche che il suo oggetto è il pensato in quanto pensato. Infatti, esso è ciò che esiste solo nel pensiero, come oggetto di pensiero.

 Riguardo al termine "intenzione" va precisato che qui non va"preso nel senso morale, come momento dell'atto volontario, rivolto a un fine da realizzare, per esempio, "avere l'intenzione" di fare qualche cosa. Esso designa l'atto di intelligenza volto a un oggetto,

Ora, il primo movimento dell'intelligenza, quando concepisce un'idea, si dirige verso le cose reali per conoscerle; essa è l'intenzione prima, essa è diretta. L'intenzione seconda è la riflessione mediante la quale l'intelligenza conosce il suo atto, il modo in cui pensa le cose,e tutto ciò che deriva dal suo modo di pensare. In secondo luogo, va notato che non tutti gli enti di ragione sono intenzioni seconde, anzi la maggior parte sono intenzioni prime., Così, tutte le negazioni e privazioni sono comprese in questa classe. La cecità ad esempio, è un'intenzione prima per quanto sia un ente di ragione. Accade lo stesso per molte relazioni: mentre la relazione di identità è un ente di ragione, le relazioni di luogo, tempo, quantità e causalità, sono relazioni reali. Le intenzioni seconde non sono dunque che una parte delle relazioni di ragione: quelle che mettono in rapporto oggetti pensati in quanto pensati. Per es. un concetto qualsiasi per il ruolo di soggetto o di predicato in una proposizione.

Logica, psicologia, metafisica

Per determinare meglio l'oggetto della logica dobbiamo confrontarlo con l'oggetto della psicologia e della metafisica.

Sia la logica sia la psicologia si occupano del pensiero ma lo fanno in modo diverso. La psicologia esamina le facoltà conoscitive, studia le loro operazioni, ne definisce la natura, ne determina le leggi e spiega le loro cause. Invece, come s'è visto, la logica studia le proprietà del pensiero in quanto pensiero e determina le leggi che lo regolano. Anche la psicologia studia gli atti della mente, ma non come enti di ragione, bensì secondo l'essere reale che posseggo nella mente del conoscente. Inoltre la psicologia studia la forma intelligibile, l'idea, in quanto perfeziona l'intelletto invece la logica studia le proprietà che la forma intelligibile assume in quanto è divenuta intelligibile. Nel primo caso il soggetto è la mente e la forma intelligibile costituisce l'oggetto che la determina; nel secondo caso il soggetto è la forma intelligibile, mentre le proprietà che essa assume formano l'oggetto della logica. Infine la psicologia studia la conoscenza come atto del pensare, come attività conoscitiva di un soggetto, attività che sorge e si svolge nel tempo; invece la logica studia il pensiero in se stesso ed esamina le proprietà di cui gode il pensiero precisamente in quanto pensiero.

Ancora più importante è capire ciò che distingue la logica della metafisica. Entrambe sono scienze universali, perché tutto ciò che è può essere pensato. Quindi c'è una sostanziale corrispondenza tra il mondo del pensiero e quello dell'essere. Però si tratta di due mondi realmente distinti con caratteristiche proprie. Scrive S. Tommaso:

"Ci sono due ordini di enti: l'ente di ragione (ideale) e l'ente naturale (fisico, reale). L'ente di ragione si dice di quegli aspetti che la ragione scorge nelle cose considerate, p. es., l'aspetto (intentio) di genere, specie e altri simili i quali non si trovano nelle cose reali, ma dipendono dalla considerazione della ragione. E’un tale ente, ossia l'ente di ragione (ideale), che forma l'oggetto della logica".

Invece l'oggetto della metafisica è l'ente reale in quanto tale e le sue cause. L'essere del logico differisce dunque da quello del metafisico per il fatto che il primo è considerato come esistente nella mente e in quanto può esistere soltanto nella mente; invece il secondo sussiste in se stesso, gode di un'esistenza propria fuori della mente e permane nell'essere anche se non viene pensato.

Riguardo ai rapporti tra logica e metafisica si possono commettere, e sono stati commessi, due gravissimi errori.

Il primo è quello di credere che tutto ciò che esiste nella mente esista anche nelle cose, che ci sia cioè una perfetta coincidenza tra gli enti di ragione e gli enti naturali. Così diventano reali anche i generi e le specie e non soltanto gli individui. Tale l'errore dell'ultrarealismo platonico, che afferma che, per esempio, non esiste soltanto il singolo cavallo ma anche l'idea di cavallo.

Il secondo errore è quello di subordinare la metafisica alla logica, cosicché non si dà soltanto perfetta parità tra ideale e reale, ma l'idea precede e causa il reale; il pensiero non è causato dalle cose ma viceversa le cose sono causate dal pensiero. Questo è l'errore fondamentale di Hegel, il quale identificava la logica umana con la logica divina. Indubbiamente il pensiero di Dio è un pensiero creativo: il suo pensiero, congiunto a un atto di volontà, chiama all'essere le cose. La logica umana è molto più debole: essa ha soltanto il potere di rappresentare, più o meno veridicamente, le cose.

Pertanto la logica umana vale come regola del pensiero e non come regola dell'essere, e tuttavia ha una sua valenza metafisica, perché il pensiero e sempre pensiero dell'essere. Il pensiero ama l'essere si arricchisce nella misura in cui assimila e sposa l'essere. In assoluto la prima perfezione, la perfezione di tutte le perfezioni è l'essere; senza l'essere non c'è pensiero. Ma la seconda perfezione è il pensiero, perché il pensiero è l'autocoscienza dell'essere.

Origini e sviluppi della logica

in passato si usava distinguere tra una logica minor e una logica maior. La minor studia le leggi del pensiero ed è quella di cui si è parlato fin qui. Essa sarà esposta nella prima parte del corso. La maior di cui tratteremo nella seconda parte, studia il valore .della conoscenza. A questa ricerca Kant ha dato il nome di critica. Altri la chiamano criteriologia. Più spesso viene detta gnoseologia oppure epistemologia.

Vediamo ora brevemente le origini e gli sviluppi della logica.

I creatori della filosofia scientifica furono i greci. Ora, la filosofia divenne scientifica dal momento in cui si inventò il logos (il concetto).La scienza del logos è precisamente la logica. Socrate fu il primo teorico del concetto e così pose le prime basi della logica. Egli determinò chiaramente la natura del concetto universale e mostrò come esso sia profondamente diverso dall'opinione. Mentre infatti questa varia da individuo a individuo, il concetto universale è necessariamente valido per tutti. Il procedimento per acquisire il concetto universale è l'induzione. Quando Socrate vuole definire la giustizia, la santità, la bontà ecc. segue precisamente questo metodo. Chiede una definizione agli ínterlocutori, ne dimostra l'insufficienza; chiede una nuova definizione e fa altrettanto ... , finché perviene a una definizione soddisfacente, che coglie perfettamente l'essenza della cosa: è il concetto universale. I concetti universali che Socrate si preoccupò maggiormente di definire sono quelli di bene, giustizia, felicità, virtù, santità, ossia dei concetti etici.

I sofisti avevano negato che esistesse un bene valido per tutti, una felicità identica per tutti, dato che ciascuno considera buono ciò che a lui piace. Ma Socrate, scavando sotto le apparenze, mostrò che l'uomo è in possesso della capacità di conoscere il bene e di distinguerlo dal male. E’, vero che gli uomini considerano buone cose diverse: uno pone il proprio bene nella ricchezza, un altro negli onori, un altro ancora nella virtù; ma è anche vero che ogni uomo possiede la stessa nozione di bene e di male.

Platone, supremo genio dell'arte del dialogare, nel “Sofista” enuncia alcune regole per ben argomentare ed evitare, così, le trappole della sofistica. Dopo avere affermato che il discorso (logos) deve constare almeno di un nome e di un verbo, Platone afferma che un discorso vero è ciò che dice ciò che è come è, discorso falso quello che dice altro da quel che è, ossia dice le cose che non sono come se fossero, il diverso come se fosse identíco. Ora, la scienza dialettica (dialekiké episteme) è quella che insegna a non prendere per diversa un'idea che sia la medesima, né per medesima una che sia diversa e insegna questo col metodo della divisione (díairesis) dei generi. Quando cioè si indaga quale sia la natura di una cosa e se ne cerca la definizione si deve cominciare dal genere più ampio e poi, per successive divisioni, arrivare al concetto specifico. Così per determinare cosa sia il pescatore con la lenza cominceremo col dire che è un artefice e divideremo le arti in arti di produzione e di acquisizione. Il pescatore con la lenza appartiene a questo secondo genere. L'arte di acquistare si divide ancora in arte di acquistare per volontà altrui e arte di catturare, e così via.

Ma il geniale costruttore della scienza della logica è stato Aristotele. Il filosofo di Stagira ebbe come pochissimi altri le qualità specifiche dello scienziato. Scienziato è colui che possiede una visione allo stesso tempo completa e dettagliata dei fenomeni che prende in esame, riuscendo così a classificarli con precisione; inoltre, vede le loro relazioni e concatenazioni e coglie le leggi che li governano.

Tutti i campi del sapere a cui Aristotele si è dedicato - dalla fisica alla biologia, dalla botanica alla zoologia, dalla psicologia all'etica, dalla politica alla metafisica - li ha trasformati da un disordinato ammasso di informazioni e opinioni in un sistema scientifico. Questo è quanto egli ha saputo fare anche per quel difficilissimo campo di indagine che è il pensiero umano, un pensiero che non è mai il risultato di improvvise e dirette visioni delle cose, bensì il prodotto di faticose ricerche, di pazienti e sottili ragionamenti, dove si possono insinuare errori d'ogni genere. Un pensiero inoltre che non è mai trasparente, ma deve sempre avvalersi della mediazione del linguaggio che in molti casi può trasformarsi in pesante zavorra anziché in veicolo utile ed efficace; il linguaggio può portare fuori strada oppure oscurare il pensiero, anziché condurlo alla luce e chiarificarlo. In questa fitta foresta piena di trappole, Aristotele è riuscito a fare piena chiarezza; ha individuato i sentieri sicuri e ha segnalato quelli infidi e sbagliati.

Il lavoro compiuto da Aristotele nel campo della logica è risultato così perfetto che lo stesso Kant ha dovuto ammettere che nella logica formale non c'è più nulla da aggiungere a quanto è stato detto dallo Stagirita. Per questo motivo anche noi ci limiteremo a un'esposizione sintetica della logica aristotelica.

 Aristotele ha esposto le sue dottrine logiche in quel complesso di libri che nella scuola aristotelica fu chiamato Organon (con riferimento alla concezione della logica come strumento e non parte del sapere, contro la concezione stoica) e che comprende le Categorie . e il De interpretatione, gli Analitici Primi e Secondi, i Topici e gli Elenchi sofistici. Le Categorie trattano dei concetti supremi, il De interpretatione della proposizione, gli Analitici  Primi dell'argomentazione in

genere, gli Analitici Secondi del sillogismo dimostrativo, i Topici del sillogismo probabile, gli Elenchi sofistici delle argomentazioni non concludenti, dei sillogismi apparenti.

Il giudizio di Kant riguardo alla perfezione della logica aristotelica rimane sostanzialmente valido. In effetti anche se la logica ha continuato ad appassionare molti filosofi, i loro apporti personali sono stati relativamente modesti.

Si riconosce agli Stoici il merito di avere elaborato un sistema di logica delle proposizioni come base di una teoria della inferenza, che risulta quindi più generale di quella aristotelica, partendo da un'analisi del ruolo dei connettivi nelle deduzioni. I contributi logici dei medioevali si possono riassumere in: 1) una teoria generale della accezione dei termini (suppositio terminorum); 2) una teoria generale della implicazione (consequentia), posta alla base della logica delle proposizioni; 3) delle dettagliate indagini sui modi delle proposizioni; 4) una discussione dei paradossi logici. I nomi di maggior spicco tra i logici medioevali sono quelli di Boezio, Abelardo, Guglielmo di Occam. e Giovanni Buridano.

Nell'epoca moderna i nuovi sviluppi della logica formale ebbero luogo dopo Kant, quando alla fine dell'Ottocento incominciò a farsi strada la logica simbolica o matematica. Questa "nuova" logica non è altro che la logica formale arricchita con la tecnica del simbolismo, del calcolo, dell'assiomatizzazione. Nella logica simbolica le diverse parti del linguaggio ordinario o scientifico vengono ridotte a schemi simbolici allo scopo di agevolarne la manovrabilità logica: frasi che nel linguaggio ordinario sarebbero lunghe e poco chiare, sono rese molto brevi, assumendo un significato univoco, proprio come avviene nei simboli matematici.

Il simbolismo delle operazioni logiche viene, inoltre, convenientemente organizzato, premettendo alcuni assiomi fondamentali (formule accettate senza prove che stanno all'inizio di ogni meccanismo deduttivo), insieme con le regole di inferenza, da cui si procede alla deduzione dei teoremi. Ci troviamo dinanzi a un sistema logico deduttivo simile nella sua struttura ai sistemi assiomatici della matematica, e per questo motivo la logica simbolica viene detta anche logica matematica. Così come avviene nella matematica, i procedimenti di calcolo simbolico consentono di compiere operazioni logiche di grande portata, molto al di là delle possibilità del linguaggio ordinario.

Come abbiamo già dichiarato in precedenza, ci limiteremo ad esporre la logica aristotelica e, perciò, non prenderemo in considerazione lo sviluppo simbolico della logica formale.

Con questo non vogliamo dire che la logica simbolica sia inutile, ma semplicemente che non è necessaria, tant'è che mai nessun filosofo ha scritto i propri trattati ricorrendo alla logica simbolica. Per fare della sana filosofia la logica aristotelica è già uno strumento sufficiente. Essa spiega esaurientemente come funziona il nostro pensiero, esamina accuratamente tutte le sue operazioni ed enumera le regole fondamentali che occorre osservare per raggiungere buoni risultati.

 

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