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Come promesso, vi ho sintetizzato la riflessione che ci ha accompagnato nel –per me- bellissimo incontro del 6 novembre. Dobbiamo ancora molto camminare, soprattutto nel metodo degli interventi, ma la strada è quella giusta. La fraternità, inoltre, che ha caratterizzato l'incontro mi sembra sia il test più interessante per un giudizio positivo sul nostro cammino. Grazie a tutti e buona lettura.

Lettura

Dal Vangelo Secondo Matteo (28 ,9-20)

Riflessione

Cristo risorto prima di tutto

Vogliamo cogliere assieme alcuni punti della lettura evangelica che abbiamo ascoltato.

1. Gesù “Venne loro incontro”

Nell'ultima pagina del Vangelo secondo Matteo l'annuncio della Risurrezione e la missione dei suoi discepoli sono descritti assieme all'impatto dell'annuncio sull'umanità dei discepoli e sull'ostilità del mondo.

Ed ecco Gesù venne incontro [alle donne] dicendo:”Salute a voi!” (Mt 28,9).

Il punto di partenza non è, in fondo, quello che siamo, non è quello che il mondo è, non è quello che ci sentiamo. Il punto di partenza, l'originale punto di partenza è Gesù Cristo risorto che viene incontro a noi. Il punto di partenza, prima di quel che siamo o non siamo, prima di come ci sentiamo, prima di quello che abbiamo fatto o non fatto, prima di quello che ci capita giorno per giorno, di bello o di brutto, prima di tutto, è Cristo risorto che viene incontro a noi e ci dice: «Salute! Ti salvo! Ti faccio star bene! Cambio in bene, in positività la tua vita, il tuo cuore, la tua tristezza, la ricerca vana del tuo cuore!».

Che Cristo risorto sia la cosa più originale, “Prima di tutto”, è così vero che persino le guardie del sepolcro corrono in città per annunciare ai sommi sacerdoti quanto era accaduto “omnia quae facta fuerant (Mt 28, 11). Non hanno potuto dire altro, raccontare altro che un fatto accaduto, un avvenimento, anche se erano contro, anche se erano ostili, anche se magari non credevano ai loro occhi. Talmente originale è l'avvenimento di Cristo, è talmente «prima di tutto», che anche chi lo odia, anche chi deve per scelta o per forza essergli ostile, non riesce ad affermare altro che quel fatto è accaduto. Vale la pena soffermarsi sull'episodio delle guardie, prima di ritornare ai discepoli e a noi, perché è un episodio che illumina il nostro giudizio sul mondo, il mondo di allora, il mondo di oggi, il mondo di ogni epoca che si è dipanata nella storia dall'istante in cui un Uomo risorto dai morti è andato incontro a un paio di donne impaurite e trafelate. E’ facile leggere il passaggio sulle guardie del sepolcro come un inciso eventualmente da omettere per concentrarsi sul racconto vero e proprio della Risurrezione e degli incontri coi discepoli. Eppure, se siamo minimamente attenti e partecipi al dramma del mondo, del nostro mondo, della nostra società e della situazione culturale della nostra società, ci accorgiamo che questo episodio è estremamente importante, e che è importante leggerlo dentro il racconto della Risurrezione, incastonato com'è nella buona novella della Risurrezione di Cristo. Se siamo minimamente partecipi e giustamente inquieti nel nostro sguardo sul mondo, ci accorgiamo di quanto abbiamo bisogno che questo episodio sia raccontato, perché ci accorgiamo che tutto quanto accade oggi, con mezzi di comunicazione potentissimi e diffusissimi, in un mondo politicamente forse più raffinato nel bene e nel male di duemila anni fa, tutto quanto accade oggi era già presente nei fatti verificatisi il mattino della Risurrezione del Signore.

2.. Menzogna e corruzione

Mentre le donne erano per via, alcuni della guardia giunsero in città (Mt. 28,11).

L'ostilità all'avvenimento della risurrezione di Cristo scatta contemporaneamente ai primissimi passi dell'annuncio. Là dove qualcuno si mette in cammino, si mette a correre per annunciare che Gesù Cristo è risorto ‑ cioè che è vivo e presente, tanto che lo si può incontrare, parlare con Lui e toccarlo(v.9 ) immediatamente, contemporaneamente scattano i passi di chi a questo annuncio si oppone. E’ come un'ombra che si disegna immediatamente là dove una luce irradia. Notate che quest'ombra, all'origine, non nega il fatto, non nega l'avvenimento. L'ombra vorrebbe solo opporsi all'annuncio. Poco importa al mondo che l'avvenimento sia o non sia, l'importante è che nessuno ci creda, che tutti lo ritengano falso, senza verificarlo. Allora l'unica preoccupazione è attaccare l'annuncio cristiano. Come? Deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute (Mt 28,12-15). Il mondo si oppone all'annuncio cristiano con la menzogna e il denaro, con la menzogna pagata. E potere si accanisce contro l'annuncio della Risurrezione con la menzogna corrotta e corruttrice.

Questa dinamica è iniziata il mattino di Pasqua e si protrarrà fino alla fine dei tempi. Potere, denaro e menzogna saranno sempre alleati contro l'avvenimento di Gesù Cristo vivo e presente.

«Così questa diceria si è diffusa fra i Giudei fino a oggi» (Mt 28,15). Come è attuale oggi questa nota di Matteo: la diceria si è «divulgata» ‑ et divulgatum est verbum istud ‑ come oggi, più che mai, con la divulgazione dei media e dei libri che vanno per la maggiore che il potere sa così bene organizzare contro tutto quanto e chiunque annuncia che Gesù Cristo è vivo e presente, vivo e operante nella carne dei discepoli e nel mondo!

3.«I discepoli, intanto, andarono»(v. 16)

Ebbene, in questo clima che si perpetua da duemila anni, cosa fa Cristo, cosa fa la Chiesa, cosa è chiesto a noi? Il passo del Vangelo di Matteo continua così:

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi (Mt 28,16- 17).

«Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea»: questo «intanto andarono» riflette il «mentre esse [cioè le donne] erano in via» che introduce l'episodio delle guardie corrotte.

Il mondo si organizza e si accanisce contro l'avvenimento della Risurrezione di Cristo. Cosa fanno i discepoli? A cosa sono chiamati? A continuare, malgrado tutto, il loro cammino determinato dall'avvenimento di Cristo vivo e presente.

Il mondo si oppone, il mondo si organizza contro, congiura, crea alleanze, il mondo mente e paga per mentire. I discepoli, donne e apostoli, vanno avanti, apparentemente ignari di tutto, con una schiettezza ingenua perché pensano solo all'avvenimento di Cristo risorto. Malgrado tutto - tradimenti, rinnegamenti, viltà, incredulità - i discepoli pensano solo a Cristo risorto, ed è come se questo lasciarsi determinare anzitutto e soprattutto dal Signore assorbisse, vanificasse, tutte le trame del mondo, tutte le alleanze del male, tutte le tattiche della menzogna.

Questo muoversi determinati solo da quell'avvenimento è una cosa, un'esperienza, un movimento di persone e di vita che misteriosamente riesce a vincere la menzogna organizzata del potere, quella menzogna che si è divulgata da allora «fino a oggi», un oggi che non si è fermato al primo secolo dopo Cristo, ma che dura ancora e durerà fino alla fine del mondo. Questa menzogna fa parte della storia del cristianesimo, del dramma del cristianesimo, come la zizzania della parabola: «Un nemico ha fatto questo!» (Mt 13,28). Non ce ne libereremo mai, saremo sempre confrontati con lei; è e sarà la lotta costante della Chiesa.

I primi discepoli ci insegnano che il metodo per affrontare questa menzogna del potere, prima di essere una difesa, prima di essere un contrattacco, è lasciarsi determinare dall'avvenimento stesso della Risurrezione, un lasciar determinare anzitutto se stessi da quell'avvenimento. Il problema allora non è che il mondo menta, non è che il mondo semini la zizzania. Il problema è là dove questa zizzania si insinua fra le, gambe dei discepoli e impedisce loro di correre quella corsa che l'avvenimento del Risorto innesca.

4. «Alcuni però dubitavano»

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano (Mt 28,16‑17).

«Alcuni però dubitavano»: è questo il vero problema.L'ostilità del mondo c'è e permane fino alla fine. Ma il vero problema è un altro: il vero problema siamo noi, la nostra fede in Cristo vivo e presente. “La fede non è semplicemente l’adesione ad un complesso in sé completo di dogmi, che spegnerebbe la sete di Dio presente nell’animo umano. Al contrario, essa proietta l’uomo, in cammino nel tempo, verso un Dio sempre nuovo nella sua infinitezza. Il cristiano è perciò contemporaneamente uno che cerca e uno che trova. È proprio questo che rende la Chiesa giovane, aperta al futuro, ricca di speranza per l’intera umanità ci ricordava nell’Angelus del 28 agosto Benedetto XVI.

«Alcuni però dubitavano». E sono lì davanti a Lui! Lo vedono! E sono lì prostrati davanti a Lui!

Dobbiamo guardare in faccia questo scetticismo che ci invade anche là dove siamo prostrati davanti al Risorto, anche là dove la presenza del Risorto ci è donata. Dobbiamo guardarci in faccia là dove lasciamo albergare nel nostro cuore la non fede di fronte al Signore presente e vivo che ci vuole incontrare, che ci dà appuntamento per incontrarci, che è già lì per incontrarci. Questo dubbio, è come l'infezione in noi della menzogna del mondo, un'infezione che ci penetra dentro la coscienza e il cuore fin là dove siamo fatti per incontrare il Signore che ci ha creati e redenti. Questo dubbio, questo scetticismo, questa non aderenza del cuore alla presenza del Risorto è il vero problema della nostra vita e della nostra vocazione. E come una lama sottilissima che si inserisce fra tutto quello che ci è stato donato da Cristo e in Cristo, e la missione di verità e di misericordia che Lui ci affida.

«Alcuni però dubitavano». Ma allora siamo forse perduti? Se dubitano anche coloro che lo conoscono, che lo amano, che lo vedono, che lo adorano, chi salverà noi dalla nostra poca fede, messi di fronte come siamo a un mondo menzognero e ostile? Ma cosa fa Cristo di fronte al dubbio dei suoi? Gesù accentua il suo metodo, il metodo che Lui è, che la sua stessa persona incarna: cioè la sua presenza. Di fronte al dubbio dei suoi, Gesù si avvicina di più: Alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra [ma come possiamo temere l'ostilità del mondo?]. Andate dunque [«dunque ‑ ergo», perché la missione è una conseguenza dell'onnipotenza di Cristo, si appoggia tutta sull'onnipotenza celeste e terrestre del Signore] e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!» (Mt 28,17‑20). In questa riga è contenuta tutta la vocazione mia e vostra: siamo chiamati: ad annunciare la Parola, a vivere i Sacramenti, ad esercitare la paternità e maternità in famiglia e nella scuola o la guida pastorale tutta fondata sulla sequela filiale di Cristo. Una vocazione, una missione da capogiro, folle, impossibile. Ma l'ultima frase di Cristo cambia tutto, ci distoglie dal timore e dalla pretesa assurda su noi stessi: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!».                                  

Buon Lavoro, prof Giuseppe Bonomo

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