Torna a casa

INTRODUZIONE AL CONVEGNO

"EDUCAZIONE, FRA LIBERTA’ E RESPONSABILITA’"

"Chi pretende tutto dall’altro e rifiuta ogni dovere riguardo sè, non troverà mai la felicità."

F. Dostoevskij

Un convegno, come qualsiasi incontro sull’educazione o parte da una esperienza vissuta, oppure è un dialogo che non ha punto di riferimento, di appoggio.

Oggi, noi vorremmo esporre un’esperienza, che, interrogando la libertà di alcuni insegnanti propone un confronto, un dialogo e una possibile continuità.

Due anni fa, un gruppo di Docenti del liceo Saffo, si sono interrogati sul disagio crescente che traspariva nei giovani che si incontravano in classe.

Così è sorta in alcuni di noi questa domanda: "come posso intervenire nei casi di disagio dei ragazzi, che deriva in particolar modo da tipi diversi di dipendenza ,e forte disistima del proprio essere?"

Molti hanno infatti avuto esperienza diretta di alunni con gravi problematiche.

Il punto di partenza è stato un’iniziale e giustificata impotenza. di fronte a situazioni che sono apparse gravi: dall’uso di droghe a casi di anoressia, bulimia etc.

Come rispondere a questa realtà?

Di fronte a questa domanda spesso ci si ritrova soli.

Infatti non c’è progetto, per arguto che sia, che possa rispondere compiutamente all’essere dell’uomo che cerca se stesso .

Dunque il primo punto di interesse è stato: come colmare la mia solitudine, la mia impotenza, di fronte ad un problema tanto grande?

Nell’ esperienza di questa solitudine realmente vissuta, di fronte alla grande questione educativa, si è mossa la libertà di docenti che si sono autoconvocati in due collegi per mettere a fuoco la propria responsabilità di fronte alla realtà.

Ciò che è emerso è stata la proposizione di un lavoro su noi stessi, per essere più presenti a coloro che incontravamo nell’avventura scolastica ogni giorno.

La domanda si era spostata dal "cosa fare" al "come essere" e quindi alla grande questione di qual è la stoffa della nostra umanità.

Singolare situazione: si parte dal disagio dei ragazzi, per incontrare il proprio disagio, nell’affrontare una realtà così estranea alla nostra vita.

Nasce così nel 2008 il progetto "A scuola per viverci meglio" nella forma di incontri tematici e gruppi di auto-aiuto.

Più che un progetto astratto da ciò che si vive quotidianamente a scuola, è stata l’occasione di una riscoperta delle dimensioni che costituiscono la nostra umanità.

Non abbiamo discusso di particolari a livello di competenze, ma a livello dell’esserci o del non esserci di questa esperienza sostanziale che è l’educazione, dalla quale dipende la maturità della persona che ho di fronte, che ha il volto di un ragazzo o un collega.

Nella dimensione dell’ascolto – capacità educativa poco di moda oggi- ci si è accorti che si può avviare un fruttuoso lavoro di lettura del reale, in uno spazio condiviso che prepari il terreno per un rapporto con le famiglie, senza invadere campi di competenza che non ci sono propri.

Il centro focale di tale iniziativa, è stata la messa in gioco della capacità educativa di noi adulti, sfatando il luogo comune che vorrebbe gli insegnanti disimpegnati di fronte alla domanda di senso che ogni ragazzo porta con sé e che emerge in atteggiamenti non riconducibili a standard prefissati.

Per concludere l’introduzione a questo convegno e lasciare la parola al preside, sinteticamente direi che in questo tempo dove domina ormai la tecnica, o meglio ancora il tecnicismo, dove si dà maggiore importanza all'avere e al fare più che all'essere, è bene non dimenticare il monito del grande filosofo Jacques Maritain: "Nulla sarebbe più funesto di un'educazione che mirasse non a rendere l'uomo più veramente umano, ma a fare di lui l'organo perfettamente condizionato e perfettamente aggiustato di una società tecnocratica". I problemi che incontriamo a scuola, non possono essere delegati a super-strutture, ma affrontati a partire da noi stessi, dal nostro porci nella realtà scolastica con verità e serietà, in un confronto che faccia emergere sempre più, la passione educativa che ci anima, il rischio della libertà, la responsabilità che ne deriva.

Giuseppe Bonomo