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LA “CONTEMPLATIO" ENTIS

 

La contemplazione dell'Essere sussistente

"Contemplazione" è un termine eccessivo per parlare della nostra conoscenza dell'Essere sussistente. Infatti dell'essere noi non possediamo una intuizione né all'inizio dell'ascesa metafisica né alla fine. E tuttavia ciò che si manifesta allo sguardo della nostra mente dopo la resolutio degli enti nell'Essere sussistente è di una straordinaria luminosità, perché l'essere sussistente non è soltanto il Fondamento degli enti, ma è anche colui nel quale sono raccolte, concentrate e sublimate tutte le perfezioni che ad essi appartengono. E mentre gli enti le possiedono in modo finito, graduale, partecipato, contingente, nell'Essere sussistente sono presenti in modo illimitato, completo, assoluto, impartecipato, infinito, immutabile.

S. Tommaso dice che quell'essere che di volta in volta si scopre al termine d'ogni via, è colui al quale noi diamo il nome di Dio. E fa anche vedere che quello di Essere stesso (Esse ipsum) è il nome che meglio si addice a Dio e che gli compete in modo esclusivo. Ci limiteremo a illustrare alcune perfezioni (attributi) che appartengono necessariamente all'Essere sussistente.

All'Essere sussistente competono attributi entitativi e personali. Entitativi sono gli attributi che si conoscono attraverso le vie ontologíche. Infatti ogni via ontologica ci permette di considerare un aspetto "particolare" dell'Essere sussistente: semplicità, perfezione, assolutezza, infinità, immutabilità.

Personali sono, invece, gli altri attributi che dobbiamo assegnare all'Essere sussistente, dal momento che sappiamo che Egli è perfettissimo, la perfectio omnium perfectionum: anzitutto la perfezione di persona, ossia la sussistenza spirituale, e poi la vita, il pensiero, la volontà, la bontà, l'amore, l'amicizia ecc.

Passiamo brevemente in rassegna tutti questi attributi dell'Essere sussistente

 

Identità di essenza ed esistenza nell'Essere sussistente

 

La prima delle vie ontologiche, la via della composizione, ci ha svelato la differenza ontologica che distingue l'Essere sussistente da tutti gli enti e che definisce perfettamente la sua essenza. La differenza specifica dell'Essere sussistente non consiste nel possedere l'intelligenza, l'efficienza, la potenza, la bontà, la verità ecc. Ciò che distingue l'Essere sussistente dagli enti è di non avere l'essere per partecipazione, bensì per essenza; in lui essenza ed essere sono la stessa cosa. Questa è una caratteristica esclusiva dell'Essere sussistente.

Ciò che è l'essere non è incluso perfettamente nel concetto di nessuna creatura; infatti in qualsiasi creatura l'essere è distinto dalla sua essenza; per questo motivo non si può dire di nessuna creatura che il suo esistere è qualcosa di necessario e di evidente in forza dei suoi stessi principi. Ma in Dio l'essere è incluso nel concetto della sua essenza, perché in Dio l'essere e l'essenza si identificano, come dicono Boezio e Dionigi.

Così esse ipsum subsistens diviene il concetto più adeguato, la definizione più precisa di Dio; anzi è il nome proprio di Dio. E questo, spiega S. Tommaso, per tre ragioni:

«Anzitutto per il suo significato. Infatti, non esprime già una qualche forma o modo particolare di essere, ma lo stesso essere ( ... ). In secondo luogo, per la sua universalità. Tutti gli altri nomi sono meno vasti ed universali ( ... ). In terzo luogo è Colui che è il nome più proprio di Dio, sia per la derivazione del termine, che è l'essere, sia per l'universalità del significato».

 

Gli attributi entitativi

Dalla verità fondamentale che nell'Essere sussistente l'essenza coincide con la sua esistenza, e che essenza ed esistenza in lui si identificano, discende una lunga serie di attributi entitativi, di cui prenderemo brevemente in esame solo i principali.

 

INFINITA’

Come sappiano la limitazione dell'essere è dovuta alla essenza; l'essere è limitato quando l'essenza è distinta dall'essere, e si trova nella situazione di potenzialità nei suoi confronti. Ma questa distinzione nell'Essere sussistente non c'è; perciò è senza limiti, è infinito. "Siccome l'essere divino non è ricevuto in un soggetto, ma Dio è il suo proprio essere sussistente (suum esse subsistens), resta provato che Dio è infinito e perfetto".

L'essere sussistente è infinito in senso positivo e non negativo, proprio perché è la pienezza dell'essere, che non solo è ciò che c'è di più perfetto ma anche il plesso di tutte le perfezioni. L'infinità dell'Essere sussistente non ha nulla in comune con l'indefinito, con ciò che non ha ancora un volto, una forma, una figura e può, pertanto, essere ogni cosa. L'essere sussistente non è infinito nel senso potenziale (del caos di Platone o della materia prima di Aristotele che possono diventare qualsiasi cosa), bensì nel senso attuale di essere già tutto: ogni atto, ogni perfezione; è la pienezza di tutto però fuori dell'essere non c'è che il nulla.

 

SEMPLICITA’

 

E semplice ciò che non è composto. Ora, abbiamo visto che l'Essere sussistente è estraneo a qualsiasi composizione, non solo di materia e forma, di sostanza e accidente, ma anche della composizione di essenza ed esistenza. Pertanto è semplicissimo. Infatti,

"Colui che è il principio primo dell'essere, lo possiede in modo eccellentissimo, perché ogni cosa è presente in modo più eccellente nella causa che non nel causato. Ma il modo più eccellente di possedere l'essere è quello per cui una cosa è identica all'essere. Quindi Dio è l'essere, mentre nessun composto è l'essere, perché il suo essere dipende dal componente e nessuno dei componenti è l'essere stesso. Dunque Dio (l'Essere sussistente) non è composto. Ciò dev'essere ammesso assolutamente"

 

UNITA’

In senso ontologico unità significa indivisione in sé e divisione da ogni altro, ma significa anche unicità, nel senso che di quell'ente non esistono due esemplari. L'essere sussistente è anzitutto unico, perché è semplicissimo e pertanto indiviso; ma è anche unico nel senso che è il solo, perché è infinito; ora due infiniti in atto nell'essere sono impossibili. L'essere sussistente "è massimamente ente, perché non è ente per avere un essere determinato da una qualche natura (o essenza) alla quale sia stato unito, ma perché è lo stesso essere sussistente, illimitato in tutti i sensi.  poi massimamente individuo, in quanto non e divisibile per nessun genere di divisione, né in atto né in potenza, essendo semplice sotto tutti gli aspetti, come fu già dimostrato. E quindi evidente che l'Essere sussistente (Dio) è sommamente uno"

 

IMMUTABILITA’

Immutabile è ciò che non è mutevole, ciò che non è soggetto a divenire. Ora, è soggetto a divenire ciò che è "imperfetto", ciò che è ancora in potenza e non è totalmente in atto. Ma come sappiamo l'Essere sussistente è l'atto di tutti gli atti, atto attualissimo, atto pieno, perfetto, completo, che non ha bisogno di nulla: è quindi "indivenibile", cioè immutabile.

"Essendo infinito e racchiudendo in se stesso in modo perfetto e universale la pienezza di tutto l'essere (plenitudinem perfectionis totius esse) nulla può acquistare per estendersi a qualcosa cui prima non arrivava, in nessun modo quindi a lui conviene il movimento. Ecco perché anche tra gli antichi, alcuni, quasi costretti dalla stessa verità, affermarono l'immutabilità del primo principio".

 

ETERNITÀ

Dall'immutabilità discende logicamente l'eternità. Tanto è preminente la dote dell'eternità, che da sempre i filosofi hanno riconosciuto questo attributo alle realtà immateriali e immutabili. Eterno non è tanto ciò che dura sempre quanto ciò che è simultaneamente tutto se stesso. Ora, questo è un attribuito che compete certamente all'Essere sussistente, perché come abbiamo visto, Egli è atto pieno, completo, che mai cresce né diminuisce. “A lui in assoluto compete d'essere eterno. E non è soltanto eterno, ma è anche la sua stessa eternità, mentre nessun'altra cosa è la sua propria durata, perché non è il proprio essere".

 

SPIRITUALITA'

"Spirito" è un termine che ha valore sia entitativo sia personale, anzi comunemente viene usato più nel secondo senso che nel primo.

Come termine entitativo designa la stessa proprietà indicata dal termine "immateriale", ma mentre questo lo fa in modo negativo, "spirito” lo fa in modo positivo. "Spirito" è un termine che la filosofia greca ignorava e che fece il suo ingresso nel linguaggio filosofico grazie agli scrittori cristiani, che l'avevano appreso dalle Scritture. Ora, questo attributo compete certamente all'Essere sussistente: Egli appartiene all'ordine dello spirito, anzi sta al più alto vertice di questo ordine, perché l'Essere sussistente è totalmente esente dalla materia e da tutte la proprietà che la accompagnano necessariamente.

L'assenza di materia dà allo spirito una grande agilità, comunicabilità, apertura, disponibilità; lo sottrae a qualsiasi limite, a ogni catena, ostacolo o barriera. E tali sono esattamente le proprietà dell'Essere sussistente in quanto spirito.

 

Gli attributi personali

Parlare di attributi personali a proposito dell'Essere sussistente può sembrare piuttosto azzardato. Non è forse l'Essere sussistente, il Principio primo, una realtà impersonale come insegnano molte filosofie orientali e occidentali?

Infatti la persona è sempre un individuo ed è inoltre una sostanza. Ora, sembra improprio dare all'Essere sussistente i titoli di individuo e di sostanza e quindi, ancor più quello di persona. Ma queste riserve non reggono per varie ragioni. Anzitutto perché all'Essere sussistente, plesso di tutte le perfezioni, non possono mancare le perfezioni più elevate, che sono quelle personali. In secondo luogo l'Essere sussistente è certamente individuo, perché è dotato degli attributi dell'unità e dell'unicità; ed è anche sostanza, "sostanza prima" (prote ousia) la chiamava Aristotele, perché più e meglio di ,qualsiasi ente è dotato di sussistenza e di perseità: Egli esiste in sé e per sé, e non dipende da nessun altro. Così l'Essere sussistente è certamente persona, un sussistente nell'ordine dello spirito, dotato di intelligenza, volontà, libertà.

Molti sono gli attributi personali che fanno da corona all'Essere sussistente. Qui ci limitiamo ad illustrare i principali che sono: la vita, il pensiero, la volontà, la libertà, l'amore, l'amicizia.

 

VITA

La vita è il potere che un ente ha di muovere se stesso e di essere quindi il principio delle proprie azioni. Il termine vita, in senso proprio, si adopera per significare una sostanza alla quale compete, secondo la sua natura, muoversi spontaneamente o comunque determinarsi all'operazione. Il potersi muovere da sé è il modo più elevato di movimento e in ciò consiste la specificità della vita, infatti definiamo 'viventi' le realtà che in qualche modo muovono se stesse. lo «E così diremo viventi tutti gli esseri che si determinano da se medesimi al movimento o a qualche operazione: quegli esseri invece che per loro natura non hanno di potersi determinare da se stessi al movimento e all'operazione, non possono dirsi viventi che per una certa analogia”

L'Essere sussistente, sempre in atto e principio primo d'ogni movimento, non solo possiede la vita, ma è il Vivente; non partecipa a danza della vita, ma è vita per essenza. In lui tutto è vita, vita sempre in atto, vita intensamente dinamica, piena, gioiosa, beata e perfetta.

 

PENSIERO

L'essere non viene dopo il pensiero come sostenevano i neoplatonici ma gerarchicamente precede il pensiero, perché senza l'essere il pensiero stesso è nulla. Ma l'Essere sussistente è immateriale, è purissimo spirito: è totalmente trasparente a se stesso ed è quindi puro pensiero; conosce se stesso e in se stesso ogni altra cosa.

"A chiarimento di ciò bisogna considerare che gli enti conoscitivi si distinguono da quelli non conoscitivi in questo, che i non conoscitivi non hanno che la propria forma; mentre quelli dotati di conoscenza sono fatti per avere anche la forma di altre cose, giacché in chi conosce si trova l'immagine dell'oggetto conosciuto Ma la limitazione viene dalla materia ( ... ). Quindi, essendo l'Essere sussistente (Dio) all'apice della immaterialità, come risulta chiaramente da ciò che precede, ne viene che egli sia anche all'apice del conoscere".

Mentre nell'uomo il conoscere è altra cosa dall'essere (ora conosce e ora non conosce), nell'Essere sussistente essere e conoscere coincidono perfettamente. In Lui esistere e conoscere sono sempre in atto. Conseguentemente non può avere che se medesimo come oggetto intelligibile, adeguato e sempre presente. Perciò l'Essere sussistente conosce se stesso. Conoscendosi perfettamente, Egli conosce anche ciò a cui può estendersi la sua virtù, conosce quindi tutte le cose, essendone la causa, e le conosce non con cognizione generica, ma distinta e propria, e in se stesso vede anche le cose tutte insieme, mentre l'uomo conosce le cose una dopo d'altra, conoscenza discorsiva.

 

VOLONTA’ E LIBERTA’

Volere è dirigersi verso un oggetto intenzionalmente e spontaneamente, senza subire costrizione. Volere è desiderare un bene di cui si ha conoscenza. La volontà è tanto più ferma e decisa quanto più grande e affascinante il bene che le viene proposto dall'intelletto. E come l'intelletto aderisce necessariamente ai principi primi, così la volontà aderisce necessariamente all'ultimo fine, che è la beatitudine.

L'Essere sussistente, come abbiamo visto, è dotato di intelletto, e l'oggetto del suo conoscere è la sua stessa essenza. Perciò Egli è dotato anche di volontà, e l'oggetto della sua volontà è nuovamente la sua essenza. E come tra essere e conoscere c'è perfetta identità, altrettanto accade tra conoscere e volere: "come il suo conoscere coincide con l'essere, così è per il suo volere"; "pertanto la volontà di Dio è la sua stessa essenza".

Come l'oggetto primario del conoscere, nell'Essere sussistente è proprio essere, altrettanto oggetto primario e principale della sua volontà è l'infinita ricchezza del suo essere.

"Infatti oggetto della volontà è il bene conosciuto. Ora il primo oggetto conosciuto da Dio (l'Essere sussistente) è l'essenza divina. . Ora l'ultimo fine è Dio stesso, perché è il sommo bene; quindi egli è il principale oggetto voluto dalla sua volontà".

Ma l'Essere sussistente (Dio) non vuole e non ama soltanto se stesso; con un unico atto egli vuole e ama, oltre che se stesso, anche gli enti che procedono da Lui, ma non allo stesso modo. Come infatti conosce gli enti solo come imitazioni del suo essere, così vuole e ama le cose solo come imitazioni della sua bontà. Mentre però vuole se stesso necessariamente, vuole gli enti liberamente.

Scrive S. Tommaso:

«La volontà divina ha un rapporto necessario alla sua bontà, la quale è il suo oggetto proprio. Dio vuole dunque necessariamente che esista la sua bontà, come la nostra volontà necessariamente vuole la felicità. Tutte le altre cose Dio le vuole in quanto sono ordinate alla sua bontà, come al loro fine ( ... ). Siccome, però, la bontà di Dio è assolutamente perfetta in se stessa e può stare senza tutto il resto, non traendo da esso nessun accrescimento di perfezione, ne segue che volere le cose da sé distinte non è necessario per Iddio di necessità assoluta.

Tuttavia può divenire necessario in forza di una ipotesi: supposto infatti che Dio le voglia, non può non volerle, perché la sua volontà non può mutare".

 

AMORE E AMICIZIA

Anche i concetti d'amore e di amicizia sembrano poco adatti per parlare dell'Essere sussistente. L'amicizia infatti sembra esigere parità, mentre l'amore sembra presupporre un bisogno, essendo l'amore, come dice Platone, figlio di Ricchezza (Poros) e di Povertà (Penia). "Dio può essere oggetto ma non soggetto d'amore, giacché Amore, per il Greco, implica sempre mancanza di ciò a cui tende e l'Ottimo (ossia l'Assoluto) non può mancare di nulla e, dunque, non può amare alcunché".

Ma nel cristianesimo e nella filosofia cristiana, l'amore e, in parte, anche l'amicizia, cambiano connotati: l'amore è anzitutto dono di sé e l'amicizia è considerata come la forma suprema dell'amore gratuito.

Così, secondo queste due nuove connotazioni, non c'è dubbio che l'amore e l'amicizia designano due perfezioni che appartengono di diritto all'Essere sussistente.

L'Essere sussistente, come vedremo più avanti, è colui che in maniera totalmente gratuita fa dono dell'essere agli enti, e l'essere è il massimo di tutti i doni; inoltre Egli nutre una profonda amicizia verso tutte le sue creature, specialmente quelle dotate di intelligenza. Infatti "è dell'essenza dell'amicizia che l'amante voglia sia esaudito il desiderio dell'amato, in quanto appunto vuole il bene e la perfezione di lui; e perciò si dice che gli amici hanno un medesimo volere. Ora, si è visto  che Dio ama la sua creatura, e tanto maggiormente l'ama quanto più partecipa alla sua bontà che è A primo e principale oggetto da Lui amato. Vuole pertanto che siano adempiuti i desideri della creatura ragionevole, la quale tra tutte le creature partecipa in modo perfettissimo alla bontà divina".

 

Conclusione

La contemplatio entis è una contemplazione gioiosa, soave, gratificante che ci consente di cogliere alcuni aspetti di quell'oceano di perfezioni che sono racchiuse nell'Essere sussistente. Egli è somma bontà, somma verità, somma bellezza, somma potenza, somma sapienza, sommo amore. S. Agostino, grandissimo retore e fine scrittore, traccia il seguente quadro delle perfezioni di Dio, l'Essere sussistente:

"Sommo, ottimo, potentissimo, onnipotentissimo, misericordiosissimo e giustissimo, sempre nascosto e sempre presente; bellissimo e fortissimo; stabile ed incomprensibile; immutabile, mentre ogni cosa muti; mai nuovo, mai vecchio, mentre ogni cosa rinnovi e nella vecchiaia conduci a te i superbi ed essi lo ignorano.

Sempre attivo e sempre quieto, raduni e non abbisogni, porti, colmi e proteggi; crei, nutrisci e perfezioni; cerchi mentre nulla ti manca. Ami e non divampi, sei geloso e sicuro; ti pensi senza rammarico ti adiri e sei tranquillo; muti le opere e non muti il consiglio; prendi ciò che trovi e mai avevi lasciato; mai povero e godi degli acquisti; mai avaro, pur esigendo a usura; doniamo con generosità a te, affinché tu possa restare in debito, ma chi ha qualche cosa che tu non sia? Paghi i debiti nulla dovendo; condoni nulla perdendo".

Più che con lo sguardo dell'intelligenza e con le parole della bocca, raggiungiamo l'Essere sussistente con lo slancio del cuore. L'Essere sussistente è persona che coltiva con noi rapporti personalissimi, essendo ciascuno di noi frutto del suo amore e della sua amicizia.

Così pur avendo dell'Essere sussistente una conoscenza imperfettissima, quanto conosciamo già ci basta per amarlo degnamente al di sopra di ogni cosa e persona, e per cantare senza posa inni di lode alla sua bontà, alla sua amicizia e al suo amore.

 

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